martedì 9 novembre 2010

Sagre, dialetto e devastazione

Un bel pezzo di Veneto è finito sott'acqua, povero Veneto.

Il commento migliore al disastro, secondo me, è stato quello di Bepi De Marzi da Arzignano (VI), gran musicista (sua la celeberrima Signore delle cime) e grandissima anima: «Bastavano, come aveva la Serenissima, quattro “savi alle acque”, ma adesso abbiamo i savi alle sagre. I leghisti si occupano di sagre e dialetto, delle cose sciocche di un'identità inventata. E si è costruito troppo, dappertutto abbiamo capannoni sfitti. Poi, se versi l'acqua in un vaso di fiori, l'acqua cola via. Ma se la versi su una tavola, dove finisce?»
Chiunque conosca un po' il Veneto - con le sue urbanizzazioni selvagge, senza limiti e decenza, i suoi centri commerciali infiniti, i capannoni a migliaia che se passi per certe strade non vedi altro che capannoni, capannoni, capannoni e niente più campagna, forse perché la campagna ricorda troppo la miseria di un tempo – chiunque, negli ultimi anni, sia passato solo una volta per certe zone della provincia di Venezia (o di quella di Treviso, di Padova, di Vicenza), sa bene che quanto detto da Bepi De Marzi è drammaticamente vero.
E alla fine tutto torna, come no: un pezzo di mondo così devastato (irrimediabilmente devastato, temo) cosa potrà mai produrre, se non schizofrenia e leghisti di merda?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

per fortuna, caro mastro tic, non è irrimediabilmente devastato. è incredibile la velocità con cui l'edilizia del cemento si tramuta in polvere se non la si cura. quando saremo gli antichi di qualcun altro, lasceremo loro ben pochi ricordi monumentali della nostra architettura di merda.

Z

Mammifero Bipede ha detto...

Purtroppo è molto più veloce e meno costoso costruire un capannone che ripristinare un terreno fertile cementificato. Come pure più semplice comprare derrate alimentari all'estero in tempi di "vacche grasse" che preservare le ricchezze vere per quanto ce ne sarà bisogno.
Lasceremo alle future generazioni un territorio distrutto ed avvelenato, e non fatico a pensare che di qui a venti o trent'anni i "consumisti" saranno ricordati con odio ancora maggiore dei "nazisti".

Alessio ha detto...

10 e lode

Anonimo ha detto...

Fra un poco cominceranno i lavori per il polo Intermodale di Ronchi dei Legionari: davanti all'aeroporto colerà il cemento per una delle infinite opere che regalerà ai cittadini contribuenti un altro "interporto di Cervignano"...si assisterà ad un nuovo consumo di preziosissimo territorio agricolo che sarà sacrificato agli affari di chi ci guadagna con il cemento e il movimento terra. L'intreccio politico/mafioso continua con la connivenza di politici e sindaci locali, gente di mezza tacca, che aspetta il miserabile tornaconto.

tic ha detto...

Consocendone qualcuno, troverei consolante che fossero dei disonesti...
Il problema è che certi di loro (non tutti...) son proprio tonti

Anonimo ha detto...

Ahimè solo il "consumo"del territorio può rimpinguare le casse dei Comuni e salvarlo da una sorta di bancarotta.....a meno che non si tratti di un territorio ricco di industrie o di potenzialità turistica......sob

Anonimo ha detto...

In Italia sembra che solo la crescita ci può salvare, in realtà ci stiamo impoverendo sempre di più, stiamo consumando tutte le risorse: corriamo dietro alla Cina invece di investire nell'innovazione nel territorio nella cultura.
Poveri noi, i cinesi (e non solo loro) ci rulleranno.