domenica 1 giugno 2008

Amazzonia

Ieri, sulle prime pagine di molti giornali, c'erano gli uomini rossi.

Fotografati mentre lanciano le loro frecce verso l'aereo che sta sorvolando il loro villaggio dalle parti del fiume Evira, in Amazzonia. Al confine tra Brasile e Perù.
Gli uomini del Funai (organizzazione governativa brasiliana che si occupa di protezione etnoambientale) che li hanno avvistati dicono che gli uomini "dapprima hanno guardato l'aereo impauriti, poi, dopo aver messo al riparo nella foresta le mogli e i figli, hanno reagito e hanno iniziato a lanciare frecce" per tenerli lontano.
Le immagini di questi signori dal corpo interamente dipinto di rosso, che secondo il Funai non avrebbero mai visto l'uomo bianco, mi hanno colpito molto.

Innanzitutto perché significano che nel nostro mondo c'è ancora qualcosa da scoprire e che c'è ancora del mistero, da qualche parte. E in tal senso davvero, come ha scritto Marino Niola, questa "bolla che risale dal passato", dall'epoca lontana delle scoperte geografiche, "ci offre un'autentica boccata di ossigeno".
Poi perché mi hanno riportato alla mia infanzia.
A Mister No.

Avrei dato qualsiasi cosa, ai tempi, per poter volare assieme al signor Jerry Drake, su quel suo Piper scassatissimo, da Manaus verso l'avventura.
Qualsiasi cosa.
E anche adesso, beh...

11 commenti:

Adespoto ha detto...

Mister No...
Ultimamente Nolitta (ovvero Bonelli) mi pare abbia praticamente chiuso il personaggio, dopo un trentennio circa di storie...

Sbaglio?

Zimisce ha detto...

Oddio, ogni volta che vedo cacciatori raccoglitori mi si apre il cuore... Facevano bene a tirarle, quelle frecce, spero che nessuno li ritrovi più.

Stessa cosa era successa con quegli abitanti di un'isola polinesiana che all'arrivo dei soccorsi post-tsunami si erano prodigati nel regalare frecce ai volenterosi umanitarsti. Per il semplice fatto che non avevano alcun bisogno di aiuto.

Perché quella è gente che sa che quando il mare si ritira di cento metri, bisogna ritirarsi su una collina mooooooolto alta.

Anonimo ha detto...

Ma mister No non era un gran bevitore? Non l'ho mai letto, ma in Ananga di Dylan Dog lo descrivevano così...

Anonimo ha detto...

Basta cagate.
E' morto Bo Diddley..

tic. ha detto...

Porca puttana, giapponese. Porca puttana.
Mo' mi sparo in cuffia un po' di jungle beat per ricordarlo...
Attaccherò con YOU CAN'T JUDGE A BOOK BY THE COVER.
Poi ROAD RUNNER.
Poi I'M A MAN.

R.I.P.

Anonimo ha detto...

Il mio amico venesiàn Alberto Ongaro (grande ottantantenne, ex-inviato speciale dell'Europeo, romanziere formidabile...soprattutto LA TAVERNA DEL DOGE LOREDAN è un libro eccezionale dalla vitalità incandescente) scrisse anche (con lo pseudonimo di Alfredo Nogara) le sceneggiature di varie storie di Mister No. http://lucianoidefix.typepad.com/

tic. ha detto...

La taverna del Doge Loredan?
Mi hai incuriosito, Lucià...

Anonimo ha detto...

Uomo rosso non avrai il mio piumaggio!

tic. ha detto...

Il solito marsigliese, anche se sotto mentite spoglie...

Fabio Montale ha detto...

Si vabbe' ma cosi' non vale!
E' come se a Natale viene a casa mia vestito da Babbo Natale per Sara e io nel bel mezzo del suo arrivo dico: "Vedi, cara, e' lo zio tic! Lo riconosci dalla barba finta e la panza vera"

tic. ha detto...

Infame!