sabato 24 dicembre 2011

Mite agnello redentor...

E anche per quest'anno Paulo Coelho se n'è uscito col suo racconto di Natale.
Lo trovate su Repubblica ed è davvero imbarazzante. Il mistero del dio che si fa uomo (per chi ci crede, ovvio...) è roba da dilettanti in confronto al mistero del credito di cui ancora gode (presso Repubblica, ad esempio) questo furbacchione brasiliano.


Bene, dixi.
E adesso faccio anch'io come Coelho (sarò mica il figlio della serva, no?): perciò chiudo scrivendo qualcosa di assolutamente banale, fatuo e irrilevante.
Ecco qua, sentite un po': se la religione è l'oppio dei popoli, i libri di Coelho sono l'ovvio dei popoli.
E adesso ditemi: non vi sembro molto intelligente e soprattutto molto profondo?
Eh?



P.S.
Tra l'altro, quella dell'ovvio dei popoli mica è mia...

mercoledì 14 dicembre 2011

Radici

"Furlans fevelait furlan!".
Lo trovate scritto dietro al banco di molti bar, in Friuli.
Significa, lo dico a beneficio di chi non fosse delle mie parti, "friulani parlate in friulano!".
"Furlans fevelait furlan!": e ci senti dentro tutto l'orgoglio della gente operosa e coraggiosa che abita queste contrade.
"Furlans fevelait furlan!": parole d'amore, un amore immenso, non solo per la propria marilenghe, ma anche per il proprio blut (und boden, naturalmente: l'Heimat, anzi: la Patrie).
"Furlans fevelait furlan!": tra un taiut di vino e un altro, diomadone, "furlans fevelait furlan!".


Il signor Ning, intanto, che è cinese, vive a Londra e studia e lavora in una prestigiosissima istituzione britannica, si preoccupa di parlare un buon inglese.
Ed è pure astemio.

martedì 29 novembre 2011

Con ai piedi un paio di sci-sci!


Lucio Magri si è suicidato.
Era malato, hanno scritto, di quello che chiamano 'male oscuro', come se ci fossero dei mali in qualche modo luminosi, risplendenti, sfolgoranti.
Apparteneva da tempo immemorabile a una compagnia di giro che mi è sempre stata cordialmente sui coglioni, quella del Manifesto: Parlatopintorcastellinarossanda, il genere lo conoscete. Per soprammercato, lui veniva pure dal mondo cattolico, il che, almeno per me, è (quasi sempre...) tutto dire, signora mia.
Epperò è da stamani che ci sto pensando un sacco, a Magri.
Che era, si sa, un uomo di indubbia avvenenza.
Che era, dicono, un vero gourmet.
Che abitava in una casa bellissima, con annessa donna di servizio peruviana, in centro a Roma.
Che sapeva sciare davvero molto bene.
Viene in mente, adesso, la frase che si sentiva pronunciare più spesso quando si parlava di lui, “il comunista sugli sci”, o di quelli come lui, borghesi rossi con casa in centro a Roma e servitù proveniente da paesi esotici, posti dove magari ci sono ancora i 'movimenti di liberazione' (alzi la mano chi se li ricorda, i 'movimenti di liberazione': andavano un bel po' di moda ,anni annorum fa, giusto?), e cioè: «È facile fare i comunisti, avendo i soldi!».
Variante: «è facile fare gli intellettuali comunisti, avendo i soldi!».
E sarà pure facile, non dico di no, ma è senz'altro più difficile, e più dignitoso, che essere un filisteo di merda, un plebeo ignorante che, se c'è da votare, vota per qualche pagliaccio che gli assomiglia (cioè per Bossi o giù di lì, se giù di lì fosse possibile) o una di quelle beghine bigotte che oggi saranno senz'altro rimaste oh, così scioccate dalla scelta del comunista sugli sci proprio perché è stata una scelta e non qualcosa che ti hanno insegnato in parrocchia.
Più difficile che essere, insomma, un italiano moderato ovvero una roba elementare sul serio, l'interprete di un ruolo in commedia per cui in genere basta solo piazzarsi da qualche parte, col culo a paratia e in favore di vento, aspettando con pazienza di vedere chi vincerà alla fine e dunque chi sarà il signore e padrone che nel dopoguerra distribuirà le prebende, o gli avanzi.
Lucio Magri, il comunista sugli sci, verrà sepolto a Recanati, accanto a sua moglie Mara, morta di un altro male molto, molto oscuro qualche anno fa.

Recanati.
Mica un brutto posto, per riposare.

mercoledì 23 novembre 2011

If...

Che dire del rapporto che hanno gli italiani col loro nuovo governo?
Mah, solo questo: che se Luciano Pavarotti fosse ancora vivo non dubito che cercherebbe in ogni modo di duettare con Mario Monti a un Pavarotti&friends.


Dopo aver duettato con gli Iron Maiden, certamente...

martedì 15 novembre 2011

Dedicata agli ammiratori di Giulietto Chiesa e ai lettori del Fatto

Dopo aver sparato a Kennedy, Mario Monti sorrise a Lee Harvey Oswald, ritto accanto a lui.
«Bel colpo, vero?»
«Mira fantastica, Mario!», disse Oswald dopo aver emesso un fischio prolungato.
«Bene. Senti, Lee... Io scendo un attimo a bermi un caffè. Mi terresti il fucile? Solo un attimo, eh...».
«Ma certo, amico mio. Tranquillo. Vai e rilassati, non c'è problema. Intanto che torni, io mi leggo un libro: ce ne sono così tanti, qui!».
«Bravo, bravo. Beh, allora io vado, Lee. Ciao!».
«Ciao, Mario!»
Mario Monti uscì dalla stanza, si fece sei piani di scale e arrivò in strada. Poi cominciò a camminare, senza fretta, verso una Packard nera del '56 parcheggiata dall'altra parte di Dealey Plaza.
Dopo dieci minuti, non vedendolo tornare, Lee Harvey Oswald iniziò a subodorare qualcosa... Decise dunque di darsela a gambe levate dopo aver mollato il fucile, un vecchio moschetto italiano della Carcano sul quale furono successivamente trovate le sue impronte digitali.
La polizia lo beccò qualche ora dopo, all'interno di un cinema in cui era entrato senza pagare il biglietto.


