sabato 28 febbraio 2009

E' la scienza, bellezza!

Sul Manuale di Medicina Legale e delle Assicurazioni di Adamo e Querci c'è scritto che “con la morte cerebrale si ha l'impossibilità non solo alla vita di relazione ma anche alla prosecuzione autonoma della vita vegetativa. Il soggetto decerebrato dovrebbe considerarsi a tutti gli effetti morto anche se il suo organismo continua a vivere, tramite l'artificio delle tecniche rianimatorie, ad un livello puramente vegetativo”.

Le mie più sentite condoglianze alla signora Gasparri.

venerdì 27 febbraio 2009

If you want blood...

Su la Repubblica di ieri c'era scritto che il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, sarebbe “un fautore del nucleare” e che “tra i nuovi siti di cui si parla c'è Monfalcone”, la mia città (vabbé, città... si fa per dire).
E io sento il sangue (come mi capitava, talvolta, quando facevo politica attiva).
Sento il sangue.
Com'è che dev'essere, eh?

mercoledì 25 febbraio 2009

E adesso?


Mi chiede mia moglie: “E adesso che cosa farà, il signor Walter Veltroni?”.
Rispondo che, se io fossi in lui, mi piazzerei per un paio di mesi in un'isola greca. Me ne starei tutto il giorno davanti al mare, a leggere.

Poi me andrei in Borgogna, in giro per cantine; in Bretagna, a mangiare ostriche; in Irlanda - nella contea di Sligo (magari in bicicletta) e poi su nel Donegal - perché in Irlanda c'è un pezzo del mio cuore.

Poi, vediamo...
Una puntatina nell'Alentejo? Le rovine di Cirene? Petra?

Sicuramente sarò nel New England (Dum-de-dum-de-dum-dum-da-dum-day/ Oh, New England./ Dum-de-dum-de-dum-dum-da-dum-day/ Oh, New England) per l'estate indiana (e mi concederò astici a cappelli!).

Poi New York, che se sono Veltroni a New York c'ho pure l'appartamento.
In the Big Apple resterò sicuramente fino a Natale: concerti, mostre, librerie, spettacoli teatrali e magari partite di basket (che, siccome sono Veltroni, mi garbano un sacco).
Poi... Boh. Qualcosa mi verrà in mente.

Le Barbados? Antigua?

Ma il vero Veltroni non farà proprio niente di tutto questo, ci scommetto: resterà a Roma, povero fesso, a rompersi il cazzo.

lunedì 23 febbraio 2009

Non ho letto il libro, ma ho visto il film

Secondo Graham Greene, “il ruolo dello scrittore è quello di suscitare nel lettore simpatia verso quegli esseri che ufficialmente non hanno diritto alla simpatia”.
Bene: ieri sera sono stato malissimo, al cinema, per le disgrazie di Hanna Schmitz (letteralmente: ho sofferto insieme ad Hanna Schmitz, perché questo significa simpatia), una kapò delle SS processata e condannata per crimini di guerra, magistralmente interpretata da una Kate Winslet sempre più brava (ammirata di recente nel bellissimo Revolutionary Road), e ho capito (forse...) che cosa Graham Greene intendesse dire.

The Reader è un film sul senso di colpa (quello di un uomo e quello di un intero popolo) e sul potere della Cultura, enorme ma revocabile in ogni momento: come scrisse una volta George Steiner, “il «meraviglioso giardino» di Goethe è vicino al lager di Buchenwald”. Ovvero, dobbiamo sempre interrogarci sui rapporti che intercorrono “tra la nostra immensa storia culturale, orgoglio infinito della nostra civiltà, e la barbarie”).
Fate un salto al cinema che ne vale la pena.
Quanto a me, vedrò di trovare il tempo per leggere A voce alta (Der Vorleser), il romanzo di Bernhard Schlink da cui il film è stato tratto: che se tanto mi dà tanto...

sabato 21 febbraio 2009

...in ore stultorum (ovvero, ultime notizie dalla tolda del Titanic)


