martedì 25 dicembre 2007

Fuck Christmas

Oggi è il santo natale.
C'è bontà nell'aria e io la sto avvertendo. Persino merde come Gentilini e Borghezio - con le loro belle radici cristiane e tutto il resto dell'armamentario del cazzo che le contraddistingue e sempre le contraddistinguerà - oggi son più buone. Ne sono arciconvinto.
Per celebrare degnamente in rete questa (santa, santissima) ricorrenza ho deciso di pubblicare un testo dedicato proprio alla (santa, santissima) ricorrenza.
Si tratta dell'immortale Fuck Christmas, dei Fear. Eccovela qua, in tutto il suo splendore poetico:



Don't dispair just because it's christmas


children they're all so gay at christmas


all the children on the street


hope they get something good to eat


but for me it's not so great


fuck christmasfuck christmasfuck christmasfuck christmasfuck christmasfuck christmasfuck christmasfuck christmasfuck christmas.


Questo capolavoro, inizialmente pubblicato solo su 45 giri, lo potete trovare nella versione CD del primo lp dei Fear, significativamente intitolato The record. Non lo definirei precisamente una canzone, ecco... Diciamo un proiettile, che mi pare meglio. Dura, ehm, 44 secondi.
Qualche bello spirito ha definito i Fear, non ricordo dove, come “i Blues Brothers dell'hardcore punk" e la cosa può anche starci, per quanto mi riguarda. Ma credo che la suggestione sia dovuta principalmente al fatto che proprio John Belushi era un loro fan scatenato (se non fosse stato scatenato, d'altra parte, non sarebbe stato John Belushi).
Prima di chiudere ve ne racconto una. I Fear divennero famosi (relativamente, dai...) negli States dopo la puntata di Halloween 1981 del Saturday Night Live Show, dove furono presentati da Donald Pleasance.
Al SNLS li volle appunto Belushi: sarebbe tornato a scasinare nello Show, per una puntata, se la produzione avesse preso anche i Fear.
Bene. La band fece in tempo a suonare due pezzi, poi alcuni loro fan (entusiasti e scatenati. Alla Belushi) distrussero il set.
Il leader dei Fear si chiamava Lee Ving ed era una vera sagoma. Lo si capisce bene ascoltando The record: humour al vetriolo e simpaticissimi calci in culo. Dall'iniziale Let's have a war a We destroy the family, da quella botta di vita che è Beef Boloney alla versione efferata di We gotta get out of this place degli Animals passando per New York's alright if you like saxophones (no, dico... New York va bene se vi piacciono i sassofoni...).
Lee Ving aveva una faccia da film. Infatti recitò (?) in varie pellicole. Soprattutto negli incompresi Ottanta (per dire, io lo ricordo in Streets of fire di Walter Hill e in Get Crazy di Allan Arkush). Nel corso degli anni ha fatto poi un sacco di cose. Mise pure in piedi una band country, lo scellerato. La chiudo qui, perché devo correre a farmi una doccia prima di presentarmi a casa dei miei al pranzo di natale.


Dedico questo pezzo a Lee Ving, che è questo tizio qui sopra (fotografato di recente, però. Non ai tempi dei Fear). Possa valere come ringraziamento per i calci in culo.

4 commenti:

Fabio Montale ha detto...

Oggi e' Santo Stefano. Fuck Stefano! Cissivede! Auguri di sereno 2008 anche alla consorte ed a tutti i partecipanti al blog!

tic. ha detto...

Grazie, grazie, marsigliese...
Cominciavo a temere di non rivederla più in talkischeap e invece...
Tic la ringrazia di cuore per la sua gentilezza. E anche la di lui signora.

Anonimo ha detto...

auguro un buona digestione a tic e a tutti gli accoliti.
di cuore

tic. ha detto...

Bentrovato, caro personaggio di Massimo Carlotto. Era tempo che non la si vedeva da ste parti...
Grazie degli auguri.