Si, mi piacerebbe un sacco poterlo scrivere, senza rischiare querele, che la Repubblica si prostituisce (e pure per quale cifra, ovvio).
Ma ci pensate ai fiumi di pipì che farei fuori dal vaso? Mi ci vedo. Tic: il Woodward dei blogger!
Purtroppo, però, non ho niente in mano. Sensazioni, solo sensazioni: nulla più.
Credo comunque che Gino Castaldo abbia scritto certe cose obtorto collo.
A naso (eh: solo a naso, purtroppo!) mi pare di poter dire che gli dev'essere costato non poco essere, per lo spazio di qualche colonna (infame...), la puttana della casa discografica di Vasco Rossi. E questo suo fastidio (un soprassalto di dignità?) salta fuori chiaramente, secondo me, provando un po' a leggere tra le righe.
Sembra che alla presentazione dell'opera, intitolata Il mondo che vorrei (esce oggi nei negozi), sia stato allegato un video in cui l'Artista (maiuscolo, come si confà a Vasco) spiega la sua vision (come si usa dire oggigiorno, nevvero?), la sua Weltanschauung (ostia di un ostia), il suo pensiero nient'affatto debole (sentite un po': “La realtà mortifica le aspirazioni umane, non si può solo spingere l'acceleratore, bisogna anche frenare, bisogna accontentarsi, ma a me questo non piace, l'uomo deve accontentarsi, ma l'Artista no - su la Repubblica la parola artista era scritta in minuscolo: ma, dico io, si può lesinare sulle lettere maiuscole, al cospetto del rocker di Zocca? Eh? Si può? Brutti micragnosi! La maiuscola, perciò, ha dovuto mettercela il vostro tic, n.d.r. - non può accontentarsi”. Spero abbiate avvertito tutti il rombo del pensiero del Vasco. Vrooooooom! Vrooooooom! Vrrrrroooooom!).
E ora leggete un po' qui cos'è arrivato a scrivere Castaldo: “Nelle canzoni e nei commenti filmati Vasco dispensa pillole di saggezza (si, proprio così c'è scritto: “dispensa pillole di saggezza”. Frase fatta e strafatta, frase omnibus. Ma non come, che so?, quel famigerato luogo comune giornalistico per cui “la macchina è slittata sull'asfalto reso viscido dalla pioggia”. No. Peggio, molto peggio: “dispensa pillole di saggezza” suona solo come una irridente presa per i fondelli. Sensazioni, eh... Ma... Ve lo vedete, cotanto guru, mentre dispensa? n.d.r.) e torna sempre al tema della realtà brutta, triste, che non concede nulla al sogno”. Ocio che adesso arriva il pezzo forte, ocio: “Ma se accettiamo che Vasco sia una specie di idiot savant, allora dobbiamo cercare di cogliere verità importanti anche da frasi apparentemente innocue tipo: “ora che non c'è più Topo Gigio, che me frega della Svizzera”, oppure “e adesso che non ho più il mio motorino che cosa me ne faccio di una macchina”, da E adesso tocca a me. Sbagliato cercare eccessi di metafora. Vuol dire proprio quello che dice”.
Traduzione dal castaldese: “Vasco Rossi dice cazzate senza senso per tutto il suo ultimo disco”.
Sbaglia, tic? Legge male? Non intende? Mah...
Sostiene Castaldo che il rombante (vroooom! Vrroooom! Vrrrrooom!) rocker “poi raggiunge quello che forse è davvero il suo ideale, dire tutto (o niente che poi è la stessa cosa) col minimo sforzo testuale possibile. Ho bisogno di te è praticamente composta da un solo verso, quello del titolo”. Tutto o niente è (poi) la stessa cosa? Dai, su...
Cioè, io anche mi sforzo, di capire. Davvero. Sostiene Simon Frith che “una canzone non esiste per esprimere il significato delle parole. Le parole esistono per esprimere il significato della canzone”, e mi sta bene. Son d'accordo.
Però (perciò) mi chiedo e chiedo: che cazzo di significato potrà mai avere una canzone (badate: una canzone. Non sto chiedendo del significato di un testo, o di un verso, ma proprio del significato di una canzone) in cui si dice: “ora che non c'è più Topo Gigio, che me ne frega della Svizzera”? Eh?
