mercoledì 31 marzo 2010

La politica e la gente

Oggi, su Repubblica, Massimo Bucchi se n'è uscito così: «A sinistra qualcuno è convinto che sia la gente a dover rappresentare i partiti».
A mio parere è il miglior editoriale sulle pene del Pd (e annessi e connessi) che sia uscito da secoli a questa parte. Il bello è che lo si può leggere in vari modi. Come uno sberleffo alla pigrizia intellettuale (in certi casi pure fisica) dei gruppi dirigenti (vabbè...) di quel poco che resta della sinistra italiana, semplicemente; oppure come una critica, ferocissima, all'ideologia del gentismo che pure a sinistra di Silvio Berlusconi ha mietuto moltissime vittime.
A me ha ricordato un vecchio aneddoto.

Si racconta che un giorno un dirigente periferico del glorioso (da me venerato) Partito Repubblicano ebbe la pessima idea di farsi scappare davanti ad Ugo La Malfa una cosa del tipo: "Non abbiamo ancora deciso, sa? Dobbiamo sentire la base". E La Malfa, di rimando: "Tu alla base devi andare a dire, non sentirla. E se ti dà torto, ti dimetti: altrimenti che razza di politico sei?".
Questa l'avevo già raccontata in un post del 4 dicembre 2007 (un cazzeggio su Ségolène Serracchiani. O su Debora Royal: non ricordo bene).
Valeva la penna di farlo nuovamente, secondo me.
En passant: Ugo La Malfa non ci sarebbe mai andato, a Sanremo.

martedì 30 marzo 2010

L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

E il giorno dopo la fatidica tornata elettorale che avrebbe dovuto segnare l'inizio della fine per Silvio Berlusconi, tic cosa pensa?
Bah...
C'è davvero poco da almanaccare.
Sì, posso sempre dire qualche cattiveria o tentare qualche battuta...
Che so? Chi ha votato per Renzo Bossi avrebbe potuto votare pure per Incitatus, il famoso cavallo di Caligola. Detto altrimenti: dodicimila preferenze per un minus habens non sono materia da politologi ma da psichiatri.
E posso anche maramaldeggiare su Renat, l'ami du peuple, che doveva diventare Sindaco di Venezia e pure Imperatore del Mondo e invece a Venezia ha vinto un tale Orsoni, povero Brunetta che ci teneva così tanto...

Ma trattasi di battute completamente destituite di verve, avrete senz'altro notato, e sono troppo stanco, oggi, per essere cattivo.
Secondo un mio caro amico, “il problema, qui, non è il fantomatico radicamento o meno nel territorio (ma cosa vuol dire?!?), né che il PD difetta di comunicazione con la gente. Semplicemente scontiamo l'errore di non aver provveduto a suo tempo ad affrontare la stortura tutta italiana di un popolo che da 30 anni ormai forma la propria coscienza (civile, politica, etc.) avendo come fonte solo ed unicamente la televisione. Tu puoi stare in piazza o nei bar anche 12 ore a fare volantinaggio e a parlare con la gente. Ma la tv, e chi è capace di controllarla, nelle case degli italiani ci sta per 24 ore ed ogni giorno, sabato e domenica compresi. Esiste un problema di rialfabetizzazione. E guardati trasmissioni come Amici o Il grande fratello. Capirai cosa vogliono e soprattutto chi sono gli italiani: ovvero una rielaborazione aggiornata del sottoproletariato urbano che descriveva Pasolini. Scoprirai che a questi non hai da dire niente, perché semplicemente non possono comprendere niente di quello che vorresti dirgli”.
Secondo altri, invece, il problema è precisamente il radicamento nel famoso territorio.
Così l'ottimo Massimo Gramellini su La Stampa di sabato 20 marzo.

