In questi giorni il rachitico (e patetico) partitino dei Comunisti Italiani (uno dei tanti buchi neri... Anzi, no, va detto meglio: uno dei tanti pozzi neri in cui vengono scaricati i liquami politici del marxismo all'italiana in questo disastroso - per la politica italiana nel suo complesso - inizio di XXI secolo) è impegnato in una polemica che non so proprio come definire (vergognosa o semplicemente stracciona? Infame o solo cialtronesca? Da autentici mascalzoni o solo da miserabili ignoranti? Tutte queste cose insieme, magari? Ecco, facciamo così) contro la presenza di Israele alla Fiera del Libro di Torino.
La direzione della Fiera ha deciso, appunto, che l'ospite d'onore dell'edizione di quest'anno (8-12 maggio) sia lo Stato ebraico.
Il panorama della produzione letteraria e saggistica (dalla storiografia alla filosofia) israeliana è oggi qualcosa di veramente spettacolare, sapete? Pensate solo ad Oz, a Grossman, a Yehoshua per la narrativa, a Zev Sternhell (o magari a Benny Morris: così facciamo incazzare qualche bel duro e puro de sinistra) per la ricerca storica e al grandissimo Avishai Margalit per la filosofia.
Capita però che la presenza alla Fiera del Libro di Torino degli intellettuali israeliani dia molto fastidio al partito (?) dei valorosi Comunisti Italiani (qui sotto, il loro simbolo).
Ha cominciato a sparare (ho scelto male il verbo? Ma no, dai...) tale Vincenzo Chieppa (o Chiappa? Non ho capito bene... Con questi signori, chissà perché, a tic capita sovente di sbagliarsi. Ad esempio, il loro capogruppo alla Camera dei Deputati, quello con il labbro leporino, si chiama Sgobio o Sgorbio? Mah...).
Il signor Chiappa sarebbe (scriviamolo tutto in maiuscolo, per carità) il Segretario della Federazione di Torino del Partito dei Comunisti Italiani e, pensate, ha scritto UNA LETTERA APERTA, nientemeno, al Sindaco di Torino, ai Presidenti della Provincia di Torino e della Regione Piemonte nonché al Presidente della Fondazione per la Fiera del Libro. No, dico: ha scritto! Pensate un po' alla fatica che gli sarà costato, a 'sto povero disgraziato.
Com'è, come non è, dalla lettera risultava che il signor Chiappa era parecchio incazzato. E risultava che pure il Partito dei Comunisti Italiani era parecchio incazzato.
Sentite un po' mister Chiappa: “l'invito a Israele, come è stato annunciato alla conferenza stampa di presentazione della Fiera del Libro, è un invito ufficiale allo Stato di Israele, non ai suoi intellettuali, con lo scopo di celebrare il sessantesimo anniversario della sua fondazione. Quindi è da considerarsi un atto politico”. Là!
Gli è andato dietro tale Maurizio Musolino direttore di «Rinascita», il settimanale (sticazzi! Non solo scrivono, ma leggono pure: fantastici, 'sti sovietici, no?) dei Comunisti Italiani, che così si è espresso: “Scelta vergognosa. Eppure non sorprende. Sappiamo che non sarà la sola iniziativa che dalla prossima primavera proporrà la nascita dello Stato di Israele come momento centrale di dibattiti e iniziative culturali. Siamo pronti ad un vero e proprio bombardamento mediatico”.
Per il momento, però, un bombardamento c'è stato sui giornali della sinistra dura e pura. Indignazione a pacchi. Il taglio è il seguente: non si può celebrare la fondazione di Israele. E' una autentica vergogna.
Daniele Giglioli sul Manifesto (giornale comunista. Ottimo, fidatevi, per incartare del pescato) è arrivato ad accusare Israele di abusare del suo ruolo di vittima. E basta, che non se ne può più! Israele è invece uno stato carnefice. Se proprio si deve accogliere un intellettuale israeliano lo si faccia dicendogli, sentite un po' qui, “fuori dalle colonie, e benvenuti nel nostro mondo di colpevoli” (scusate, ma ve lo devo proprio dire: io non credo che in Israele esista un solo uomo di cultura che non preferirebbe ricevere a domicilio uno dei missili Kassam di Hamas piuttosto che vivere nel mondo di merda del signor Giglioli, povero il signor Giglioli).
E che dire dell'intellettuale comunista Remo Ceserani? Egli se la prende con “la pratica, purtroppo sempre più diffusa, di fare cultura sulla base degli anniversari”, signora mia...
