domenica 6 luglio 2008

Lo zio Willie




Ho da poco finito di leggere Conversazioni con zio Willie, di Robin Maugham.
Lo zio Willie del titolo è uno scrittore che amo molto, William Somerset Maugham. Il nipote, Robin, tra le altre cose, firmò nel 1948 il bellissimo Il servo (portato al cinema da Joseph Losey nel 1963).
Da qualche anno Adelphi sta editando le opere migliori di William Somerset Maugham, un tempo molto vendute (anche nel nostro Paese) e poi molto dimenticate. Del tutto ingiustamente, a mio modesto parere.
Il mondo di cui scriveva Somerset Maugham non esiste più.
E' un mondo di cui certi suoi critici inglesi, chiamiamoli progressisti e chissà se ci capiremo, si sono vergognati un bel po': Somerset Maugham è stato uno dei cantori più intonati dell'alta borghesia e dell'aristocrazia del suo Paese - a cui apparteneva per nascita e di cui condivideva riti e miti, lingua e immaginario - ai tempi in cui l'Impero britannico stava vivendo il crepuscolo della sua storia secolare. Per dirla col poeta, Maugham raccontò della vita ruvida e concreta del buon mercante inteso alla moneta, degli amministratori coloniali, delle grandi piantagioni in Asia (soprattutto tra il Borneo e la Malesia), dei missionari, dei ricconi londinesi che svernavano in Costa Azzurra, tra una festa e l'altra, degli agenti segreti come il signor Ashenden.

Un mondo, ma di più, un ordine, che lo scrittore giudicava con ironia e distacco ma di cui non mise mai in dubbio la legittimità. Ecco perché, per anni, è stato giudicato poco meno che un reazionario (qualcuno ricorda ancora cosa significhi, questa parola?), ben che andasse un frivolo (William Somerset Maugham era uno snob incredibile, altro che il sottoscritto...) di scarsissima coscienza critica per tacere di quella politica. Troppo angusti i suoi orizzonti, troppo poco seria la sua dimensione morale.
Quindi i suoi libri sono stati per anni terribilmente fuori moda. Colpiti da una condanna politica, prima che estetica, sono finiti nel dimenticatoio con la gloria dell'Impero britannico (where the sun never set: don't forget...). Dell'imperialismo dobbiamo vergognarci e basta, ladies and gentlemen. E, già che ci siamo, rimuoviamo pure Somerset Maugham: è così imbarazzante...
Questo nel Regno Unito, e per anni. Da altre parti, beh... E' andata più o meno allo stesso modo.
Oddio, a tanti libri è capitato lo stesso, e per i motivi più diversi. Mica solo a quelli dello zio Willie, dunque.
Ma il tempo spesso (mica sempre, però...) è galantuomo.
Perché è una cazzata, diciamocelo, pensare di emendarsi dalle colpe di un passato imbarazzante attraverso la rimozione dell'opera di uno scrittore (e di Rudyard Kipling ne vogliamo parlare?). E poi l'Impero britannico, piaccia o non piaccia, fu un'impresa immane e sovente eroica a cui lavorarono intere generazioni di inglesi: esploratori, soldati, missionari, scienziati, politici, funzionari di vario livello, cacciatori, avventurieri, criminali e pure qualche scrittore. E fu il retroterra di tutto quanto accadde nel Regno Unito (e quindi nel mondo) tra la seconda metà del Settecento e la prima metà del Novecento. Nel bene e nel male. Per i colonizzatori e per i colonizzati, si intende.
E, detto ciò, Somerset Maugham è stato veramente un grande scrittore, alla fine. Anzi no, meglio: è stato uno straordinario artigiano della scrittura, fenomenale nella dimensione del racconto breve (leggetevi, se vi capita, Pioggia. Lo trovate accoppiato ad un'altra bella botta che si intitola Il reprobo) ma anche nel romanzo (e qui il mio preferito si chiama Acque morte).

La lettura di Conversazioni con zio Willie mi è stata utile, sapete.
Ho appreso delle cose di Somerset Maugham che non conoscevo.
Per esempio, ignoravo che “sulla vita di Willie l'influenza maggiore l'ebbe la balbuzie. A proposito della balbuzie del suo amico Arthur Bennett, Willie scrisse: “Pochi sapevano le umiliazioni cui essa lo esponeva... e la piccola esasperazione di avere sulle labbra una buona battuta, divertente o a proposito, e di non arrischiarsi a dirla per timore che la balbuzie la guastasse. Pochi sapevano la sensazione deprimente di essere ostacolato nel contatto con gli altri. Può darsi che senza la balbuzie, che lo costringeva all'introspezione, Arnold non sarebbe diventato uno scrittore”.
E' probabile che se si fosse liberato dalla balbuzie Willie non sarebbe stato un agnostico; è quasi certo che senza la balbuzie non sarebbe stato uno scrittore; probabilmente avrebbe fatto l'avvocato, come i suoi fratelli. La balbuzie lo rese riservato, lo costrinse a rimanere uno spettatore, fece di lui quell'osservatore distaccato della vita che divenne la prima persona singolare dei suoi libri. La balbuzie rese la sua prosa vigorosa, vivace e concisa, sciolti e efficaci i dialoghi dei suoi lavori teatrali. Forse è a quell'impedimento che Willie dovette la sua fama”.
Nei suoi primi racconti Somerset Maugham tendeva a far uso di una narrazione impersonale o in terza persona (in cui spettava ad uno dei personaggi scoprire qualcosa di decisivo su un altro personaggio), ma col tempo perfezionò la sua tecnica per arrivare a proporre un narratore che non era un vero personaggio del racconto, ma solo un testimone: qualcuno che veniva a sapere da uno dei personaggi la storia di un tale che aveva compiuto un'impresa fuori dal comune.