Il disastro di questi giorni è riuscito comunque a regalarmi un paio di momenti di assoluto spasso.
L'uscita di Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma (presentato, nell'ultimo numero de L'Espresso, come uno dei trenta-quarantenni dello stretto giro veltroniano da “lanciare”), ad esempio, è stata davvero magistrale.
Secondo il nostro, L'opportunità, cantata a Sanremo da Pupo, Paolo Belli e Youssou'n Dour, “è una canzone bellissima che illumina di speranza la cappa di angoscia e di paura che ci sta permeando”.
E insomma...
"Io vorrei che in questi giorni cosi pieni di paure/ ci stringessimo la mano come fra persone vere/ senza rancori o diffidenza lasciando posto alla speranza/ che con un briciolo di sole si uniforma ogni colore./ Vivere insieme poi non è impossibile dipenderà da noi/ vivere l’essere diversi come un’opportunità".
A Zingaretti, uno dei trenta-quarantenni dello stretto giro veltroniano da lanciare (dove?), tutto ciò pare molto bello. A me, chissà perché, i versi de L'opportunità ricordano quelli dell'immortale Cicciottella (firmata da Bruno Lauzi e Pippo Baudo), indimenticato inno ambientalista cantato da Loretta Goggi: "Ci ho pensato su/ non consumo più/A E I O U /Se non hai carbone per riscaldarti/ non arrabbiarti/metti un poco di allegria/ la tua mano nella mia/ basta il nostro batticuore/come fonte di calore/e vedrai che il nostro amore/tutto il freddo porta via!”.
Comunque sia, mentre io ero lì che ragliavo cose tipo "ma checcazzo, che minchia di agente c'ha, Youssou'n Dour? Ma gliel'hanno spiegato chi è Pupo? E, se sì, lui ha poi provveduto a spiegarlo al suo rappresentato?”, Zingaretti, dirigente veltroniano trenta-quarantenne da lanciare, vedeva invece oltre le cose. E pensava, evidentemente, alla politica culturale del PD.
Come possiamo illuminare di speranza quella cappa di angoscia e di paura che ci sta permeando tutti? Come possiamo arrestare la marea montante del fascioleghismo?
Come possiamo far tornare egemoniche, nella (razzistissima) società italiana, le parole solidarietà, accoglienza, fraternità?
Ma con l'apporto del compagno Enzo Ghinazzi in arte Pupo, per dio!
Che Nicola Zingaretti, veltroniano da lanciare, sia l'ultimo dei gramsciani?
Grandioso anche Renato Nicolini (uno che, quando si parla di lui, viene presentato, immancabilmente, con le seguenti parole: “ideatore dell'Estate romana degli anni Settanta”. Ovvero, trattasi di un veltroniano ante litteram...) o forse il giornalista de la Repubblica che ne riporta il pensiero, Carmelo Lopapa (ma io preferisco decisamente pensare alla grandezza di Nicolini): “Primo, il Pd rischia di non sopravvivere al big ben, ma meglio l'estinzione che assistere allo scontro perenne di queste due burocrazie armate...”. Avete inteso, si? Il Pd rischia di non sopravvivere al big ben.
E mò tiremm innanz, compagni.
Tiremm innanz...

giovedì 19 febbraio 2009

Muddy Waters


"Muddy è il braccio rassicurante di un amico sulla spalla. Ne abbiamo bisogno, sapete? Può essere molto buio, ragazzi, in quell'angolo oscuro dentro di noi."

(Keith Richards)

mercoledì 18 febbraio 2009

L'animale totemico di noi democratici


Il tordo bottaccio.


P.S.
Ovvero, un animale che si fa infilzare volentieri...

Il mio quotidiano

Ieri su la Repubblica Massimo Giannini ha scritto che Berlusconi “può anche candidare un Carneade contro il parere dei suoi alleati, come ha fatto con Gianni Chiodi in Abruzzo. Può anche candidare il figlio del suo commercialista facendolo sapere agli alleati attraverso i giornali, come ha fatto con Cappellacci in Sardegna. Può anche candidare il suo cavallo, come fece Catilina”.
Catilina, vicedirettore? Proprio sicuro che fosse Catilina, quello che candidò il suo cavallo? E, senta un po', sarà mica stato per tale bizzarria che Marco Tullio Cicerone ce l'aveva così tanto su con lui?

Caligola, vicedirettore. Non Catilina: Caligola (e sembra siano solo ciàcole, in realtà. Cassio Dione, a un paio di secoli di distanza dal regno di Caligola scrisse che l'imperatore invitava spesso a pranzo il cavallo di cui sopra – la bestia si chiamava Incitatus - e “gli offriva chicchi di orzo dorato e brindava alla sua salute in coppe d'oro; giurava inoltre in nome della salvezza e della sorte di quello e aveva anche promesso che lo avrebbe designato console, cosa che avrebbe sicuramente fatto se fosse vissuto più a lungo”. Lo aveva solo promesso, capito? Se non bastasse la testimonianza di Cassio Dione, eccovi quella del pettegolissimo Svetonio, che scrisse pure prima di Cassio Dione - più vicino, cioè, all'età di Caligola: “oltre ad avergli fatto costruire una scuderia d’avorio e una mangiatoia d’avorio, gli regalò gualdrappe di porpora e finimenti con gemme, una casa e un gruppo di servi; si dice che avesse voluto designarlo console”. Consulatum quoque traditur destinasse. Stando ai 'si dice', capito? Non c'è scritto nemmeno in Svetonio che l'imperatore Caligola avesse nominato console il suo caro amico Incitatus).
A Berlusconi, invece, è riuscito di nominare Ugo Cappellacci - perché questo ha fatto: l'ha proprio nominato, e nessuno ha saputo opporglisi - Presidente della Sardegna.