Sono d'accordo con quello che ha scritto David Bidussa sul Secolo XIX (mi rendo conto che non dovrei citare Bidussa, che è ebreo, ma insomma... Io non voto per il Partito dei Comunisti Italiani, e non leggo il Manifesto - lo uso, ormai lo sapete, solo per incartare il pesce - quindi posso permettermi di citare un ebreo e persino di essere d'accordo con lui). Ricordando che Israele, al di là dei conflitti interni che ha, “ è una realtà in cui il confronto interno è aperto, concreto e, soprattutto, libero. Una realtà politica in cui molte voci, anche scomode e perturbanti per l’establishment, si esprimono o comunque hanno spazio; un contesto in cui coabitano, problematicamente, molte culture e che ha fatto della propria crisi culturale - prima ancora che sociale e politica – un tema di discussione pubblica: nel cinema, in musica, nella letteratura “, Bidussa scrive che il dibattito che si è aperto nella sinistra dei duri e puri si basa su un presupposto e tre idee: “Presupposto: la banalizzazione della memoria della Shoah. Un argomento che in Italia non riguarda solo la destra, o una parte consistente del mondo cattolico, ma che coinvolge anche la sinistra. Tutti e tre seguono lo stesso schema: quello di ritenere che la Shoah sia un alibi per non affrontare le questioni “scottanti”: per esempio la “presunta” Lobby, o la questione palestinese legittimando, così, l’oppressione nei territori occupati. Prima idea. La raffigurazione di Israele come apartheid. Un tema che in parte Valentino Parlato – ma anche lui molto confusamente e comunque confermando e reiterando una parte di quella banalizzazione diffusa a sinistra – ha provato ad arginare con un suo intervento il 24 gennaio, ma che non solo non ha registrato mutamenti significativi, ma che lo ha visto decisamente minoritario nel suo giornale e nei suoi lettori che lo hanno accusato di “tradimento”.Seconda idea. Per poter parlare e discutere della realtà culturale di Israele alla Fiera del Libro occorre coinvolgere anche l’Anp. Il principio che passa dietro a questa proposta non è una misura di par condicio culturale di due mondi che alla fine sono molto intrecciati. E’ l’idea che Israele non è uno Stato. Esiste e ha diritto a esistere solo come parte di uno Stato che ancora non c’è e che si chiamerebbe “Stato binazionale di Palestina”. Un disegno politico dissolto settanta anni fa con la rivolta nel 1936-1939, e la cui morte è stata sancita dall’Onu con il voto di spartizione del novembre 1947. Comunque un progetto non voluto né dalla leadership politica ebraica sionista, né da quella araba e palestinese. Terza idea. Coloro che criticano la realtà israeliana dall’interno e che sostengono il profilo culturale dell’“Israele buona” (in breve, Oz, Grossman, Yehoshua), hanno una sorta di “lingua biforcuta” Essi, infatti, non sarebbero che le punte di una cultura con cui l’Occidente si identifica e attraverso i quali continua a mantenere uno sguardo compassionevole verso i palestinesi, attori minori e comunque subalterni. Un mondo politico e umano, quello palestinese, che così finisce per essere non solo deresponsabilizzato, ma anche assolto da una condizione politica a da un’impasse su cui – questa volta sì - per par condicio non ha meno responsabilità dei suo avversari e nemici storici”.
Eh, si. Ha ragione David Bidussa, secondo il vostro tic: è convinzione ormai diffusissima, nella sinistra vera, quella dei duri e puri, che la semplice esistenza di Israele sia da considerarsi come un’offesa alla giustizia. E vadano pure a farsi fottere i processi di pace, le risoluzioni Onu, e soprattutto il fatto che si tratti di uno stato democratico (questa, di solito, è quella che fa più ridere gli amici di Cuba).
Non ci sono cazzi: Israele è uno stato oppressore, perciò è inconcepibile che i suoi scrittori siano stati invitati a Torino. O vengono invitati pure i palestinesi o se ne stiano a casa loro, 'sti ebrei assassini.
Tahar Ben Jelloun ha sostenuto su Repubblica di sabato 2 febbraio una cosa semplice semplice che forse persino dei sovietici tonti potrebbero capire senza sudare troppo: “Bisogna distinguere in modo netto: la politica di uno stato non è assimilabile alla produzione letteraria degli scrittori di quello Stato. Io sono tra coloro che criticano con la massima durezza la politica di occupazione, e non confondo Olmert con Oz (...). Posso anche non amare una determinata opera. Ma questo non ha niente a che vedere con il Paese d'origine di chi l'ha scritta. Boicottare il salone del libro di Torino non ha senso. Un po' dovunque nel mondo ci sono scrittori israeliani che incontrano scrittori arabi e palestinesi. Il dialogo tra di loro non è il dialogo tra i loro stati”.
E conclude affermando che i palestinesi non hanno bisogno di questa piccola guerra torinese, che non soddisferà le loro speranze. Non sarà boicottaggio del Salone del Libro, insomma, “che aprirà il cammino della pace e della riconciliazione".
Oggi Moni Ovadia su Repubblica: “Non si può confondere un Paese con il suo governo”. Eh, no, anch'io direi di no. “La politica dei governi israeliani nei confronti dei palestinesi suscita indignazione ma gli scrittori, le università israeliane, rappresentano la parte migliore di quella società”. Eh, già... Penso anch'io. “Certa sinistra purtroppo ha difficoltà a rapportarsi con la complessità del reale, continuando ad avvertire un nodo non limpido sulla questione di Israele e della sua legittimità ad esistere”. E si chiede Ovadia: “perché nessuno lancia boicottaggi contro la Russia per la Cecenia, contro l'America per l'Iraq e contro la Cina per il Tibet?”. Già, perché? (oh, beh... Un boicottaggio agli U.S.A. 'sti quattro ignoranti rossi lo metterebbero in piedi volentieri, e come no... Si tratta solo di vedere come).
