sabato 31 luglio 2010

...per un eterno miracolo italiano!

Il problema della Sinistra, in Italia, è che non dice più 'noi' manco per sbaglio, manco per scommessa. La Sinistra, in Italia, e da troppi anni ormai, dice 'io'. Sì, proprio come lui...


Il problema della Sinistra, in Italia, è che per battere un venditore di sogni e di miracoli pensa ci si debba inventare un messia, un messia purchessia.


Il problema della Sinistra, in Italia, è che l'Italia è il Paese della terapia Di Bella.

martedì 27 luglio 2010

Giorgio Agosti su Aldo Moro


Giorgio Agosti, torinese, classe 1910, fu tra i fondatori, nel 1942, del Partito d'Azione. Fece la Resistenza: dal marzo del 1944 fino alla Liberazione fu commissario politico delle formazioni piemontesi di Giustizia e Libertà, a fianco di Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco. Nel 1945 venne nominato dal Cln questore di Torino, carica che abbandonò due mesi prima delle elezioni politiche del 1948.
Da giovane era stato magistrato, lo ricordano coraggioso e indipendente nei suoi giudizi. Negli anni Cinquanta divenne dirigente della Sip, la Società idroelettrica piemontese, e successivamente dell'Enel, vicedirettore per il Piemonte e la Liguria: fu tra i fautori della riforma per la nazionalizzazione dell'energia elettrica.
Di cultura si occupò sempre: lo vollero presidente del Museo del Risorgimento nel 1972 e, nel 1974, presidente dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, dal 2004 intitolato a lui.
Se ne è andato da questo mondo nel 1992.

Nel 2005 è stata pubblicata una versione del suo diario (ridotta a circa un quinto delle dimensioni originarie a cura del figlio Aldo, storico), redatto giorno per giorno fra il 1946 e il 1988 (con un'interruzione di sei anni, tra il 1947 e il 1953): si intitola Dopo il tempo del furore, l'editore è Einaudi (stavo per scrivere 'naturalmente Einaudi' ma ai berlusconiani al timone di via Biancamano non mi pare proprio il caso di concederli, certi avverbi).
In data 4 ottobre 1966 Agosti scrive: “Val la spesa di aver vissuto in questo secolo agitato soltanto per avvicinare uomini come Ernesto Rossi, Calamandrei, Salvemini”.
Rossi, Calamandrei, Salvemini, con Ferruccio Parri, furono i modelli morali della sua vita; i democristiani, le sue bestie nere. Fanfani una “canaglia intrigante”, Rumor “il gatto di un prete”, Tambroni “un centurione della milizia”, Leone “un mediocre paglietta” e Moro – Moro, che sta nel pantheon del famoso Piddì, assieme a Enrico Berlinguer - “viscido e infido”.
Dopo aver letto la sua ultima lettera dalla prigione brigatista, Agosti annota: “Lo stile, che dice e non dice, è suo. Parri, nelle sue condizioni, una lettera del genere non l'avrebbe mai scritta. Questi uomini, allevati tra preti e sacrestani, abituati all'eterno compromesso, non sono in grado di resistere a un certo tipo di prove. Non per nulla se ne videro così pochi nella lotta antifascista e poi nella guerra di Liberazione”.


sabato 24 luglio 2010

Parole celebri dalle mie parti (n.86)


"La cosa che sente più stupidaggini al mondo è molto probabilmente un quadro di museo."