La fuga di Mario Monti da Dallas fu organizzata da Lyndon Johnson in collaborazione col Mossad e col Rotary Club di Varese. Era il 23 novembre 1963.

domenica 13 novembre 2011

Anch'io terzista!


Oggi il timorato Aldo Cazzullo, sul Corriere, stigmatizzando chi ieri sera ha festeggiato nelle strade la patetica uscita di scena del nostro sire, ha scritto: “La premessa di una nuova stagione non può prescindere dal rispetto per i sentimenti e le opinioni di chi in Berlusconi ha creduto. Prendersi vendette o rivincite alla fine di un ciclo lascia sempre un retrogusto amaro. Farlo ora, a metà del guado, è un esercizio imprudente oltre che improvvido...”.
Cioè, afferma il Cazzullo, siccome il governo Monti - che dovrebbe tirarci fuori dalla merda in cui ci ha messo il governo Berlusconi - avrà una base parlamentare di destra/centro/sinistra, sarebbe saggio tenere comportamenti reciprocamente più tolleranti tra italiani di destra (o berlusconiani?) e italiani che berlusconiani non sono né sono mai stati, pena il fallimento dell'ardito progetto politico.
E io devo dire che concordo in pieno coi terzisti del Corriere, sempre così saggi, equilibrati e corretti. Perciò ho messo insieme un prontuario di risposte da fornire, in questi giorni difficili, a eventuali interlocutori berlusconiani: risposte sagge, equilibrate e corrette, ça va sans dire.
Le domande, sappiatelo, vengono da facebook, e son roba vera (oh, quanto vera!) anche se opportunamente riarrangiata.
Vedrete che il mio prontuario vi sarà utile, o buona gente: vedrete che prima o poi mi ringrazierete.


Domanda: Ma la sinistra lo sa, che il nostro Paese è stato commissariato da tedeschi e francesi?
Risposta:
Eh, che ci vuoi fare... Mi son sempre piaciuti i polizieschi. Senti, per combinazione ho qui delle noccioline: la vuoi, una nocciolina? Son buone, sai? Prendi una nocciolina...

Domanda: Da oggi sei anche tu commissariato: lo sai, almeno?
Risposta: Eh, che ci vuoi fare... Maigret e Montalbano son tipi tosti, lo so. Senti, per combinazione ho qui delle mentine: la vuoi, una mentina? Son buone, sai? Prendi una mentina...

Domanda: Ma lo sai che mi divertirà da matti vedere il governo Monti applicare pedissequamente le indicazioni della BCE? Oh, se mi divertirò! Oh, quanto mi divertirò!
Risposta: Beato te, beato te: gente allegra il ciel l'aiuta... Senti, per combinazione ho qui delle arachidi: la vuoi, un'arachide? Son buone, sai? Prendi un'arachide...

Domanda: E quando Monti farà macelleria sociale – perché le indicazioni della BCE sono chiaramente macelleria sociale – la sinistra che farà? Che dirà?
Risposta: Non lo so che farà, forse diventerà vegetariana... Senti, per combinazione ho qui delle carrube: la vuoi, una carruba? Son buone, sai? Prendi una carruba...

Domanda: Ride bene chi ride ultimo! E forse sarò io a ridere per ultimo/ultima, lo sai?
Risposta: Ma certo, come no, certo che lo so. Voi del resto siete sempre tra gli ultimi, mai che vi avessi visto tra i primi... Anzi, volendo proprio essere pignoli, c'è il terzultimo, poi il penultimo, infine l'ultimo ed è dopo l'ultimo che in genere venite voi. Senti, per combinazione ho qui un maalox: lo vuoi, un maalox? Fa bene, sai? Prendi un maalox...

venerdì 11 novembre 2011

Come eravamo

Nel mondo prima del berlusconismo... Anzi, no, dai: posso fare di meglio.

Nel mondo prima del maggioritario, quando andavo in edicola a comprare la Repubblica o l'Unità e notavo che il signore accanto a me comprava il Giornale (diretto da Montanelli, vabbé, ma era comunque il Giornale), pensavo (più o meno, ma insomma): “Guarda guarda: un conservatore”.
(e lui di me pensava una cosa tipo: "Bah, 'sti comunisti... State lì dove state, va, che state bene...")
Nel meraviglioso mondo del maggioritario, quando vado in edicola a comprare la Repubblica o la Stampa (l'Unità non la compro più da almeno dieci anni, e per ottimi motivi) e vedo il signore accanto a me che compra Libero o il Giornale, io penso: “Guarda guarda: uno stronzone. Povero demente...”.
(e lui, di me, in genere pensa: “Guarda guarda: un comunista di merda. Meno male che Silvio c'è, schifoso farabutto che non sei altro...”)
Questo è quello che ci resta del berluscon... Anzi, no, dai: questo è quello che ci resta del maggioritario.
(perché senza il maggioritario Silvio Berlusconi non sarebbe mai diventato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: chi non ha capito questo, secondo me, non ha capito un accidente di niente di tutto ciò che è accaduto in Italia negli anni che vanno dal 1994 al 2011, e soprattutto del perché tutto ciò che è accaduto in Italia negli anni che vanno dal 1994 al 2011 sia potuto accadere)



