sabato 5 settembre 2009

Manu Larcenet, poeta

“I fatti, quando sono diventati irrimediabili, mi lasciano indifferente”.
Così il Duca di York nel Riccardo III di Shakespeare e ditemi voi se queste parole non potrebbero andar bene in esergo a qualche libro di storia dell'Italia contemporanea o magari sulla pietra tombale di una nazione che, nell'indifferenza dei più, ha smesso da tempo di esistere come nazione...
Una via d'uscita da 'sta palude di menzogne, chiacchiere, frasi fatte, luoghi comuni, futilità e cazzate non si riesce proprio a intravvederla. Per quanto mi riguarda, è inutile sperare nella politica in generale e nella politica della Sinistra in particolare: non dico che sia ormai inutile, dico che in questo momento è inutile. Forse, se e quando la serietà e l'umiltà torneranno ad essere considerate delle qualità, a sinistra, e non delle prove a carico, magari, ecco...


La vera disperazione pone questioni così cruciali che non riesce ad adattarsi a nessuna ideologia...
La truffa ideologica è quella di voler convincere la gente che esiste una verità. La realtà, allora, non conta più se non nella misura in cui può conformarsi a quella verità.
Eppure la povertà o le metastasi, per esempio, sono abissalmente indifferenti al Dow Jones o alla linea di un partito...
Qualcuno di certo obietterà che lo sono altrettanto alla poesia, e invece si sbaglia.
Svincolata da ogni logica, la poesia è l'unico modo libero che abbiamo per cogliere quello che davvero conta.
Depardon, Brassens, Miyazaki, Bonnard, Jarmusch, Sempé, Tom Waits, Cézanne, i Monthy Python, Monet...
...Brel, Desproges, Paul Klee, Cartier-Bresson, Bruce Springsteen, Céline, Harvey Keitel, Baudelaire, Van Gogh...
...la poesia ripaga di tutto.


Ho appena finito di leggere il secondo, e conclusivo, volume de Lo scontro quotidiano, di Manu Larcenet (Coconino Press), e mi permetto di consigliarvelo se siete tra coloro i quali pensano che la poesia sia l'unica bussola che abbiamo per orientarci in questo mondo di carogne e dementi.
Non lo so se ho amato così tanto questa storia perché (un po') assomiglio a Marco, il protagonista, o perché Marco - con le sue convinzioni e le sue contraddizioni, con le sue paure e le sue passioni, in una parola, con la sua umanità – assomiglia (più di un po') ad alcune persone che amo molto.
So però che Manu Larcenet – ex squatter a Parigi, ex skinhead ma di quelli rossi, attualmente disegnatore di fumetti al cui lavoro la psicanalisi è indispensabile, “perché disegnare è un processo spossante, che ti toglie energie e ti sottrae la vita stessa. Il dolore quotidiano che riaffiora sulla carta” - Manu Larcenet, dicevo, è un poeta di quelli veri.

Ma forse ho amato così tanto questa storia (in apparenza, ma solo in apparenza, molto francese) perché Marco è nato, come me, in una città che ospita un cantiere navale (o in un cantiere navale che ospita una città: dalle mie parti non si è mai capito bene, dalle sue non so), solo che il cantiere della città di Marco alla fine l'hanno chiuso e al suo posto, come dice l'operaio Pablo, “...di sicuro faranno una roba alla moda... ...una stazione balneare... un villaggio turistico... uno stadio olimpico... uno space mountain! Un Disneyland!! ...comunque sia, non una roba per noi”, poveri operai che votano per Le Pen perché la Sinistra non c'è più (“a me, trentacinque anni di militanza m'hanno ridotto in poltiglia le idee! Non è un bel paradosso?”) e se c'è fa proprio pena e allora finisce che “la verità è che il primo che passa e che mi dice che le cose possono cambiare, beh, io voto per lui”. Il primo che passa, povera Sinistra... poveri noi.
E insomma, Le combat ordinaire parla di un sacco di cose importanti che nella borsa valori di questo nostro tempo infame rappresentano poco o niente: la dignità del lavoro, la responsabilità di ognuno di noi per il modo in cui le cose vanno (o non vanno) nel mondo, la cultura, l'arte.
È un libro (due, via...) tanto serio da far ridere, tanto buffo da far male (questa non è mia, ma è come se lo fosse), sempre commovente e mai retorico.
Vi pare poco, per 34 miseri euri (17 + 17)?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Passo ogni tanto di qui. Su questo che è un ambiente che conosco, mi permetto anche di intervenire. "Lo scontro quotidiano" è una storia splendida. Non so se sia poesia, di certo ci si ritrova, ti fa stare un pò bene e un pò male: credo sia come la vita. Esattamente così. Ne vale la pena. Molti chiamano queste cose "giornalini", sì... fumetti, cose per persone basse e molto giovani di solito. Io credo siano delle piccole oasi di fuga, dove andare per tornare diversi. A volte anche un pò migliori, anzi...migliorati. Inoltre, non so perchè, mi fanno stare più sereno dei quotidiani e della televisione, che sono cose "per grandi". E sinceramente non siamo per forza nati per soffrire. Ciao Roberto F.

yodosky ha detto...

Solo per far notare che all'elenco dei poeti manca Igor Gherdol, quindi perde in credibilità.

Adespoto ha detto...

Mai letto nulla di suo...
Magari accetto il consiglio, e recupero il tempo perduto...
E parlo di Larcenet.
Dell'autore caro a Yod sono un fanatico esperto...

Zimisce ha detto...

ciao mike bongiorno. ciao, caro il mio papa.