Ma su la Repubblica di ieri il migliore è stato decisamente Curzio Maltese.
Il grande giornalista si è prodotto in un panegirico di Matteo Renzi, il “capo degli scout” che ha vinto le primarie del Pd a Firenze (“dalla sua ha l'età, 34 anni, l'energia, il talento di creare dal nulla eserciti di volontari e di catturare voti a destra e a sinistra via Internet”. E mecojoni!).
L'ultima domanda al nuovo che avanza è stata la seguente: “Fra cinque anni, a fine mandato, lei avrà 39 anni. E' vero che punta a diventare leader nazionale? Confido che non lo ammetterà mai”. Lo sventurato risponde: “Fa bene. Comunque sindaco devo ancora diventare. E già mi pare incredibile. Ma ci pensa, che cos'è essere sindaco di una città meravigliosa, conosciuta in ogni angolo di mondo? Una volta sindaco, ci sarà tantissimo lavoro da fare, perché a Firenze molto non è stato fatto negli ultimi anni. Se non sarò stato capace, la mia carriera politica finirà lì. Altrimenti, se ne riparla”.
E non sembra una minaccia, questa?
Renzi è quello che, nel bel mezzo dell'inchiesta sugli affari di Ligresti nell'area del Castello (inchiesta che portò all'avviso di garanzia per l'assessore sceriffo Graziano Cioni), quando sembrava che le primarie fiorentine del Pd dovessero saltare, dichiarò: “Io mi ritiro solo se me lo chiede Gila!”. Gila, capite? Gila: perché è così che parla oggi la gente, raga!
Renzi, che se le primarie le avesse vinte il compagno Cioni gli avrebbe fatto da vice, si sa.
Renzi. Per i suoi sostenitori, l'Obama italiano.
Renzi. Con questa faccia.

Chiudo qui, raga, che mò devo correre in edicola a comprare la Repubblica.
As usual.

martedì 17 febbraio 2009

Gherra a custa razza de bastardos



Pensavo (ma forse solo speravo) che Renato Soru avrebbe vinto. Perciò avevo preparato il seguente post.


Procurade e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pe' in terra!
Declarada est già sa gherra
Contra de sa prepotenzia,
E cominzat sa passienzia
In su pobulu a mancare.

Mirade ch'est azzendende
Contra de ois su fogu;
Mirade chi non est giogu
Chi sa cosa andat a veras;
Mirade chi sas aeras
Minettana temporale;
Zente cunsizzada male,
Iscultade sa 'oghe mia.


Vi è mai capitato di ascoltare l'inno Su patriotu sardu a sos feudatàrios, meglio conosciuto come Procurade 'e moderare (o magari pure come Barones sa tirannia...)? No?
Beh, è arrivato il momento, direi... Buttatevi su YouTube, forza. Qualche bello spirito l'ha definito "la Marsigliese sarda": sono 375 versi, articolati in 47 ottave logudoresi, composti dall'ozierese Francesco Ignazio Mannu e pubblicati per la prima volta in Corsica nel 1794.


E invece...
Invece, alla fine, Caligola è riuscito a far eleggere il suo cavallo alla presidenza della Regione Sardegna. Che dire, adesso, all'imperatore? Mah, per quanto mi riguarda, solo questo:

A terra sos malos usos,
A terra su dispotismu;
Gherra, gherra a s'egoismu,
Et gherra a sos oppressores.

Gherra. Iscultade sa 'oghe mia: gherra!
E che uno tsunami possa spazzar via Villa Certosa in questo preciso momento.

domenica 15 febbraio 2009

No time for Belushi


Oggi la Repubblica dedica un articolo/intervista a John Landis.
Tra i film citati da Claudia Morgoglione ci sono I tre amigos e Spie come noi, operine minori e serenamente prescindibili, ma non Tutto in una notte (Into the night, 1985): chissà perché...
E' uno dei film più belli di Landis.
Al di là delle interpretazioni di Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer, sono indimenticabili il Bruce McGill (l'attore che interpretava Daniel Simpson Day in Animal House: per me, un mito!) che vive in una specie di (patetico...) Elvis Presley Memorial, David Bowie e Carl Perkins che si eliminano a vicenda, i camei di Jack Arnold, David Cronenberg, Jonathan Demme, Lawrewnce Kasdan, Paul Mazursky, Don Siegel (come dire: al miglior cinema americano del Novecento, from Landis, with love) e, dulcis in fundo, i folli, esilaranti, killer iraniani: uno di essi (lo sapeva, Claudia Morgoglione?) era proprio John Landis.
Comunque, ad un certo punto la giornalista scrive che il regista prova un amore speciale per gli attori brillanti, “e infatti al centro della sua comicità ci sono sempre gli interpreti. A partire dal più geniale che lui abbia mai diretto: John Belushi. Un talento straordinario che – se fosse sopravvissuto ai suoi eccessi – avrebbe appena compiuto sessant'anni. «Era unico», ricorda, «aveva la capacità di darsi completamente: la voce, il corpo, le parole. Sapeva fare tutto, e far ridere di tutto. Una forza della natura, un trascinatore. Ogni tanto, nel corso del tempo, ho sentito dire di questo o quell'attore: “E' il nuovo Belushi”. Ma non è vero, è solo propaganda. Perché sappiamo tutti che uno come lui non ci sarà mai più. Specie in un cinema come quello attuale».
Troppo vero, troppo vero...
Oggi, dice Landis, «a dettare le regole del gioco sono i giganti, le multinazionali, coi loro anonimi executive. Major che spendono venti milioni di dollari solo per promuovere una pellicola non degnerebbero di uno sguardo Animal House, che ne è costati meno di due». Triste, no?

