Il Tar del Veneto ha sospeso l'ordinanza con cui il sindaco di Venezia, il famoso filosofo Massimo Cacciari, aveva vietato, per motivi di ordine pubblico, l'Erotica Tour Millennium, fiera del sesso hard che vanta la presenza di grandissime artiste del porno all'italiana (Milly D'Abbraccio, Sofia Gucci, Vittoria Risi ed Elena Grimaldi: non so se rendo...) e attrazioni piccanti (direbbe il nostro Papi della Patria) come «big tetton».
Alla notizia il famoso filosofo ha reagito così: “Rispetteremo la sentenza, che altro posso fare? Se il Tar ha detto che si può fare, la faranno. Bisogna proprio avere il cervello all'ammasso per perdere il tempo su queste cose”.
Vedere quest'uomo barbuto e cogitabondo - abituato piuttosto a cimentarsi con Sein und Zeit o con le glosse al pensiero politico di Francesco Rutelli - colpito e affondato da «big tetton» riporta alla mente quello che accadde a Theodor Wiesengrund Adorno il 13 febbraio 1968, quando «il grande filosofo fu messo alla berlina da un centinaio di femministe che, provocatoriamente discinte, canzonandolo con lo “sceeeeemo” rituale, lo sottoposero a un corale abbraccio dei loro seni nudi” (devo a mia moglie E. questa magnifica suggestione tratta da Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste, sbandamenti di Giuseppe Carlo Marino).
E il povero professor Cacciari è stato pure svillaneggiato da (ma poteva mancare, visto il contesto?) Tinto Brass: «Mi fa piacere che il Tar abbia rimosso questo divieto che era solo figlio dell'ipocrisia tipica di tutti i poteri, di qualsiasi colore politico siano. Anche perché Venezia è una città-alcova, l'umida vulva d'Europa, come l'aveva chiamata Apollinaire».
Adesso potrei mettermi a maramaldeggiare alla grande, credetemi, sulla Geworfenheit (gettatezza) del famoso filosofo Massimo Cacciari in un mondo terribile, davvero tragico, dove Tinto Brass ti spernacchia proprio mentre le grandi attrici Valentine Demy e Sofia Gucci ti invitano, in quanto sindaco, a uno show (ma chiamiamolo heideggerianamente Ereignis, evento) che, come ha scritto il Comune di Venezia nell'ordinanza di divieto, potrebbe attivare “meccanismi di rimozione dei freni inibitori in capo agli intervenuti, dando luogo a conseguenti comportamenti inurbani”.
Potrei, ma non lo farò...
Pubblico invece un sonetto di Giorgio Baffo. E anche lui, dite un po': poteva mancare, visto il contesto?
Alla notizia il famoso filosofo ha reagito così: “Rispetteremo la sentenza, che altro posso fare? Se il Tar ha detto che si può fare, la faranno. Bisogna proprio avere il cervello all'ammasso per perdere il tempo su queste cose”.
Vedere quest'uomo barbuto e cogitabondo - abituato piuttosto a cimentarsi con Sein und Zeit o con le glosse al pensiero politico di Francesco Rutelli - colpito e affondato da «big tetton» riporta alla mente quello che accadde a Theodor Wiesengrund Adorno il 13 febbraio 1968, quando «il grande filosofo fu messo alla berlina da un centinaio di femministe che, provocatoriamente discinte, canzonandolo con lo “sceeeeemo” rituale, lo sottoposero a un corale abbraccio dei loro seni nudi” (devo a mia moglie E. questa magnifica suggestione tratta da Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste, sbandamenti di Giuseppe Carlo Marino).
E il povero professor Cacciari è stato pure svillaneggiato da (ma poteva mancare, visto il contesto?) Tinto Brass: «Mi fa piacere che il Tar abbia rimosso questo divieto che era solo figlio dell'ipocrisia tipica di tutti i poteri, di qualsiasi colore politico siano. Anche perché Venezia è una città-alcova, l'umida vulva d'Europa, come l'aveva chiamata Apollinaire».
