Allora, Walter Veltroni scrive a la Repubblica e dice che hanno ragione Nanni Moretti ed Eugenio Scalfari quando parlano “della perdita dello spirito pubblico di una nazione che si ritrova, spesso, a vedere cancellati i confini di sé: il valore della legalità, della verità, della coerenza, del primato dell'interesse pubblico su quello privato. Ieri non esiste e domani non dipende da te. Non sei un cittadino, ma uno spettatore. Non sei un cittadino, ma un consumatore della società. Con queste certezze il nostro tempo finisce col farsi vuoto di senso. E con il lasciare spazio a paure parossistiche, quasi ancestrali. E ad egoismi eccessivi, quasi infantili. Lo dico pensando al mio ruolo. Credo che a noi, a me, spetti in primo luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile. Sento semmai il bisogno di rendere sempre più chiaro, per il bene della nostra nazione, l'alternatività di valori e progetti sociali che rendono differenti gli schieramenti e le culture politiche. Tanto più ora. Omologarsi come Zelig, piegarsi al nuovo pensiero unico è facile e vantaggioso ma è un atto di rinuncia, una manifestazione di sfiducia nelle proprie ragioni e, talvolta, persino nella propria storia. Cambiare sé stessi, senza rinunciare a testimoniare la grandezza di un percorso umano e senza rinunciare a immaginare e costruire, attraverso proposte realistiche, un presente e un futuro migliore. A cosa servirebbe altrimenti la politica?”.
Là! Tutto d'un fiato. Proviamo a metter meglio a fuoco, se non a tradurre? Che ne dite?
Il berlusconismo rappresenta la devastazione dello spirito pubblico di una nazione che si ritrova, spesso, a vedere cancellati i confini di sé: il valore della legalità, della verità, della coerenza, del primato dell'interesse pubblico su quello privato. Ieri non esiste e domani non dipende da te. Non sei un cittadino, ma uno spettatore. Non sei un cittadino, ma un consumatore della società. Con queste certezze il nostro tempo finisce col farsi vuoto di senso. E con il lasciare spazio a paure parossistiche, quasi ancestrali. E ad egoismi eccessivi, quasi infantili.
Quando parla di paure parossistiche, Veltroni si riferisce, in generale, a tutto l'ambaradàn montato dai media italiani (per ordine del loro signore e padrone, Silvio Berlusconi) sulla ormai famosissima 'emergenza sicurezza'.
Quando parla di paure quasi ancestrali, Veltroni pensa, in particolare, all'ignobile caccia allo zingaro che si è scatenata in 'sto Paese di merda dopo che Silvio Berlusconi e suoi alleati hanno vinto le elezioni politiche.
Quando parla di egoismi eccessivi, quasi infantili, Veltroni pensa invece (ma questo prendetelo con beneficio di inventario) alla famosa “questione settentrionale”, che non è altro che l'incazzatura feroce di gentaglia che ha la panza piena da sc'iopare ma fa finta che non sia così e, con altissimi lai, piange il morto per fottere il vivo. E fanculo alla sociologia, per usare un francesismo.
Tutto ciò Veltroni lo ha detto avendo ben presente che il suo ruolo di segretario del Piddì è ormai messo apertamente in discussione: proprio per questo egli afferma che è a lui e a quelli che gli vogliono bene che spetta, in primo luogo, il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile. Proprio per questo egli sente (semmai...) il bisogno di rendere sempre più chiara, per il bene della nostra nazione (e certo: mica per il bene del Granducato del Lussemburgo...), l'alternatività di valori e di progetti sociali che rendono differenti gli schieramenti e le culture politiche. Tanto più ora. Quindi Enrico Letta può andare in giro a dire quello che vuole, ma col ciufolo che l'antiberlusconismo è finito. Omologarsi come Zelig, piegarsi al nuovo pensiero unico, sarà pure facile e vantaggioso ma è un atto di rinuncia, una manifestazione di sfiducia nelle proprie ragioni e, talvolta, persino nella propria storia. Cazzo vuole, 'sto Letta, dunque?
Cambiare sé stessi, bisogna, invece! Ma senza rinunciare a testimoniare la grandezza di un percorso umano e senza rinunciare a immaginare e costruire, attraverso proposte realistiche, un presente e un futuro migliori. Cambiare sé stessi e rimanere sempre là, al timone, sul ponte di comando e i quarantenni rampanti, nipoti di, si facciano pure sotto, se hanno coraggio. Fino a ieri Silvio Berlusconi manco lo si nominava: per Veltroni era solo “il mio principale competitore”. Mò si cambia, gente, ma senza rinunciare a cambiare sé stessi perché nulla cambi mai veramente, come scrisse una volta, più o meno, il tizio qui sotto e se non sapete chi è peggio per voi.
E insomma, sostiene Veltroni che non bisogna omologarsi come Zelig, manco per idea, e che “la rimozione della memoria non è solo una malattia o una tragedia individuale, ma un fatto storico e sociale. E noi stessi, osservando il paesaggio della nostra società, abbiamo la sensazione che lo “spirito del tempo” dominante tenda a cancellare il passato, la storia collettiva, le tragedie e le rinascite tutto agglutinando in una informe massa nera, giudicata inutile perché passata e dunque non utilizzabile in modo speculativo”.