Tra parentesi: ho chiesto a mia moglie E. che ne pensasse di parole così enigmatiche, avvertendola però che secondo Gino Castaldo sarebbe stato sbagliato cercarvi degli eccessi di metafora. Lei mi ha risposto che il collegamento tra Topo Gigio e la Svizzera, forse, è una bella forma di Gruviera.
Povero Castaldo, critico musicale di un autorevole quotidiano nazionale, costretto a vedere l'impossibile in una ciofeca qualsiasi solo perché c'era qualche svanzica in ballo.
Sarà andata così?
Ah, poterlo provare!
Intanto, il nuovo album di Vasco Rossi è “già disco di diamante con 350.000 copie in prenotazione nei negozi”.
Come cantava l'Artista (vrrrroooooom! Vrooooom! Vrooooom!)?
Senza parole?
Ecco.
(nella foto sopra, lo scelto pubblico di Vasco Rossi in preda ad incontenibile entusiasmo per l'uscita de Il mondo che vorrei; in quella sotto una fan, chiaramente erotizzata dagli EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEIIIII che il rocker di Zocca sparge a piene mani, tra il lusco e il brusco, in tutto il disco)
5 commenti:
Su un muro della stazione dove prendevo sempre iltreno per andare in università (si tratta della stazione di Arcore, mica cazzi... sì proprio quella Arcore) qualcuno aveva scritto "Vasco è una fede, bastardo chi non crede".
Ecco.
Poi che qualcuno abbia aggiunto in piccolo "Vai a cagare, pirla" non ha importanza.
Non credo che il Castaldo avesse possibilità di scelta.
Probabilmente l'alternativa era quella di recensire i testi di un altro grande della musica italiana.
ZUCCHERO!!
ma avete mai fatto caso ai suoi testi?
Ignobili cazzate ragliate a 180 all'ora.
Allego, per l'analisi, il testo dell'ultima sua fatica. AMEN.
Cosa avreste fatto, VOI?!?
AMEN
Noi non adremo in paradiso
Keep on dancing in the sky
Abbiamo il cuore un po’ blasfemo
X baciare il cielo ma…
Com’è difficile
Prendersi poco sul serio
Ci sarà pure un’anima buona x me
Anche x me
Solo x me
Amen, passerà
E se non passa, passa di qua
Amen, ero in vena
E poi mi è andata giù la catena, yeah
Ci sono anche angeli negri
Keep on dancing in the sky
E donne coi maroni quadri
Per volare in cielo ma…
Com’è difficile
Prendersi poco sul serio
Ci sarà pure un’anima buona x te
Anche x me
Solo x me
Amen, passerà
E se non passa, passa di qua
Amen, ero in vena
E poi mi è andata giù la catena, yeah
Il mondo strilla che sembra che ha perso la palla
Com’è difficile ridere dei nostri guai
Scandali al sole
Potessi avere
Niente da dire
Io lo direi
Amen, passerà
E se non passa, passa di qua
Amen, ero in vena
E poi mi è andata giù la catena, yeah!!
Amen, così sia
Se sei un angelo portami via
Amen, disco va’
Amen, disco va’
Amen, disco va’
Vi prego di notare gli yeah!.
anzi, yeah!!
Con due punti esclamativi
"Potessi avere
Niente da dire
Io lo direi".
Io l'ho capito da tempo che Sugar non ha un cazzo da dire e lo dice: dai suoi testi emerge chiaramente che lui non l'ha ancora capito.
Ma non dispero: ci arriverà.
Poi...
Io la tirerei volentieri, quella catena di cui parla nella canzone.
E qua scatta la difesa del buon Zucchero Fornaciari, il quale dei testi di ottimo livello li ha realizzati. Ricordo in particolare una serata organizzata in Costa smeralda questa estate, quando al pubblico pagante (tra il quale, se non ricordo male, la Santanchè e Briatore) dedicò parole quali 'Troie cucciatemi l'uccello', 'Teste di cazzo', 'Puttana smetti di scrivere quel cazzo di messaggini' (ricordo, ahimè, solo queste).
La grande canzone italiana.
Già...
Quelle erano parole azzeccate, in effetti.
Cenere alla cenere, polvere alla polvere, zoccole alle zoccole.
Bombardiamo la Costa Smerdata?
Posta un commento