martedì 30 marzo 2010

L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

E il giorno dopo la fatidica tornata elettorale che avrebbe dovuto segnare l'inizio della fine per Silvio Berlusconi, tic cosa pensa?
Bah...
C'è davvero poco da almanaccare.
Sì, posso sempre dire qualche cattiveria o tentare qualche battuta...
Che so? Chi ha votato per Renzo Bossi avrebbe potuto votare pure per Incitatus, il famoso cavallo di Caligola. Detto altrimenti: dodicimila preferenze per un minus habens non sono materia da politologi ma da psichiatri.
E posso anche maramaldeggiare su Renat, l'ami du peuple, che doveva diventare Sindaco di Venezia e pure Imperatore del Mondo e invece a Venezia ha vinto un tale Orsoni, povero Brunetta che ci teneva così tanto...

Ma trattasi di battute completamente destituite di verve, avrete senz'altro notato, e sono troppo stanco, oggi, per essere cattivo.
Secondo un mio caro amico, “il problema, qui, non è il fantomatico radicamento o meno nel territorio (ma cosa vuol dire?!?), né che il PD difetta di comunicazione con la gente. Semplicemente scontiamo l'errore di non aver provveduto a suo tempo ad affrontare la stortura tutta italiana di un popolo che da 30 anni ormai forma la propria coscienza (civile, politica, etc.) avendo come fonte solo ed unicamente la televisione. Tu puoi stare in piazza o nei bar anche 12 ore a fare volantinaggio e a parlare con la gente. Ma la tv, e chi è capace di controllarla, nelle case degli italiani ci sta per 24 ore ed ogni giorno, sabato e domenica compresi. Esiste un problema di rialfabetizzazione. E guardati trasmissioni come Amici o Il grande fratello. Capirai cosa vogliono e soprattutto chi sono gli italiani: ovvero una rielaborazione aggiornata del sottoproletariato urbano che descriveva Pasolini. Scoprirai che a questi non hai da dire niente, perché semplicemente non possono comprendere niente di quello che vorresti dirgli”.
Secondo altri, invece, il problema è precisamente il radicamento nel famoso territorio.
Così l'ottimo Massimo Gramellini su La Stampa di sabato 20 marzo.

Con i tre cortei che oggi attraversano le strade della Capitale, il piazzismo mediatico raggiunge la sua apoteosi. Rossi, viola, azzurri, ne abbiamo visti marciare di tutti i colori. Tutti tranne uno: il verde Padania. Già, in questa campagna elettorale solo chiacchiere (intercettate) e distintivo (dell’autorità giudiziaria), gli unici a non andare in piazza sono quelli che ci stanno tutti i giorni. I leghisti. Gli ex rivoluzionari convertiti in ultimo bastione rassicurante per quella parte di popolo che ha smesso di credere nelle istituzioni della democrazia. Da quando la lotta politica è traslocata sull’etere e nei tabulati dei sondaggi, le piazze del sabato si sono trasformate in estemporanei set televisivi, televoti in carne e ossa, manifestazioni di massa in cui l’immagine diventa contenuto e il numero prevale sulla parola. Non il numero vero, naturalmente, ma quello percepito, cioè tirato in largo e in lungo come una tagliatella, chi dice ventimila, chi duecentomila, l’importante è che in tv non appaiano spazi vuoti. La piazza del sabato è spettacolo rutilante ma fine a se stesso, è un circo che pianta le tende con grande frastuono ma nella notte si è già dissolto nel nulla, lasciando un effimero ricordo di sé soltanto nei sondaggi. Poi c’è la piazza di tutti gli altri giorni, quella che non si rosola al sole delle telecamere, ma pulsa di vita quotidiana. La piazza dell’anziana ansiosa che non ha i soldi per pagare la luce, oppure li ha ma non sa come compilare il bollettino. La piazza dell’imprenditore furibondo che ha perso un affare perché il treno lo ha depositato all’appuntamento con un ritardo di due ore. E tante altre piazze: spaventate, egoiste, bisognose. I partitoni non ascoltano. Non hanno più l'organizzazione, e la voglia, per farlo. La Lega sì. Compila la bolletta dell’anziana e magari le dà una mano a trovare il denaro. Raccoglie la firma dell’imprenditore furibondo in calce a una petizione contro le ferrovie. Funge da sfogatoio, da sostegno, da guida. Fa politica, insomma. Con un ideale, discutibile ma reale, che le garantisce identità. E poi con una miriade di gesti pratici, diffusi e comprensibili da una massa confusa e sfiduciata. Ha riposto il piccone delle origini. Non serve più. Le istituzioni si sono sgretolate da sole, si combattono e si delegittimano a vicenda, in un crescendo di comportamenti irrituali e scomposti. La Lega tace. Lascia parlare le escort e i faccendieri degli altri. Ha messo la sordina ai kalashnikov e al resto dell’armamentario bellico con cui era solita terremotare il suo lessico. Non attacca più neanche il Papa e il Capo dello Stato, dei quali sembra quasi ergersi a baluardo. E’ rimasta tradizionalista e popolare, ma è diventata anche rassicurante. Berlusconi e Bersani ne hanno entrambi paura. Forse cominciano a capire che le piazze del sabato portano punti nei sondaggi, ma le piazze di tutti i giorni portano voti.