(Edmond de Goncourt)

venerdì 23 luglio 2010

Garde à vue


Se in questi giorni vi capitasse di imbattervi, in un'edicola, nel dvd di Guardato a vista, film del 1981 di Claude Miller, non esitate ad appropriarvene, possibilmente cacciando qualche svanzica (nemmeno molte: dovrebbe essere sui 9,90 euri).
Accettate il consiglio, please. Vi porterete a casa una meraviglia di thriller psicologico con due prove d'attore pazzesche: quella 'in togliere' - giocata tutta o quasi su sopraccigli alzati e sorrisi a mezza bocca, tra malinconia e soffice cinismo - di Michel Serrault, e quella, prepotentemente umana, di Lino Ventura. Cinema d'interni del migliore (si svolge praticamente tutto in una stanza di un commissariato di una piccola città normanna); un copione (tratto da un romanzo, Brainwash, dello scrittore britannico John Wainwright, sceneggiato dallo stesso Claude Miller assieme a Jean Herman con i dialoghi di Michel Audiard) che magari sarebbe piaciuto a Simenon ma forse di più al Dürrenmatt de La promessa per il ruolo che vi esercita Sua sacra Maestà il Caso (come l'avrebbe chiamato un altro Federico, gran testa coronata...); un ritmo narrativo che non concede tregua.
Due bambine sono state uccise. Davanti all'ispettore Gallien (Lino Ventura) finisce l'antipatico notaio Martinaud (Serrault, appunto), che da testimone si ritrova indiziato (“piano piano c'è stato uno slittamento, da qualche parte”): potrei limitarmi a scrivere che il loro sarà un duello senza esclusione di colpi, da una parte il poliziotto mastino, dall'altra l'ambiguo, algido borghese che pare il colpevole perfetto fino a prova contraria (non troppo auspicata). Potrei limitarmi, dicevo, a questa carrettata di luoghi comuni e parole scorreggia (flatus vocis: come dite, voi?) ma finirei inevitabilmente per non tenere il punto: che poi è quello che sta attorno, dietro, sotto alle apparenze, come nelle migliori tradizioni del noir da provincia francese, ovvero le dinamiche dei rapporti umani e sociali con tutto il loro carico di ipocrisia, mediocrità, squallore e brutalità.

Detto ciò (che rischia di essere pochino, me ne rendo conto, per indurvi a metter mano al portafoglio), io ho amato e amo moltissimo la faccia schietta, quadrata - una faccia “senza effetti speciali”, come ha scritto Filiberto Molossi - di Lino Ventura: una faccia d'altri tempi, bella e vera, e viva (viva, tanto per restare tra i francesi figli di italiani, come quella di Serge Reggiani in Tutti a casa di Comencini, che ogni volta che la vedo mi vengono le lacrime agli occhi e che ricordo qui volentieri anche se non c'entra un cazzo).
Lino Ventura, lottatore da ring e lottatore nella vita, era arrivato al cinema e al successo per caso, accanto e grazie a Jean Gabin, l'amico di una vita. È stato un attore immenso, capace di cambiare da film in film, da regista a regista (Becker, Sautet, Melville), restando sempre uno che “rendeva grande la normalità” (ancora Molossi).
Vi ho convinti?

martedì 20 luglio 2010

Al calduccio sotto le mie copertine (n.22)

New Bomb Turks, At Rope's End, 1998

The bent angels bend my neck
and eventually my mind.
My time is short.
Why do I spend so much time
searching for Veronica Lake?

