martedì 23 agosto 2011

Compound sweet compound

Un caro amico, dopo essersi sciroppato in serata chissà quale telegiornale, mi invia il seguente sms: «Ma £%c* Dio, ma adesso anche Gheddafi abitava in un 'compaund'?».
Gli rispondo: «Mai capito cosa sia, un compound. Io sono una persona semplice».
E lui: «Ma neanche loro sanno cosa sia. È solo pigrizia linguistica e giornalismo da manuali acquistati all'autogrill. Neanche Bin Laden e Gheddafi sanno che cosa sia un compound!».


Un altro amico, sul suo profilo facebook, ha scritto così: «Quando troveranno Gheddafi (Osama sembra non possa più rispondere) vorrei che gli chiedessero “ma in un compound si pagano lo stesso, le spese condominiali?” (e se sì, come le chiamate?)».
E poi ancora, evidentemente ispiratissimo: «Un normale condominio diventa un compound quando gli ex amici vengono a prenderti senza suonare al citofono per portarti fuori per l'ultima volta».


Secondo quel tremendo reazionario che fu Joseph De Maistre, “ogni degradazione individuale o nazionale è immediatamente annunciata da una degradazione rigorosamente proporzionale del linguaggio”.

Non so più nemmeno quante volte le ho citate, queste parole, in quattro anni di talkischeap.

3 commenti:

paperink ha detto...

“ogni degradazione individuale o nazionale è immediatamente annunciata da una degradazione rigorosamente proporzionale del linguaggio”.
Se ciò è vero (e lo credo che lo sia) allora siamo proprio caduti in basso ma basso basso...

Anonimo ha detto...

Anche non mettere mai le frecce è una degenerazione del linguaggio in quanto comunicazione tra esseri umani automuniti.

Anonimo ha detto...

Quanta verità nel ricordare il linguaggio delle frecce.. quando devi entrare in una delle innumerevoli rotonde sembra di giocare alla roulette russa.