martedì 20 novembre 2007

Un bel cappellino per testoline in lega leggera



Mai sentito parlare del pakul (o pakol, o pakoul: lo potreste trovare scritto in vari modi)?
E' un copricapo in lana che, secondo alcuni esperti di Asia centrale (come Louis Dupree), sarebbe tipico soprattutto di una regione dell'Afghanistan nord-occidentale, il Nuristan.
Il pakul lo potreste trovare definito anche come 'cappello Chitrali', dal nome della città del Pakistan, Chitral, dove pare sia stato fabbricato per la prima volta.
L'uso del pakul è molto diffuso nel nord del Pakistan e in Uzbekistan, oltre che, come si diceva, nelle zone settentrionali dell'Afghanistan.
Del simpatico cappello si parlò un pochino negli anni Ottanta: era quello preferito dai mujahidin che combattevano contro l'Armata Rossa che al tempo occupava il territorio afghano.
Lo si può trovare in quattro colori: nero, marrone chiaro, grigio e avorio.
Ecco una foto del comandante Ahmed Shah Massoud col suo pakul d'ordinanza . La pubblico volentieri: Massoud era un grande soldato. E un uomo coraggioso.

Perché scrivo di cappelli afghani?
Ma perché stiamo andando verso l'inverno: già ci sono state alcune giornate molto fredde, in novembre.
E i pakul si cominciano a vedere: per esempio a Genova, il 17 novembre, in occasione della manifestazione per ricordare i casini del G8 del 2001, camminavano da soli.
Il cappello dei mujahidin, infatti, sta diventando uno dei gadget più acquistati dai duri e puri della sinistra-sinistra, della sinistra radicale ma radicale proprio, della sinistra che vuole la luna, della sinistra che un altro mondo è possibile e mò ci pensa il compagno Chavez a fargliela vedere all'America, a fargliela!
Vi ricordate della kefiah? Adesso è un tantino demodé, ma ancora qualche annetto fa andava via come il pane. Era un modo (fiiiiiico!!!) per dire ai fratelli palestinesi che eravamo accanto a loro e così partecipavamo pure noi all'Intifada, pure noi! All'Intifada! Magari compravamo kefiah fabbricate a Torre Annunziata da chissà quale camorra, ma eravamo solidali, noi, coi compagni di Fatah, coi compagni! Di Fatah!
Pare che per il momento il pakul non lo stiano fabbricando, a Napoli e dintorni, ma se intanto sentite di non poterne proprio fare a meno lo potete ordinare a simplyislam.com (THE WORLD'S FAVOURITE ISLAMIC INTERNET STORE!). Ancora per qualche mese: poi i napoletani si attrezzeranno per la produzione in serie. Compratelo, e sarete un po' anche voi dei gloriosi mujahidin come quelli che combattono in Afghanistan contro l'Impero. Combattono! Contro l'Impero! (qui sotto, la bandiera dell'Impero) Sono fantastici, i miti e i riti dei duri e puri (dei miei coglioni) della sinistra che non transige. Fantastici davvero. I più tosti tra loro sono capaci di presentarsi in testa ai cortei vestiti da kamikaze delle Brigate Martiri di al-Aqsa. Ma questa è roba veramente hardcore: per pochi, quindi.
Per tutti gli altri, più tranquilli, più a modino, c'è la nuova moda mujahidin: e con il tuo bel pakul in capo sei un po' guerrigliero pure tu, compagno!
Negli anni Settanta, a Roma, Gabriel Garcia Marquez rimase a bocca aperta (ne fu scandalizzato, a dire il vero) nel vedere tantissimi duri e puri di quel tempo vestiti come soldati cubani mentre facevano lo struscio sui marciapiedi del centro della capitale. Lo scrisse pure sul Manifesto, che allora era esattamente la stessa carta da culo che è adesso. Solo che era ancora vivo Pintor.
E' confortante vedere come, dalle parti della VERA sinistra, certi automatismi da cani di Pavlov funzionino ancora alla grande.

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando i Muhahidin conquistarono Kabul, abbandonata dall'esercito sovietico, iniziarono a massacrarsi tra loro, cominciarono a far regredire il paese allo stato medioevale, facendolo piombare nella più cupa miseria e in una continua guerra civile tra dei signori della guerra, alcuni dei quali ricordati per la loro immagine da rivoluzionari chic vestiti alla Yves Saint Laurent come tal Massud.
Gli afgani ne ebbero talmente le tasche piene da accogliere con sollievo l'arrivo dei Talebani i quali, non fecero altro che portare avanti il lavoro dei Muhahidin e trascinarono l'Afghanistan dal medioevo alla preistoria.
Il resto della storia lo conosciamo.
Quindi al pakul (pa-cul)preferisco il berretto dell'Armata Rossa e, soprattutto, la bandiera a stelle e strisce, almeno là ognuno si veste come cazzo gli pare.

tic. ha detto...

