lunedì 26 aprile 2010

Idee-forza


Secondo Guido Crainz (La sinistra e la sfida del futuro, in la Repubblica, giovedì 22 aprile 2010), in Italia «mai, forse, le forze progressiste o di sinistra erano state così isolate – culturalmente, prima ancora che elettoralmente – rispetto al cuore produttivo della nazione, e incapaci al tempo stesso di offrire riferimenti e prospettive alle inquietudini di vecchie e nuove povertà e precarietà».
Un giudizio forse un po' troppo drastico? «Non è un giudizio troppo drastico: a quale idea-forza ci si può oggi richiamare per convincere un elettore indeciso, un astensionista amareggiato, un giovane deluso?».
Su La Stampa di sabato scorso, Giovanni De Luna, recensendo l'ultimo libro di Antonio Gibelli, Berlusconi passato alla storia. L'Italia nell'era della democrazia autoritaria, ha scritto che «a suscitare qualche inquietudine è soprattutto il fatto che l'opposizione di centro-sinistra sia la più sgangherata e meno credibile che questo Paese abbia mai sperimentato nella storia delle sue istituzioni democratiche. Nel berlusconismo si agitano pulsioni autoritarie, fremiti di illegalità, insofferenze per le regole della democrazia che vengono da lontano, che si annidarono già nei progetti di Crispi e che affiorarono anche in età giolittiana: sempre, però, c'è stata una forte opposizione in grado di contrastarle nelle piazze e nelle aule parlamentari, almeno fino al crollo dello Stato liberale sotto l'urto di un fascismo che ricorse all'arma estrema della violenza squadristica. Oggi, di questi anticorpi, di questi antidoti in grado di contrastare le scelte populistiche di Berlusconi, se ne scorgono veramente pochi e quasi nessuno nel mondo della politica».
Ieri, alle manifestazioni per il 25 aprile, ho incontrato un sacco di vecchi compagni che non la smettevano mai di parlare di Gianfranco Fini. Anzi, di magnificare Gianfranco Fini.
In tutta la mattinata non ho mai, e dico mai, sentito nominare Pierluigi Bersani o il Pd.
Per dire come siamo messi: sui manifesti che il Comune di Monfalcone (il posto dove abito) fa affiggere in occasione del 25 aprile, quest'anno non è stata celebrata la festa della Liberazione ma una non meglio precisata “festa della Libertà”.
Sì, “festa della Libertà”: proprio come piace alla Destra italiana, proprio come piace ai revisionisti di tutte le scuole e confessioni, proprio come piace, da sempre, al nostro moderatismo delinquenziale.
Perché celebrando una generica libertà, e non la Liberazione, si può bellamente fare a meno di ricordare da chi ci si è liberati...
Il Comune di Monfalcone, per chi lo ignorasse, è un comune guidato (per quanto tempo ancora?) dal centrosinistra.
Questo solo per dire come siamo messi, solo per dire il livello.

mercoledì 21 aprile 2010

Al calduccio sotto le mie copertine (n.21)

Elvis Costello, My Aim Is True, 1977



Oh I used to be disgusted
and now I try to be amused.
But since their wings have got rusted,
you know, the angels wanna wear my red shoes.
But when they told me 'bout their side of the bargain,
that's when I knew that I could not refuse.
And I won't get any older, now the angels wanna wear my red shoes.

domenica 18 aprile 2010

The New Frontier


Una previsione facile facile? Eccola qua: se mai gli riuscisse di vincere le elezioni politiche nel Regno Unito, il liberal-democratico Nick Clegg diventerà un mito per moltissimi dirigenti del famoso Piddì.
Soprattutto tra gli ex comunisti - sono in genere molto più suggestionabili e modaioli degli ex democristiani – but not only: lo vedo piazzato bene anche tra i giovani alla Renzi.
Per finire in questo modo all'ignaro Clegg non manca proprio nulla, fateci caso: «è di sinistra o di destra?», si chiedeva ieri la Repubblica, «il suo partito, liberista in economia, progressista in questioni sociali, ha maggiori affinità con il Labour. Lui personalmente ha avuto padrini politici e amicizie più tra i conservatori che tra i laburisti. È probabile che accetterebbe un'alleanza di governo con gli uni e con gli altri. Intanto, mentre la Gran Bretagna attende di scoprire chi è e dove arriverà Nick Clegg, la sua meteora conferma che , nella politica spettacolo di oggi, può nascere una stella dalla sera alla mattina. E che la gente è attratta da leader giovani, nuovi, diversi. Forse non solo a Londra?».
Peccato solo che Francesco Rutelli abbia deciso di levare le tende: per uno come lui Nick Clegg sarebbe stato perfetto.
Poco male, in ogni caso: a Clegg, nel Pd, i fan non mancheranno di sicuro, ripeto.
Ma solo se riuscirà a vincere, naturalmente...
Fidatevi, fidatevi, che i miei polli io li conosco bene.