(nella foto, una soddisfattissima vestale del berluscon... Anzi, no, scusate: una soddisfattissima vestale del maggioritario)

martedì 8 novembre 2011

The Big Chill (di Lawrence Kasdan)


- "Dove lavoro, abbiamo una sola norma editoriale: non scrivere niente di più lungo che l'uomo medio non legga durante una cacata media... Sono stufo che il mio lavoro venga letto nei cessi".
- "La gente leggeva Dostoevskij, nel cesso".
- "Non in una cacata sola, però".

domenica 6 novembre 2011

Idee

Ieri un tizio che conosco, iscritto come me al famoso Partito Democratico, mi ha fatto gentilmente presente che dovrei imparare a rispettarle, le idee di Matteo Renzi, invece di irriderle come faccio ogni volta che posso: ma chi mi credo di essere? Ehh?
Ecco, secondo me qui bisognerebbe essere molto ma molto precisi: cosa intendiamo, quando parliamo di idee?


Una volta, nel corso di un convegno che aveva per oggetto la questione della creatività nella scienza, Jacques Monod raccontò una certa storiella, che presentò come veramente accaduta.
Riguardava il poeta Paul Valéry e Albert Einstein.
In breve, quando Einstein capitò per la prima volta a Parigi, una signora che apparteneva all’alta società della capitale francese ebbe l'indubbio onore di ospitare sia lui che Valéry nel proprio salotto. Com'è, come non è, la grande dame in questione sistemò lo scienziato e il poeta in modo che la loro conversazione potesse essere udita da tutti i presenti.
Paul Valéry - che diceva spesso di esser lui più interessato al processo della creazione artistica che al prodotto finale della medesima - provvide subito a porre ad Einstein una domanda precisa: “Come è che Lei lavora? E potrebbe raccontarci qualcosa del Suo modo di lavorare?”.
Ed Einstein: “Bene, non so… Esco di buon mattino e faccio una passeggiata” (l'uomo era uno che passeggiava volentieri, un po' come Kant).
“Davvero interessante”, replicò Valéry, ”E naturalmente Lei ha con sé un taccuino; e, allorché Lei ha un’idea, la scrive sul suo taccuino”.
Al che Einstein rispose: “No, non faccio questo”.
“Dunque Lei non fa così?”.
“Vede”, rispose Albert Einstein, “un’idea è veramente rara”.
Un’idea è veramente rara.
Albert Einstein dixit.
Einstein.


E io dovrei portar rispetto alle idee... di chi? Di Matteo Renzi, giusto?
Guardate, al massimo io posso concedere che Matteo Renzi abbia delle opinioni. Anzi, meglio: posso concedere che Mattei Renzi condivida opinioni altrui. Come me. Come tanti. Come quasi tutti.
Ma idee, suvvia...

domenica 30 ottobre 2011

For Renzi is...


Prestatemi orecchio.
Sono venuto a seppellire il Pd, non a farne l'elogio. Il male che un partito fa, gli sopravvive; il bene, spesso, resta sepolto con le sue mozioni congressuali. E così sia del Pd.
Il nobile Renzi vi ha detto che il Pd era poco ambizioso: se era, ebbe grave colpa; e il Pd l'ha gravemente scontata.
Qui, col beneplacito di Renzi, e degli altri – ché Renzi è un uomo d'onore, e anche gli altri, tutti uomini d'onore, specialmente Sergio Chiamparino – sono venuto a parlare al funerale del Pd.
Fu il mio partito, noioso e deprimente fin che volete, ma in qualche modo il mio partito.
Però Renzi dice che era poco ambizioso: e Renzi è uomo d'onore.
E dunque, o quiriti, primarie di coalizione! Primarie di coalizione al Pd! Primarie con tre, sei, nove, dodici candidati del Pd!
Tre, sei, nove, dodici candidati del Pd contro gente che, nei propri partiti, non ci pensa manco per sbaglio a fare le primarie, ma proprio per nessunissima carica: fossero matti!
Tre, sei, nove, dodici candidati del Pd per far contento Parisi!
Tre, sei, nove, dodici candidati del Pd per andare oltre il Novecento!
Tre, sei, nove, dodici candidati del Pd sennò Alessandro Baricco non ci vota!
Prestatemi orecchio, quiriti.
E ridete: sarà pure un funerale, questo, ma è tutto da ridere...

sabato 22 ottobre 2011

Al calduccio sotto le mie copertine (n.30)

Willie Nile, Willie Nile, 1980



Ride to my window baby, come in the morning

under the covers maybe we can play.

The nasty old reaper don't give you no warning

ride to my window baby, come by today.


Ride to my window baby, come in the evening

the afternoon sun is going down soon.

Why be waiting there, hiding and grieving

when we could be rolling neath the vagabond moon.


It rides and thrills as it rides in the hills

and it rolls through the dregs of the night.

It shines and beams down the back alley streams

and it fills a poor heart with delight.



P.S.
Ricordando un amico.

martedì 18 ottobre 2011

Capisaldi della cultura cattolica, pt. 5


«Anche il Papa nell'enciclica “Caritas in veritate” insegna che la questione sociale è ormai integralmente antropologica...»

(Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute del governo Berlusconi)



P.S.
Cos'è che insegna, il Papa? Non l'ho mica capito.
Ma forse nemmeno la signora Roccella l'ha capito, va: è solo che ci tiene a darsi un tono, povera donna...

giovedì 13 ottobre 2011

Memorabilia


Alessandro Dalai, editore, boss di Baldini Castoldi e Dalai, dichiara che, prima di Io uccido, «Faletti aveva già pubblicato per noi un libro straordinario: Porco il mondo che ciò sotto i piedi. Con un incipit folgorante: “Erano le sette e mezza di mattina e Vito Catozzo stava cagando”».
Capito? Un libro “straordinario” con un incipit “folgorante”.
Dal che si deduce che Alessandro Dalai, definito dal suo intervistatore “uomo dal carattere tosto”, è pure un grande cinico (en passant, ha detto anche che Va dove ti porta il cuore, pubblicato nel 1991 proprio da lui, «era un libro perfetto, emotivamente coinvolgente. Quando, in una notte, l'ho letto mi ha commosso e ho pianto». Sì, sì. Come no. Me lo vedo, che piange. In effetti anch'io ho pianto, leggendolo. Alla terza pagina già piangevo. Alla quarta, preso atto della commozione che mi prostrava, il capolavoro della Tamaro si mise a volare per la mia cameretta. Letteralmente).


Valentina Vezzali, la famosa campionessa del fioretto, se n'è uscita dicendo che Kung Fu Panda le ha insegnato «che la pace interiore è la cosa più importante».
Kung Fu Panda, sì.
Dal che si deduce che Valentina Vezzali, 37 anni, detta la leonessa di Jesi, ha un sacco di problemi (ma questo era già venuto fuori, in modo inequivocabile, nella puntata di Porta a porta di martedì 16 settembre 2008, quando la regina della savana fece dono al papi della Patria di un fioretto con dedica: “Al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con sincera stima, Polizia di Stato, Valentina Vezzali”. Siccome Berlusconi mostrò di apprezzare, la nostra lo sfidò scherzosamente – ah ah ah!!! - con il suddetto fioretto. Lui, da raro gentiluomo, rispose: «Non potrei mai, nemmeno con un fiore», e la Vezzali, pronta e ammiccante: «Presidente, da lei mi farei veramente toccare...». Ricordate? Siparietti di regime. E una povera creatura con gravi problemi. Ma grandissima, anzi la più grande di tutte sulla pedana, eh! Per carità...).


martedì 11 ottobre 2011

Anch'io trenta/quarantenne (rampante) del Pd!!!


Leggo oggi sul giornale (la Repubblica) che il trenta/quarantenne (rampante) del Pd Matteo Renzi ha organizzato un'altra convention dei suoi ormai proverbiali rottamatori dal 28 al 30 ottobre alla stazione Leopolda di Firenze. Ci saranno, pensate, Alessandro Baricco in quanto scrittore e Alessandro Campo Dall'Orto in quanto numero uno di Mtv Italia, Giorgio Gori in quanto produttore (che cosa produca poi Gori non saprei dire, ma vabbè: qualcosa egli produrrà e via andare) e Fausto Brizzi in quanto regista. Ah, sì: ci sarà pure («viene apposta da Chicago», quasi si commuove Renzi) Luigi Zingales in quanto economista.
Che mi dite? Eeeeh? Fico, no?
Secondo il quotidiano la Repubblica, “quella di Renzi è una sfida al Pd: «Vogliamo incalzarlo sui contenuti, perché non pensi solo a piccole beghe e grandi alleanze. E ci sarà una grossa sorpresa finale», annuncia”.
Quale grossa sorpresa? Azzardiamo volentieri una previsione: potrebbe trattarsi di Natalie, la trans del caso Marrazzo.


Leggo poi che la ormai leggendaria Debora Serracchiani e Pippo Civati - trenta/quarantenni (rampanti) del Pd, esattamente come Renzi – il 22 e 23 ottobre saranno a Bologna con la convention intitolata Il nostro tempo: «non abbiamo litigato con Matteo – sostiene Civati – abbiamo solo preso strade diverse».
Avete preso nota, sì? Bene. Sappiate allora che non è finita: il prossimo weekend, infatti, Nicola Zingaretti e Andrea Orlando - altri trenta/quarantenni (rampanti) del Pd denominatisi, pare, “neo-dem” - terranno una loro convention a L'Aquila.
In tutto 'sto magnifico fervore di iniziative politiche, il quotidiano la Repubblica si è lasciato sfuggire la notizia della convénscion dei trenta/quarantenni (rampanti) del Pd della provincia di Gorizia, organizzata da me e da Stefano Pizzin alla trattoria "Dal Peon" a Turriaco (GO) per una delle prossime serate.


Ci ritroveremo in quel luogo (così carico di storia, non esito a dire) per discutere, ovviamente, di futili minchiate: le stesse - ma proprio le stesse, sputate sputate - di cui Matteo Renzi discuterà con Baricco, Campo Dall'Orto, Gori, Brizzi e Zingales alla stazione Leopolda di Firenze dal 28 al 30 ottobre; le stesse di cui Debora Serracchiani e Pippo Civati discuteranno a Bologna nel corso dell'iniziativa denominata Il nostro tempo; e, indubbiamente, le stesse di cui discuteranno a L'Aquila i “neo-dem” Zingaretti e Orlando).
All'importantissimo appuntamento - denominato Diamoci immantinente al buon tempo alla facciaccia di chi ci vuol male – ci saranno sicuramente Fabio Manunza detto "il Grezzo" in quanto Fabio Manunza detto "il Grezzo" e il dotatissimo (e ho detto tutto...) assessore Michele Rossi del comune di Staranzano in quanto Michele Rossi, miei sciagurati sodali da quasi trent'anni. È stata confermata anche la presenza di Alessandro Fabbro, sindaco del comune di Farra d'Isonzo (GO), in quanto principale esponente della nuova corrente del Pd isontino denominata neo-sanfedisti democratici ("neo-sandem"), e del mio carissimo amico Daniele Gerin (che viene apposta da Conegliano, provincia di Treviso, e a scriverlo quasi mi commuovo).
Chiudo con il menu: trippa e baccalà con polenta.
Si prevede (tenetevi forte!) un tasso alcolico piuttosto alto.

giovedì 6 ottobre 2011

Parole celebri dalle mie parti (n. 101)


"Quando noi ammiriamo la bellezza della perla, non dobbiamo dimenticare che è nata dalla malattia della conchiglia."