Beh, nel pakul PA-CUL immagino che il Barone von Furz ci sguazzerà. Conoscendolo...
Comunque apprezzo, caro il nostro filosofo cinico, il suo ardire.

Non solo GLI AMERICANI sono meglio (e come potrei non concordare), ma pure l'Armata Rossa.
Opinioni forti.

Anonimo ha detto...

Divago. Chissà che ne pensa il Barone, uomo di grande lignaggio e di grande legno, della richiesta fatta dai Savoia di risarcimento per l'esilio e la confisca dei beni da parte dello Stato.
Sono d'accordo, diamo loro i 160 milioni di euro richiesti e poi chiediamo i danni per alcune colpucce della nobile stirpe sabauda. Come aver favorito l'ascesa del fascismo, aver fatto le guerre coloniali, aver trascinato l'Italia nella II guerra mondiale, essere scappati dopo l'8 settembre, avere un sedicente re idiota, omicida e trafficante di puttane e un erede al trono idiota e basta.
Di sicuro pageranno il pegno della loro storia.
Noblesse d'oblige, vero Barone?

Un'ultima cosa. Emanuele Filiberto, l'erede al trono, l'evidente prodotto di troppi matrimoni tra consanguinei, ha dichiarato: "il partito del popolo delle libertà è una buona occasione per i moderati".

La ghigliottina sarebbe stata una buona occasione per l'Italia.

tic. ha detto...

Non mi parli di ghigliottina, che sono molto sensibile.
I Savoia sono la dinastia su misura degli italiani. Davvero italianissimi: delle canaglie furbette.

Andavano fucilati tutti quando era il momento, altro che esilio.
Così il signor Pansa, a sessant'anni dai fatti narrati, avrebbe potuto rievocare anche il loro sangue, marcio e corrotto da mille cortocircuiti endogamici, in qualche libro del cazzo da vendere ai figli e ai nipoti della grande zona grigia, ovvero agli eterni paraculi della storia patria.
Quanti bei soldarelli avrebbe potuto lucrare, il signor Pansa, sulla fine dei Savoia. Dalla morte di qualche criminale fascista il furbo Pansa è riuscito a ricavare un bel po'. Vendendo libri risibili a chi di solito non legge.
Un genio.
Italianissimo anche lui.

Anonimo ha detto...

Ah Pansa! Un mito! Un eroe dei nostri giorni! Un arcitaliano!
Un moralista, un leader del popolo dei fax che accortosi di avere troppa concorrenza in quel campo, scopre le nefandezze dei partigiani e guadagna un bel po' di soldini raccontandoci i crimini di quegli anni.
Ma si, spumeggiante, implacabile giudice della sinistra immaginaria e commovente fustigatore dei crimini dei rossi.
"Un colpo al cerchio e uno alla botte" è il suo motto, il suo emblema.

Contributo storico e culturale dei suoi libri: zero, zero assoluto.

Nell'Impero del male, due giornalisti, Woodward e Bernstein, con le loro inchieste affondarono un presidente. Nel nostro Impero del ridicolo, le grandi firme, al massimo, molestano qualche reduce del 25 aprile.

Mala tempora.

Anonimo ha detto...

lasciamo stare l'arcitaliano!
che il buon Maccari se ne avrebbe a male!

Anonimo ha detto...

Si, forse è un po' troppo per Pansa.

Coltissimo 'sto lalligatore.
Ma scriva, scriva un po'di più. Sa, noi siamo piuttosto verbosi.

Ci accontenti.

tic. ha detto...

Il vecchio Biagi, da poco passato a miglior vita, una volta ebbe a dire che negli Stati Uniti d'America, in genere, sono stati i giornalisti a far saltare i presidenti, mentre in Italia è sempre avvenuto il contrario...

Di giornalisti seri e preparati ce ne sono sempre meno.
Pansa è sempre stato un "emotivo", un autore di pezzi di colore più che un serio analista. Di prosa apoplettica, sempre indignatissima, scoppiettante e impressionista: dimenticabilissima, per quanto mi riguarda.
E' bravissimo a far la vittima: l'ho sentito dire certe cose, sull'intolleranza dei suoi critici... Eh eh eh eh: il navigatissimo merdone pareva Sacharov.
Pansa: uno dei tanti che in Italia si autorappresenta come VOCE FUORI DAL CORO.
Solo che voci come la sua ce ne sono troppe, nel Belpaese: in genere, pubblicano per le più grandi case editrici e vedono le loro opinioni stampate in prima pagina dai quotidiani a maggior tiratura.
Autentiche superstar del maneggio, abilissime però a chiagnere e fottere.