venerdì 13 febbraio 2009

Grande è la confusione sotto il cielo...


...ci si può solo perdere.

giovedì 12 febbraio 2009

Parole celebri dalle mie parti (n.53)


"Gli ottimisti scrivono male."

(Paul Valery)

martedì 10 febbraio 2009

La difendiamo tutta? (ovvero, un promemoria e qualche dubbio)

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
(Art. 7 della Costituzione repubblicana)


Il lavoro dell'Assemblea Costituente fu condizionato pesantemente dalle ingerenze vaticane. Il papato voleva (fortissimamente, voleva...) che il Concordato firmato nel 1929 tra santa (?) romana chiesa e Benito Mussolini fosse incluso, senza modifiche e ritocchi di sorta, nella Costituzione della Repubblica italiana. Il Concordato, lo ricordo, tra le altre cose proclamava il cattolicesimo religione ufficiale dello Stato e rendeva obbligatoria l'educazione religiosa nelle scuole. Fino all'ultimo i comunisti (e come loro tutti i partiti laici) si opposero a questa richiesta. Ma il 24 marzo 1947 Palmiro Togliatti convocò il gruppo parlamentare del suo partito e spiegò che i comunisti avrebbero dovuto difendere il Concordato per rafforzare la pax religiosa nel Paese e mantenere aperto il dialogo con i cattolici. Tutti i comunisti, ad eccezione di Teresa Noce, fecero quello che chiedeva il loro capo e votarono a favore dell'articolo 7. Di tutto ciò avevo già scritto, poco più di un anno fa.
A quel vecchio post (http://tic-talkischeap.blogspot.com/2008/01/ricominciamo.html) ho deciso di aggiungere qualcosa.
Così scrisse Piero Calamandrei («Il Ponte», anno III, n. 4, aprile 1947 ): “(...) se debbo giudicare dalle chiare apparenze, quali nel giorno della votazione poterono esser valutate da tutti gli osservatori presenti nell'aula, ho l'impressione che la improvvisa decisione dei comunisti di votare a favore dell'art. 7 sia stata una sorpresa anche per i democristiani: e non una gradita sorpresa. Da diversi deputati cattolici, che ho ragione di ritener sinceri, mi fu assicurato che essi prima del discorso di Togliatti erano convinti che l'art. 7 sarebbe passato con pochi voti, coi soli voti dei democristiani e delle destre, e che i comunisti avrebbero votato contro: e di tale opinione rimasero fino a quando quel discorso arrivò alla inaspettata perorazione.No, il voto favorevole dato dai comunisti alla formula confessionale proposta dai cattolici è stato un dono senza contrattazione e talmente gratuito, che i cattolici non solo non avevano fatto nulla per procurarselo, ma avevano fatto tutto quanto era in loro per liberarsene. Essi speravano di poter riuscire a portare alla vittoria il loro articolo colle sole loro schiere, colle milizie della fede, senza ricorrere ad impure alleanze contaminatrici (pensate alla umiliazione che avrebbe provato Goffredo Buglione se per liberare il Santo Sepolcro avesse dovuto farsi dare una mano da un esercito di saraceni...). In tale speranza essi avevano cercato di chiudere il varco, a cominciar dalle discussioni preparatorie, ad ogni tentativo di soluzioni intermedie. E nonostante questo, all'ultimo momento, i comunisti hanno voluto a tutti i costi regalare ai cattolici quel contributo di voti che questi avevano fatto di tutto per respingere, ed hanno ottenuto così che i cattolici non possano più sventolare di fronte agli elettori il vanto di essere riusciti a salvare la religione con le loro sole forze...Si è pensato che in questo reciproco atteggiamento dei due partiti molto abbian giuocato considerazioni di carattere elettorale.Togliatti nel suo discorso volle metter su questo punto le mani avanti; e dichiarò che nella decisione di votare a favore dell'art. 7 il calcolo elettorale non entrava per nulla. Ma questa frase suscitò, nell'aula, una di quelle reazioni clamorose di incredulità che nello stile dei resoconti parlamentari possono essere qualificate, secondo i casi, come «"mormorii"», o come «"rumori"» o anche come «"ilarità"».In realtà tutta l'attività dell'assemblea costituente è stata ed è inquinata da questi struggenti patemi d'animo, collettivi ed individuali che si chiamano nel gergo politico le «preoccupazioni elettoralistiche». E' stato detto, con una frase che ha fatto fortuna, che una costituzione per essere buona «dovrebbe essere presbite», cioè guardar lontano, verso il remoto avvenire; ma la nostra costituzione purtroppo, rischia di nascere miope, se non cieca addirittura, come le talpe. Gran parte di coloro che la preparano non vedono molto al di là del proprio naso: e la punta del naso è, per molti uomini politici, segnata dalla data delle prossime elezioni.
Ora non si può escludere che proprio questa miopia sia stata una delle cause determinanti del voto sull'art. 7. I democristiani assaporavano già quale irresistibile argomento di propaganda avrebbe potuto essere nella prossima campagna elettorale il vanto di essersi trovati soli a difendere la religione contro i nemici coalizzati di essa e specialmente contro i comunisti. Tutti ricordano con quale abilità e con quale fortuna nelle elezioni del 2 giugno i democristiani si servirono a proprio vantaggio di questo argomento: è quindi verosimile che essi abbiano adottato sull'art. 7 un atteggiamento intransigente proprio per costringere le sinistre, e specialmente i comunisti, a votar contro, e ad attirarsi così la taccia compromettente di nemici della Chiesa.Ma i comunisti (questa potrebbe essere una spiegazione) hanno capito il gioco e l'hanno sventato: votando a favore dell'art. 7 hanno spezzato in mano dei democristiani l'arma più potente che questi stavano affilando contro di loro per la prossima lotta elettorale. Questa è stata del resto la spiegazione che un deputato comunista mi ha dato, sia pure in tono scherzoso, del loro voltafaccia:
- Abbiamo voluto evitare che nella prossima campagna elettorale i democristiani ci possano rappresentare come anticlericali...
- Ma non temete che così qualcuno possa combattervi come alleati dei clericali?
- Certo questo accadrà. Ma saranno voti che andranno ai socialisti".