Con i tre cortei che oggi attraversano le strade della Capitale, il piazzismo mediatico raggiunge la sua apoteosi. Rossi, viola, azzurri, ne abbiamo visti marciare di tutti i colori. Tutti tranne uno: il verde Padania. Già, in questa campagna elettorale solo chiacchiere (intercettate) e distintivo (dell’autorità giudiziaria), gli unici a non andare in piazza sono quelli che ci stanno tutti i giorni. I leghisti. Gli ex rivoluzionari convertiti in ultimo bastione rassicurante per quella parte di popolo che ha smesso di credere nelle istituzioni della democrazia. Da quando la lotta politica è traslocata sull’etere e nei tabulati dei sondaggi, le piazze del sabato si sono trasformate in estemporanei set televisivi, televoti in carne e ossa, manifestazioni di massa in cui l’immagine diventa contenuto e il numero prevale sulla parola. Non il numero vero, naturalmente, ma quello percepito, cioè tirato in largo e in lungo come una tagliatella, chi dice ventimila, chi duecentomila, l’importante è che in tv non appaiano spazi vuoti. La piazza del sabato è spettacolo rutilante ma fine a se stesso, è un circo che pianta le tende con grande frastuono ma nella notte si è già dissolto nel nulla, lasciando un effimero ricordo di sé soltanto nei sondaggi. Poi c’è la piazza di tutti gli altri giorni, quella che non si rosola al sole delle telecamere, ma pulsa di vita quotidiana. La piazza dell’anziana ansiosa che non ha i soldi per pagare la luce, oppure li ha ma non sa come compilare il bollettino. La piazza dell’imprenditore furibondo che ha perso un affare perché il treno lo ha depositato all’appuntamento con un ritardo di due ore. E tante altre piazze: spaventate, egoiste, bisognose. I partitoni non ascoltano. Non hanno più l'organizzazione, e la voglia, per farlo. La Lega sì. Compila la bolletta dell’anziana e magari le dà una mano a trovare il denaro. Raccoglie la firma dell’imprenditore furibondo in calce a una petizione contro le ferrovie. Funge da sfogatoio, da sostegno, da guida. Fa politica, insomma. Con un ideale, discutibile ma reale, che le garantisce identità. E poi con una miriade di gesti pratici, diffusi e comprensibili da una massa confusa e sfiduciata. Ha riposto il piccone delle origini. Non serve più. Le istituzioni si sono sgretolate da sole, si combattono e si delegittimano a vicenda, in un crescendo di comportamenti irrituali e scomposti. La Lega tace. Lascia parlare le escort e i faccendieri degli altri. Ha messo la sordina ai kalashnikov e al resto dell’armamentario bellico con cui era solita terremotare il suo lessico. Non attacca più neanche il Papa e il Capo dello Stato, dei quali sembra quasi ergersi a baluardo. E’ rimasta tradizionalista e popolare, ma è diventata anche rassicurante. Berlusconi e Bersani ne hanno entrambi paura. Forse cominciano a capire che le piazze del sabato portano punti nei sondaggi, ma le piazze di tutti i giorni portano voti.

Punti di vista: relata refero.
Io, per me, di questa splendida campagna elettorale ricorderò una cosa sola: Bersani davanti ai cancelli di Mirafiori venerdì 26 marzo - a soli due giorni dal voto, quindi - a farsi dire in faccia dagli operai “perché siete venuti solo adesso? Perché solo in campagna elettorale?”.
Già: perché?

domenica 28 marzo 2010

Al calduccio sotto le mie copertine (n.20)


The Decemberists, Picaresque, 2005


Sixteen military wives
Thirty-two softly focused brightly colored eyes
Staring at the natural tan
of thirty-two gently clenching wrinkled little hands
Seventeen company men
Out of which only twelve will make it back again
Sergeant sends a letter to five
Military wives, whose tears drip down through ten little eyes

Cheer them on to their rivals
'Cause America can, and America can't say no
And America does, if America says it's so
It's so!

giovedì 25 marzo 2010

Loss von Rom!

Brescia, martedì 22 marzo.
Comizio di Umberto Bossi: «Se poi volete mettere un nome, scrivete quello di mio figlio».
Il figlio, Renzo, l'intellettuale di famiglia, è candidato a consigliere regionale in Lombardia.
Se poi volete proprio mettercelo, un nome, su quella scheda, allora...

lunedì 22 marzo 2010

Com'era quella sull'abbronzato?

