Ieri un tizio che conosco, iscritto come me al famoso Partito Democratico, mi ha fatto gentilmente presente che dovrei imparare a rispettarle, le idee di Matteo Renzi, invece di irriderle come faccio ogni volta che posso: ma chi mi credo di essere? Ehh?
Ecco, secondo me qui bisognerebbe essere molto ma molto precisi: cosa intendiamo, quando parliamo di idee?
Guardate, al massimo io posso concedere che Matteo Renzi abbia delle opinioni. Anzi, meglio: posso concedere che Mattei Renzi condivida opinioni altrui. Come me. Come tanti. Come quasi tutti.
Ma idee, suvvia...
Ecco, secondo me qui bisognerebbe essere molto ma molto precisi: cosa intendiamo, quando parliamo di idee?
Una volta, nel corso di un convegno che aveva per oggetto la questione della creatività nella scienza, Jacques Monod raccontò una certa storiella, che presentò come veramente accaduta.
Riguardava il poeta Paul Valéry e Albert Einstein.
In breve, quando Einstein capitò per la prima volta a Parigi, una signora che apparteneva all’alta società della capitale francese ebbe l'indubbio onore di ospitare sia lui che Valéry nel proprio salotto. Com'è, come non è, la grande dame in questione sistemò lo scienziato e il poeta in modo che la loro conversazione potesse essere udita da tutti i presenti.
Paul Valéry - che diceva spesso di esser lui più interessato al processo della creazione artistica che al prodotto finale della medesima - provvide subito a porre ad Einstein una domanda precisa: “Come è che Lei lavora? E potrebbe raccontarci qualcosa del Suo modo di lavorare?”.
Ed Einstein: “Bene, non so… Esco di buon mattino e faccio una passeggiata” (l'uomo era uno che passeggiava volentieri, un po' come Kant).
“Davvero interessante”, replicò Valéry, ”E naturalmente Lei ha con sé un taccuino; e, allorché Lei ha un’idea, la scrive sul suo taccuino”.
Al che Einstein rispose: “No, non faccio questo”.
“Dunque Lei non fa così?”.
“Vede”, rispose Albert Einstein, “un’idea è veramente rara”.
Un’idea è veramente rara.
Albert Einstein dixit.
Einstein.
E io dovrei portar rispetto alle idee... di chi? Di Matteo Renzi, giusto?In breve, quando Einstein capitò per la prima volta a Parigi, una signora che apparteneva all’alta società della capitale francese ebbe l'indubbio onore di ospitare sia lui che Valéry nel proprio salotto. Com'è, come non è, la grande dame in questione sistemò lo scienziato e il poeta in modo che la loro conversazione potesse essere udita da tutti i presenti.
Paul Valéry - che diceva spesso di esser lui più interessato al processo della creazione artistica che al prodotto finale della medesima - provvide subito a porre ad Einstein una domanda precisa: “Come è che Lei lavora? E potrebbe raccontarci qualcosa del Suo modo di lavorare?”.
Ed Einstein: “Bene, non so… Esco di buon mattino e faccio una passeggiata” (l'uomo era uno che passeggiava volentieri, un po' come Kant).
“Davvero interessante”, replicò Valéry, ”E naturalmente Lei ha con sé un taccuino; e, allorché Lei ha un’idea, la scrive sul suo taccuino”.
Al che Einstein rispose: “No, non faccio questo”.
“Dunque Lei non fa così?”.
“Vede”, rispose Albert Einstein, “un’idea è veramente rara”.
Un’idea è veramente rara.
Albert Einstein dixit.
Einstein.
Guardate, al massimo io posso concedere che Matteo Renzi abbia delle opinioni. Anzi, meglio: posso concedere che Mattei Renzi condivida opinioni altrui. Come me. Come tanti. Come quasi tutti.
Ma idee, suvvia...
Nessun commento:
Posta un commento