martedì 30 novembre 2010

L'armata Brancaleone (di Mario Monicelli)


“Abbiate fede ne lo cavalcone! Esso tiene!”



P.S.

In realtà, per questo film capolavoro, una battuta sola non basta. Potevo mettercene altre venti.
Che so?
- "Avrete sentuto, suppongo, lo nome di Groppone da Figulle"
- "Mai coverto!"
- "Groppone da Figulle fue lo più grande capitan di Tuscia. E io son colui che con un sol colpo d'ascia lo tagliò in due. Lo mio nome - stare attenti! - lo mio nome est Brancaleone. Da Norcia!"
O magari
- " Non mia è la colpa, ma della mala bestia!"
O ancora
- "Aquilante della malasorte!"
Oppure
- "A tuo ammaestramento. Sai tu qual sia, in questa nera valle, la risultanza e il premio d'ogni sacrifizio umano? Calci nel deretano! D'ora in poi verrò nomato lo cavaliere amaro!"

Ho pensato per prima a quella de "lo cavalcone" giusto perché prende per il culo gli uomini di fede, che di esser presi per il culo hanno sempre tanto bisogno.
Mario Monicelli (un italiano che "fingeva cinismo perché non amava la retorica", come ha voluto ricordarlo quel genio di Paolo Villaggio) se n'è andato.
E se n'è andato scegliendo lui quando e come.
Gli sia lieve la terra

venerdì 26 novembre 2010

Fai vedere che ci tieni

Sopra o sotto?
Davanti o dietro?
Zuppa o pan bagnato?
Caterina d'Aragona o Anna Bolena?
La va o la spacca?
Indiani o cowboy?
Essere o non essere?
Maradona o Pelè?
Pane o brioches?
Liscia o gassata?
Beatles o Rolling Stones?
Carne o pesce?
Bionde o more?
Stalin o Trotzki?
Con o senza?
Caldo o freddo?
Alto o basso?
Cani o gatti?
Con me o contro di me?
Scapoli o ammogliati?
Tanto o poco?
Lungo o corto?
Vivo o morto?
Guardia o ladro?
In piedi o seduti?
Galleria o platea?
Grasso o magro?
Diritto o rovescio?
Lento o veloce?
A vela o a motore?
Acceso o spento?
Teoria o prassi?
Lusco o brusco?
Con zucchero o senza?
Toscani o cubani?
Soli o male accompagnati?
Mare o montagna?




Siete... disorientati?
Confusi?
Turbati?
Sgomenti?
Tranquilli, dai.
Adesso facciamo le primarie e passa tutto...


giovedì 25 novembre 2010

Al calduccio sotto le mie copertine (n.26)

Steve Earle, Copperhead Road, 1988

About the time that daddy left to fight the Big War
I saw my first pistol in the general store
In the general store, when I was thirteen
I thought it was the finest thing I ever had seen

So I asked if I could have one someday when I grew up
Mama dropped a dozen eggs, she really blew up
She really blew up, and she didn't understand
Mama said the pistol is the devil's right hand.

venerdì 19 novembre 2010

Gatti che assomigliano a Hitler

Visto The Social Network, ieri sera.

Non mi ci metto, a recensirlo, mò... Sappiate comunque che è davvero un bel film: ottimi interpreti, grandi dialoghi, sceneggiatura non banale.
Ad un certo punto della storia qualcuno accenna a un sito internet che si chiama Gatti che assomigliano a Hitler: rido forte (si ride parecchio, con The Social Network, in effetti) perché solo a figurarsela, una roba del genere, c'è da s'ciopare.
Poi torno a casa, vado su Google, digito - così, tanto per - cats e Hitler e...
Esiste!!! Diobono, esiste!!!
Fateci un salto, se volete capire cosa intendeva Oswald Spengler quando parlava di “tramonto dell'Occidente”.