Ora, io amo molto l'uomo di teatro Moni Ovadia, e rimango sempre incantato dalla sua cultura ma... Lo vedo molto rattristato da questa faccenda del boicottaggio agli intellettuali israeliani e mi dico che se Moni è così triste, un po' gli sta bene. Così starà più attento a chi frequenta, visto che i Comunisti Italiani lui li ha frequentati, qualche volta... No?
In tutto 'sto bordello innescato da una Chiappa qualsiasi (ma mi sembra difficile che quel bel tomo di O.
non ne sapesse nulla. Qui siamo uomini, vero? I caporali se ne stanno in caserma) si è ficcato pure il signor Tariq Ramadan.
Conoscete? Ve lo faccio presentare da Ian Buruma, che su di lui ha scritto un bell'articolo, comparso sul New York Times Magazine, tradotto da Reset sul numero di maggio-giugno 2007: “Di Tariq Ramadan, musulmano, intellettuale, attivista, cittadino svizzero ma residente in Gran Bretagna e attivo su più continenti, è difficile offrire un'esatta definizione. C'è chi lo giudica “viscido”, “bifronte” e “pericoloso”; ma anche chi lo ritiene “brillante”, un “uomo che costruisce ponti” e il “Martin Lutero dell'Islam”. Desidera, Ramadan, che i musulmani divengano cittadini attivi dell'Occidente”.
Cosa ne penso io, di Tariq Ramadan? Un brillante furbetto, un funambolo di gran talento, un intellettuale paraculo come pochi, che dice e disdice a seconda dell'interlocutore a cui si trova di fronte e a seconda del momento. Ancora Buruma: “Parlando del capitalismo globale, difatti, egli usa gli stessi toni di un sinistroide, rivoluzionario studente sessantottino; spostandosi sul terreno degli affari sociali, però, egli può ricordare i conservatori illiberali contro cui quegli stessi studenti lottavano. Per dirla con una metafora di stampo Usa, egli è un Noam Chomsky in politica estera, e un Jerry Falwell sugli affari sociali”. Consigliere di Tony Blair e nello stesso tempo molto attento a quello che si muove nella sinistra che, sticazzi, “un altro mondo è possibile” e a tessere alleanze, con questa sinistra. Non sembra (mah...) antisemita, però detesta ferocemente Israele. Fece scalpore, in Francia, un suo articolo, Critique des (noveaux) intellectuels communautaires, (pubblicato sul sito web Oumma.com dopo essere stato rifiutato da Le Monde e Libération). Ramadan se la prendeva con “gli intellettuali ebrei francesi”, citando Bernard Henri-Levy, Alain Finkielkraut, Bernard Kouchner, André Glucksmann e Pierre-André Taguieff (che non è ebreo manco per il ciufolo ma compare nella lista di proscrizione di Ramadan, evidentemente, in quanto colpevole di portare un cognome vagamente ebraico), accusandoli di essere divenuti proni difensori di Israele e di aver relativizzato “la difesa dei principi universali di uguaglianza e giustizia”. In sostanza, cari intellettuali ebrei francesi, voi siete gente che si preoccupa solo della difesa del proprio clan. Scrive ancora Buruma: “Un attacco, quello di Ramadan, sleale. Tutti gli intellettuali che lui addita, difatti, avevano perorato molte altre cause oltre a quella israeliana, compresa la cessazione dello sterminio dei musulmani in Bosnia”.
Capito che tipino, si?
E insomma, Tariq Ramadan si è inserito nella polemica innescata dalla Chiappa torinese. Secondo lui è necessario “affermare in modo chiaro che non si può approvare nulla che provenga da Israele” e non bisogna visitare il salone del Libro, “un posto destinato a celebrare uno Stato che pratica l'omicidio e la distruzione”. Il direttore della kermesse torinese, Ernesto Franco, ha avuto gioco facile a ricordare che all'edizione 2007 della Fiera del Libro aveva partecipato pure Tariq Ramadan: “l'anno scorso è stato da noi – ha detto – e ha tenuto senza problemi e senza censure un suo intervento. Trovo inaccettabile che la libertà di pensiero per lui vada in una sola direzione”.
Cosa accadrà al Salone del Libro di Torino? Cosa dobbiamo aspettarci? Contestazioni? Picchetti? Le (brutte) facce dei disobbedienti in giro per gli stand ad insultare chi non la pensa come loro?
Che brutta gente illividita e cattiva. Che brutti pretacci feroci. Che vergognosa ignoranza imbellettata da nobile battaglia politica. Vi lascio con una domanda (e con un testo famoso): è giusto essere tolleranti con gli intolleranti?
35 commenti:
Su Israele ho scritto cento volte da anni, su giornali e su siti e su blog. E ho la nausea a doverlo ripetere ancora: certa sinistra italiana (e io sto a sinistra) fa pietà e rabbia.
Questa proposta di boicottaggio è da roba da mentecatti analfabeti: perchè non aver ancora capito che la tragedia di quelle terre produce vittime e orrori e violenze e dolori e ingiustizie da una parte e dall'altra e che se ne potrà uscire solo INSIEME, palestinesi e israeliani..ecco...non averlo capito è tristissimo.