Punti di vista: relata refero.
Io, per me, di questa splendida campagna elettorale ricorderò una cosa sola: Bersani davanti ai cancelli di Mirafiori venerdì 26 marzo - a soli due giorni dal voto, quindi - a farsi dire in faccia dagli operai “perché siete venuti solo adesso? Perché solo in campagna elettorale?”.
Già: perché?

15 commenti:

diogene ha detto...

E se non ci fosse andato? Giù a insultarlo perchè non sta con gli operai. Suvvia, caro amico, suvvia.

tic. ha detto...

Ci poteva andare all'inizio, dagli operai.
E poi chiudere, con gli operai, a Mirafiori.

La cosa mi sarebbe sembrata un tantino meno paracula.

Non ha colpe particolari, Bersani.
E non ce l'ho con lui: davvero.
Solo mi fa un po' pena sentirlo dire che se non ci fosse stato Grillo, in Piemonte, ecco...
E' precisamente l'atteggiamento dei concorrenti a certi quiz televisivi (che andavano un quindicennio fa, adesso non so, non guardo mai la tv) e che chiedevano al conduttore "un aiutino".

Se uno non vuole votare la Bresso, può farlo, per fortuna.
Poi personalmente posso anche augurare a quelli che han votato Grillo in Piemonte che la TAV gli entri tutta quanta dentro il sedere, ma questo non fa politica, fa cazzeggio.

Grillo siamo stati noi a produrlo.
E anche Di Pietro.
Nel senso che alcune (non tutte, non si può proprio: ma alcune sì) delle cose che dicono dovremmo dirle noi e non lo facciamo perché la nostra missione è conquistare i fantomatici 'moderati'.

Noi siamo contenti se il banchiere Profumo e sua moglie si mettono in fila per votare alle primarie del PD.
Ci piacciono i banchieri forse perché non abbiamo una banca (ma avremmo tanto voluto, pare).
In ogni caso, la polemica contro le banche la lasciamo fare a Giulio Tremonti.

Potrei continuare per ore.
E non ce l'ho con Bersani.

Loiero avrei fatto fatica a votarlo.
De Luca anche.
E le dirò di più: non voterò, in futuro, per nessuno che non stimi.
Le suona qualcosa?

Alessio ha detto...

La Lega fa politica ma chissà quando qualcuno si sveglierà e si accorgerà che quel treno che arriva tardi, quella vecchietta che non sa compilare il bollettino o non ha i soldi per pagarlo sono situazioni presenti in uno stato che l'ha vista e la vede da ben 7 anni al governo sugli ultimi nove.
Fino a quando c'è la De Filippi...

Anonimo ha detto...

bellissimo! ti ho lasciato un bel link su fb. c'azzecca come direbbe l'uomo di Montenero Bisaccia...

mik

Alessio ha detto...

Ecco a cosa serve la Lega al governo

Roma, 22:50
INTERCETTAZIONI: ALFANO, CALENDARIZZAZIONE IMMEDIATA

La maggioranza 'chiedera' l'immediata calendarizzazione del ddl sulle intercettazioni' in Parlamento. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Alfano ha ribadito che varare un provvedimento sulle intercettazioni 'servira' a riportare l'uso' di questo strumento 'a limiti accettabili, per far si' che queste non vengano fatte a tappeto anche nei confronti di chi non e' coinvolto nelle indagini e infine a impedire che le conversazioni finiscano poi pubblicate sui giornali'. .

Fabio Montale ha detto...

In fabbrica ci si va il giorno dopo le elezioni. E ci si resta.
Questo per Diogene.
Per Tic invece: e che ci si va a fare in fabbrica? A sentire che ha da dire la gente?

tic ha detto...

No. A sentire se putacaso ha dei problemi (che la politica potrebbe magari prendersi a cuore).

Quello che ha 'da dire' la gente, a prescindere, potrebbe pure non essere granchè interessante.

E poi la gente non esiste, esistono le persone.

yodosky ha detto...

Riporto delle frasi dal blog del Sig. Luciano:

"Il problema del centrosinistracentro italiano mi pare (semmai) un altro: la stragrande maggioranza degli attuali dirigenti si e' formata in un modo pessimo e mollaccione. Mentre i vari De Gasperi, Togliatti, Lombardi, Foa, Pajetta, Trentin, Pertini, Di Vittorio, Nenni, La Malfa e via ricordando si forgiarono nel vivo di un periodo drammaticissimo come il fascismo e la Resistenza,
quelli di adesso si sono schiusi (come anemici pollastri di batteria) dentro le segreterie di partito facendo i portaborse o smussando gli angoli delle sedie altrui, attenti alle furbizie piu' italiote, pronti alle astruserie dei tatticismi, disponibilissimi a fregare il prossimo, incapaci di concepire lo scontro con l'avversario (escluso quello del proprio partito), amanti dei compromessi e dei compromezzi".