Il presidente Obama ce l'ha fatta, la sua riforma della sanità è passata.
La maggioranza degli americani continuerà a restare in un sistema di cure mediche privato, ma la nuova legge, imponendo a tutti di acquistare una polizza sanitaria, consentirà di inserire nel sistema ben 32 milioni di statunitensi che, fino ad oggi, ne erano del tutto esclusi (tra cui 16 milioni di poveri che saranno curati gratis dallo Stato con il cosiddetto Medicaid).
Per agevolare chi dovrà assicurarsi il governo federale degli Stati Uniti metterà infatti a disposizione 800 miliardi di dollari in sussidi alle famiglie: a quelle più povere, si intende. L'imposizione di nuove tasse per i redditi superiori ai 200mila dollari l'anno servirà, in parte, a pagare questi costi. Il resto sarà a carico del debito pubblico americano e pace.
Infine, la legge stabilisce che da ora in avanti quei bastardi delle compagnie assicurative non potranno più negare una polizza a un malato grave né potranno rifiutarsi di accettare nuovi clienti sulla base di quello che dice una cartella medica.
C'è chi parla di riforma storica e vabbè, sia quel che sia. A me quello che ha fatto il presidente Obama pare, semplicemente, una gran bella cosa.
Dice: ma è roba che riguarda gli americani, a te che importa?
Giusto, giusto... È roba degli americani, non sono in alcun modo affari miei.
L'unica cosa che mi sento di dire è che qui in Italia gli uomini politici fanno vomitare (quelli di destra, in particolare. Ma non sempre: a volte quelli di destra fanno anche ridere) quando non fanno ridere (quelli di sinistra, in particolare. Ma non sempre: a volte quelli di sinistra fanno anche vomitare).
Uomini politici come Barack Obama, invece, riconciliano con la Politica. Notate la 'p' maiuscola, please...
Che dire? Fortunati gli americani.

venerdì 19 marzo 2010

Horror vacui

Oggi, sul quotidiano Il Piccolo, pagina della cronaca di Monfalcone, la mia città (vabbè, dai: città... insomma...), è comparso un articolo, alquanto crepuscolare nei toni, che mi ha dato un pochino da pensare (tradotto: cinque minuti, non di più).
La crisi degli oratori abbandonati dai giovani: il titolo dice già tutto, quindi non sto lì a menarla con i contenuti.
La mia prima reazione è stata una battutaccia, facilissima peraltro e decisamente ignobile: “E ti credo che sono in crisi, gli oratori! Con tutto quello che si sente dire delle istituzioni educative della Chiesa cattolica, un giorno sì e l'altro pure - e pedofilia, e sadismo, ben che vada abuso di mezzi di correzione -, solo un padre irresponsabile o degenerato affiderebbe la propria creatura a un prete!”
La seconda reazione è stata invece citrulla assai: “Meglio! Meglio che se ne stiano ben lontani, i giovani, dalle fandonie e dalle superstizioni del papismo!” Ma mi son subito detto: “Vabbè, non vanno in oratorio, questi... ma dov'è che vanno? A spiaggiarsi in un centro commerciale come dei poveri capodogli che han perso la rotta, macchine desideranti che guardano le merci come le mucche guardano passare i treni? E me lo chiamate progresso, 'sta roba?”
Al terzo colpo son tornato in carreggiata (almeno spero).
Oratori vuoti, sante messe sempre meno partecipate, mettiamoci pure la crisi delle vocazioni...
Tutto ciò significa (almeno nel bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe) che avremo a che fare, in futuro, con una Chiesa sempre più impaurita e dunque ancor più aggressiva e rivendicativa di quanto già non sia.
Una Chiesa che, prevedibilmente, non potrà resistere alla tentazione di chiedere alla politica italiana - quindi allo Stato, che dovrebbe essere la casa di tutti, anche di chi cattolico non è - di aiutarla a risolvere i suoi problemi col mondo. Anzi, pretenderà che la politica lo faccia.
E la politica italiana come si comporterà, secondo voi? Eh?

giovedì 18 marzo 2010

The Blues Brothers (di John Landis)


I ran out of gas. I had a flat tire. I didn't have enough money for cab fare. My tux didn't come back from the cleaners. An old friend came in from out of town. Someone stole my car. There was an earthquake, a terrible flood, locusts! It wasn't my fault, I swear to God!

martedì 16 marzo 2010

Vecchi

- Ai giovani non mancano le virtù – rispose Arévalo. - È gente disinteressata. Perché? Per mancanza di esperienza, forse, o del tempo per affezionarsi al denaro.
Vidal osservò:
- Forse lo desiderano di meno, ma solo perché è una delle tante cose che sperano ancora.
- Per i vecchi, invece – disse Arévalo -, diventa l'unica passione.
- L'unica? - domandò Vidal. – E la gola, le manie, l'egoismo? Non hai notato quanta cura hanno per quel poco di vita che ancora gli resta? La faccia di stupido spavento che fanno quando attraversano la strada?