Stava parlando, quell'anonimo deputato comunista, delle elezioni dell'aprile '48, quelle che consegnarono alla DC un'egemonia quasi cinquantennale dopo una vittoria schiacciante.
Grande scuola, quella togliattiana, eh?
La stessa che ha frequentato, con molto profitto, il mio vecchio amico D'Alema. Ci si imparava il realismo, a quella scuola: il realismo prima di tutto, il realismo sopra tutto, il realismo alla facciaccia di qualsiasi principio (eh, si: bastava adoperare l'aggettivo 'astratto' e i principi, come per magia, si potevano pure fumare nelle pipe). Giusto un esempio, visto che cade a fagiolo: nel testo citato, Calamandrei rilevava pure l'opinione espressa da Palmiro Togliatti in un articolo - comparso sull'«Unità» del 2 aprile 1947 - dedicato agli Azionisti (che furono fermamente contrari al recepimento dei Patti Lateranensi nella Carta costituzionale): “la fondamentale debolezza di questi «ultimi mohicani»” consisteva, secondo l'intelligentissimo segretario del PCI, “nella mancanza del «senso delle cose reali, che dovrebbe invece essere ed è la qualità prima di chi vuole impostare e dirigere un'azione politica»”.
Ora, sul serio: non ce l'ho coi comunisti. Quanto segue, ad esempio, l'ha detto un comunista: “Il concordato è il riconoscimento esplicito di una doppia sovranità in uno stesso territorio statale. Nel mondo moderno, cosa significa la situazione creata in uno Stato dalle stipulazioni concordatarie? Significa il riconoscimento pubblico a una casta di cittadini di determinati privilegi politici. La forma non è più quella medievale, ma la sostanza è la stessa”. Suona un po' diverso da Togliatti, no? Infatti è Gramsci.

E non ce l'ho nemmeno coi realisti, in fondo.
Ecco, il mio problema (ammesso e non concesso che sia un problema) è che mi stanno pesantemente sul cazzo quelli che Parigi val bene qualsiasi messa (e qui vengono in mente le parole con cui Benedetto Croce respinse i Patti Lateranensi: “Accanto o di fronte agli uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri pei quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza. Guai alla società, alla storia umana, se uomini che così diversamente sentono le fossero mancati o le mancassero”).
E pure quelli che si imbucano alle beatificazioni degli amici di Francisco Franco e di Augusto Pinochet.

P.S.
Comunque, siamo sicuri che proprio tutta tutta tutta la Costituzione repubblicana sia da difendere lancia in resta (pure l'art. 7, intendo)? Siamo sicuri?
Vabbuò, comunque: difendiamola (ma, per quanto mi riguarda, solamente perché i suoi nemici li disprezzo per davvero). Comunque, voi ricordatevelo sempre: “L'articolo sette, Togliatti ce lo dette, - disse il marito alla moglie, - e guai a chi ce lo toglie”. Così Mino Maccari: canaglia...