Adesso potrei mettermi a maramaldeggiare alla grande, credetemi, sulla Geworfenheit (gettatezza) del famoso filosofo Massimo Cacciari in un mondo terribile, davvero tragico, dove Tinto Brass ti spernacchia proprio mentre le grandi attrici Valentine Demy e Sofia Gucci ti invitano, in quanto sindaco, a uno show (ma chiamiamolo heideggerianamente Ereignis, evento) che, come ha scritto il Comune di Venezia nell'ordinanza di divieto, potrebbe attivare “meccanismi di rimozione dei freni inibitori in capo agli intervenuti, dando luogo a conseguenti comportamenti inurbani”.
Potrei, ma non lo farò...
Pubblico invece un sonetto di Giorgio Baffo. E anche lui, dite un po': poteva mancare, visto il contesto?
Mona, cossa mai xestu, che ti ha tanta
forza, e vertù de far tirar i cazzi,
che ti fa deventar i savi pazzi,
e i coraggiosi in ti se perde, e incanta.
Quei, che d'esser gran teste se millanta,
per ti deventa tanti visdecazzi,
ti fa che i vecchi fazza de regazzi,
e che fazza peccai la zente santa.
Ti ti è quella, che fa che sti avaroni
deventa generosi in tu'un momento,
e che volta bandiera i buzzaroni;
per ti el più desperà torna contento,
per ti se perde onor, robba, e cogioni.
Mona, mo cossa mai gastu là drento?
12 commenti:
E sì che Venezia e dintorni hanno dato fior di autori erotici: il sommo Baffo, Giacomo Casanova (la sua STORIA DELLA MIA VITA è uno dei massimi capolavori della letteratura italiana, anche se lui la scrisse in francese), Hugo Pratt (che illustrò anche le poesie di Baffo), Milo Manara, Alberto Ongaro (in particolare la splendida TAVERNA DEL DOGE LOREDAN).
ESSERE per la mona
vila la MONA...el CANAL della MONA S.Domingo
cioè VIVA LA MONA...
e qui si prende una brutta deriva...ahi ahi ahi...
...finalmente un blog decente. Finalmente si parla di mona, mi stavo cominciando a sfondar i maroni con la Serracchiani!!!
...Cacciari è un oscurantista e propongo di tenere il prossimo raduno talkischeap a Venezia in concomitanza coll'atteso evento e di invitare tra di noi anche Tinto Brass...
"e attrazioni piccanti (direbbe il nostro Papi della Patria) come «big tetton»"
Spiacente, ma se non partecipa "big frangett" per me è un evento a metà..
Le donne con l'aria da acqua cheta sono tremendissime.
Concordo. Frangetta tra l'altro ha un suo perche' e un confronto con "la base" le farebbe indubbiamente bene!
L’inciciature
Che scenufreggi, sciupi, strusci e sciatti!
Che sonajera d’inzeppate a secco!
Igni botta, peccrisse, annava ar lecco:
soffiamio tutt’e dua come du’ gatti.
L’occhi invetriti peggio de li matti:
sempre pelo co’ pelo, e becc’a becco.
Viè e nun vienì, fà epija, ecco e nun ecco;
e daje, e spigne, e incarca, e strigni e sbatti.
Un po’ più che durava stamio grassi!
Ché doppo avè finito er giucarello
restassimo intontiti come sassi.
E’ un gran gusto er fragà! ma pe godello
più a ciccio, ce vorìa che diventassi
Giartruda tutta sorca, io tutt’ucello.
Ciao Remo, notevole il tuo contributo in abruzzese, chi è l'autore?
(p.s.: fin qui sei arrivato a far danni...!)
:-)
Oops...
"Thanks Google" l'ho scoperto, è il Belli, e non è abruzzese ma romanesco arcaico (quello vero).
Posta un commento