E per fortuna che “si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possibile, è stato così”, come disse nel 1999 Veltroni stesso a Gianni Riotta che lo intervistava per La Stampa. Ma questa non ve la spiego.
22 commenti:
E dire che, secondo Ricolfi, Veltroni avrebbe ormai superato molti limiti "linguistici" e "culturali" della sinistra: la preferenza per gli schemi secondari ed il linguaggio in codice, la paura delle parole e del senso comune...Qui siamo nelle parole di nebbia di Ginzburgiana memoria.
Comunque, la sindrome del Gattopardo ha permeato ormai l'intera nostra società. Le riforme scolastiche (o almeno il modo in cui vengono tradotte in pratica) ne sono un esempio illuminante.
Ma ha ragione Ricolfi: Veltroni è ormai OLTRE...
Mi parStavolta io sono d'accordo con Veltroni. Ma il punto è un altro: la dirigenza del PD mi ricorda un orologio impazzito che sbaglia l'ora eppure, a furia di muoversi di continuo, prima o poi azzecca il minuto giusto. E comunque solo per un momento, perchè poi di nuovo, subito, ripartirà per il suo smarrito pellegrinaggio.
Insomma: o (come me e altri) si pensa che Berlusconi e il berlusconismo abbiano devastato il paese e i suoi abitanti oppure non lo si pensa. Ma se si ritiene che questo tsunami lo abbiano perpetrato...è una cosa gravissima e dunque non si può denunciarla un giorno sì e una settimana no.
non so se c'entra, ma quest'anno la prima festa Democratica viene aperta da un concerto dei pooh..
E temo che non sia il grande Winnie Pooh.
Ehi, prima delle elezioni io ho udito con le mie orecchie in un gazebo del Pd la musica del Titanic... E continuiamo a scalpellarci, allora...
I Pooh?!?!?!?!?!?
Io e Tatjana vedemmo partire da Roma il pullman di Prodi per le primarie al suono di Hallelujah di Jeff Buckley. Mi toccai prontamente i coglioni, vista la tragica fine dei Buckeley (padre Tim e figlio Jeff, uno per overdose e l'altro suicida). Poi quella campagna finì bene, però mi domandai chi sceglie le musiche.
Da Jeff Buckley ai Pooh?
Tutto indica che può persini andar peggio.
FELICITA' di Al Bano and Romina come inno ufficiale?
I New Troll, i New Troll!
Che fa?
Ci rialza il livello?
Cos'è, la sua?
Un'apertura di credito a 'sto cazzo di Piddì?
Guardi che sotto Al Bano ci sono solo gli 883...
Auch, trovo stima inaspettata verso i Nuovi Trolli!
E allora vada per gli 883, anzi, per Max Pezzali solista. E questa è cattiveria pura.
Ma quale stima!
I Nuovi Trolli mi han sempre fatto cagare, mi han sempre fatto.
E' che ad Al Bano son superiori.
Ma Veltroni sa cone finisce "Moby Dick"?
Di ritorno da Roma, in austostrada, subito dopo Roncobilaccio mi son trovato a dover seguire il pullman elettorale di Veltroni. Vetri fumée, andatura pressocché snervante, corporatura (del pullman) da viaggio turistico - nè troppo grande nè troppo piccola -, specchietti retrovisori sulle trentatrè, vetro panoramico posteriore del tipo "ti vedo ma non mi vedi", certezza razionalizzata che "lui" lì dentro non ci fosse: enbè! il pullman è stato metafora "sustanziata" di ciò che sarebbe avvenuto e tutti sappiamo che cosa! Tuttavia, nonostante ciò, si prosegue sulla strada delle belle maniere e della ricerda dialogica, ma dai! Rivoglio Rifondazione!
Ecco finalmente una cosa che mi divide da Tic. Lo dico da rockettaro: mentre i Pooh li trovo abominevoli oltre ogni dire, secondo me gli 883 hanno rappresentato con un certo gusto pop la svaccata provincia italiana, attraverso musiche facilotte e testi non privi di capacità di ritrarre la realtà. E un pezzo come HANNO UCCISO L'UOMO RAGNO non era niente male. Mia figlia da bambina li ascoltava (assieme a Bruce, Liga, Big Country) e così mi sono fatto una scorpacciata anch'io. E ne ho tratto un'idea di Pezzali & Socio non disprezzabile: non li amo affatto però mi paiono nettamente più interessanti degli orripilanti Ramazzotti, Pausini, Pooh, D'Alessio e simili.
Mi andrebbe di entrare in polemica "a gamba tesa" e questionare sul perché una discussione sul vuoto propositivo del PD sia diventata, strada facendo, "883" vs. "Pooh" vs. "New Trolls" ma non lo farò (o... l'ho già fatto?)
