Chi sparge l'impostura
avvolto in nera veste,
chi nega la Natura
sfuggiam come la peste.
Sprezziam gli dèi del cielo
e i falsi lor cultori;
del ver squarciamo il velo:
perciò siam malfattori.
Inno dei Malfattori (canto anarchico – 1892)
Il testo di questo canto venne scritto da Attilio Panizza (un operaio decoratore marmista che ricoprì un ruolo importante nell'anarchismo milanese) in occasione delle leggi repressive e dei conseguenti processi per "associazione di malfattori" che si svolsero contro gli anarchici e i socialisti, e fu pubblicato per la prima volta il 29 maggio 1892 ne "L'Amico del Popolo" (numero unico, stampato a Milano) .
Erano anni in cui si poteva ancora essere amici del popolo. Adesso come caspita si potrebbe mai dire un cosa del genere (al di là del rimando a Marat, decisamente demodé. E chissà quanti, ormai, sanno coglierlo...)?
Ma lo avete mai visto il popolo, da Maria De Filippi? Avete visto com'è conciato? Chi cazzo può aver voglia di liberare dalle loro catene questi decerebrati che si esprimono a grugniti, a suoni inarticolati, come fossero dei pitecantropi; questi energumeni tutti decorati, dalla testolina vuota ai piedi inevitabilmente puzzolenti, di tatuaggi tribali; queste povere sciacquette - povere, povere, povere anime - che nemmeno ci provano a farsi rispettare come persone, più che come donne, e sono solo - povere, povere, povere anime - carne da cannone buona neanche per esser sbranata da Rocco Siffredi. Eh? Chi mai può aver voglia?
Pubblicherò magari tutto quanto l'Inno dei Malfattori in un prossimo futuro.
Per ora, solo una strofa. Giusto per commentare l'ultima uscita dell'antiliberale Joseph Ratzinger, che chiede di estendere anche ai farmacisti il diritto all'obiezione di coscienza già riconosciuto ai medici antiabortisti.
Potrei sbattermene allegramente delle cose che dice il capo dei cattolici, dato che sono ateo (non orgoglioso di esserlo, eh... Non direi mai una cazzata simile. Sarebbe giusto come dire "orgoglioso di essere eterosessuale"). Ma proprio non posso far finta di non sentire. Soprattutto sapendo quanto la politica in Italia sia debole (debole lo è in generale, comunque. E non solo, ahi ahi ahi, in Italy) davanti ai desiderata del Vaticano. Tra chi applaude (la destra divorziata), chi si oppone folcloristicamente (comunisti assortiti, sempre tanto teatrali e scoppiettanti, socialisti assortiti, sempre tanto, tanto teneri ma un po' patetici e Marcogiacinto col suo movimento - sua proprietà privata - transnazionale e liberalelibertinolibertario) e chi "si pone in rispettoso ascolto di quello che è comunque un magistero autorevole, perché la parola del papa è comunque da ascoltare nella sua dimensione pastorale e profetica" (e parlo del mio partito, il NUOVO PARTITO DEMOCRATICO TUTTO MAIUSCOLO, il mio partito COMUNQUE DEMOCRATICO, con il suo leader COMUNQUE SEMPRE OVUNQUE QUANTUNQUE COMUNQUE. Il mio partito che è tanto MODERNO (COMUNQUE), anzi tantissimo modernissimo, e quindi ad oggi ancora non si sa se si potrà richiederne la tessera: non ci sono tessere da richiedere, per ora, comunque quantunque forse si, chi lo sa, in fondo quando smetterò di fare il sindaco di Roma io andrò in Africa. Garantito).
Io non mi metterò in ascolto.
Io starò nel NUOVO COMUNQUE PARTITO fino a quando mi diranno, o da solo mi dirò (più facile), che è ora di togliersi di torno. Nel frattempo, non sarò politically correct con i papisti. Manco per il cazzo. E se mi accuseranno di essere nel mio piccolo (nel mio infimo) un impiccio al dialogo con i cattolici e di non fare le cose nel modo giusto, anzi COMUNQUE GIUSTO, io dirò ok, volentieri: le cose preferisco farle male.
Perché, eh si, io sono un malfattore.
Questo sono io, a Roma. Campo dei Fiori. Sotto la statua di Giordano Bruno, martire del libero pensiero.
Bruno. Non uno qualunque. Non uno comunque.