E ostinarsi a non voler ascoltare le voci di persone ebree come Oz, Yehoshua, Shalev, Grossman è
atroce.
Ma purtroppo gli imbecilli nascono e crescono sotto tutte le bandiere, anche sotto quella rossa.
Un amareggiato saluto da Luciano e da Idefix (http://lucianoidefix.typepad.com/)
Meriterebbe un lungo intervento il suo post, carissimo tic, ma la mia notoria pigrizia e il lunedì mattina me lo impediscono, posso dire soltanto che sono d'accordo, anzi d'accordissimo.
Perchè questi "fantastici sinistrorsi da parata" non si pongono il problema dei paesi arabi (ANP compreso) dove di democrazia non c'è neanche l'ombra, laicità è una parola che non esiste e libertà e ciò che il mullah ti permette di fare? Loro non possono, non hanno tempo, devono sfilare, combattere per un mondo migliore, con la kefiah stirata e il capellino afgano.
Chiudo con un aneddoto. Alcuni giorni fa, nel corso di un consiglio provinciale, un consigliere, che mi dicono suo amico, adepto del partito di O. Diliberto, ha inneggiato ad Hamas e alla sua politica sociale.
Facciamo una cosa, una bella colletta e regaliamo un viaggio a Gaza al simpatico consigliere. Potrà farsi un'idea del welfare islamico (magari confrontandolo con quello cubano) e provare di persona quanto gli integralisti islamici siano gentili e amorevoli verso i comunisti.
allora.. io non sono certo un intellettuale nè un uomo di cultura ..cioè non è che mi sognerei di anadere ad una fiera del libro (oddio qualcosa di semplice lo leggo anche io) ma nella mia semplicità do un giudizio sul medio oriente molto simile a quello di diogene.. se io fossi cittadino israeliano avrei un congruo numero di diritti e libertà.. (tra gli altri quello di decidere chi mi governa con libere elezioni e di criticarlo pure..) se fossi cittadino dell'arabia saudita col cazzo che potrei! e così via. dunque..
Quindi so, so bene, da che parte stare, nessun filo arabismo (ma nemmeno per sogno) ma nemmeno equidstanza. Allora.. io ignorante sempliciotto di campagna quest anno voglio andare alla fiera del libro! e propongo Facciamo un pulman! Vengo con voi intellettuali (poichè ho anche una certa prestanza sono disponibile anche a difendervi dagli assalti fisici di hamas o per qualche eventuale zuffa) io trovero' qualcosa da fare mentre voi girate per gli scaffali.. e ci sarà pur un bar.. ma facciamo sto pulman!
Si, l'ho sentita anch'io, questa della lode ad Hamas, perché avrebbe realizzato un welfare nei luoghi controllati dai suoi miliziani armati (gli stessi che lanciano i kassam su Israele).
Che dire?
Innanzitutto che non è roba proprio freschissima, no?
Deriva tutto dalla distinzione, per me ributtante, se non proprio pericolosa, tra democrazia formale e democrazia sostanziale e tra libertà formale e libertà sostanziale che molti comunisti (anche molti ex comunisti) operano da sempre (anche nel PCI era convinzione corrente, non solo nella grottesca sinistra extraparlamentare che questo Paese ha prodotto).
In altre parole, come mi hanno detto molti di loro, primum vivere, deinde philosophari: prima vengono le panze piene, poi la democrazia.
In nome di queste ideuzze spastiche, voi capite, qualsiasi violazione dei diritti umani può essere giustificata. SEMPRE. Qualsiasi violazione dei diritti civili. SEMPRE. Qualsiasi buona regola democratica. SEMPRE.
Io domando, però: è giusto tollerare in un sistema democratico gente che con la democrazia ha un rapporto così strumentale?
Scusate, magari la faccio tragica più del dovuto e del lecito, ma... Sono stanco veramente, devo dire, di questi signori sempre con la bava alla bocca, sempre urlanti, apoplettici e minaccianti. Sono stanco dei loro ricatti, dei loro sguardi torvi e minacciosi, del loro rapporto ambiguo con la violenza.
Li ho provati anche sulla mia pelle, sapete, e devo dire che li trovo inquietanti.
la proposta è semplicemente ignobile! Io mi sento di festeggiare la nascita di uno Stato per il popolo ebraico e di condannare la politica che il governo israeliano conduce nei confronti dei Palestinesi.
Da Israele vengono le voci di scrittori e intellettuali che fanno molto per una soluzione condivisa, imparziale del conflitto tra le due popolazioni che storicamente hanno vissuto su quella terra. Che senso ha boicottare gli scrittori?
mi dissocio, e sono di sinistra
ciao marina
E' dura, lo so bene, essere di sinistra... Pure io, sa, indulgo a questo brutto vizio.
In ogni caso, benvenuta in talkischeap e torni a trovarmi.
voglio anche io poter mettere la foto!come si fa?