(Karl Jaspers)

lunedì 3 ottobre 2011

Ipotesi


Odio con tutta l'anima (cos'è diventato) il calcio. Ma leggo le cronache calcistiche, ogni tanto. Quindi so che l'Inter non sta facendo granché bene, in questo momento (ha beccato 11 gol, che non son pochi, in appena cinque partite), e so pure che ha recentemente cambiato allenatore.
Non sono dunque momenti facili, per il club meneghino.
Oggi poi è venuto fuori che il presidente Moratti, in privato, un paio di mesi fa (cioè pochi giorni dopo la decisione della Figc di non revocare all'Inter lo scudetto del 2006 nonostante il ricorso della Juventus), avrebbe detto: «Vedrete che ce la faranno pagare».
Chi? Chi è che la farà pagare all'Inter? Moratti non l'ha detto.
E allora, sotto con le ipotesi (occhio alle prime due: sono dei classici intramontabili).

1 – i framassoni;
2 – gli ebrei (nonostante Gad Lerner);
3 – il Fondo Monetario Internazionale (forse perché vorrebbe essere l'unica Internazionale al mondo);
4 – i Rosacroce;
5 – Massimo D'Alema e la sua famigerata ombra;
6 – per sei, trentasei;
7 – i magnifici sette;
8 – i quattro figli di Katie Elder e le loro gentili signore;
9 – i tre moschettieri moltiplicati per tre;
10 – l'uomo che corruppe Hadleyburg, l'uomo della pioggia, l'uomo che sussurrava ai cavalli, l'uomo in ammollo e l'uomo Del Monte;
11 – Maga Magò e Amelia;
12 – Magneto e i tutti i mutanti amici suoi;
13 – Mefisto e il suo figliolo Yama;
14 – i Santo California;
15 – Santo and Johnny;
16 – Simon and Garfunkel;
17 – Rodgers and Hart;
18 – Dalla e De Gregori;
19 – il Gran Mogol e le Giovani Marmotte;
20 – i fascisti;
21 – gli Aerosmith;
22 – il sindaco della città di Monfalcone, signora Silvia Altran, e la sua giunta;
23 – i fratelli Karamazov;
24 – sette spose per sette fratelli;
25 – le sorelle Materassi;
26 – le sorelle Bandiera;
27 – le sette sorelle (e questa, secondo me, ci potrebbe stare tutta, visto il core business della famiglia Moratti);
28 – gli Unni;
29 – i Burgundi;
30 – i Visigoti;
31 – i Sioux Hunkpapa;
32 – gli Apaches Chiricahua;
33 – gli abitanti di Alma Ata;
34 – gli astronauti;
35 – i calzolai;
36 – i neo-diciottenni;
37 – le tigri siberiane;
38 – i cosacchi del Don;
39 – gli impiegati alle poste;
40 – gli studenti di farmacia;
41 - i carmelitani scalzi;
42 - i bersaglieri;
43 - i ragazzi della via Pal;
44 - le dame di San Vincenzo;
45 - i lancieri del Bengala.

sabato 1 ottobre 2011

Post (moderatamente) colto con caduta di stile finale

Charles Péguy (1873-1914), singolare figura di intellettuale cattolico francese (un cattolico pochissimo ortodosso), ha lasciato scritto che «le pécheur est au cœur même de la chrétienté... Nul n'est aussi compétent que le pécheur en matière de chrétienté. Nul, si n'est le saint».
Traduco: il peccatore si trova nel cuore stesso della cristianità... Nessuno è competente quanto il peccatore in materia di cristianità. Nessuno, tranne il santo.
Parole su cui riflettere, no? Le trovate, tra l'altro, in esergo a Il nocciolo della questione, uno dei capolavori di Graham Greene, che era pure lui un cattolico ma non amava per niente essere definito “scrittore cattolico” e adesso non sto qui a spiegarvi perché.


Ora, se prendiamo per un attimo sul serio il punto di vista di Péguy, ecco che forse acquistano un senso le parole del cattolicissimo ministro Rotondi (non so bene che faccia abbia: forse è questo qui,

o magari quest'altro qua)

che nei giorni scorsi ha dato di Silvio Berlusconi la seguente definizione: “un santo puttaniere”.
Proviamo a metterci, per un momento, nei panni di un cattolico di quelli tormentati e pensosi. Su, su, che non è troppo difficile...