http://www.catsthatlooklikehitler.com/

martedì 16 novembre 2010

Gli splendidi ottantadue anni di Piero Bassetti

Ad ogni batosta nel Nord Italia per la sinistra in generale e il Pd in particolare, spuntano sui giornali, puntuali come una passeggiata di Immanuel Kant, gli esperti 'di sinistra' o di 'centrosinistra' della cosiddetta “questione settentrionale” che ci spiegano come dovrebbero fare, la sinistra in generale e il Pd in particolare, per ritornare in sintonia con il Nord Italia dopo secoli e secoli di incomunicabilità e sangue cattivo, premessa indispensabile – eccheccazzo! - per ritornare a vincere nelle regioni del Nord Italia che poi sarebbero le regioni dove da secoli e secoli è aperta la cosiddetta “questione settentrionale” che nel Nord Italia condanna al dileggio, più che all'irrilevanza, la sinistra in generale e il Pd in particolare i quali, come è noto a tutti, della cosiddetta “questione settentrionale” non sospettano neppure l'esistenza e dunque giù batoste e batoste come se piovesse!
Sono sempre gli stessi, ad essere interpellati: Ilvo Diamanti, Massimo Cacciari, quel fesso del sindaco di Torino che non mi ricordo nemmeno più come si chiama, Mario Carraro, Piero Bassetti...
Oggi su La Stampa il giornalista Michele Brambilla si chiede e chiede: “Perché il Pd sembra non capire il Nord?”. Che domandona, nevvero?

Ed ecco s'avanza con rapido incedere Piero Bassetti, ottantadue anni, ex presidente della Regione Lombardia e della Camera di Commercio di Milano, oggi presidente della Fondazione Giannino Bassetti (me la farò anch'io una Fondazione, prima o poi, giuro: sarò mica il figlio della serva, no? Un giorno o l'altro ne parliamo) e di Globus et Locus che, mi dicono, sarebbe una “Associazione di istituzioni il cui scopo è l'analisi dei rapporti tra il globale e il locale” (perché, si sa, c'è sempre una morale, nelle delocalizzazioni delle imprese italiane: quelli di Globus et Locus sono tra noi per spiegarci qual è).
Secondo Michele Brambilla, Piero Bassetti, "democristiano", sarebbe “l'uomo che ha creato il centrosinistra a Milano negli anni Sessanta”.
E, guardate, lo si capisce fin da subito che il Bassetti, sfolgorante in soglio, punta a illuminarci tutti.
Sentite un po' qua: «Il Nord è il luogo del progresso, e la sinistra è il luogo della conservazione. Perché non ha risolto il suo rapporto tra valori e storia. Voglio dire: ha certamente dei valori buoni, ma non capisce qual è la possibilità concreta di inverarli oggi. Spinge con la marcia indietro».
Capito com'è? La sinistra «vede una società che è quella di cent'anni fa. Parla di una “classe operaia” che non esiste più. Pensa che la giustizia sociale sia da affidare allo Stato, quando lo Stato non è più in grado di assicurarla».
Verrebbe da chiedere al democristiano Bassetti - “l'uomo che ha creato il centrosinistra a Milano negli anni Sessanta”: e un bel 'mecojoni!', a questo punto, possiamo pure mettercelo - verrebbe da chiedere a Bassetti, dicevo, come sta messo il mondo cattolico, nella Lombardia leghista e ciellina: lo avrà risolto, in qualche modo, il proprio rapporto tra "valori e storia"? Quelli della Compagnia delle opere sostengono di sì, ma chissà cosa ne pensa il cristiano democratico Bassetti, che ciellino non è...
Ci fossi stato io, al posto di Michele Brambilla de La Stampa, avrei chiesto a Bassetti di fare i nomi, ostia: «Chi è che parla di “classe operaia”, a sinistra, a parte Giorgio Cremaschi della Fiom che però non è che abbia poi tutto 'sto gran seguito? Eh?». Anzi, meglio, dai: avrei chiesto: «Scusi, Bassetti, ma cosa intende, Lei, per sinistra? Il Pd, per caso? Cioè, secondo Lei il Pd è sinistra, Bassetti? E mi dica: così, tanto per sapere... ha sentito ultimamente qualcuno del Pd parlare di “classe operaia”, Bassetti? Chi? No, perché, sa... neanche nel vecchio Pds usava più, la “classe operaia”.».
Però io non sono Michele Brambilla, che comunque, poverino, non può interloquire in nessun modo col Bassetti datosi che il Bassetti viene intervistato dai giornali solo perché qualcuno dovrà pur insegnarglielo, alla sinistra in generale e al Pd in particolare, com'è che si dovrebbe stare al mondo dopo l'ennesima batosta presa nel Nord Italia; e dunque manco per sbaglio si può far presente a uno così che - a proposito di quello Stato di merda a cui giammai dovrebbe essere affidata “la giustizia sociale” - l'evasione fiscale, in Lombardia, è a livelli monstre, e da secoli e secoli ormai: perché il Bassetti, in quanto Grande Esperto del Nord Italia come “luogo di progresso”, mica può perdere il suo tempo in quisquilie e pinzillacchere, giusto?
E butta anche lì un paio di pensieri divergenti, il nostro.
Fuori uno: «Il Pd è un ferrovecchio». Perché? Ma perché «l'ambito di aggregazione irrinunciabile del Pd , ad esempio, è ancora il territorio. Si continua a credere che se due milanesi abitano entrambi al Lorenteggio debbono pensarla allo stesso modo, perché una volta l'organizzazione della vita privilegiava il luogo. Oggi non è più così, ci si aggrega con le “comunità di pratica”, cioè si aggregano coloro che svolgono la stessa funzione nella società».
Grandissimo, eh? Questa cosa delle “comunità di pratica” la dovrò illustrare a quel mio collega berlusconiano che oggi, in sala insegnanti, mi spiegava, tutto compunto, come adesso il Silvio ferito “dovrà per forza scatenare l'inferno” e trascinare con sé, nella sua caduta, la nostra povera Repubblica. Sì: gliela illustrerò per bene, poi ci aggregheremo in una “comunità di pratica” e vivremo felici e contenti!
Fuori due: «E ci si aggrega con i media: io sostengo sempre che se Carlo Marx tornasse al mondo non si occuperebbe più delle filature di cotone ma dei grandi giornali e delle televisioni».