è stata un occasione perduta.
si poteva dedicare il festival alla cultura ebraica piuttosto che allo stato di israele in occasione del genetliaco.
la cultura ebraica è una delle massime manifestazioni del pensiero umano, sullo stato di israele è lecito essere critici anche senza simpatizzare per hamas.
si sarebbe evitato che a torino dessero il loro rifiuto tutti gli scrittori arabi e alcune delle voci più alte della cultura ebraica, su tutti grossman e oz.
veramente un peccato.
per quanto riguarda la democrazia, parlino tutti.
valeva per fiore, vale per diliberto.
e non per compiacere diliberto
Perchè la cultura ebraica e non lo stato di Israele? Non è uno stato riconosciuto dalla comunità internazionale? Non è membro dell'ONU? Non è uno stato democratico? Certo, spesso la politica del governo di Israele non è delle migliori, ma non è lo stesso per tante nazioni?
Israele è uno stato (tra l'altro con cittadini arabi, alcuni dei quali eletti in Parlamento) l'ebraismo è un'altra cosa.
Non vorrei che alla Fiera di Francoforte invece di dedicare uno spazio all'Italia lo dedicassero alla cultura cattolica.
Più d'accordo con Diogene che con lalligatore.
Mi chiedo e chiedo: una democrazia debole può sopportare un dissenso forte (ovvero, il dissenso di chi la nega. Perché chi nega la democrazia esprime un dissenso molto FORTE, vero?) come può senz'altro riuscire ad una democrazia FORTE (ovvero: una democrazia che non ha niente da temere da nessuno perché è forte... Più forte della democrazia italiana, questo intendo. Non che ci voglia molto)?
Con chi è intollerante ed incivile bisogna essere SEMPRE tolleranti e civili? Io COMUNQUE dico di si. Molti, a "sinistra", dicono di no (vedi il caso Fiore. Mi hanno chiamato 'bastardo', venduto, merdoso da "sinistra". Dei tolleranti di "sinistra": gente molto in vista, tra l'altro, della sinistra del FVG).
Circa il signor Fiore molti vecchi PARTIGIANI hanno criticato e criticano la libertà di parola concessa a lui e a Forza Nuova. Dicono che NON DEVE parlare.
Questa la misura della complessità.
(E Diliberto, poveretto, la complessità non sa cosa sia)
penso che in una democrazia forte tutti debbano parlare perchè è il fatto che tutti possano parlare che rende forte la democrazia.
vi chiedo un aiuto.
in quanto partecipante alle primarie del pd mi hanno comunicato la possibità di votare per gli organismi territoriali e provinciali.
dove posso informarmi su chi siano i candidati e sul luogo di effettuazione delle operazioni di voto?
grazie e a buon rendere
Ehm... Io sarei un candidato.
Si vota domenica.
Palazzetto Veneto, nella mia città.
Viva il PD.
Forse...
P.S.
Gli altri candidati?
In loco COMUNQUE provvederanno ad informarla... Beninteso: se lei è un cittadino della mia città, caro personaggio di Massimo Carlotto.
Sennò, telefoni al numero 3282190433.
E' numero del Boss, sa. Uno tipo Bruce Springsteen...
Yes, dio can!
(dai la lasci questa che l'intento non è blasfemo, solo goliardico)
Mio dio (laico), mio dico (laiDo)...
Riferisca puro all'amici sua...
Che portiamo la pazzia al potere.
Arrivo tardi (e stavolta non solo perche' capisco tardi) ed esprimo solo un disagio: trovo fastidioso come una polvere urticante lanciata da un deficiente a carnevale l'opera di boicottaggio. Trovo altrettanto fastidioso che ogni volta che questi deficienti parlano ce ne siano degli altri che tacciano di antisemitismo chiunque critichi Israele. La loro shoah non puo' essere un eterno alibi.
Parafrasando Cettola La Qualunque direi: "in tu culu alla Palestina!":
Ma cosa vogliono questi 4 arabi ignoranti?
Sono propri degli irriconoscenti, Israele è l'unico stato democratico nel M.O. e quando gli bombarda e/o occupa militarmente le loro case, semplicemente gli affama, gli asseta, … insomma, lo fa con molto senso democratico e sicuramente per il loro bene, in quanto i palestinesi sono, anche senza saperlo, dei terroristi dentro, pensate che parlano addirittura di Resistenza, è il colmo dell’ingratitudine!
Quanto alla prestigiosa Fiera del Libro, non ce può fregà de meno se Rolando Picchioni, presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, che organizza la Fiera era iscritto negli elenchi della P2 di Licio Gelli, l’importante è che ora sia iscritto al PD e neanche che l’ideatore della Fiera sia tal Angelo Pezzana, oggi editorialista di due quotidiani “equilibratissimi” come: Libero e Il Foglio, …… infondo siamo liberi anche noi, …e viva la democraziaaaa!
No, in effetti non ce può fregà de meno se Rolando Picchioni, presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, che organizza la Fiera era iscritto negli elenchi della P2di Licio Gelli...
Con la questione boicottaggio alla fiera del libro, infatti, la cosa c'entra meno di un quarto di sega.
Poi.
In effetti, noi siamo (abbastanza, dai...)liberi.
Non ho molto di cui lamentarmi, personalmente.
Se non ti piace la nostra libertà, Salvo, un consiglio: prova, che so, con Cuba.
Una vera figata!
Quanto alla politica di Israele, si può criticare (e ci sono molti buoni motivi per farlo). Ci mancherebbe altro.