Bene: e se Santa Romana Chiesa, che ha fatto capire, da qualche tempo, di voler abbandonare Silvio Berlusconi al suo destino, stesse sbagliando?
Magari - chi lo sa, chi può dirlo? - il papi della Patria - con tutte le sue Began, le sue Minetti, le sue ninfette montenegrine: le sue maddalene, insomma - si trova, in questo momento, diciamolo pure con le parole di Péguy, nel cuore stesso della cristianità...
Pensateci: il cuore della cristianità, in questo preciso istante, potrebbe battere nel lettone di Putin a palazzo Grazioli o nella discoteca con i pali per fare la lap-dance della villa di Arcore.
Cosa stiamo facendo, dunque?
A chi stiamo voltando le spalle, eh?
Ma non si è fatto uomo per i peccatori, per noi peccatori, Gesù Cristo? Mi pare si fosse detto così, temporibus illis, no?
Cari miei, son dilemmi etici laceranti, questi: non possiamo mica liquidarli facendo bellamente spallucce, nevvero? Non abbiamo forse dei precisi doveri morali, noi, verso il nostro povero fratello puttaniere?


P.S.
I cattolici italiani mi hanno definitivamente rotto i coglioni.

giovedì 22 settembre 2011

It's the end eccetera eccetera eccetera


E vabbé, sono un romantico. Adesso è ufficiale.
Nel senso che ieri sera ho saputo dello scioglimento dei REM e questa mattina giù canzoni dei REM come se piovesse o come se i REM siano stati la mia band del cuore, il che non è (nel senso che io non ce l'ho mai avuta, una band del cuore, avendone avute molte, anzi pure troppe, o meglio avendo avuto molte band del cuore a seconda del mood di volta in volta prevalente dalle mie parti perché io, si sa, sono un tipo scostante e assai volubile).
Ma forse non è che sono un romantico, è solo che sto invecchiando.
O magari l'alternativa è quella messa giù da Bob Dylan, al tempo: “either I'm too sensitive or else I'm getting soft”, e tra rammollirsi e invecchiare chissà cos'è meglio.


E insomma ieri sera è venuto fuori che i REM hanno chiuso i battenti e oggi non è nemmeno stata dei REM, la prima canzone che ho ascoltato prima di buttarmi sui suddetti, ma dei fIREHOSE, una bella robina del 1987 intitolata For the singer of Rem - tre minuti e qualcosa in perfetto REM style - REM style sull'incalzante, non su giri lenti, if you know what I mean e spero proprio di sì perché ciò significherebbe che i REM, nella vostra vita, li avete frequentati almeno un po' - che sembra cantata da Michael Stipe in persona più che dal vocalist dei fIREHOSE e che non ho mai capito se debba essere considerata un omaggio con genuflessione annessa ai ragazzi di Athens, Georgia, o come un'affettuosa parodia, completa di liriche sul criptico-surreale andante che Michael Stipe avrebbe potuto benissimo cantare.
E con gli anni Ottanta siamo arrivati al punto, perché per me i REM sono soprattutto una faccenda da anni Ottanta.


Ricordo come fosse oggi la prima recensione di un loro disco in cui mi imbattei: era firmata da Federico Guglielmi sul numero 65 del Mucchio Selvaggio, giugno 1983. Trattavasi di Murmur, il loro primo lp (allora si chiamavano così, lp), e io avevo appena finito la prima liceo con matematica da riparare a settembre. Sosteneva Guglielmi che i REM ci tenevano in qualche modo ad assomigliare ai Byrds, anche se ne parlò come di Byrds aggiornati all'era new wave.
Allora non è che i Byrds li conoscessi poi molto, a dire il vero, ma capii immediatamente dove si voleva andare a parare (“i mitici anni Feffanta”, come avrebbe detto Gianni Minà) e la cosa mi sconfinferava un sacco, anche se poi il disco non lo comprai io ma il mio amico Nicola, che provvide a registrarmelo.
Quella cassetta mi accompagnò fedelmente per un bel po'. Fu con me, tra l'altro, nella mitica gita scolastica a Firenze del 1985: la ascoltai in corriera quelle millanta volte, col walkman (ve li ricordate i walkman, sì?) della mia amica Tatiana.
In quel 1984 uscì poi il secondo REM, Reckoning, che piacque a tanti e per il quale vennero chiamati in causa, per la band, altri numi tutelari, oltre ai Byrds (influenza tra l'altro non riconosciuta, venimmo a scoprire, dai signori Stipe, Buck, Mills e Berry), tipo ad esempio i Velvet Underground più morbidi (valga come esempio Camera) o certa psichedelia anno '67 o giù di lì, quando certe canzoni rock finivano per assomigliare a dei raga (ascoltatevi, se vi capita, Time after time) epperò, a ben vedere, qui i Byrds potrebbero essere chiamati in causa ancora, volendo.


