sabato 24 dicembre 2011

Mite agnello redentor...

E anche per quest'anno Paulo Coelho se n'è uscito col suo racconto di Natale.
Lo trovate su Repubblica ed è davvero imbarazzante. Il mistero del dio che si fa uomo (per chi ci crede, ovvio...) è roba da dilettanti in confronto al mistero del credito di cui ancora gode (presso Repubblica, ad esempio) questo furbacchione brasiliano.


Bene, dixi.
E adesso faccio anch'io come Coelho (sarò mica il figlio della serva, no?): perciò chiudo scrivendo qualcosa di assolutamente banale, fatuo e irrilevante.
Ecco qua, sentite un po': se la religione è l'oppio dei popoli, i libri di Coelho sono l'ovvio dei popoli.
E adesso ditemi: non vi sembro molto intelligente e soprattutto molto profondo?
Eh?



P.S.
Tra l'altro, quella dell'ovvio dei popoli mica è mia...

mercoledì 14 dicembre 2011

Radici

"Furlans fevelait furlan!".
Lo trovate scritto dietro al banco di molti bar, in Friuli.
Significa, lo dico a beneficio di chi non fosse delle mie parti, "friulani parlate in friulano!".
"Furlans fevelait furlan!": e ci senti dentro tutto l'orgoglio della gente operosa e coraggiosa che abita queste contrade.
"Furlans fevelait furlan!": parole d'amore, un amore immenso, non solo per la propria marilenghe, ma anche per il proprio blut (und boden, naturalmente: l'Heimat, anzi: la Patrie).
"Furlans fevelait furlan!": tra un taiut di vino e un altro, diomadone, "furlans fevelait furlan!".


Il signor Ning, intanto, che è cinese, vive a Londra e studia e lavora in una prestigiosissima istituzione britannica, si preoccupa di parlare un buon inglese.
Ed è pure astemio.