mercoledì 14 aprile 2010

Una cosa da ridere


Oggi, dalle colonne di Repubblica, Massimo Cazzari, ops... volevo dire Cacciari, il famoso filosofo veneziano, ha spiegato per l'ennesima volta al famoso Partito democratico, anzi alla sinistra tutta, come fare a vincere nel Nord Italia, «perché la sinistra ha il problema del Settentrione d'Italia. Un posto dove non conta più».
E ha attaccato tutti, Massimo Volevo Dire, a cominciare da Romano Prodi che in questi giorni ha lanciato l'idea del “Pd federale” e «che dovrebbe vergognarsi di parlare adesso», per finire ai soliti D'Alema, Rutelli, Fassino che pure loro, naturalmente, «dovrebbero vergognarsi», signora mia!
Secondo Cacciari «in politica servono le idee giuste, ma ci sono anche dei tempi da rispettare. E il tempo quei signori lo hanno lasciato trascorrere da almeno 15 anni. Vuole che le faccia l'elenco di tutti gli allarmi inascoltati?», chiede all'intervistatore che, sventurato, gli risponde «proviamoci. Li ricorda tutti?».
«Eccome, a cominciare dal 1995 quando radunai a Venezia D'Alema, alcuni sindaci leghisti e il mio amico Giorgio Lago, allora direttore del Gazzettino. La Lega aveva appena rotto con Forza Italia e se avessimo continuato con quel dialogo non sarebbe mai tornata con Berlusconi. Occorreva però una struttura politica che seguisse il Nord e che si infilasse come un cuneo tra Forza Italia e il Carroccio. Crede che mi abbiano dato retta?».

«Poi che cosa è successo?».
«Nulla. Ad ogni tracollo ci riunivamo, rilanciavamo l'idea, la chiamavamo Ulivo, nuovo partito, persino Pd del Nord, la offrivamo ai vertici nazionali, ma dopo non accadeva nulla. Nel 2001, con la sconfitta di Rutelli, ne riparlammo io e Aldo Bonomi con Prodi e Fassino e proponemmo il modello del partito socialista catalano, federato con quello nazionale. Ci furono persino delle riunioni con Chiamparino e con Penati: anche in quel caso invano. L'ultima volta è avvenuto dopo la vittoria di Berlusconi nel 2008. Si avviò il coordinamento dei segretari regionali del Nord: si è riunito una sola volta, poi basta. Una cosa da ridere».
Massì, è tutto da ridere! Il Massimo Cacciari che oggi spiega al Pd come vincere al Nord è lo stesso Massimo Cacciari che, nell'anno 2000, venne candidato dal centrosinistra alla guida della Regione Veneto contro Giancarlo Galan e che fu poi sconfitto...
Se non ricordo male: Galan 54%, Cazzari 38 e qualcosina (c'era pure Fabrizio Comencini, ex leghista in rotta col Bossi, che non ricordo quanto fece).
L'intervistatore di Repubblica, Ettore Boffano, evidentemente impressionato dalla veemenza oratoria dell'intervistato («Arrabbiato? Io userei il turpiloquio, ma so già che lei non lo riporterebbe»), dimentica di rammentargli quella sua vecchia, splendida performance. Si può capire, comunque, che il nostro, modesto come al solito, abbia rimosso.
Io, in ogni caso, non ho rimosso una magnifica intervista da lui concessa a Gian Antonio Stella e pubblicata dal Corriere della Sera in data 14 aprile 2000: in Veneto Cacciari le aveva appena buscate alle regionali, a Roma Massimo D'Alema stava per mollare la presidenza del Consiglio.
Bene, per rifondare il centrosinistra il filosofo più intelligente del Settentrione d'Italia proponeva la seguente soluzione: «Ci vorrebbe un cattolico democratico di alto profilo disposto a farsi carico del problema per arginare questa destra che con le destre europee non ha niente da spartire. Io vedo solo Antonio Fazio».
Sì. Proprio quell'Antonio Fazio: il dotto cultore di Tommaso d'Aquino e di Gianpiero Fiorani
Il titolo del pezzo di Stella riecheggiava quello della famosa intervista del '76 di Der Spiegel a Martin Heidegger: Cacciari: solo un cattolico come Fazio ci può salvare.
Le matte risate!!! Eh?

lunedì 12 aprile 2010

Senza retorica e con occhi attenti


Fantastica l'uscita di Giacomo Babini, vescovo di Grosseto in pensione.
Parlando dei "nemici naturali" del cattolicesimo, gli ebrei, Babini ha affermato che «l'Olocausto fu una vergogna per l'intera umanità, ma ad esso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo un pazzo. La verità è che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono la economia tedesca. La Germania era stanca delle angherie di chi praticava tassi di interesse da usura».
Cioè, questo tizio una volta faceva il vescovo: ci rendiamo conto, sì?