Sulla verbosità di talkischeap, beh... E' vero. Il padrone di casa è verbosetto, dai...
lalligatore, però, è davvero succinto. Pure troppo. D'accordissimo, perciò, con l'invito del filosofo cinico: lalligatore scriva di più!

(l'ho già chiesto,ma... Chi si nasconde dietro lo pseudonimo 'lalligatore'?)

barone von furz ha detto...

...siete verbosetti invero...ecco lo specchio sinistra, tante parole, tanti dibbbbatttiti, conferenze ecc...poi cosa si combina? Nulla...un bel nulla...per quanto riguarda i savoia mi astengo da qualsiasi commento poichè mi ritengo borbonico e con quella genia di assassini, puttanieri, fannulloni non voglio aver nulla a che fare...il popolo italiano dovrebbe chiedere il risarcimento solo per aver fatto benito presidente del consiglio...

tic. ha detto...

Beh, Barone, se parliamo di sinistra, io, per me, la sinistra di questo Paese la ritengo ormai fottuta. Kaputt.
Che cosa diavolo è ormai la sinistra italiana (nelle sue molte, troppe, vulgate)? Più che una Babele un Libano, dai...

Anonimo ha detto...

Lo scrivere poco non è un vezzo.
E' che sono un analfabeta di ritorno.
Non mi sognerei mai ad avventurarmi tra paratassi e ipotassi.
Ma vi leggo con piacere.
Che poi, sia detto per inciso, i cinici sono solo dei romantici di cattivo umore.

Anonimo ha detto...

Eh, caro lalligatore, il suo scrivere poco è snobissimo e di gran vezzo.
Apprezzabilissimo.
Ma scenda dalla sua torre d'avorio e chiaccheri con noi, dediti all'anacoluto e ai neologismi.

Quanto al Barone, lo vedo nella sua reggia campana tra pizze e supplì, solazzarsi con le contadinotte. Un nobile simpatico che io e il cittadino Tic protegeremmo dalla ghigliottina.

Ora, caro Tic, quando scriverai qualcosa sulla nuova mitica, fantastica, immaginifìca creatura della politica italiana: il partito del popolo della libertà. Uno straordinario ibrido tra Mao e Cesare Cadeo.

E poi, quel berlusconi sul cofano di una macchina col megafono, non ricorda Sartre arringare gli studenti nel '68...

tic. ha detto...

Si,concordo ricorda vagamente Sartre. E, come si diceva? Non è che un inizio...

Del Partito del popolo, o Popolo delle libertà, parleremo diffusamente. Purtroppo.
Oggi però ho postato su Fausto nostro. E' capitata un'occasione troppo ghiotta per farsela scappare.

Credo che questo fine settimana (e la prossima settimana) tornerò a parlare di libri, di canzoni. E di fumetti. Per mio esclusivo piacere (un blog non è un DIARIO pubblico?), ovvio.
Ho parlato forse un pochino troppo, ultimamente, di politica e di fenomeni gravitanti attorno alla politica. Cose che fanno ridere parecchio, eh... Ma delle quali, dopo un po', mi stanco.

Dopo un breve periodo sabbatico (una settimana, o poco più)tornerò a parlare, in qualche modo, di politica. E dirò cattiverie sulla MIA parte politica. E sulla VERA SINISTRA. Ho scoperto che mi diverto di più. Chissà perché?

Quanto a lalligatore, uhm... Non la bevo. Non mi pare proprio un analfabeta di ritorno.
Ma chi si nasconderà dietro tale pseudonimo?

Anonimo ha detto...

Secondo me è il nostro Presidente provinciale che ha gettato la maschera!
Riconoscibile dal suo tipico stile ricercato..

tic. ha detto...

Ehhhh, si... Come no...
E' stato proprio lo stile a tradirlo...

La prego, caro Ken. Provi con un'altra ipotesi (tra l'altro, come supposizione - lalligatore=presidente ente provincia - mi pare vagamente offensiva. Per il signor lalligatore, of course. Non so dire perché...).

Anonimo ha detto...

L'uso corretto della sintassi, l'ortografia puntuale, la scelta di vocaboli ricercati e i richiami culturali rendono improbabile l'dentità tra lalligatore e il presidente della provincia.

A proposito, caro Ken (ma mi rivolgo anche a molti altri a partire da un certo lottatore mascherato), che si fa del blog del presidente? Lo si lascia in stato di putrefazione o si torna a far caciara?