P.P.S.
Per onestà. Un grande storico, Giorgio Candeloro - pur ritenendo che i Patti Lateranensi siano stati introdotti nella nostra Costituzione in aperto contrasto con parecchi dei suoi articoli (vedi ad esempio quello che sanciva l'uguaglianza di fronte alla legge indipendentemente dal sesso, dalla lingua e dalla religione) – ha difeso l'operato di Togliatti sostenendo che l'art. 7 sarebbe stato comunque approvato (anche se, si presume, solo per cinque voti) e che la decisione del Migliore “contribuì ad evitare che la lotta politica... assumesse il carattere di guerra religiosa e degenerasse in forme di tale asprezza da rendere impossibile il permanere del regime democratico” (da Storia dell'Italia moderna, vol. XI, Milano 1986, pp. 127-129).
Opinioni (a me suonano un po' come divinazioni, ma insomma...): vedete voi che farne.
Opinioni che non cambiano in niente, però, ciò che penso di quelli che, siccome Parigi sembra valer bene una messa, eccoli che si imbucano, lesti lesti, alla beatificazione di Escrivà de Balaguer...

lunedì 9 febbraio 2009

Un abbraccio fortissimo


Beppino Englaro. Papà di Eluana, eroe civile.

Il capogruppo alla Camera e i casi di coscienza (ovvero: ultime notizie dalla tolda del Titanic)


In Parlamento, nelle prossime ore, verrà messo in votazione un disegno di legge che interverrà su una materia già oggetto di sentenza definitiva da parte della magistratura, il caso Englaro.
Il ddl dice che “in attesa dell'approvazione della completa e organica disciplina legislativa sul fine vita, alimentazione e idratazione in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzato ad alleviare la sofferenza non possono in alcun caso essere sospese da parte di chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi”.
Ma quello che dice a me pare del tutto irrilevante.
Ripeto: il legislatore interverrà su una materia già oggetto di sentenza definitiva da parte della magistratura: può farlo? A me pare di no. Non dice qualcosa, in proposito, la Costituzione repubblicana?
E il punto, poi, è il Partito democratico. Ovvero, la qualità della sua opposizione parlamentare. Ovvero, la sua cultura politica.
Parecchi parlamentari del Pd voteranno il ddl. E lo faranno nello stesso momento in cui il partito (anche a nome loro?) promuove "una manifestazione in difesa della Costituzione” dopo gli attacchi del Presidente del Consiglio Berlusconi alla Carta e “di fronte al tentativo di aprire un conflitto istituzionale nei confronti del Presidente della repubblica”.
Io non so più cosa pensare. Davvero.
La ciliegina sulla merda? Eccola qua: sono parole del capogruppo del Pd alla camera dei deputati, Antonello Soro.
“Al di là del giudizio di merito su quella legge e del voto che ciascuno vorrà esprimere, una disciplina ce la daremo nel senso che non faremo il piacere a Berlusconi di fare dell'ostruzionismo”.
Nel Pd certi voteranno 'sì', certi voteranno 'no', altri dicono che non parteciperanno al voto: libertà di coscienza per tutti, insomma (se ne deduce - io, almeno, ne deduco - che la libertà di coscienza di un singolo deputato vale molto di più, per il Partito democratico, del corretto equilibrio tra i poteri dello Stato). Libertà di coscienza ma niente ostruzionismo.
Quindi prego: accomodatevi pure. Tanto, noi abbiamo organizzato una ricca manifestazione in difesa della Costituzione che si svolgerà martedì 10 febbraio alle ore 18 in piazza Santissimi Apostoli a Roma. Unico a prendere la parola sarà il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, presidente emerito della Repubblica.
Sapete, no, della Repubblica?
Massì, dai: la Repubblica...

domenica 8 febbraio 2009

Una segnalazione


E' in uscita, per minimum fax, una nuova edizione de La solitudine del maratoneta, di Alan Sillitoe.
Ne avevo già parlato, in talkischeap (http://tic-talkischeap.blogspot.com/2007/10/proposito-di-canzoni-e-di-maratoneti.html). Era l'ottobre del 2007. Il mio quindicesimo post (o giù di lì...).
Ricordo che qualcuno, al tempo, mi chiese perché caspita avessi mai scritto di Tom Courtenay, di Tony Richardson e di Alan Sillitoe.
Io lo capii una decina di giorni dopo, il perché. Nel momento in cui decisi anch'io di smettere di correre (e di chiudere, in questo modo, una lunga pagina della mia vita).