venerdì 16 luglio 2010

Mantra dell'insignificanza

Si sente dire sempre più spesso, nel Pd, che bisogna “ritornare ai territori”, “dare spazio ai territori”, “tornare a parlare di politica a partire dai territori”, “ritornare in sintonia con i territori”, “misurarsi di più e meglio con le esigenze dei territori”, “misurarsi con le domande di innovazione che emergono dai territori”, “tornare a essere il punto di riferimento delle vertenze territoriali e di settore e rilanciare proprio nei territori e nelle categorie una nuova immagine della nostra politica”, “inaugurare un percorso di ascolto e partecipazione dei territori”, “inaugurare un percorso di ascolto e partecipazione sui territori”, “coinvolgere i territori nelle scelte”, “mettere al centro i territori”, “ritornare a discutere con i territori”, “ritornare a discutere nei territori”, “ritornare a discutere sui territori”, “strutturarsi nei territori”, “strutturarsi sui territori”, “puntare ai territori per far crescere il Pd”, “puntare sui territori per far crescere il Pd”, “valorizzare i territori”, “realizzare il pieno coinvolgimento dei territori nella partecipazione alla governance del partito”, “ascoltare i territori”, “aprirsi ai territori”, “essere, come partito, vicini ai territori”, “organizzarsi per un Partito democratico dei territori”.
Sul vocabolario, immediatamente dopo territorio, vengono terrizione (che sarebbe la minaccia formale di tortura con cui gli inquisitori spaventavano l'imputato o il testimone), terrone (pop. spreg. Persona originaria dell'Italia meridionale, detta tèrra màtta o ballerina in quanto soggetta a terremoti) e terronia (pop. spreg. Italia meridionale). Poi c'è terrore, dal latino terrŏr, ōris, deriv. di terrēre, “atterrire”.
E il cerchio direi che si chiude perché, con ciò che atterrisce, siamo ritornati in qualche modo al Pd.

mercoledì 14 luglio 2010

Il più bel 14 luglio della mia vita


La bambina che si sporge oltre la mia spalla si chiama Mila e, in poco più di un mese, ha già fatto la sua bella rivoluzione: nella mia vita.


Allons enfants de la Patrie
Le jour de gloire est arrivé !

giovedì 8 luglio 2010

Uno più uno


Ieri 5000 terremotati aquilani, a Roma per protestare (casse vuote in Comune, nessuna certezza per i soldi della ricostruzione, l'annunciato ritorno delle tasse), sono stati presi brutalmente a manganellate.
Nel marzo scorso Antonio Del Corvo, del Pdl, è stato eletto presidente della Provincia de L'Aquila col 53 virgola qualcosa per cento dei consensi (al tempo Il Giornale d'Abruzzo scrisse che “il risultato era atteso, in quanto ritenuto una risposta alla gestione del post terremoto”).
E oggi io mi chiedo: chissà se ai terremotati aquilani è poi convenuto – dopo mesi e mesi di osanna alla Destra e al suo magnifico Demiurgo - votare Pdl...
Mah!

P.S.
No, pietà non l'è morta, nonostante tutto.
Giuro.

domenica 4 luglio 2010

Running out of time

Allora. Se uno prova a mettere assieme i Love di Da Capo,

i Byrds di The Notorious Byrd Brothers

e gli immensi Beau Brummels di Bradley's Barn

con in più una spruzzatina (ma pure qualcosa di più di una spruzzatina, a ben ascoltare) di Ennio Morricone

ottiene i Sadies di Darker Circles,

ovvero il mio disco dell'estate 2010.
Non vi chiedo se ve ne importa qualcosa perché temo molto (oh, sì...) le vostre risposte, ma in fondo questo è il mio blogghe, giusto?
E dunque qui abbiamo un dischetto meravigliosamente fuori da questo tempo infame e una band che fa corsa a sé, proprio come capita ai cavalli di razza. Sono in giro da tempo, i Sadies (canadesi, come Neil Young), ma stanno dando il meglio adesso.
Ho provato a darvi le coordinate del loro suono, che è American Cosmic Music, avrebbe detto il mai abbastanza compianto Gram Parsons, e della migliore: ossia reminiscenze di una psichedelia morbida morbida, folk rock annata '66 o '67 e country da ghost town. Detto ciò, sappiate che la qualità della scrittura dei Sadies è davvero stellare. Fidatevi. Sono undici pezzi uno più bello dell'altro, roba che ti porta a pensare che il rock'n'roll sia ancora il centro della Musica e non solo uno dei tanti colori di una tavolozza ormai pasticciatissima.
Darker Circles, insomma, è una storia di quelle romantiche.

P.S.
Non è che lo trovate nell'ipermercato più vicino a casa vostra... Bisogna cercarlo un po', ecco.
Magari, se siete fan di qualcuno dei gruppi citati all'inizio, vedi mai che...