Nel 1985, quando fu la volta di Fables Of The Reconstruction/Reconstruction Of The Fables, si capì – almeno chi aveva orecchie per intendere - che i REM erano lì per durare.
Intanto si fecero produrre da uno dei grandi stilisti del folk-rock fine Sessanta/primi Settanta, quel Joe Boyd che, per dire, aveva messo la sua firma sotto capolavori assoluti come Unhalfbricking dei Fairport Convention, Fives Leaves Left e Bryter Layter di Nick Drake e The Hangman's Beautiful Daughter della Incredible String Band: il che significava, se permettete, non solo conoscere un po' di storia, ma aver voglia di misurarsi con la storia.
E poi, beh, le canzoni di quel disco (cose come Maps and legends o Wendell Gee, con quel magico tocco di banjo) erano davvero magnifiche, autentici prodigi di scrittura e classe.
Ve lo dico? Beh, sì, dai: con Lifes Rich Pageant, del 1986, Fables... è il mio disco dei REM. Quello che ho ascoltato questa mattina assieme, appunto, a Lifes Rich Pageant, di cui ho mandato in loop quelle quaranta volte These days, col suo tiro che non se ne fanno più, con i suoi intrecci di voci (una cosa che i REM han sempre saputo fare come pochi), con quelle parole che a diciott'anni mi uccidevano (We're young despite the years we are concern/ we are hope despite the times) e che oggi mi hanno fanno venire i brividi per tutte le cose che son riuscito a ricordare di me e della mia vita.
E adesso posso pure tornare indietro da dove son partito, cioè da For the singer of Rem dei fIREHOSE, solo per dire che senza the singer, senza la voce di Michael Stipe, i REM mica sarebbero stati i REM: come riconobbe una volta Peter Buck, la band avrebbe potuto suonare in mille modi diversi ma quella voce sarebbe sempre stata unica e inimitabile e avrebbe fatto di una loro canzone una canzone inconfondibilmente loro.
E insomma, avrete inteso, per me i REM erano leggenda già a metà anni Ottanta. Non ho avuto bisogno, insomma, di Out Of Time e di Losing my religion (vent'anni fa, diobono) per saperlo.
E in ogni caso, beh, sì: i REM che amo di più son quelli del 1985 e del 1986, epperò Everybody hurts è cosa del '92 ed è pure una delle più belle canzoni della musica popolare di ogni tempo e luogo, giusto? Quindi lasciatemi pure cantare, va...
Gli ultimi dischi dei REM andavano avanti col pilota automatico, è vero, verissimo. Ma non sono mai stati indegni. Manierati? Sia. Ma non indegni.
Concludendo, ieri si è chiusa una gran bella storia, gente. E se per voi che mi leggete la musica pop è qualcosa di importante (per me sì che lo è, mi ha salvato la vita), di sicuro i REM qualche bella emozione ve l'hanno regalata.
Chapeu, dunque.

lunedì 19 settembre 2011

Misteri della fede

Confondo spesso la Minetti con la Binetti, io. E non è solo una questione di scambi di consonante.
Tra la Minetti vestita da suora, col crocefisso al collo – pensateci un attimo: un crocefisso rosso che ballonzola fra quelle poppe ubertose - e la Binetti, col suo cilicio d'ordinanza, ci sarà mica tutta questa differenza, no? Siamo sempre sul fetish spinto, e c'è a chi piace.

Ieri Giuliano Ferrara, sul Giornale, ha chiesto a Berlusconi di scusarsi con gli italiani.
Mi immagino una cosa del tipo «scusati, dai... Lo sai come sono fatti, no? Alle apparenze ci tengono. Scusati, su. Vedrai: per un po' ti terranno il muso, ma poi lo troveranno senz'altro, il modo di perdonarti: son mica protestanti...».
Ed è vero, come negarlo? Siam mica protestanti, noantri.
Anzi. In genere siamo docili, mansueti, paciosi. In una sola parola, moderati.
E, da che mondo è mondo, quando un protestante con la pistola incontra un moderato con il suo commercialista e magari anche, perché no?, con la sua igienista dentale e il suo pusher di fiducia al seguito, il protestante con la pistola è un uomo morto.

Una volta a Giovanni Testori scappò detto, se non ricordo male davanti a una platea di ciellini, che la bestemmia rappresentava ormai una delle ultime manifestazioni della presenza di Dio nel mondo.
Magari, chissà, oggi si potrebbe dire altrettanto del crocefisso rosso della Minetti vestita da suora.
Ma è decisamente roba da Aldo Busi, questa, non da Giovanni Testori.

domenica 11 settembre 2011

Il passo degli imperatori


"Organizzeremo, come partito, una manifestazione contro il governo per il 5 novembre...".
Questo stava scritto oggi sul giornale, e inizialmente ho pensato a un refuso.
Sarà il 5 ottobre, mi sono detto, e già mi suonava maluccio, la cosa. Poi ho indagato un pochino e, ostia, era proprio il 5 novembre, la data fatidica.
E dunque, fra due mesi il Pd manifesterà contro il governo Berlusconi.
Come diceva Napoleone dell'Austria? Toujours en retard, d'une année, d'une armée, d'une idée.
Il Pd.
Ma quanto è divertente il Pd, eh?

giovedì 1 settembre 2011

Maciste contro la Croce Rossa

Se c'è una dote che sono disposto a riconoscere volentieri al Governo in carica è quella che Voltaire attribuiva alle zanzare: aiutano a tollerare meglio le mosche.
Per esempio, tra Maurizio Sacconi e il vecchio Renato Altissimo, dite: non scegliereste Altissimo, voi? Beh, io sì! Tutta la vita Altissimo, lasciatevi servire.


E in un confronto tra Renato Brunetta e il leggendario Franco Nicolazzi, il secondo non ne esce forse come un autentico gigante della politica?


E Cirino Pomicino? Tremonti da una parte e o'ministro dall'altra: dai, chi vince?

domenica 28 agosto 2011

Programmi troppo ambiziosi


Si racconta che, ai margini di un comizio, un sostenitore di De Gaulle gli si fosse rivolto urlando: «Mon général, mort aux cons!».
Morte ai coglioni!
«Vaste programme, en effet», osservò De Gaulle.

martedì 23 agosto 2011

Compound sweet compound

Un caro amico, dopo essersi sciroppato in serata chissà quale telegiornale, mi invia il seguente sms: «Ma £%c* Dio, ma adesso anche Gheddafi abitava in un 'compaund'?».
Gli rispondo: «Mai capito cosa sia, un compound. Io sono una persona semplice».
E lui: «Ma neanche loro sanno cosa sia. È solo pigrizia linguistica e giornalismo da manuali acquistati all'autogrill. Neanche Bin Laden e Gheddafi sanno che cosa sia un compound!».