P.S.
Adolfo Bioy Casares, Diario della Guerra al Maiale, Cavallo di Ferro, 2007.
Chi si fida, gode.

domenica 14 marzo 2010

L'ombra di Allah


Nei giorni scorsi, il signor Tiziano Furlan - consigliere comunale leghista a Trezzo (TV) e gestore dell'osteria «Alla botteghetta» - ha esposto, fuori dalla sua botteghetta mentale, un cartello che così recita: «Nel rispetto delle leggi a tutela dei clienti è vietato l'uso del casco, del viso travisato e del Burqa/Niqab per tutta la permanenza all'interno del locale».
L'onorevole Zaia, candidato del Pdl alla Presidenza dello stato dell'Alabama, si è detto d'accordo con l'iniziativa del signor Furlan.
Pregasi di evitare domande, anche semplici (o meglio, non granché intelligenti) come, che so? «Ma perché una donna musulmana, con Burqa/Niqab, dovrebbe entrare in un'osteria del trevigiano? A fare che?». Non sia mai che questi poveri tonti di leghisti si sforzino troppo a rispondere: ne andrebbe, io temo, del loro equilibrio mentale.


P.S.
Tra l'altro, com'è che lo si usa, un “viso travisato”?
O meglio: com'è che lo si usa, un “viso travisato”, dalle parti di Treviso?

venerdì 12 marzo 2010

Parole celebri dalle mie parti (n.81)


"Vorrei vivere in un Paese in cui buongiorno vuol dire solo buongiorno."

(Cesare Zavattini)

mercoledì 10 marzo 2010

L'esorcista


Gabriele Amorth. 85 anni. Modenese. Laureato in Giurisprudenza. Ex partigiano. Decorato al valor militare. Democristiano à la Dossetti. Sacerdote Paolino. Ex direttore della pubblicazione mariana Madre di Dio. Esorcista. Il più famoso del mondo, nel suo campo.
Marco Ansaldo, su la Repubblica, oggi scrive: «Lui è abituato a porte che sbattono, sedie che si rovesciano, occhi che roteano, bestemmie che volano».
Bene: la volete sapere una cosa?
Dopo nove anni di insegnamento alle scuole medie inferiori, a porte che sbattono, sedie che si rovesciano, occhi che roteano e bestemmie che volano sono abituato anch'io.
Come la mettiamo?

martedì 9 marzo 2010

Matteotti


Oggi, sul mio profilo Facebook, mi sono chiesto: DOVE STIAMO ANDANDO A SBATTERE?
È intervenuto Alessandro: “E quanto velocemente?”.
Stefano ha poi aggiunto: “E perché?”.
Secondo Fabio, “le uniche cose che possono fermare questa deriva sono: a) sangue nelle strade; b) la fantasia italica (quindi non riesco neanche a immaginare cosa) e c) il buonsenso. Ma ne vedo poco in giro. Il prossimo Matteotti chi sarà?”.
Gli ho risposto così: “In regime di videocrazia? Boh? Cecchi Paone? Fiorello? Victoria Cabello? Lillo e Greg?”
La situazione sarà anche seria, caro Fabio: non lo è il Paese.
Parlo in generale, eh...

sabato 6 marzo 2010

Destino final

Voglio segnalarvi un bell'articolo di Gigi Riva (no, non è quel gentiluomo di Rombo di Tuono: trattasi di omonimia) che compare sull'ultimo numero de L'espresso.
Ne I voli della morte si racconta di un lavoro investigativo lungo tre anni che ha consentito di scoprire otto nomi di piloti che negli anni Settanta parteciparono, in Argentina, a quei vuelos de la muerte con cui la giunta militare al potere a Buenos Aires tra il 1976 e il 1983 si sbarazzò dei corpi di almeno cinquemila desaparecidos: uomini e donne che furono gettati nell'Oceano Atlantico, tramortiti ma vivi, da aerei della Prefectura Naval Argentina.
Come raccontò al giornalista Horacio Verbitsky il capitano Adolfo Scilingo, che partecipò a due voli in cui trovarono la morte rispettivamente 13 e 17 prigionieri, «la decisione dei voli fu comunicata ufficialmente dal viceammiraglio dell'Armada Mendìa pochi giorni dopo il golpe del 1976. Ci è stato spiegato che le procedure per lo smistamento dei sovversivi nell'Armada si sarebbero svolte senza uniformi, indossando solo scarpe da ginnastica, jeans e magliette. I sovversivi non sarebbero stati fucilati per non aver gli stessi problemi avuti da Franco in Spagna e Pinochet in Cile».

