sabato 16 febbraio 2008

«Nel mondo di cui auspico la nascita non mi trovo a mio agio» (dai diari di Bertolt Brecht)



Dev'esser stato un lavoraccio infame: i 54 taccuini (per meglio dire, alcuni son piccoli taccuini da giornalista, altri quaderni piuttosto voluminosi in formato Din A4) di cui si compone il diario di Bertolt Brecht erano scritti, a matita, in una calligrafia terribile: al limite dello scarabocchio, dicono.
Peter Vilwock e altri studiosi di letteratura dell'Accademia delle Scienze di Heidelberg li hanno decifrati e si accingono a pubblicarli.
Der Spiegel ha già anticipato qualcosa e la Repubblica, con Andrea Tarquini, ha ripreso.
Quello che esce dal suo diario è un Brecht enormemente più simpatico: almeno a me... Un tizio incasinatissimo che navigava il mare del dubbio senza bussola e senza carte nautiche, innanzitutto. Non un marxista tutto d'un pezzo, decisamente. "Non eroe fideista dell'interesse collettivo – annota Tarquini - bensì intellettuale legato all'individualismo borghese”.
Brecht appare, a più riprese, assai preoccupato dalla fine che avrebbe fatto l'individuo nella società (finalmente perfetta, ça va sans dire) di cui i suoi compagni comunisti auspicavano l'avvento. “In un Collettivo che cresce”, si chiedeva, il singolo individuo non avrebbe forse rischiato di essere ridotto "a brandelli"? Come avrebbe potuto essere garantita la sua unicità?
A questa domanda così rispondeva: “ Attraverso la sua appartenenza a qualcosa di più che non un collettivo”. Cosa poi fosse, questo qualcosa, non si capisce (capiremo?). Ma chissenefrega della vaghezza della risposta, povero Bertolt (umanissimo Bertolt): importa la domanda...
E sentite qui: “Non lo ammetto volentieri, ma disprezzo chi è infelice e in disgrazia”. Fosse uscita una quarantina d'anni fa, questa cosa, avrebbe fatto scandalo. Adesso, mah, non credo proprio. E va bene così, intendiamoci.
Mi piacerebbe, però, che ci fosse, da qualche parte, un qualche caifa marxista di quelli tosti, duro, puro e assertivo assai, pronto a stracciarsi le vesti davanti al tradimento (categoria interpretativa che comunque non è mai passata di moda, tra i nostri sinistri tutti d'un pezzo) di Brecht.
Così, tanto per farsi un paio risate.
Sono un po' infantile, vero?

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