Un altro amico, sul suo profilo facebook, ha scritto così: «Quando troveranno Gheddafi (Osama sembra non possa più rispondere) vorrei che gli chiedessero “ma in un compound si pagano lo stesso, le spese condominiali?” (e se sì, come le chiamate?)».
E poi ancora, evidentemente ispiratissimo: «Un normale condominio diventa un compound quando gli ex amici vengono a prenderti senza suonare al citofono per portarti fuori per l'ultima volta».


Secondo quel tremendo reazionario che fu Joseph De Maistre, “ogni degradazione individuale o nazionale è immediatamente annunciata da una degradazione rigorosamente proporzionale del linguaggio”.

Non so più nemmeno quante volte le ho citate, queste parole, in quattro anni di talkischeap.

lunedì 22 agosto 2011

Sempre a proposito di Nobel...


Secondo Art Spiegelman, Bill Gates “è un po' come Joseph Pulitzer, anzi no, è più come Nobel. Sì, prendiamo Nobel che ha inventato la dinamite e poi ha passato il resto della vita a cercare di farsi perdonare”.


P.S.
Booooooooooooooooom!!!

sabato 30 luglio 2011

E dàteje er Nobbel!!!


Chiedono a Douglas Coupland: "Oggi cos'è tabù?".
Risposta: "Chiamare stupidi gli stupidi".

venerdì 22 luglio 2011

Capisaldi della cultura cattolica, pt. 4


“...mio zio Saverio, famoso epatologo. Era ateo. Poi per due anni analizzò le stimmate di padre Pio. A casa di mia madre conservo le bende, le prestiamo alla gente che sta per morire...”

(Alfonso Papa, parlamentare Pdl recentemente associato al carcere di Poggioreale, 20 luglio 2010)

martedì 19 luglio 2011

El Flaco Menotti


El Flaco Menotti ormai si sente “un marxista ormonale, senza più spiegazione ideologica”.
El Flaco Menotti non fuma nemmeno più, ed è dura: “La sigaretta è una compagna. Devo pensare che la compagna è morta”.
El Flaco Menotti allenava l'Argentina che vinse il mondiale del '78, quello giocato in casa, fortemente voluto dal macellaio Videla. Mi ricordo che qualche tempo dopo ebbe a dire: “Se non avessi vinto, chissà dove sarei, adesso...”.
El Flaco Menotti ama il calcio di Pep Guardiola e odia il calcio di Mourinho. Sostiene che in Argentina uno come Guardiola oggi non potrebbe esistere perché “se esistesse, lo assassinerebbero. Qui ci sono i Mourinho. Tipi come lui. Che pensano a vincere e quando perdono non è colpa loro”.
El Flaco Menotti, pensate, ha visto ben quattro re giocare a calcio: “Di Stefano, Pelé, Cruyff e Maradona. Stiamo aspettando il quinto, non è ancora apparso. Messi è il più vicino, ma la corona non gliela dò ancora. Dovrei vederlo fuori del Barcellona, e vincere quello che Maradona ha vinto a Napoli. Era una banda e l'ha trasformata in un'orchestra”.
El Flaco Menotti ne ha viste tante, anzi ne ha viste pure troppe: “Ho sperimentato il disastro del capitalismo in ciò che mi circonda, calcio compreso. Hanno rubato il calcio alla gente”.
Ecco, una roba del genere suonerebbe patetica, detta da un altro.
Ma qui si parla del Flaco Menotti, e dunque...

lunedì 18 luglio 2011

Ahimè


Fra le disgrazie tante
che mi son capitate,
ahi quella d'esser nato
nella «terra di Dante».

(Giorgio Caproni)



Volendo potrei pure spiegarvi come mai la «terra di Dante» di cui sopra se ne stia tranquilla e beata tra virgolette dette caporali. Eh, già: un motivo c'è.
Ma se ci arrivate da soli è meglio...

venerdì 8 luglio 2011

Capisaldi della cultura cattolica, pt. 3


"Ho appena scritto l'inno del mio movimento: pensiero fisso al crocifisso."

(Domenico Scilipoti, 7 luglio 2011)

giovedì 7 luglio 2011

Di regimi e regimetti


Il ministro Tremonti è stato davvero lapidario col suo collega di governo Renato Brunetta: «È un cretino».

E sarà stato pure un fuorionda, ma insomma... un cretino è un cretino.

Tutto ciò mi ha fatto pensare ad Achille Starace.
Sapete Starace, no?


L'inventore del "Camerati, saluto al Duce!" con la platea che doveva rispondere "A noi!".
Il fascistissimo sostenitore dell'orbace, del saluto romano contro la stretta di mano e del "voi" contro il "lei" (ritenuto troppo femmineo
).
Il nemico dei forestierismi che arrivò a tradurre "water closet" con "sciacquone", "ouverture" con "ouvertura", "Wanda Osiris" con "Vanda Osiride" e, se non ricordo male, pure "Renato Rascel" con "Renato Rascele".
Il gerarca più vulcanico di tutti, un misirizzi sempre entusiasta, talmente devoto a Mussolini da meritarsi il soprannome di "Claretto Petacci".


Perché, pensando a Brunetta, mi è venuto in mente Achille Starace?
Mah, non saprei dire...
Forse perché Italo Balbo amava definirlo, à la Tremonti, "un cretino" (e Galeazzo Ciano "un coglione che fa girare i coglioni")?
Forse perché - un po' come l'attivissimo, e sempre straordinariamente facondo, Brunetta - Starace era un personaggio involontariamente comico?
Forse perché Brunetta, come Starace (che rese l'anima gridando "Viva il Duce!"), mi sembra uno che giammai, per niente al mondo, rinnegherebbe il proprio amatissimo condottiero?
Boh, chissà...