Al Residence di Ripetta, in Roma, ieri si è svolto un convegno organizzato da Italianieuropei, Astrid e altre 12 fondazioni.
C'era un sacco di bella gente! D'Alema, Veltroni, Casini, Cicchitto, Di Pietro, Amato, Calderoli, Rutelli, Franceschini, Pezzotta, Cesare Salvi e tanti, tantissimi altri: mamma mia, che scialo di intelligenze! Davvero non ci si crede che la politica, in un Paese piccolino come il nostro, abbia a disposizione tutto 'sto po' po' di firmamento di neuroni.
E al Residence di Ripetta, in Roma, sapete cosa? E' andato in scena - come direbbero i giornalisti veri? - l'ennesimo duello tra Walter Veltroni e Massimo D'Alema.
D'Alema vuole una legge elettorale alla tedesca?
Uno che Goffredo De Marchis di Repubblica definisce “pasdaran veltroniano”, tale Salvatore Vassallo, ha ricordato a D'Alema i bei tempi in cui l'ex ministro degli Esteri era un fervente sostenitore del sistema francese, presidenziale e a doppio turno, cioè qualcosa di molto distante dal metodo proporzionale in vigore a Berlino.
D'Alema pare abbia confidato a Cesare Salvi: “Ci potevo pensare prima sul sistema tedesco? Beh, le esperienze vanno fatte e questo è il bilancio di quindici anni: un disastro”.
L'editorialista di Repubblica Massimo Giannini oggi sottolinea: “La malattia del Pd è stata certificata, ancora una volta, dalle visioni politiche radicalmente opposte e apparentemente inconciliabili di Veltroni e D'Alema”. Veltroni vuole un sistema elettorale ancorato al maggioritario, D'Alema al proporzionale. Veltroni “resta fedele all'ideale di un bipartitismo imperfetto, nel quale il sistema francese esalta la vocazione maggioritaria del Pd, lo consolida nella sua autosufficienza riformista, e lo salva per sempre dall'abbraccio con la sinistra massimalista. D'Alema resta affezionato all'idea che questo bipolarismo non funzioni, e vede nell'introduzione del sistema tedesco il possibile passepartout per riaprire al Pd la porta delle alleanze, ricucendo i vecchi rapporti con le sinistre antagoniste (da Bertinotti ai Verdi) e soprattutto saldando un nuovo asse con il centro cattolico (da Casini a Pezzotta)".
C'era un sacco di bella gente! D'Alema, Veltroni, Casini, Cicchitto, Di Pietro, Amato, Calderoli, Rutelli, Franceschini, Pezzotta, Cesare Salvi e tanti, tantissimi altri: mamma mia, che scialo di intelligenze! Davvero non ci si crede che la politica, in un Paese piccolino come il nostro, abbia a disposizione tutto 'sto po' po' di firmamento di neuroni.
E al Residence di Ripetta, in Roma, sapete cosa? E' andato in scena - come direbbero i giornalisti veri? - l'ennesimo duello tra Walter Veltroni e Massimo D'Alema.
D'Alema vuole una legge elettorale alla tedesca?
Uno che Goffredo De Marchis di Repubblica definisce “pasdaran veltroniano”, tale Salvatore Vassallo, ha ricordato a D'Alema i bei tempi in cui l'ex ministro degli Esteri era un fervente sostenitore del sistema francese, presidenziale e a doppio turno, cioè qualcosa di molto distante dal metodo proporzionale in vigore a Berlino.
D'Alema pare abbia confidato a Cesare Salvi: “Ci potevo pensare prima sul sistema tedesco? Beh, le esperienze vanno fatte e questo è il bilancio di quindici anni: un disastro”.
L'editorialista di Repubblica Massimo Giannini oggi sottolinea: “La malattia del Pd è stata certificata, ancora una volta, dalle visioni politiche radicalmente opposte e apparentemente inconciliabili di Veltroni e D'Alema”. Veltroni vuole un sistema elettorale ancorato al maggioritario, D'Alema al proporzionale. Veltroni “resta fedele all'ideale di un bipartitismo imperfetto, nel quale il sistema francese esalta la vocazione maggioritaria del Pd, lo consolida nella sua autosufficienza riformista, e lo salva per sempre dall'abbraccio con la sinistra massimalista. D'Alema resta affezionato all'idea che questo bipolarismo non funzioni, e vede nell'introduzione del sistema tedesco il possibile passepartout per riaprire al Pd la porta delle alleanze, ricucendo i vecchi rapporti con le sinistre antagoniste (da Bertinotti ai Verdi) e soprattutto saldando un nuovo asse con il centro cattolico (da Casini a Pezzotta)".
