martedì 11 marzo 2008

Gozzaniana



Eh...
Son quarant'anni dal Sessantotto (e lo sa bene, il vostro tic, che nel Sessantotto ci nacque. Modestamente...) e quest'anno celebra che ti celebra: libri, convegni, mostre.
Mostri.

Si: c'è Mario Capanna che si profila all'orizzonte.
L'altro giorno era a Roma, a celebrare - ad officiare! - a Valle Giulia (luogo fatidico, la facoltà d'Architettura. Più di Palazzo Campana a Torino. Molto di più. Dico: l'avrete vista, spero, la foto di Giuliano Ferrara che scappa dalla polizia, a Valle Giulia, trascinandosi dietro il suo ancor giovane ma già rispettabilissimo panzone... No?
Beh, sappiate che a Valle Giulia c'era la polizia da una parte e Ferrara dall'altra. Come si poteva dar torto a Pasolini? Ve lo ricordate, vero, quello che scrisse Pasolini sugli scontri di Valle Giulia?


“Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. Quanto a me, conosco assai bene il loro modo di esser stati bambini e ragazzi, le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità. La madre incallita come un facchino o tenera, per qualche malattia, come un uccellino. I tanti fratelli, la casupola tra gli orti con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati). I bassi sulle cloache o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari, ecc. ecc. E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci, con quella stoffa ruvida che puzza di rancio fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente, è lo stato psicologico cui sono ridotti (per una quarantina di mille lire al mese): senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi (in una esclusione che non ha uguali). Umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l'essere odiati fa odiare). (...) I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all'altra classe sociale. A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi, ai poliziotti si danno i fiori, amici”.
Demagogico? Si, può essere.
E allora?
Lo riscrivo: polizia da una parte, Giuliano Ferrara dall'altra.
Beh, io non ho dubbi. Lo so d'istinto, con chi devo stare) e insomma era a Roma, Mario Capanna, a celebrare, a celebrarsi e a presentare la sua ultima fatica, Il Sessantotto al futuro.
Un ossimoro? Un paradosso? Ma no, ma no: che andate a pensare? Sostiene Capanna che il Sessantotto sarebbe un nuotatore (bella, no? Se il poeta di Pessoa è un fingitore, il Sessantotto di Capanna è un nuotatore), capace di starsene per anni, anni e anni in apnea. Ma prima o poi dovrà pur tornar su a riprendere fiato, 'sto Enzo Majorca della Marvel Comics, e allora saran dolori de panza per tutti! “E ci siamo, lo fiuto nell'aria”, aggiunge, emozionato (stava scritto sul giornale, che Capanna, a Valle Giulia, si è emozionato. Non mi son inventato nulla).

C'era pure Bertinotti, assieme a Capanna.
Sentite un po'.
La prima del Fausto: “Caro Mario, qui ci tocca rifare il '68”.
La seconda, cito da la Repubblica: “ di quell''ultima scalata al cielo', come la chiama il presidente della Camera, i fiori sarebbero pronti di nuovo a sbocciare”.
La terza, e qui Bertinotti cita Franco Fortini: “l'Internazionale fu vinta e vincerà, il '68 fu vinto e le sue istanze vinceranno”.
La quarta: il Sessantotto fu "progresso e modernità", però “noi volevamo la rivoluzione, il socialismo, mica solo il divorzio e l'aborto”. Ecchecazzo: son mica Pannella, io! (questo non l'ha detto, il nostro: trattasi di mia forzatura, alquanto arbitraria).
Infine, ricito da la Repubblica, “Bertinotti è certo: dopo Seattle, Porto Alegre, Genova, il '68 è vivo”. (e a 'sto punto, dico io, un sapido "e lotta insieme a noi" non ci avrebbe fatto forse la sua porca figura?)
Beh, la citazione di Fortini sull'Internazionale che fu vinta e vincerà, adesso come adesso, con la squadra in testa alla classifica – 64, i punti – secondo me è roba da brivido. Fortini poeta profeta?
Il resto è Guido Gozzano.
Pensateci: i mille fiori che devono ancora sbocciare, l'ultima scalata al cielo, NOI, noi sale della terra, che volevamo il socialismo e la rivoluzione e a 'sto punto qualche carico di briscola ce lo posso pure mettere anch'io, che tanto a Fausto, son sicuro, farà piacere: che so? Avanti, o popolo, alla riscossa, dieci, cento, mille Vietnam, hasta la victoria, siempre, se il vento fischiava ora fischia più forte, le idee di rivolta non sono mai morte, l'autunno caldo, compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce prendete il martello, scendete giù in piazza picchiate con quello, scendete giù in piazza affossate il sistema, viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse Tung, ce n'est q'un début, Don Milani, Sartre, Les damnés de la terre, Rudi Dutschke, Cohn-Bendit...
A me è venuta in mente L'amica di nonna Speranza.

Loreto impagliato ed il busto d'Alfieri, di Napoleone
i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto),

il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti col monito
salve, ricordo, le noci di cocco

Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
i dagherottìpi: figure sognanti in perplessità,

il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto,

il cucù dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
chèrmisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Una volta ho chiesto a mia mamma "Ma tu dov'eri in quegli anni?". Lei mi ha risposto "Lavoravo a Pesariis". E questo è tutto ciò che so del '68.

tic. ha detto...

Eh, già... Mica l'hanno fatto tutti, il '68.
C'è stato chi ha potuto e chi no.
Poi quello che scrivi mi ha fatto pensare anche ad Hans Magnus Enzensberger che una volta se ne uscì in questo modo (folgorante): "Ai tempi del Fascismo io non sapevo di vivere ai tempi del Fascismo".

barone von furz ha detto...

ma perchè la polizia non ce l'ha tolto dalle palle quell'anno il buon ferrara? così ci risparmiava anche la campagna anti-abortista...forse essere a pesariis in quegl'anni era più rivoluzionario che stare a valle giulia coi puloni alle calcagna...

tic. ha detto...

Grazie, caro barone.
Questo è il più bel commento che lei abbia mai firmato nel mio povero blog.
Davvero grazie.

Anonimo ha detto...

E' molto difficile capire gli effetti del sessantotto e anche dare giudizi storici. La nostra è una società in continua e rapida evoluzione e ancora penso sia prematura dare giudizi su fatti di 40-50-60 anni fa.
Io non sono ne' d'accordo, ne' contro a quello che scrisse Pasolini.
So che, come fece lui, è difficile dire chi ha ragione e chi ha torto.. le cose sono sempre più complicate di come appaiono.
V.

tic. ha detto...

Sai, Vladimiro, il mio - più che un giudizio su di un periodo storico - voleva essere una presa per i fondelli di Bertinotti (e anche di Capanna, poveretto: sessantottino di professione). E del suo luogocomunismo sempre più patetico e fatuo...

Grazie di essere passato a trovarmi. Fatti risentire.
Hai un bellissimo blog.