Mi interessa di più inserire quest'ultima "Veltronata" nel quadro complessivo di una parabola che sta portando il "progetto Partito Democratico", nato già come un mostro bicefalo senza un'idea coerente di società ed un modello di agire condiviso, verso le secche di una "non opposizione", "non diversità", "non propositività".
Ha un bel dire Veltroni "noi siamo diversi", sembra il Nanni Moretti di "Palmbella Rossa" che farfuglia: "noi siamo diversi, però siamo uguali agli altri..." (non ve la ricordate? La trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=D-J38XGB4cI) putroppo con vent'anni di ritardo.
Ragioniamo allora su cos'ha fatto negli ultimi vent'anni il PCI/PDS/DS/PD se non incarnare un'idea di buoni sentimenti, buone intenzioni, buonismo generico e malriposta "solidarietà", oltre a proporre e gestire riforme spesso inutili se non disastrose (guardiamo alla deriva della scuola superiore italiana).
Il fatto è che gli "orfani del Comunismo" (e mi ci metto anch'io...) oltre a non voler fare i conti con il crollo dei regimi dell'est (Diliberto docet), si sono ritrovati senza la cosiddetta "terra sotto i piedi", senza un'ideologia strutturata, monolitica, imparata la quale poter discriminare buoni e cattivi, giusto e sbagliato, ed hanno iniziato una navigazione "a vista" andando progressivamente alla deriva.
C'erano da dire "cose che la gente non vuole sentirsi dire" (thanks George), che per deliberata scelta non sono state dette onde non perder voti, ed ormai è troppo tardi.
Ora l'ottundimento collettivo ha superato di gran lunga i livelli già disastrosi degli anni '80, e non sembra esserci alternativa ad un farfugliamento sconnesso ed incoerente. Incoerente perché al pensiero, se tale fosse, dovrebbe seguire l'azione, mentre qui siamo piuttosto all'assenza di pensiero, che ha come corollario speculare un'assenza totale di azione.
E' che dall'altra parte, invece, un progetto (criminale, a volerlo proprio etichettare) ce l'avevano eccome, ed era il famigerato "Piano di rinascita democratica" della P2 di Gelli, che con coerenza è stato portato avanti.
Mala tempora currunt...
C'è gente nel PD (ex Diesse e non, ovviamente) che ormai TEORIZZA che alla gente NON BISOGNA MAI dire quello che non ha voglia di sentirsi dire.
Il presidente della provincia di Gorizia, ex piccì ex pidiesse ex diesse ora piddì, ha sintetizzato tutto ciò nell'ormai notissima formula: non bisogna MAI dichiarare guerra al popolo!
Ormai seguiamo solamente i modelli (di comportamento e di svacco) veicolati dalla tivvù.
Solo che, ahi ahi ahi, alla tivvù passa un'idea (?) di società (?) che è molto lontana da quelli che dovrebbero essere i nostri valori di riferimento (mi viene da ridere...).
Ecco allora il meraviglioso fenomeno della sinistra che scimmiotta la destra perché 'è la gente che vuole questo'. E se lo dice la gente, lo faccio pure io, il sindaco sceriffo. E che ci vuole?
Quanto a Rifondazione, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Ma perché 'anonimo'? Eddai...
Chi sei?
Una frase, un nick appena...
...prima c'è stata la fase dello sputtanamento isterico, da destra; poi la ricerca soft del "dialogo", durata il tempo di un batter di ciglia, desiderata tutto sommato dal PD e acchiappata furbescamente dal PDL; indi, oplà, fine del dialogo mai nato e abortito nonché armi in pugno su tutto e su tutti, e la minaccia di una messinscena massivo-mediatica a ottobre (rimando a Ottobre rosso?) Mai una sculacciata sonora a questa destra biricchina e baldanzosa, che sfodera eserciti, richiede impronte (digitali, ovviamente), fa la legge per il capo, protegge i forti e ricchi. Non piango per Rifordazione, ma per quel poco di "sinistro" che rappresentava. Mi sto incazzando, ora rivoglio Bakunin!
... un nick appena? i nomi non contano, contano le idee dei nik(s),anche strampalate che siano.
Allora sarai, per tutti noi, semplicemente 'anonimo'.
Occhio al copyright, però..
C'è qualche altro anomimo che passa spesso da 'ste parti.
Cerca di fare in modo che io non confonda quell'anonimo con te.
Quanto al Piddì, il Piddì è NIENTE.
Ma un niente davvero inconfondibile (al momento).
Sarà un caso se quasi tutti i commentatori che seguo con più interesse NON sono di provenienza ex-PCI? Parlo di Ruffolo, Salvadori, Leon, Scalfari, Bocca, Eco, Rumiz, Marzo, Colombo, il gruppo di Critica Liberale, Travaglio, Prosperi, Pellizzetti? Sarà un caso se gran parte dell'opposizione più intransigente al berlusconismo (politico, culturale, antropologico, sociale, criminogeno, estetico, civico) è venuta e viene da chi NON era di area PCI? Penso anche a persone purtroppo scomparse come Sylos Labini, Galante Garrone, Bobbio, Rigoni Stern, Meneghello che erano tutti di area ex-azionista o liberal-socialista.
No che non è un caso.
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