E' impietoso, Giannini, con i duellanti: “Ma anche sul tema dei rapporti con il centrodestra la dissonanza è sconcertante. Prima delle elezioni Veltroni sedeva al tavolo con Berlusconi, e D'Alema dietro alle quinte inorridiva di fronte ai primi vagiti di un improbabile «Veltrusconi». Oggi i ruoli si sono invertiti. D'Alema cerca di non rompere l'esile filo del confronto con la maggioranza (anche a costo di farsi dare dell'inciucista e di non criminalizzare a priori l'ipotesi di una «grande coalizione») mentre è Veltroni a dire no grazie, con questo premier non si può”.
Bah... Essendo uomo di mondo, tic invita a considerare che...
"Per rimanere sempre nello stesso partito bisogna cambiare spesso opinione."
(Jean François Paul De Gondi, cardinale di Retz)
P.S.
Proprio mentre l'importantissimo convegno aveva luogo, fuori dal Residence di Ripetta, in Roma, c'era l'Italia.
6 commenti:
La prima volta che ho sentito di un duellare di Veltroni contro D'Alema era il 1994, ero uno studentello che leggeva l'Unità.
Insomma... è un po' come Alien contro Predator... Sa un po' di remake di un vecchio blockbuster commerciale...
Si. Hanno rotto i coglioni.
Il nostro problema (come centrosinistra, come sinistra, come quello che ti pare. Ma è un problema di sistema, in Italia) è l'inamovibilità delle classi dirigenti. Ovvero, l'incapacità di chi è stato sconfitto di farsi da parte. Di ritirarsi dignitosamente.
La gente che governa il PD ha fatto e detto di tutto e il contrario di tutto, negli ultimi quattordici anni.
E immaginano ancora, queste persone, di poter essere loro la soluzione, per i problemini che affliggono il centrosinistra.
Non gli passa proprio per la testa di poter essere invece IL PROBLEMA del centrosinistra in Italia.
A livello locale, stessa cosa.
Sono reduce da una polemica con l'incredibile Presidente della provincia di Gorizia, il signor Enrico Gherghetta.
Sono passato nel suo blog e ho ritenuto di fargli presente che:
"Se vuoi fare in modo che nel tuo partito si discuta di qualcosa, me lo spieghi perché caspita TU devi per forza stare in cattedra?
Guarda che non è mica obbligatorio.
Eppoi, dai: non è nemmeno elegante…
TU sei in politica da tanti di quegli anni. Hai una storia. Ne hai viste tante, ma tante… Forse pure troppe, no?
Possibile che (dal PCI al PDS ai DS al PD a… Cosa?) TU debba sempre metterti nella posizione di chi smazza e dà le carte?
Hai troppi anni di politica sulle spalle, caro, per poterti permettere di recitare la parte del verginello senza indurre chi ti conosce bene ad un sorriso".
(negli ultimi tempi il pirotecnico Presidente della provincia di Gorizia aveva prodotto un'analisi secondo me terrificante delle ragioni della sconfitta di Illy alle elezioni regionali. E aveva cominciato a sparare, LUI, Enico Gherghetta, su quel quartier generale di cui, a diverso titolo, fa parte da anni annorum)
Pensa che il Presidente di tutti noi mi ha chiesto perché avvertissi il bisogno di farmi male leggendo il suo blog (della serie: io, il Presidente, scelgo di avere un blog, di mettermi in gioco in rete, ma tu puoi venire a trovarmi solo per applaudire).
Gli ho risposto:
"Perché mi faccio male leggendo il tuo blog?
Sai com’è: ti ho votato…
Sapere cosa dici e cosa fai mi sembra come minimo doveroso.
No?".
Questo per dire il livello dei nostri gruppi dirigenti a livello locale.
C'è da sprofondare.
E ancora una volta sono d'accordo con te. Nel senso che uno dei mali (non l'unico...magari lo fosse) della sinistra italiana è che passano le stagioni, cambiano le politiche, mutano le alleanze, si modificano gli scenari, si incassano orrendissime sconfitte eppure i dirigenti restano sempre gli stessi. A vita come il Papa.
Nei paesi civili invece, nelle democrazie "normali", l'epoca di un politico dura dieci anni, quindici. E poi basta. ma soprattutto, dopo una sconfitta catastrofica, si finisce la propria carriera.
In questo, Riccardo Illy (che aveva 7.418 difetti, che non era di sinistra, che era gelido e altezzoso eccetera eccetera) dopo la sconfitta di aprile, ha chiuso la propria esperienza politica. Dando un esempio (almeno nell'uscita di scena).
Ma tu sei di Gorizia?
Se io di Trieste e tu di Gorizia, perchè mai non ci si incontra uno di questi fine settimana?
Con mogli al seguito? http://lucianoidefix.typepad.com
Io son di Monfalcone, Lucià...
Combineremo senza meno.
E pure a breve.
Se lo chiami "l'incredibile" presidente della provincia suona come i titoli dei fumetti della marvel...
Potremmo provare anche con Stupefacente...
P.S: Tic è della "città di M."
Giusto, Tic. Sei di Monfalcone. Meglio: ancora più vicino a dove abito io.
http://lucianoidefix.typepad.com/
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