domenica 1 marzo 2009

Parole celebri dalle mie parti (n.55)


"...essere diversi, essere altrove è una splendida definizione delle ragioni della metafora, delle ragioni profonde di tutta la poesia."

(Harold Bloom)

15 commenti:

���������� ha detto...

Grandissimo.

yodosky ha detto...

Bazzicando su internet alla ricerca di info sul sig. Bloom ho trovato un blogger (l'Immaginauta) che scrive quanto segue:

"Harold Bloom è uno dei più importanti critici letterari al mondo, e già questo la dice lunga. Non basta a fare di lui un coglione, ma di certo aiuta.
Ha scritto un libro di grande fama, Il Canone Occidentale: in pratica un catalogo ragionato dei libri che un Occidentale deve leggere, una fondazione scientifica del perchè Shakespeare è superiore a Barker (non che Barker venga nominato - credo sia troppo, in tutti i sensi, per Bloom). A parte le sue scelte, discutibili come ogni altra, a rendere questo libro del tutto idiota è l'idea di fondo, l'idea che possa esistere un "canone occidentale", che possano esistere dei libri che "devono" essere letti".

Ammetto la mia ignoranza, i libri di critica e filosofia li evito come le trasmissioni di Vespa: quanto scritto sulle teorie del sig. Bloom corrisponde al vero? No, perchè in tal caso sono d'accordo con l'Immaginauta.

tic. ha detto...

1 - Puttanate, quelle dell'Immaginauta.

2 -Puttanate di (insopportabile) sapore politically correct?

Spiego.

1 - Se non hai mai letto Tolstoj, come caspita puoi pensare di criticare (non giudicare: criticare. Son cose diverse: a giudicare son buoni proprio tutti, a criticare non direi) un romanzo?

Detto altrimenti: tu non hai mai ascoltato i Beatles; domani arriva una band che ne plagia le canzoni nota per nota, arrangiamento per arrangiamento; a te questa band piace un casino. Di più: pensi che siano la più grande band di ogni tempo e luogo.
Va tutto bene, per carità.
Ma la tua non è critica: è niente di niente, zero su zero, nada de nada.
Tu non potrai mai dire nient'altro che: mi piace/non mi piace (gajardo/'nammerda) perché sei, evidentemente, ignorante come una bestia.
E non dovrai essere inserito (trovare lavoro)in un sistema culturale (stampa, scuola e università, editoria). Altrimenti detto: se ti presenti davanti alle porte di una scuola, qualcuno dovrebbe slegare i cani. Non dovresti recensire nulla, nemmeno su Topolino, o Le Ore (i libri costano dei bei soldini: uno che non ha letto Tolstoj non può pensare di recensire un romanzo e di farmi spendere dei soldi per acquistarlo). Non potrai essere assunto in una casa editrice: se qualcuno plagia un racconto di Tolstoj e te lo invia in lettura, tu potresti pure dare un via libera alla pubblicazione (coglione buzzurro che altro non sei).

Io credo, insomma, che ci siano dei libri che DEVONO essere letti, se fai il critico, o l'insegnante.
Ma se sei solo il titolare di un blog del cazzo, magari puoi anche permetterti di non farlo e rimanere un ignorantaccio alla facciaccia di tutti noi.

2 - Se poi è l'aggettivo 'occidentale' a stare sul cazzo a 'sto genio (perché, che so? E' un seguace dei cultural studies o di consimili puttanate), bé, posso solo ricordare quello che una volta disse Saul Bellow (suscitando le ire di ignoranti e bacchettoni): "Qual è il Tolstoj degli Zulù? Chi è il Proust della Papuasia? Mi piacerebbe conoscerli".

Concludendo.
Io sono UMILIATO, ogni giorno, dalla mia ignoranza e so che ci sono dei libri che DEVONO essere letti (da Cechov a Proust, da James a Chateaubriand) e mi fa una rabbia tremenda che gentaglia come 'sto fesso trovi il modo di giustificare la propria ABISSALE, IMMEDICABILE, ignoranza insultando Harold Bloom, uno dei migliori ingegni di questo e di ogni altro tempo: mi pare un esempio da manuale di cultura ai tempi della tivvù: profondità zero, serietà meno di zero.

L'Immaginauta?
Ma immaginami un po' un pezzo di culo, va.

yodosky ha detto...

Chepppalle Tic, come al solito non hai capito un cacchio.
Ora che l'Immaginauta dia del coglione a Bloom, vabbè se ne può discutere, non ho mai preso un tè con lui (intendo Bloom) e non posso giudicare. Che io come lettore mi sento dire "Tu devi leggere questo libro perchè sì" mi pare una coglionata. Leggo quello che mi pare e come mi pare, perchè devo leggere Tolstoj che mi fa schifo? Perchè altrimenti sono un ignorante? Quanti in questo blog si sono letti Sterminate quelle bestie? Eppure è un testo "classico" nello studio del Colonialismo. Quanti si sono letti oltre il Senso del Luogo? Eppure è un classico dello studio della comunicazione (e non è un testo di studio nel senso stretto del termine, è un vero romanzo).
Per cui trovo idiota sentirmi in colpa per non aver mai letto alcune cose e preferire altre, ecco. Poi il sig. Bloom ha la "colpa" di aver messo per iscritto questo obbligo di inadeguatezza del lettore. Ecco, condanniamo il peccato e non il peccatore, va bene?

yodosky ha detto...

E poi c'è da considerare il povero Spirikoff, ingiustamente dimenticato a favore di Tolstoj.

Anonimo ha detto...

Fa parte della riforma Gelmini il fatto di avere i cani a scuola e poterli aizzare contro individui indesiderati che si presentano ai cancelli? O era una frase fatta in un discorso contro l'ignoranza, la superficialità (e possiamo concludere la frasi fatte)?