Lo scandalo pedofilia promette di tirar fuori il meglio del meglio, dalla Chiesa cattolica sotto schiaffo.
Ci sarà da divertirsi, insomma.

venerdì 9 aprile 2010

Via crucis

«Il papa soffre per i preti pedofili», dice il cardinale segretario di Stato vaticano.
Perciò bisogna organizzare una grande manifestazione nazionale cattolica di solidarietà per Ratzinger, e ci dovranno essere tutti, come al Family Day: Azione cattolica, Acli, Cielle, Agesci, Comunità di Sant'Egidio, Focolarini... Tutti precettati.
E me li vedo, me li vedo, al capezzale del depresso!
Secondo me faranno un po' come facevano gli amici dell'architetto Rambaldo Melandri, uno che in depressione ci cadeva spesso e volentieri (ma per colpa delle donne, non di qualche prete pedofilo): «Dai, Joseph, che si va ALLA STAZIONE!!!».

mercoledì 7 aprile 2010

Parole celebri dalle mie parti (n.82)


"Meglio gli amici brillanti di quelli popolari."

(James Watson)

domenica 4 aprile 2010

Questi ebrei

Allora, lo scandalo pedofilia sta causando qualche danno d'immagine a santa (...) romana Chiesa, anche se oggi il cardinale Angelo Sodano ha solennemente affermato che il popolo di Dio non si lascia impressionare «dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti».
Vi dirò: a me il popolo di Dio sembra alquanto impressionato, in questi giorni. Ma certamente mi sbaglio...
Secondo il francescano Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, sarebbe in corso una campagna di aggressione contro i cattolici «da parte del mondo intero» (e magari!, dico io...) in cui «l'uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva ricordano gli aspetti più vergognosi dell'antisemitismo».

Tradotto: chi critica santa (...) romana Chiesa è assimilabile al cosacco che, in qualche shetl della Russia zarista, faceva a fette gli ebrei col suo bello spadone; oppure a uno di quei quindici alti ufficiali nazisti che il 20 gennaio 1942 parteciparono alla conferenza di Wannsee: che so? All'Obergruppenführer SS Reinhard Heydrich. O magari all'Obersturmbannführer SS Adolf Heichmann.
Ma probabilmente adesso sto usando degli stereotipi e guai a farlo, parlando dei papisti.
Fatto sta che dopo aver ascoltato le equilibratissime parole di Cantalamessa gli ebrei si sono arrabbiati parecchio: forse anche perché tali parole sono state pronunciate nel venerdì in cui «la liturgia in latino reintrodotta da Papa Ratzinger ripeteva la preghiera per la “conversione degli ebrei”» (così Marco Ansaldo su la Repubblica di domenica 4 aprile, pag. 6), voi che ne dite?
Secondo il portavoce della Santa (...) Sede, Federico Lombardi, «avvicinare gli attacchi al Papa per lo scandalo pedofilia all'antisemitismo non è», in ogni caso, la linea seguita dalla Santa Sede e le parole di Cantalamessa, lo si concede volentieri, potevano «dare adito a malintesi».
Queste sono state invece le parole di monsignor Michele De Rosa, vescovo di Cerreto Sannita e membro della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo: «di questi tempi ho l'impressione che questi ebrei siano sempre così permalosi, che subito si impennano, stanno sempre chiusi come ricci».
Questi ebrei...
Michele De Rosa, lo riscrivo, è membro della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo.
Comunque padre Cantalamessa ha chiesto scusa agli ebrei mentre il popolo di Dio non si lascia impressionare dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti e santa (...) romana Chiesa, naturalmente, dialoga.
Ecumenicamente.
Oltre gli stereotipi.
E quando gli ebrei si convertiranno tutti quanti alla fede cattolica sarà una vera figata.

sabato 3 aprile 2010

Una croce sopra


Il 29 aprile del 1945 Benedetto Croce affidò al suo diario le seguenti parole: «Annunzio la fine del Mussolini e dei suoi gerarchi. Mi è parsa affatto naturale. L'uomo era nullo, e la fine ha confermato questo giudizio. Bisognerebbe dimenticarlo, ma insieme sempre ricordare che moltissimi o i più, in Italia e fuori, lo hanno creduto una grande forza geniale e benefica, e lo hanno plaudito e sostenuto per lunghi anni».

giovedì 1 aprile 2010

Aprile

Vi piacciono, i garofani? A me sì...

Fernando José Salgueiro Maia