Sto leggendo un libro molto bello, L'età dell'oblio. Sulle rimozioni del '900, di Tony Judt.
A un certo punto l'autore, parlando del grande storico marxista Erich Hobsbawm, ricorda ciò che un veterano comunista spiegò un giorno al giovane Jorge Semprùn, a Buchenwald.
A un certo punto l'autore, parlando del grande storico marxista Erich Hobsbawm, ricorda ciò che un veterano comunista spiegò un giorno al giovane Jorge Semprùn, a Buchenwald.
«Mais c'est quoi, la dialectique?»
, chiese Semprùn.«C'est l'art et la manière de toujours retomber su ses pattes, mon vieux!», gli venne risposto.
La dialettica è l'arte e la tecnica di cadere sempre in piedi...
Erano tosti, i comunisti, mica robetta.
Ci ho pensato molto, tra ieri e oggi, a quanto erano tosti.
L'altro giorno il sindaco di Bari, Michele Emiliano, se n'è uscito dicendo che "dobbiamo finalmente avere il coraggio di dire che il Pd è un partito fraternamente anticomunista".
E ci vuole CORAGGIO per dirla, 'na roba del genere, sì?
Ora, che in Puglia, poveracci, siano rimasti ai tempi di quel meraviglioso democratico che è stato Vito Lattanzio posso anche capirlo, ma insomma...
A dirsi anticomunisti a comunismo morto e sepolto ci vuole... CORAGGIO?
6 commenti:
Visto oggi: la nuova superstar del pd, Debora Serracchiani, si presenta come candidata alla segreteria regionale del partito. Dietro a lei una fila di giovani (con tre g)a fare da trofei, davanti, in prima fila, la nomenklatura.
Ricordate il discorso che la rese famosa: "Vengo dalla città che ha accolto Eluana Englaro", in quei giorni un altro deputato pd, Ivano Strizzolo, dichiarò: "E' un omicidio". Oggi Strizzolo era in prima fila tra i sostenitori di Debora.
E' la dialettica baby!
Di Judt ho letto (non tutto, lo confesso) quell'altro magnifico librone che è DOPOGUERRA, storia dell'Europa dal 1945 al 2000. Per le nostre zone al confine nord-est è utilissima e interessantissima la parte sugli esodi, tragici e complessi: solo inquadrata all'interno di questo contesto, si può capire per davvero (e disinnescarla) la vicenda dell'Istria. Se invece si continua a pensare che sia un unicum, il frutto della cattiveria slavo-comunista, non ne usciremo mai.
Ah, disinnescar l'Istria mi interessa. Com'è che si fa?
Tic, ci vuole "coraggio" (o demenza) quando gli unici tuoi potenziali alleati (o quantomeno ex-alleati) comunisti ci si definiscono.
Il fatto è che è molto più semplice definirsi per contrapposizione a qualcosa che non avere una propria identità coerente, si fa molto prima a dirsi "antiqualcosa" che ad argomentare su cosa si vuole realizzare. Fino a poco tempo addietro (pensa un po', con una doppia negazione) il PD si definiva "non antiberlusconiano", già passare ad una negazione sola è un fattore di semplificazione nei confronti dell'elettorato che diventa via via più "semplice" e meno capace di padroneggiare concetti complessi (tipo le frasi di più di dieci parole).
Ma più che altro, appunto a comunismo morto e sepolto, che necessità c'è di definirsi, oltretutto in maniera così rudimentale, rispetto ad una corrente politica, economica e di pensiero che ha avuto nel secolo scorso mille interpretazioni e mille incarnazioni, non tutte di per sé negative? Cui prodest? Si vuol dar fastidio a qualcuno? (Baffetto?) E' sempre e solo il solito, autoreferenziale teatrino in cui il PD si sta avvitando fin dalla sua fondazione?
Boh, non ho così tanto tempo da sprecare, rinuncio a capire e mi dedico a cose più concrete.
Naaa...
Emiliano è uomo di Baffetto.
Ad un mio amico, su facebook, ho detto più o meno questo:
"Quando fra un secolo parleranno del 2009 in Italia diranno che il popolo italiano tutto si era rincoglionito. Destra/sinistra uguale.
Io credo di averlo capito, Emiliano: Berlusconi dopo tutto ha avuto successo, con l'anticomunismo, in questi anni. Specialmente nel nostro meraviglioso Meridione dove vivono ancora sotto Marco Caco, poveracci, o ai tempi del buon frate fascista di Pietrelcina.
Quindi Emiliano si sarà senz'altro detto: a Sud bisogna impostarla così, per prendere voti. Con l'anticomunismo. E' l'ammissione di un'arretratezza culturale, in fondo. Non altro.
Il comunismo è morto e sepolto? Ma certo!
Forse pure l'Italia...".
Dixi.
Per "disinnescare" la vicenda istriana (e cioè sputar via il veleno nazionalista che ancora suppura), il primo passo è spostarsi un poco.
Cerco di spiegarmi.
Agli italiani convinti che il "male" inizi solo con l'arrivo dei "cattivi" slavo-comunisti assetati di sangue italico vanno mostrate le complesse radici di quella tragedia (il sorgere dei contrapposti nazionalismi alla fine dell'Ottocento, il crollo dell'impero austro-ungarico, l'arrivo del fascismo, la sua feroce politica di repressione, l'invasione della Jugoslavia compiuta da Italia e Germania, il collaborazionismo di molti istriani, il carattere totalitario del comunismo titoista...).
Agli sloveni e ai croati convinti che "il male" sia dovuto solo alla "cattiveria" degli italiani fascisti o filo-fascisti va mostrato che la realtà è più complessa.
Un eccellente (e agile) libretto è IL DOLORE DEGLI ALTRI di Guido Crainz (edizione Donzelli).
Posta un commento