Non avrei saputo dirlo meglio.

Mammifero bipede ha detto...

Il mio parere su questa tornata elettorale l'ho scritto su FB il giorno prima del voto: "Sarebbe paradossale se, dopo aver fatto tutto il possibile, il PD non riuscisse a perdere queste elezioni".

Come ci si è arrivati?
Intanto va compresa la società in cui si agisce, e questo mi sembra il primo "tallone di Achille" della sinistra (sinistracentro). Fino al dopoguerra il marxismo poteva fornire una lettura abbastanza valida delle dinamiche sociali, ma nel corso degli anni il nostro si è trasformato in un paese a "capitalismo avanzato" e quell'analisi non è più applicabile. Trattasi di "esternalizzazione": abbiamo esternalizzato il proletariato e trasformato l'intera popolazione in una borghesia di fatto. Tutti, anche gli operai, hanno gli stessi modelli, le stesse aspettative, lo stesso indottrinamento televisivo.
Il risultato è che l'elettorato del PD è socialmente indistinguibile da quello di Lega e PDL, con qualche lodevole eccezione in termini di classe intellettuale (una specie ormai prossima all'estinzione).

Che fare?
Secondo me non si può fare nulla.
La nazione è quella che è, gli italiani sono quello che sono. Se fin qui l'egoismo, l'avidità, il sopruso hanno pagato è ormai impossibile invertire la tendenza e riportare le persone a ragionare in termini di cooperazione, uguaglianza, fratellanza.
Questi valori si rendono utili nei momenti di difficoltà, e noi viviamo una fase storica in cui le difficoltà, quelle vere, sono scomparse. La gente ormai si "preoccupa" per cose che cent'anni fa chiunque avrebbe definito CAZZATE. Ci siamo trasformati in una massa di ragazzini viziati, che per ammazzare il tempo riscoprono perversioni. Siamo "liberi" dalle necessità stringenti della vita, ma di questa libertà non sappiamo cosa farcene. Il PD naviga su questo mare di merda tanto quanto il PDL, cercando di rimanere a galla. Questa è la politica ai giorni nostri.

Anonimo ha detto...

Il problema, a mio parere, è che non c'era nessuna ragione perchè gli elettori dovesserò preferire il PD più di un anno fa, o di due anni fa.
Due anni di discussioni e congressi perfettamente inutili dal punto di vista della riconoscibilità politica.
La frase di Bersani "non abbiamo vinto ma neanche perso", o quella della Turco "se la matematica non è un'opinione abbiamo vinto 7 a 6", sa anche di presa per il culo di chi ti ha votato.

Anonimo ha detto...

La Valsusa se non votava per Davide Bono, attivista NO TAV, non avrebbe votato. I voti a Grillo non sono voti sottratti alla Bresso. La Bresso, come Illy
sono stati sconfitti per la loro politica.
La Bresso, in Valsusa, ha risposto: "crepa" ad un anziana signora che la pregava di rivedere le sue posizioni sulla TAV perchè non voleva vivere nella valle sfigurata dall'opera.
Augurarsi che la TAV entri nel sedere dei valsusini che hanno votato grillo è, oltre al cazzeggio, un pelino partigianeria ideologica.

L'Uomo Tigre ha detto...

Più che partigianeria ideologica, io la considero un'eventualità più che probabile..
Ora i Valsusini hanno un interlocutore molto più simpatico.
Auguri.

tic. ha detto...

Di questo sono convinto anch'io.

Ma non direi mai che avrebbero fatto meglio a votare per Mercedes Bresso.
Non mi piace, come posizione: uno vota per chi gli pare e può pure decidere di non votare. Io nella mia vita spesso ho votato (e fatto votare...) per delle merde olimpioniche e quindi non posso far la predica a nessuno.

Non credo, tra l'altro, che Mercedes Bresso si aspettasse di vincere in val Susa.
O almeno spero...

Quindi, mò ci pensa Cota.

Anonimo ha detto...

Per la TAV fra Cota e Bresso non c'è differenza. Il partito degli affari è trasversale e la polizia è già insediata a presidiare le trivelle.
Con la Bresso presidente i valsusini sono stati picchiati ( uno è stato ferito gravemente) mentre protestavano pacificamente contro le trivelle.
Come si poteva votare la Bresso?

tic ha detto...

Vabbé. Forse alla Bresso non sarà dispiaciuto, ma i Valsusini non li ha picchiati lei.
Almeno questo!