Anonimo ha detto...

Non ve l'ha mai detto nessuno che "i panni sporchi si lavano in famiglia" o questo post cerca di imitare un programma della De Filippi o della Carrà?

Firmato
una sorella che ha appena finito di papparsi una buonissima fetta di torta durante l'orario di lavoro

yodosky ha detto...

Pappati le torte, i risultati si vedono dalle chiappe. E comunque è una discussione aperta a tutti, dannata, mica parliamo se mettere il condimento sopra o sotto gli spaghetti.

tic. ha detto...

Quando si legge IL CANONE OCCIDENTALE si legge di Harold Bloom e delle sue convinzioni. Punto. E Bloom non propone di certo 'una fondazione scientifica' del perché Shakespeare sia superiore a Barker.

Le convinzioni di Bloom sono discutibili (a volte molto discutibili) e il bello è che Bloom lo sa perfettamente.
Ed è bello anche sapere che dietro alle convinzioni di Bloom c'è una vita di studio e di lavoro, pazienza, amore per i testi, per la storia, per gli uomini.


Il nostro Immaginaculi (che evidentemente si sente in colpa per aver perso troppo tempo a leggere Melissa P. e non Gogol) pensa di potersi permettere - dall'alto della sua immensa sapienza - di poter tirare merda su Harold Bloom e sul suo lavoro.
Fantastico.

Secondo me ci sono alcuni libri che DEVONO essere letti.
Se fai l'insegnanti, il critico letterario, l'editore devi aver letto certi testi (o almeno, ti devi porre il problema: checcazzo, vuoi entrare in un Liceo non avendo letto I VICERE'? IL PASTICCIACCIO? OSSI DI SEPPIA?)

Se sei un semplice lettore, invece, leggi un po' quello che ti pare (ovvio) e nessuno deve permettersi di dire nulla.
Ma sbaglio o il nostro Immaginachiappe pensa di essere qualcosa di più e di meglio di un semplice lettore?

Spero di avere specificato il mio pensiero, che non è davvero granché... Ma detto ciò, con tutto che non sono un genio, io non mi permetterei MAI di scrivere che "Harold Bloom è uno dei più importanti critici letterari al mondo, e già questo la dice lunga. Non basta a fare di lui un coglione, ma di certo aiuta"

Checcazzo, dai...
Una scorreggia ha più dignità intellettuale.

Anonimo ha detto...

Mi ricorda una simpatica disputa su Petrarca ed i petrarchisti.
Per poco non finiva a botte; e anche a quell'epoca il Tic fece una scenata isterica, ma una scenata....

Anonimo ha detto...

Mi pare di capire che il problema nasca da una incauta critica negativa del Bloom all'opera magna della Rowling ovvero l'"Harry Potter e...".

L'autore del Blog, che deduco essere uno scrittore fantasy/horror (ma è solo uno sguardo superficiale) relativamente giovane e poco conosciuto si scaglia contro un mostro sacro della critica per difendere "Harry Potter".

Dicendo testualmente:

"Un critico che fallisce nel cogliere la grandezza di Harry Potter, spiegandola con un "sono tutti clichè", è comunque un critico imbecille"

Il resto, compresa la questione dei libri da leggere o non leggere, credo che sia solo un contorno al piatto principale.

Sul problema generale, invece, mi trovo abbastanza (ma non completamente) d'accordo con Tic. La lettura fornisce anche cose come la conoscenza e la consapevolezza. La capacità, ad esempio, di cogliere i riferimenti culturali di un opera, di comprenderne le atmosfere è tanto maggiore quanto maggiore è la consapevolezza che se ne ha.

Tuttavia il problema non è se non ci siano libri "da leggere" ma quali essi siano.
E poi più che un criterio di "fondamenta" prediligerei un criterio di "importanza".

In fondo nella -critica della critica- c'è una cosa fondamentalmente vera, cioè che la letteratura è una asimmetrica costruzione di opere e di critica, e che il potere di quest'ultima è un potere infido talvolta.

Per dirlo in un esempio, la "letteratura italiana" la ha decisa il De Santis, persona colta che ha fatto scelte, anche personali, che poi hanno determinato la cristallizzazione di una storia letteraria nazionale.

Non mi pare una cosa da poco.
Dunque anche criticare la critica è legittimo, perchè va intesa come metaforica critica al potere al di là delle pagine.

yodosky ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
yodosky ha detto...

Ah! Giuro che non avevo visto la critica a H.P.!!!!!
A questo punto il discorso per me si chiude. Se Bloom dichiara che Harry Potter fa schifo, è un coglione. Punto.

yodosky ha detto...

E da lui non accetto manco una critica agli spaghetti all'amatriciana.

Unknown ha detto...

Anche a me le opinioni dell'Immaginauta (riportate da Yodosky nel suo commento) sembrano stupidissime. E concordo in pieno con quanto gli ribatte Tic. All'Immaginauta sfugge del tutto il senso della storia, del contesto, della successione degli eventi e delle opere artistiche. L'idea del Canone è null'altro che questo: sapere che il flash-back l'ha inventato Omero nell'Odissea e non Quentin Tarantino in Pulp Fiction. Ma per essere consapevoli di ciò bisogna appunto essere a conoscenza dell'esistenza di Omero e del suo poema. Nel suo libro, Bloom non fa altro che tracciare un inventario (parziale e personale ma non random) delle opere di cui SI DEVE conoscere l'esistenza. Intendiamoci: questo "SI DEVE" si riferisce alla cultura e non alla mera sopravvivenza corporea. Se poi uno preferisce pensare che la serialità l'abbiano scoperta gli americani con i telefilm di ER e non gli antichi aedi raccontando storie a puntate davanti al fuoco della tribù, amici come prima.