Sondaggio.

Anonimo ha detto...

Presidente della Provincia a sorate! :-)

tic. ha detto...

Per quanto mi riguarda, io nel blog del PDP non ci scriverò più. Non me ne importa nulla di discutere con lui, e soprattutto di discutere negli spazi che lui mette a disposizione.

Lo seguo sempre, però. Non me lo perderei per niente al mondo. E spero ardentemente che il suo blog non muoia (come pare stia avvenendo visto che non ci scrive più nessuno. Spero però di sbagliarmi. E che abbia ragione PDP che in un post memorabile ci ha rimbrottati:"Chi l'ha detto che il successo di un blog si misura sul numero di persone che ci scrivono?". E quindi spero che cameraconvistaprematuratalasupercazzolacomefosseantani resti in rete ancora a lungo).

Ultimamente, ho visto, Sbirulino nostro ha pubblicato un nuovo, imperdibile, classico: un post sulla finanza etica dal quale si evince che ci sono banche (anche banche locali) che finanziano la pornografia e la fabbricazione di pellicce. Il mio carissimo amico Kyuzo - mente acuta e battuta sempre pronta, beato lui - mi ha prontamente fatto notare che tra pornografia e pellicce, in fondo, è sempre una questione di pelo.

Poi ho visto che, povero PDP, l'hanno violato (con o senza vaselina?) e lui ha subito scritto su un post che essere violato è stato un vero onore (mi viene in mente quel vecchio sketch di Paolo Villaggio, dove c'era un tizio che, dopo essere stato selvaggiamente violato da un rinoceronte, veniva soprannominato "LA CERTOSA DI PAVIA": "Volete sapere perché? Per il suo grande ROSONE!").

Anonimo ha detto...

Nessuno fra voi ha ricordato la variante per così dire "popolare" del copricapo di cui sopra, quella che lo stesso Nur Muhammed Taraki ricordava nei suoi racconti e bozzetti dedicati alla vita dei contadini (per esempio il romanzo "I vagabondaggi di Bang" del 1958), diffusa soprattutto nelle province di Badghis e Faryabe e che veniva ricavata ripiegando abilmente una vecchia pagina di giornale, la famosa "carta pa' kul"...

tic. ha detto...

Interessante, interessante...

Apprezzo molto il suo contributo, caro anonimo (chissà se pure in questo caso anonimo si legge Alice? Qualcosa mi dice di no...).

Anonimo ha detto...

Devo ammettere che sei molto perspicace nonchè fine conoscitore dei tuoi commentatori...

tic. ha detto...

Non era Alice, no...

Anonimo ha detto...

Allora è proprio finita.

Peccato. Mi mancherà la discussione con Ken, l'Uomo Tigre, Mysterio, Lady B, Tex, Gutalax, Lizia, Ben Grimm, Torcia Umana, Stefano Piredda e gli altri personaggi fantastici.
Mi mancheranno gli spunti cul-turali del presidente, mi mancherà la sua costante presenza, il suo dialogo continuo la sua prosa che faceva a brandelli le vetuste regole della grammatica italiana
Mi mancherà quel luogo a metà strada tra un quadro di Magritte e un discorso di Sior Anzoleto.
C'era tutto, il divertimento (il Presidente) e la cultura (il coro dei imbriagoni duri).

Mi mi resta che questo blog, con quei cazzo di codici e i libri letti da Tic.

Peccato.

tic. ha detto...

Ah, caro filosofo...
Non mi faccia così, su.
Vedrà: il pdp ci regalerà ancora molte occasioni di divertimento e svago (temo non solo sul suo blog, purtroppo. E meno male che l'ente provincia è un ente inutile e abbastanza irrilevante: come dicono i fessi? Un costo della politica, giusto? Beh, mi sento di concordare). E rideremo tutti insieme. Magari lo faremo qui da me.
Lei, tra l'altro, ogni tanto è intervenuto copiando e incollando sul mio blog certi gioielli di post (tra futurismo, situazionismo, Boldi&De Sica, Scaramacai, Luciano Bronzi, Alvaro Vitali e Ciccio di Nonna Papera)direttamente da cameraconvistaprematuratalasupercazzolacomefosseantani. E li abbiamo commentati assieme. Poi, ha visto? Ken il guerriero e l'Uomo Tigre passano spesso a farci visita. Lo so: anche a lei, come a me, mancherà l'incredibile bepi el caligher. Ma chissà... Magari qualcuno gli parlerà di talkischeap e anche lui passerà a trovarci e allora tutti quanti celebreremo come merita quel modello di serietà e di sobrietà che è il nostro pdp.