Il corridore alle mie spalle doveva essere molto lontano perché era tutto così tranquillo, e c'era persino meno rumore e movimento che alle cinque di un gelido mattino d'inverno. Non era facile capire, e tutto ciò che sapevo era che dovevi correre, correre, correre, senza sapere perché correvi, ma via che andavi attraverso campi che non capivi e dentro boschi che ti mettevano paura, scavalcando colline senza sapere che eri salito e disceso, e saltando ruscelli che t'avrebbero gelato il cuore se ci fossi caduto dentro. E il traguardo d'arrivo non era la fine, anche se la folla t'avrebbe accolto con applausi, perché dovevi continuare a correre prima di riprender fiato, e l'unica volta in cui ti fermavi sul serio era quando inciampavi in un tronco d'albero e ti rompevi l'osso del collo oppure cadevi in un pozzo abbandonato per giacere in eterno nelle sue buie viscere. Allora pensai: no, non mi lascio mettere nel sacco da questa presa in giro della gara, questo correre e cercare di vincere, questo trottare per un pezzo di nastro azzurro, perché non è questo il modo di tirare avanti, per quanto loro spergiurino che lo è. Non dovresti preoccuparti di nulla e andare dritto per la tua strada, non lungo un percorso segnato apposta per te da gente che tiene in mano una caraffa d'acqua e una bottiglia di tintura di iodio nel caso tu cada e ti tagli per poterti raccattare – anche se vuoi restare dove sei – e rimetterti in moto.
(da La solitudine del maratoneta, Einaudi, Torino, 1981, pp. 52-53).

Il vicesegretario (ovvero: ultime notizie dalla tolda del Titanic)

“Di fronte a temi così ogni parlamentare risponde alla sua coscienza. E in particolare, i cattolici del Pd conoscono da cento anni la lezione dell'autonomia delle scelte politiche. Ascolteranno le parole della Chiesa, ma poi decideranno secondo coscienza. Non accetterebbero indicazioni di voto, che certamente non arriveranno, da parte della Chiesa.”

(Dario Franceschini, vicesegretario del Partito democratico)



Avete inteso, si? Bene, allora segnàtevelo...
I cattolici del Pd conoscono da cento anni la lezione dell'autonomia delle scelte politiche: perciò ascolteranno le parole della Chiesa, come no, ma non accetterebbero mai e poi mai delle indicazioni di voto, che certamente non arriveranno, da parte della Chiesa medesima.
Nella foto, il vicesegretario.

sabato 7 febbraio 2009

Paraculeggiate, paraculeggiate: qualche cosa resterà...

Sulla devastazione in corso d'opera, davvero imperdibile la posizione del Casini.

Secondo il quotidiano la Repubblica, l'Udc 'nel merito condivide la forzatura del decreto “salva-Eluana” (del resto erano stati proprio i centristi ad invocarlo per primi)' e con Pier Ferdinando Casini ribadisce 'il «massimo rispetto per le motivazioni del capo dello Stato di cui apprezziamo il ruolo»'.
Là. Col Berlusconi eversivo MA ANCHE un po' col presidente Napolitano, dai...
Che c'è? Vi ricorda forse qualcuno?

Pensiero stupendo



Nerone. L'ammazzacristiani.

venerdì 6 febbraio 2009

See you down the road

Si chiamava in realtà Erick Lee Purkhiser.
Lo si conosceva (quelli che lo conoscevano) con il nom de plume di Lux Interior, era il cantante dei Cramps nonché uno dei più straordinari frontman della storia del rock'n'roll: spiritato, epilettico, minaccioso, isterico, felino, sciamanico. In una parola, selvaggio (but really wild, che cazzo vi credete?).
Se n'è andato due giorni fa, a sessantadue anni compiuti da qualche mese. Aveva il cuore malato.
Cosa posso dirvi dei Cramps? Vediamo... I Cramps sono un film di Jack Arnold. Sono una storia da Tales from the Crypt (prossimamente su questi schermi, tra l'altro). Sono un episodio di Twilight Zone. Un immaginario fatto di mosche umane, teenager che sono lupi mannari, idoli voodoo, balli di zombi, appuntamenti con Elvis. Garage Songs From Outer Space (if you know what I mean...) che suonano un po' horror movie e un po' cartoon.
Eppoi, vedete, la prima volta che ho sentito Tear It Up di Johnny Burnette, Strychnine dei Sonics, Primitive dei Groupies, Fever di Little Willie John, Sunglasses After Dark di Dwight Pullen, The Way I Walk di Jack Scott, The Crusher dei Novas e forse (forse...) persino Psychotic Reaction dei Count Five e Surfin' Bird dei Trashmen, è stato sui dischi dei Cramps. Come dire che c'è un pezzo del mio cuore su Off The Bone, Songs The Lord Taught Us e Psychedelic Jungle.
Oggi sono entrato nel sito internet della band e ho firmato il guestbook. Ho scritto così: “Ciao Lux. See you down the road”.
Sia lieve la terra a Erick Lee Purkhiser, Lux Interior.

mercoledì 4 febbraio 2009

La Farnesina puntualizza (ovvero: ultime notizie dalla tolda del Titanic)

Chantal Sciuto (una tipa che viene definita dalla stampa “dermatologa dei Vip”. E si capisce: anche ai Vip può venire la scabbia) e Franco Frattini (un tipo che viene definito da un sacco di persone “ministro degli Esteri della Repubblica Italiana”. E questo si capisce meno: siamo sicuri che la Repubblica Italiana ce l'abbia, una politica estera?) si sono lasciati dopo aver filato per nove mesi.