Possibilmente, però, senza dimenticare che parliamo di uno Stato circondato da milioni di arabi che DESIDERANO ardentemente la sua distruzione. E la desiderano ardentemente da quando Israele è nato. Quindi dal lontano 1948.
Dimenticare questo fatto non si può proprio, vedi: a meno di non pensare che Israele debba scomparire dalla faccia della terra(e molti, in Italia, nella sinistra dei duri e puri lo pensano, secondo me, anche se son troppo vigliacchi per dirlo).
I capi palestinesi farebbero bene a mettersela via, la sparizione di Israele dalla carta geografica.
E a spiegarlo ai loro simili.
Israele non può scomparire.
Infine.
Ti sei mai figurato, Salvo, cosa penseresti se fossi un israeliano e sentissi le cose che su Israele dice gentaglia come Nasrallah?
Come ti sentiresti? E cosa vorresti che facesse il tuo governo a Nasrallah, o al signor Ahmadinejad che un giorno si e l'altro pure parla della distruzione di Israele?
(Hai presente Ahmadinejad, si?
Per dire, eh...
I duri e puri della sinistra pura ad Ahmadinejad non lo criticano mai... Nessuna protesta, mai, per quello che sto pazzo furioso va dicendo in giro. Forse non sanno che esiste. Ma sanno in compenso di Israele).
Io il giochino di mettermi nei panni di un cittadino israeliano circondato da gente parecchio stronza l'ho fatto vent'anni fa. E, pensa, ho smesso immediatamente di dire cazzate su Israele.
Egregio Tic, brindo alla tua coerenza “democraticista”; l’Iran è il nuovo impero del male, mentre i guerrafondai che hanno il potere in Israele sono degli statisti senza colpa né macchia, oltretutto hanno la bomba atomica e neanche la usano, ma soprattutto ed in ogni caso, sia quel che sia, sui morti palestinesi non si deve piangere, mentre su quelli israeliani si! Tutto chiaro. E viva!
Insomma Israele ha ragione di suo e su questo non ammetti dubbi né tanto meno scherzi, sono solo i sinistri di sinistra che non lo capiscono, o meglio fanno finta di non capire, mi domando, però, se lo fanno in quanto sinistri o semplicemente perché di sinistra?
Per il resto “in tu culu” alla P2, a Libero al Foglio, quando si parla d’Israele va bene tutto; che sarà un po’ di propaganda “berlusconiano-gelli-golpista”.
Parlare contro o male di Israele non si può, chi lo fa è nazista, così come chi è dalla parte dei palestinesi è pappa e ciccia con gli ayatollah, come dire che chi parla male dell’Italia è fascista.
“In tu culu” alla autodeterminazione dei popoli, a “2 popoli 2 stati”, a “this land is my land”.
Così vanno le cose……… t’auguro sogni d’oro.
Brinda pure, alla mia coerenza, caro...
Ma io non sono mai stato una persona coerente: mai pensato, almeno, che la coerenza sia una qualità.
Io, infatti, cambio idea molto volentieri.
Mai desiderati degli ancoraggi forti al mondo. O centri di gravità permanenti che non mi facciano mai cambiare idea. Mi faccio sballottare volentieri dal mondo, io.
Papisti e comunisti han bisogno della copertina di Linus. Io posso farne benissimo a meno.
Quanto al resto.
Ancora con sto piano di rinascita nazionale, benedetto figliolo? Altri argomenti oltre a Gelli e Silvio Berlusconi proprio mai?
Guarda che il boicottaggio al salone del libro quei quattro pezzenti ignorantissimi mica lo volevano perché c'è Rolando Picchioni...
Maddai, su...
Che Picchioni sia stato piduista non c'entra un cazzo di niente, via... A cosa t'attacchi, Salvo?
A me, poi, dispiace davvero per i morti palestinesi. E dove mai avrei sostenuto il contrario?
Solo che non ho mai fatto finta di non vedere gli errori politici immani commessi dai leader politici palestinesi. In genere i sovietici nostrani, col loro fideismo ebete, fanno finta di non vedere.
E non ho bisogno di mettermi una casacchina, io. Lo troverei grottesco e patetico, se lo facessi.
Quanto all'atomica, ho paura dell'atomica in mano ad un pazzoide antidemocratico come Ahmadinejad, si.
Meno paura dell'atomica in mano ad una democrazia come quella israeliana.
Sai, Salvo: la democrazia per me è un valore a prescindere, come diceva il principe De Curtis.
Imperfetta e schifosa com'è (visto che permette a qualsiasi COGLIONE di poter votare), le voglio bene ugualmente.
Tutto il resto è aria.
Auguro ogni bene ai palestinesi, credimi. E viva Israele. Ora e sempre (tradotto: se i palestinesi continuano a desiderare di distruggere Israele, fanculo, si, fanculo ai palestinesi).
Ecco appunto a fanculo il mondo e l'autodeterminazione, se gli altri non hanno la DEMOCRAZIA, cazzi loro. Saluti,......alla prossima.
Ecco appunto a fanculo il mondo e l'autodeterminazione, se gli altri non hanno la DEMOCRAZIA, cazzi loro. Saluti,......alla prossima.