E non sapevo poi di Gerald Haxton, che Somerset Maugham conobbe durante la Grande Guerra (dove faceva l'interprete per la Croce Rossa) e che fu per anni il suo compagno.
Haxton raccontò a Robin Maugham che suo zio “era un ottimo interprete, ma la timidezza e la balbuzie gli rendevano difficile trattare con i soldati. Non riusciva a parlare con loro”.
E anche nei racconti e nei romanzi, va detto, la simpatia dello scrittore è (sembra) limitata ai personaggi della sua classe sociale: con i personaggi popolari si trova (appare) sempre un po' a disagio.
Il giorno che si incontrarono Haxton gli disse: “Non sarai mai uno scrittore di fama mondiale se non sai entrare in contatto con la tua materia prima”, ovvero con la gente in carne e ossa.
Gerald Haxton voleva passarsela bene, aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, che gli desse vitto e vestiti: “Ti sembrerà strano, ma se fossimo amici anch'io potrei dare a te quello che cerchi: se tu mi portassi nei tuoi viaggi sarei quello che pesca una persona interessante in una bettola e ti rimedia una storia da raccontare”.
Era perciò proprio Haxton, il grande amore di Somerset Maugham, che stava “al club fino a tardi in posti come Penang a far amicizia con piantatori e legulei. Li facevo sbronzare e loro mi raccontavano delle storie, come quella di La lettera, che ascoltai da un avvocato di Singapore e passai a Willie. E a parte questa ne scovai altre decine”.

Chissà se fu lui a scovare la storia di miss Thompson, la puttana di Pioggia...
Se posso permettermi un consiglio, leggetevi qualcosa di Maugham. I testi di cui ho parlato o il capolavoro qui sotto.
Se poi vi garbano le storie con personaggi che si comportano in modo imprevedibile, o che in una situazione difficile, pur non essendo affatto degli eroi, riescono a reagire in modo del tutto inaspettato, believe me: William Somerset Maugham è il vostro scrittore.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Frequentare te e il tuo blog diventa sempre più bizzarro, una specie di battaglia navale in cui a ogni numero si fa centro. Prendiamo questo post: nella mia libreria, i volumi di Maugham (anche edizioni vecchie e recuperate pazientemente sulle bancarelle dell'usato) occupano un bel po' di spazio. Il colpo più fortunato fu, a Palermo, IERI OGGI E SEMPRE (due volumi Omnibus Mondadori che raccolgono tutti i suoi racconti), li pagai venti euro in tutto. Maugham (ma tu lo sai già) è formidabile, un raccontatore eccezionale che solo la demenza delle mode editoriali relegò nel dimenticatoio. Perchè qualcuno dovrebbe spiegarci per quale motivo er pubbbblico de li lettori deve comprare le stronzatine di Coelho e non IL VELO DIPINTO o i romanzinetti di De Carlo e non i gustosissimi libri di Maugham.
Per capire la sua grandezza di narratore basta la stupenda risposta (io la cito sempre quando faccio incontri nelle scuole) che diede a un intervistatore.
"Mr Maugham, qual'è lo scopo di uno scrittore?"
"Costringere il lettore a voltar pagina"
(Tictalkischeap: una volta o l'altra, lo dico per l'ennesima volta, dobbiamo incontrarci. Con tanto di mogli. Per verificare se pure loro hanno delle affinità)http://lucianoidefix.typepad.com/

tic. ha detto...

Sai, Luciano...
Qualcosa mi diceva che Somerset Maugham fosse uno scrittore che amavi pure tu.

Combineremo senza meno, prima o poi.

Anonimo ha detto...

Oooooooooh finalmente qualcuno che condivide il mio pensiero sul fatto che De Carlo sia uno scrittore (?) che fa pena e misericordia. Pari alla Tamaro, che ha venduto 14milioni di copie di un libro per il titolo (se fossero state pagine bianche all'interno sarebbe stato meglio). A proposito di De Carlo e Coehlo, due aneddoti direttamente da Cestino delle meraviglie di Yodoski:
De Carlo: qualche anno fa mi fu regalato un libro di tale autore con lo scontrino nel caso volessi cambiarlo. Lette le prime due pagine, fiondata immediatamente al supermercato dove era stato acquistato, cambiato con una lettiera per gatti modello coperto (e ho anche dovuto aggiungerci qualche euro).
Coelho: Su una copertina di un magazine di recente egli dichiarava: "Come diventare uno scrittore da milioni di copie". Risposta: fregando le idee. Uno dei suoi libri più noti, 11 minuti, è infatti bellamente scopiazzato da "Il manoscritto di Sonia" (di Mariana Brazil) a lui inviato per un giudizio. Tanto è vero che ha poi fatto la prefazione dell'opera per scurarsi.
Povera Italia, diceva, mio nonno.