E' stata la Farnesina (in persona!) a farcelo sapere, puntualizzando che il ministro degli Esteri (?) della Repubblica Italiana non ha certo lasciato la signora Sciuto con un sms, echeccazzo, porca la puttana, ma come minchia si può pensare che un raro gentiluomo come il ministro degli Esteri (?) Franco Frattini (?) possa essersi comportato in tal modo? Ma con chi pensate di avere a che fare, gentaglia?Immagino che la povera signora Sciuto stia pensando al suicidio, in questo momento. E si capisce: la fine di un amore è sempre una cosa devastante, come no... In più, dev'essere tremendo perdere un uomo dello stampo di Franco Frattini, ministro degli Esteri (?) della Repubblica Italiana.
Si faccia coraggio, signora, la prego... E in ogni caso tenga presente che

“I rasoi fanno male,
i fiumi sono freddi,
l'acido lascia tracce,
le droghe danno i crampi,
le pistole sono illegali,
i cappi cedono,
il gas è nauseabondo...
Tanto vale vivere.”

(Dorothy Parker)

lunedì 2 febbraio 2009

! eragac onnaf icilottac I

E' uscito, per i tipi di Piemme, L'ora di Satana. L'attacco del male al mondo contemporaneo, di padre Livio Fanzaga, direttore storico di quella Radio Maria (pare sia il più grande network spirituale del mondo: 55 emittenti presenti in 50 paesi. In Italia, 850 ripetitori) che sempre tanto ridere ci fa.
L'autorevolissimo settimanale Panorama l'ha intervistato per l'occasione e sentite un po'.

Perché dice che è arrivata l'ora di Satana?
Soprattutto nei paesi di tradizione cristiana assistiamo a un attacco satanico senza precedenti contro il genere umano: questa volta l'Anticristo non si accontenta di uccidere l'uomo ma punta a distruggere l'intero pianeta.

Insomma, l'Apocalisse le sembra vicina.
Dipende soltanto da noi. Questa non è solo l'ora di Satana, è anche il tempo di Maria. Dall'apparizione della Madonna a Parigi nel 1830 fino a Medjugorje, passando per Lourdes e Fatima, la Vergine cerca di mettere in guardia l'umanità dal diffondersi di ideologie del male che puntano a scristianizzare l'Europa.

C'era l'Anticristo dietro l'attacco alle Torri gemelle?
Certamente sì. Lo ha confermato Maria, Regina della Pace di Medjugorje, pochi giorni dopo quella tragedia. “Oggi Satana vuole la guerra e l'odio” ha detto la Vergine ai veggenti il 25 settembre 2001. L'Anticristo ha sganciato una sorta di bomba atomica spirituale: l'odio e l'intolleranza si diffondono, alimentando lo scontro di civiltà. Ma attenzione, perché questa bomba atomica spirituale potrebbe diventare reale, in mano a fanatici e terroristi. Allora sarebbe la fine.

C'è Satana dietro a vicende come quella di Eluana Englaro?
Il demonio vuol convincere l'uomo che può essere signore della vita, che ha diritto a deciderne l'inizio e la fine a piacimento. Non è così, la vita è un dono di Dio, perciò va difesa dal concepimento fino alla morte naturale.
(...)

Il satanismo si sta diffondendo?
Il demonio punta a costituire la propria chiesa. Perciò lancia messaggi anzitutto fra i giovani. La musica, in particolare quella rock, è uno dei principali veicoli di comunicazione di Satana. Per questo bisogna vigilare: è inaccettabile, per esempio, che Raffaella Carrà canti in prima serata una canzone dedicata a Satana.

Qui di seguito, le terribili parole di Satana, di Boncompagni-Pelloni-Bracardi.


Everybody
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar
Satana di vanità
Anima di falsità
Satana ti sognerò
Satana mi pentirò
Satana dagli occhi blu
Truccami come vuoi tu
Satana, volgarità
Satana, fatalità
Portami all'inferno
Pago per amore
Lascio tutto
E vengo via con te
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar!
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar!

Magica divinità
Brivido di libertà
Anima senza pietà
Lasciami per carità
Portami all'inferno
Pago per amore
Lascio tutto
E vengo via con te
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar
Portami all'inferno
Pago per amore
Lascio tutto
E vengo via con te
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar
Vamos a bailar, vamos a bailar
Eccetera eccetera eccetera...



Roba fortissima, nevvero?
Raliab a somav. Raliab a somav.
Raliab a somav. Raliab a somav.
Raliab a somav. Raliab a somav.


Qui sopra: Padre Livio di Radio Maria. Sembra un rictus, il suo, ma in realtà egli sta sorridendo.