Non riesco a capire il nesso Salvo. L'autodeterminazione, come la liberta', ha il limite imposto dalla altrui autodeterminazione. I tedeschi negli anni '30 per autodeterminazione volevano una Francia che parlasse tedesco. Gli Italiani volevano un'Abissinia che parlasse italiano.
I Palestinesi non e' che non hanno la DEMOCRAZIA perche' sono nati in una terra senza questa materia prima monopolizzata dalla plutocrazia giudaica. Non hanno la democrazia perche' mentre i soldi occidentali e le lobby americane hanno finanziato la democrazia israeliana, i soldi dell'Arabia Saudita, del Kuwait, degli Emirati Arabi Uniti, (di Dubai per intenderci, quella con l'albergo piu' lussuoso del mondo), dell'Iran non vengono utilizzati per creare democrazia in Palestina. Perche' non puo' esistere democrazia finche' i valori guida di quei popoli sono ricercati nella religione, resa sempre piu' ortodossa da interpretazioni vessatorie, monopolizzanti della ricchezza. Se ne liberino e chiedano aiuto.
Fabio, in linea di principio ha ragione, però non indicavo un’autodeterminazione aggressiva (imperialista), ma al diritto di decidere lo sviluppo civile del proprio paese, al diritto alla resistenza. La democrazia occidentale non è il migliore dei sistemi possibili o quello meno peggio, in questo senso Tic non ammettere che i palestinesi possano ribellarsi all’autorità israeliana (che il sottoscritto non è affatto democratica), i palestinesi non sono solo degli invasati, degli estremisti, purtroppo i loro migliori dirigenti sono in galere o largamente minoritari, chissà perché? Tuttavia se si costruiscono muri, si nega lo sviluppo economico, si impoverisce una comunità, in nome dell’accerchiamento arabo, difficilmente ha sviluppo una politica di dialogo.
Alcuni anni fa c’era chi boicottava la Francia per i sui esperimenti nucleari nel Pacifico, ciò è un dato, non lo giudico, ma allora nessuno si è scomodato a parlare di razzismo anti francese, per me vale la stessa cosa per Israele, per Tic evidentemente no.
Eh, no... Evidentemente no.
Comunque, io sono un fazioso terribile(quando voglio), e con i sovietici nostrani mi placherò solo quando li vedrò marciare in un corteo contro le esecuzioni capitali in Cina (e quindi, per dire, non solo contro le esecuzioni capitali negli States) o contro le zozzerie antisemite che dice il vergognoso leader iraniano - al quale auguro una morte atroce. E che arrivi presto...).
Potrei senz'altro rispettarli di più, se lo facessero. Così, no. Nessun rispetto. Doppie morali, falsa coscienza, faziosità cieca e sorda: solita pappa.
Mai da loro una parola sui diritti umani calpestati in una Cuba (e però sempre tutti lì a dire che a Cuba c'è un ottimo sistema sanitario: e che due palle!).
E poi, l'esempio Mururoa... Dai...
Contestazioni ai francesi? Bene.
Ma perchè solo alla Francia e mai, MAI contro Pakistan, Iran, Cina, potenze nucleari?
Perché si ammette implicitamente che un conto è contestare una democrazia (qualcosa puoi sempre ottenere, dai e dai) un conto uno stato non democratico?
Ma scusi, lei e' piu' Salvo o piu' Savio? O e' Salvo perche' diventato Savio? Tra l'altro e' diventato Savio dopo il mio post. Taumaturgico Fabio.
Che ci azzecca la Cina ecc…. ecc…. con il conflitto israelo-palestinese? Rimaniamo al punto: il boicottaggi di Israele alla fiera del libro ha un'unica giustificazione con il fatto che la bandiera con la stella di David rappresenta un paese in guerra, anche genocida, contro i palestinesi, i diritti umani, Cuba, ecc…. sono elementi fuorvianti. I diritti umani avranno dei parametri su un ordine di priorità? Io credo di si, la sanità, l’istruzione, forse vengono prima al multipartitismo o della libera impresa, di quella democrazia formale che a voi democraticisti vi piace tanto e, a cui piegate ogni idea. Chi non la pensa come voi è filosovietico, komunista, sinistro di sinistra, khomeinista e chissà cos’altro.
Fuorvianti come parlare di P2?
Io non credo siano tanto fuorvianti.
C'è una parte dei sinistri italiani che da sempre veste la sua bella casacchina: antiamericani e quindi antisraeliani.
Mai visti rompersi il culo per altri popoli che non siano quelli oppressi da U.S.A. e Israele.
Capirai che prenderli sul serio è molto, molto difficile.
Lo è di meno prenderli per i fondelli, però.
Io lo faccio spesso.
Non gradisci la democrazia formale, caro democratico sostanziale?
Te lo puoi permettere perché vivi qua.
E' una delle tante cose che ti puoi permettere perchè vivi qua.
Va bene, va bene, ne prendo atto, posso fare/dire tutto perché sono italiano, europeo, occidentale; che scoperta! Peccato che non esista più l’URSS, altrimenti scommetto che mi mandavi a vivere lì!