Anonimo ha detto...

Interessante, da quale di Maugham mi consigli di iniziare?

tic. ha detto...

Da William Somerset, mister felson.
PIOGGIA, in particolare.
Poi vedi tu.

Zimisce ha detto...

Aria sempre più britannica, da qualche post in qua, Tic... Orsù, a questo punto se ne aspetta uno sul grande Ruyard!

Comunque mai letto Maugham, appena torno provvederò di certo.

tic. ha detto...

Mi fa piecere che sto cazzo di blogghe serva a qualcuno e a qualcosa...

Anonimo ha detto...

Mi associo a Tic: per conoscere Maugham cominciate con Pioggia, un racconto lungo (o romanzo breve? O come dicono gli anglosassoni "novellette"? Oppure...? Ma chi se ne importa: è un capolavoro) http://lucianoidefix.typepad.com

Anonimo ha detto...

chi ha mai detto che sto blog non serve...
"vendo miglior offerente copia de: SCHIAVO D'AMORE. Ottimo stato, l'autore non ha mantenuto la minaccia di far voltar pagina al lettore.
eventualmente permuto con numeri di zagor o supersex"

tic. ha detto...

Il mondo è bello perché è vario!

Anonimo ha detto...

Mi associo.
Comunque, da ragazzino preferivo Kinowa (come avventure western) e Isabella o Angelica (come fumetti erotici)
http://lucianoidefix.typepad.com/

tic. ha detto...

Io da bimbo-bimbo, Il Comandante Mark, Tex Willer e Zagor, lo spirito con la scure.

Poi man mano che son cresciuto Mister No e la folgorazione: Ken Parker!

Evviva la Bonelli, as you can see...
Poi sono arrivate le riviste dei primi anni Ottanta: METAL HURLANT, PILOT, L'ETERNAUTA, ORIENT EXPRESS su su fino a COMIC ART.
E quindi Magnus, Tardi, Bilal, Pazienza, Munoz e Sampayo e mille altri.

Quanto al porno, ah...

Il riferimento de lalligatore a SUPERSEX mi commuove.
Gabriel Pontello è stato un EROE, per me!
E pure per lui, a quanto pare...
Ifix tchen tchen!!!

Anonimo ha detto...

Tic: mai letto il mio amico Alberto Ongaro? Grande romanziere, amico e collaboratore di Pratt (da giovani...adesso ha 83 anni), sceneggiatore di fumetti (Mister No, Nick Raider, Eternauta, L'Ombra, Junglemen...) spesso con lo pseudonimo di Alfredo Nogara. Ma soprattutto autore di alcuni romanzi formidabili.
Prova con LA TAVERNA DEL DOGE LOREDAN. Se non ti piace, me lo rimandi e te lo rimborso.
http://lucianoidefix.typepad.com/

Anonimo ha detto...

A scoppio fortemente ritardato, posto (horribili scriptu)meglio scrivo questa mia: di William Somerset Maugham consiglio, cari maughamiani, oltre ai classici e dimenticati “Passioni” e “Pioggia” (atmosfere sudaticce nel film del 1953 di Curtis Bernhardt con Rita Hayworth, Charles Bronson, José Ferrer, Aldo Ray, Russell Collins: in un'isola dei mari del Sud Miss Sadie Thompson, ballerina-cantante di frivola moralità innamorata di un sergente di bollente sangue irlandese, incontra il ricco figlio di missionario protestante che cerca di portarla - per fortuna inutilmente - sulla via del bene), consiglio, dicevo, »Il signore in salotto« e »Don Fernando« sempre per i caratteri della allora (1952-1958-1963) indipendente Mondadori e oggi appartenente al »più grande spacciatore di tette del mondo dopo Hugh Hafner« - parole di Michele Serra nell'Amaca del 6 agosto 2008 riguardante la censura preventiva dei capezzoli della »Giustizia« del Tiepolo che fa da sfondo alle conferenze stampa del governo - forse ho abbondato in incisi e mi sono perso – ecco, riprendo il filo, in cui alla misurata facondia letteraria del Nostro si aggiungono digressioni storico-estetiche su »l'arte per l'arte«, il Barocco ed El Greco. Una lettura piacevole (come si suol superficialmente dire) che fa sospettare di plagio - voluto e rielaborato o digerito - diverse atmosfere hispaniche hemingwaiane. Cercare, trovare, leggere.

Anonimo ha detto...

Salve il mio mail e' famo978@gmail.com p.f cerco Supersex e la banda di Bonnie, del 24 gennaio 85, n. 156, o almen i dialoghi, senza impegno. Grazie salve