Capito, asini? Avete preso nota? Se Carlo Marx tornasse al mondo, sostiene Bassetti, sarebbe Silvio Berlusconi.
E comunque, la sinistra «ha certamente dei valori buoni, ma non capisce qual è la possibilità concreta di inverarli oggi. Spinge con la marcia indietro».
Invece Bassetti corre: uh, come corre Bassetti!

mercoledì 10 novembre 2010

Parole celebri dalle mie parti (n.92)


"Ho imparato tanto tempo fa a non fare la lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace."

(George Bernard Shaw)

martedì 9 novembre 2010

Sagre, dialetto e devastazione

Un bel pezzo di Veneto è finito sott'acqua, povero Veneto.

Il commento migliore al disastro, secondo me, è stato quello di Bepi De Marzi da Arzignano (VI), gran musicista (sua la celeberrima Signore delle cime) e grandissima anima: «Bastavano, come aveva la Serenissima, quattro “savi alle acque”, ma adesso abbiamo i savi alle sagre. I leghisti si occupano di sagre e dialetto, delle cose sciocche di un'identità inventata. E si è costruito troppo, dappertutto abbiamo capannoni sfitti. Poi, se versi l'acqua in un vaso di fiori, l'acqua cola via. Ma se la versi su una tavola, dove finisce?»
Chiunque conosca un po' il Veneto - con le sue urbanizzazioni selvagge, senza limiti e decenza, i suoi centri commerciali infiniti, i capannoni a migliaia che se passi per certe strade non vedi altro che capannoni, capannoni, capannoni e niente più campagna, forse perché la campagna ricorda troppo la miseria di un tempo – chiunque, negli ultimi anni, sia passato solo una volta per certe zone della provincia di Venezia (o di quella di Treviso, di Padova, di Vicenza), sa bene che quanto detto da Bepi De Marzi è drammaticamente vero.
E alla fine tutto torna, come no: un pezzo di mondo così devastato (irrimediabilmente devastato, temo) cosa potrà mai produrre, se non schizofrenia e leghisti di merda?

martedì 2 novembre 2010

Il sorpasso (di Dino Risi)


“A me Modugno mi piace sempre, questo Uomo in frac me fa impazzì, perché pare 'na cosa de niente e invece c'è tutto: la solitudine, l'incomunicabilità, poi quell'altra cosa, quella che va di moda oggi... la... l'alienazione, come nei film di Antonioni. Hai visto L'eclisse? Io c'ho dormito, 'na bella pennichella...”