Comunque se in Europa Occidentale c’è tanta DEMOCRAZIA lo si deve proprio all’esistenza dell’URSS, al fatto che la paura delle classi dirigenti era talmente grande che addirittura hanno digerito e poi addomesticato la socialdemocrazia, mentre nel resto del mondo, foraggiavano le dittature fasciste d’ogni specie ed esercitavano un controllo neocoloniale sul terzo mondo.
Quanto agli USA, non è colpa mia se sta sempre dalla parte dei potenti, contro ogni movimento di liberazione possibile, dall’alto della sua democrazia formale decide le sorti dei popoli, che questa politica stia sulle balle all’umanità è capibile.
Invece dissento sulla questione P2, non capire che purtroppo molte cose “malefiche”, a prima vista lontane, hanno spesso punti d’incontro è una semplificazione propria dei democraticisti, non occorre avere il culto del complotto per convincersi che certa politica non cessa mai.
Tuttavia è inutile continuare, ci saranno altre occasioni per polemizzare, conto sulla tua inesauribile produzione…… “reazionaria”.
Sicuro che ci saranno altre occasioni!
Sul mio blog c'è la rubrichina Stelle rosse. E va rimpinguata.
P.S.
Viva gli U.S.A.
Per fortuna hanno vinto loro!
Ha ragione Salvo, nulla da dire. Se oggi proliferano tanti medici e scienziati e' grazie all'esistenza della rabbia silvestre. Certo che sto comunismo e' stato sottovalutato.
Molti pregi e pochi difetti:
- Il Comunismo genera democrazia;
- Il Comunismo richiede una terminologia ben codificata (quindi minor possibilita' di incomprensioni e cattive interpretazioni, di facile memorizzazione anche per chi non ha tempo per pensare, sintetizzabile in facili slogan che con campagne massive possono essere da tutti erogati a tutti)
- Il Comunismo concede un alibi a chi ha scarsa capacita' di adattamento
- Il Comunismo concede a chi e' sprovvisto di quotidianita' la possibilita' di occuparsi degli altri senza muovere un dito (e senza che gli altri ti abbiamo chiesto niente)
Certo, il comunismo genera pero' anche un sacco di rifiuti inutili: probabilmente se a Natale regali la Democrazia alla Corea del Nord essa neppure scartera' il pacco. Ovviamente la colpa sara' degli americani che hanno embargato le forbici.
Sempre meglio che lavorare.
"Il Comunismo concede un alibi a chi ha scarsa capacita' di adattamento".
Questo l'ho sempre pensato anch'io.
Incredibile, comunque. Non avrei mai pensato di dover ringraziare l'URSS per la democrazia liberale e per Keynes.
Ha capito?
La democrazia è un contromovimento rispetto alla Rivoluzione d'Ottobre.
E' grazie quindi a Lenin se siamo liberi e (tutto sommato abbastanza) ricchi.
I comunisti son davvero diabolici!
Essere tacciato di filosovietismo e comunismo, anche se in modo semi serio ed ironico e perché no divertente, non cambia la storia, infatti, che la socialdemocrazia e non la democrazia, si è sviluppata nell’Europa occidentale del dopo guerra soprattutto perché dall’altra parte del blocco c’era l’URSS è un semplicemente dato, così come il fatto che la socialdemocrazia oggi è più morta del comunismo.
Da terzomondista, internazionalista e anticapitalista mi può star bene essere etichettato come comunista, anche se non ci sono partiti che mi rappresentano, certo voto a sinistra, ma con scarso entusiasmo, troppi borghesucci, fighettini e casinari, se ci fosse ancora Pietro Secchia…. forse mi farei anche la tessera, dopo di lui ha avuto inizio la fine del PCI, certo Berlinguer è stato un dirigente di alto livello, ma quando penso a Fassino, D’Alema, Veltroni, Bertinotti, Vendola, Rizzo, Diliberto ecc., dirigentini intruppati nei gangli del partito di cui era segretario generale, capisco che malgrado lui non c’era più storia.
Ad ogni modo sono ricomparso perché leggendo l’organo quasi ufficiale del PD, La Repubblica, a pagina 17, Amos OZ, sostiene che il confronto israelopalestinese si risolverà quando le parti accetteranno la logica di 2 popoli-2 stati, addirittura pensa necessario un accordo tra Israele e Hamas.
Ma come è noto OZ è un ortodosso, non ebreo, ma come comunista, un filosovietico della peggior specie che forse ha dei lontani parenti arabi, che abbia ragione Tic? Diabolici sti comunisti…..
D'accordissimo: due popoli, due stati. E chi ha mai detto che non va bene?
E' la distruzione di Israele, o il considerare lo stato di Israele come un mostro giuridico, come un incidente della storia che mi disturba. E pure molto.
Poi, Oz dice che il realismo, non altro, dovrebbe portare al dialogo con Hamas (bene, dico io. Scommettiamo che Hamas avrà qualche problema?). Poi dice che la leadership palestinese è disastrosa. Poi che Olmert, ora come ora, In Israele è il male minore.
Tutto bene. Son d'accordo.
Oz vive nel mondo. In questo, non in quel mondo vagheggiato dai sinistri con tendenza all'onirismo che sarebbe, come dicono?, POSSIBILE?
Comincio a volerti bene, Salvo.
Non comunisteggiare troppo, che ti viene un fegato tanto.
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