giovedì 17 luglio 2008

La notte perfetta per andare in Cina

In talkischeap non segnalo sempre, a chi viene a trovarmi, tutte le cose belle che mi capita di leggere.
Ad esempio, avrei tanto voluto raccontarvi di The Amalgamation Polka di Stephen Wright

(uno straordinario romanzo storico: epico e visionario, sentimentale e violento. In una parola sola, americanissimo) o, per dire, di Storia di un'archivista, di Travis Holland e di Fuori i secondi, dello scrittore argentino Martin Kohan: tutta ottima letteratura davvero. Avrei voluto perché quando mi capita una cosa bella a me piace poterla condividere con qualcun altro.
Ma non l'ho fatto: un po' per pigrizia, un po' perché quando avrei dovuto farlo avevo altro da scrivere, magari qualche cazzata sul Partito Democratico o sulla leggendaria Sinistra Arcobaleno (anzi, la Sinistra, l'Arcobaleno), e voi capirete...
Insomma.

Ieri ho finito di leggere La notte perfetta per andare in Cina di David Gilmour, uno scrittore canadese che si chiama proprio come il chitarrista dei Pink Floyd.
E' la storia di una perdita sconvolgente (il figlio di Roman, un conduttore televisivo di successo, scompare nel nulla in una sera d'inverno, quando il padre lo lascia da solo in casa per andare a farsi un paio di birre in un bar), di un senso di colpa annichilente (“Ovunque guardassi non vedevo che disprezzo. Lo leggevo sui volti degli investigatori quando si presentavano alla porta; lo vedevo nei vicini di casa; lo coglievo in M. quando credeva che io non la guardassi; eppure non protestavo. Pensavo ancora, ne voglio ancora.”) e di un crollo emotivo inesorabile, raccontata senza alcun patetismo e con uno stile (benissimo reso dalla traduzione di Valeria Raimondi) fluido, essenziale, elegantissimo. Sul serio: l'impressione che questo breve romanzo lascia è quella di una grazia narrativa prodigiosa. La voce di Roman, i suoi pensieri, i suoi sogni, i suoi dialoghi con il mondo dei morti si alternano nelle pagine con repentini cambi di marcia, la sua tragedia personale si fa nausea (“Santo cielo, che giornata infinita era stata quella, ed erano solo le due e mezza del pomeriggio. Quanti giorni come questo davanti a me. Giorni e giorni e giorni e giorni e giorni, uno dopo l'altro, che avanzavano ruzzolando come acrobati del circo, diversi fra loro, ma in maniera irrilevante, questo con le braccia lunghe, quell'altro con uno strappo nella manica. Una capriola dopo l'altra e dopo l'altra ancora. Nauseante.), il suo dolore visione e poi, da ultimo, viaggio, in una notte caraibica davvero perfetta per andare in Cina.
Se n'è parlato poco, di questo romanzo bellissimo in cui ogni parola, ogni frase, sembra essere necessaria, come se fosse stata pesata più e più volte dall'autore (“Desidero ringraziare il mio nuovo editor Patrick Crean per avere comperato il libro e poi avermi convinto a buttarlo via e a riscriverlo”). E chissà perché, con tutte quelle miserie di stagione che, giusto dietro l'angolo, riescono infallibilmente a trovare il loro recensore...

David Gilmour è nato a London, nell'Ontario, cinquantanove anni fa. E' stato critico cinematografico, giornalista televisivo e ha diretto per quattro anni il Toronto Film Festival.
A perfect night to go to China è il suo sesto romanzo.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Io non l'avevo nemmeno sollevato, in libreria, perchè ero convinto che l'autore fosse proprio il pinkfloydiano. (Band che mi piaceva fino ad Ummagumma e che poi ho cominciato a detestare sempre più, non tanto per se stessa ma per quello che rappresenta nell'immaginario di tanti italiani tra i 35 e i 60 anni. E cioè IL ROCK. Quasi che tutta la gigantesca storia rockettara fosse omologabile ai suoni precisini dei Floyd. Dal vivo li ho visti una volta, nel 94 o 95, a Udine. Ed ebbi la conferma, l'ennesima, di quanto quel sound magniloquente ma gelido mi sia del tutto estraneo)
Buona vacanza da luciano e idefix

tic. ha detto...

Io con i Pink Floyd mi fermo a THE PIPER AT THE GATES OF DAWN.
Cioè a Syd Barrett.
Ci sono poche cose al mondo che trovo più pallose.
In musica, gli Yes e poco altro.
Sia mille volte benedetto il punk rock, che provò a spazzare via certe (pretenziose e pompose) CAGATE.
In Italia han resistito bene, però.
Un giorno magari proverò a spiegarmi e spiegare il perché (senza pretese di esaustività, al solito).

Detto ciò, ottimo romanzo, quello di Gilmuour.