I “sovversivi”, inghiottiti dai centri di detenzione illegale della dittatura (luoghi tristemente famosi come l'Esma, Virrey Ceballo, Club Atletico e quel Garage Olimpo a cui Marco Bechis ha dedicato un film straziante che finiva proprio con la scena di alcuni prigionieri che venivano caricati su un aereo che poi decollava), dopo essere stati torturati per giorni, settimane o anche mesi, venivano gettati in pasto ai pesci.

Grazie alla tenacia di un fotografo italiano, Giancarlo Ceraudo (al lavoro in Argentina per un suo progetto fotografico chiamato Destino final, che è il modo in cui le compagnie aeree nei Paesi di lingua spagnola indicano il punto di arrivo di un viaggio), di una giornalista cinquantatreenne molto popolare in Argentina, Miriam Lewin (sequestrata dalla polizia a 19 anni perché simpatizzante peronista ma sopravvissuta), e dell'attore, regista, produttore e pilota di aerei Enrique Piñeyro, sono stati ritrovati dei documenti preziosissimi. In pratica, i piani di volo degli assassini, con i nomi dei piloti, i velivoli e gli aeroporti usati, e in quali giorni: scrive Gigi Riva che i militari non li distrussero «perché avevano un senso profondo dell'impunità, perché credevano che quei brogliacci (...) non sarebbero più stati ritrovati».
Quei documenti, che sono stati messi a disposizione della giustizia argentina, «aprono la possibilità di portare alla sbarra i piloti dei voli della morte. (...) I parenti dei desaparecidos - scrive Riva - non hanno avuto nemmeno i corpi dei loro cari da piangere. Almeno vogliono guardare in faccia chi diede l'ordine di aprire il portellone: per buttarli in pasto ai pescecani».




P.S.
Segnalo volentieri questo articolo perché parla della giustizia degli uomini che alla fine trionfa.
Sapete, mi fa piacere pensare – oggi che la prepotenza e la menzogna hanno vinto nuovamente, in Italia, e nell'indifferenza dei più, come al solito - che la giustizia alla fine trioferà.
Alla faccia delle canaglie, ma soprattutto dei pavidi e dei vigliacchi.

venerdì 5 marzo 2010

Al calduccio sotto le mie copertine (n.19)

Mott The Hoople, Mott, 1973

I changed my name in search of fame
To find the Mida's touch
Oh I wish I'd never wanted then
What I want now twice as much
We crossed the mighty oceans
And we had a few divides
But we never crossed emotion
For we felt too much inside

You know all the tales we tell
You know the band so well
Still I feel, somehow, we let you down
We went off somewhere on the way
And now I see we have to pay
The rock'n'roll circus is in town

martedì 2 marzo 2010

Cattiva educazione


Ieri il poeta Sandro Bondi se n'è uscito sul Giornale con un pezzo (un carme, via!) da par suo. Quindi ha volato altissimo: come al solito.
«Solo grazie allo scudo Berlusconi esponenti della Dc come Casini e Pisanu possono continuare a svolgere un ruolo di primo piano e un leader come Fini ha potuto traghettare un partito dal post-fascismo verso la piena legittimità democratica».
Eh?
Lassù, dove osano le aquile...



P.S.
Ma Silvio Berlusconi, la Beatrice del Sommo Bondi, non è andato a scuola dai Salesiani? A me pare di sì...

E allora ricorderà senz'altro l'ammonimento di Don Bosco: «Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo, perché il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l'ingratitudine». Insomma, pas de problèmes: il papi della Patria non dovrebbe stupirsi granché dell'estrema bassezza delle cose umane.
Ma il povero Sandro Bondi (povero, povero Bondi!) certe cose non può saperle. È andato a scuola dai comunisti, lui...