Le elezioni regionali in Abruzzo hanno visto il famoso Partito Democratico scendere (crollare...) al 20% dal 34 che aveva raggiunto alle politiche.
L'editoriale di Edmondo Berselli (uno fine, uno che stimo) su la Repubblica di oggi ha il sapore di un de profundis.
Ne riporto qualche passaggio significativo.
L'editoriale di Edmondo Berselli (uno fine, uno che stimo) su la Repubblica di oggi ha il sapore di un de profundis.
Ne riporto qualche passaggio significativo.
NESSUNO a sinistra si faceva illusioni sul risultato delle elezioni regionali in Abruzzo. Ma, di fronte ai numeri che si profilano via via che affluiscono i dati, cresce la sensazione che il voto abruzzese non rappresenti un esito soltanto locale, e nemmeno solo il risultato fisiologico dello scandalo nella Sanità che ha coinvolto il presidente Ottaviano Del Turco e ha abbattuto il governo regionale di centrosinistra. Il primo e plateale dato da mettere in rilievo, infatti, è la caduta della partecipazione al 53 per cento, quasi trenta punti al di sotto delle ultime consultazioni politiche e quindici rispetto alle precedenti elezioni regionali.
Dunque occorre prendere atto che la sinistra vede profilarsi una rottura impressionante con il proprio elettorato. Giustificato in larga misura dalla vicenda giudiziaria in cui è rimasto implicato Del Turco: ma come dimenticare, allora, che anche in altre regioni a maggioranza di sinistra, come in Toscana e in Campania, la questione di legalità potrebbe incrinare il consenso più consolidato? Ce ne sarebbe abbastanza per lanciare un allarme severo, se non fosse che il voto abruzzese mette in rilievo fattori stridenti soprattutto per il Pd. Il partito di Walter Veltroni perde in percentuale circa 11 punti (mettendo nel conto la lista territoriale dei Democratici per l'Abruzzo), rispetto alle politiche: si tratta di una caduta scontata, in cui si sommano ragioni locali e la perdita di velocità al livello nazionale, ma la cui ampiezza potrebbe avere ripercussioni anche al vertice del partito, a dispetto degli sforzi di compattamento sperimentati negli ultimi giorni. Il fatto è che il voto in Abruzzo mette allo scoperto le numerose incertezze e tutti i possibili punti di crisi del Pd. In queste elezioni regionali infatti si era varata un'alleanza simile all'Unione, ossia estesa fino ai partiti della ex Sinistra Arcobaleno: una geometria variabile necessaria sul piano regionale, e consentita dalla separazione "consensuale" praticata prima delle elezioni di aprile della scelta più o meno solitaria di Veltroni, ma che comunque non apporta elementi di chiarezza nella strategia politica complessiva del centrosinistra. A maggior ragione se l'alleato più scomodo, cioè l'Italia dei Valori di Antonio di Pietro, dopo avere ottenuto la guida della coalizione con Carlo Costantini, ha raddoppiato i propri voti rispetto alle elezioni di aprile (e quasi sestuplicato i consensi rispetto alle regionali del 2005). Si profila quindi l'esasperazione della partnership rivale fra Di Pietro e il Pd, al punto che, a partire dalla direzione dei Democratici del 19 dicembre, potrebbe porsi il dilemma di un'alleanza squilibrata, in cui l'Idv attacca a trecentosessanta gradi con la sua durezza giustizialista, e il Pd prende tutte le botte, anche quelle destinate più generalmente alla politica, all'illegalità, ai "corrotti".
Dunque occorre prendere atto che la sinistra vede profilarsi una rottura impressionante con il proprio elettorato. Giustificato in larga misura dalla vicenda giudiziaria in cui è rimasto implicato Del Turco: ma come dimenticare, allora, che anche in altre regioni a maggioranza di sinistra, come in Toscana e in Campania, la questione di legalità potrebbe incrinare il consenso più consolidato? Ce ne sarebbe abbastanza per lanciare un allarme severo, se non fosse che il voto abruzzese mette in rilievo fattori stridenti soprattutto per il Pd. Il partito di Walter Veltroni perde in percentuale circa 11 punti (mettendo nel conto la lista territoriale dei Democratici per l'Abruzzo), rispetto alle politiche: si tratta di una caduta scontata, in cui si sommano ragioni locali e la perdita di velocità al livello nazionale, ma la cui ampiezza potrebbe avere ripercussioni anche al vertice del partito, a dispetto degli sforzi di compattamento sperimentati negli ultimi giorni. Il fatto è che il voto in Abruzzo mette allo scoperto le numerose incertezze e tutti i possibili punti di crisi del Pd. In queste elezioni regionali infatti si era varata un'alleanza simile all'Unione, ossia estesa fino ai partiti della ex Sinistra Arcobaleno: una geometria variabile necessaria sul piano regionale, e consentita dalla separazione "consensuale" praticata prima delle elezioni di aprile della scelta più o meno solitaria di Veltroni, ma che comunque non apporta elementi di chiarezza nella strategia politica complessiva del centrosinistra. A maggior ragione se l'alleato più scomodo, cioè l'Italia dei Valori di Antonio di Pietro, dopo avere ottenuto la guida della coalizione con Carlo Costantini, ha raddoppiato i propri voti rispetto alle elezioni di aprile (e quasi sestuplicato i consensi rispetto alle regionali del 2005). Si profila quindi l'esasperazione della partnership rivale fra Di Pietro e il Pd, al punto che, a partire dalla direzione dei Democratici del 19 dicembre, potrebbe porsi il dilemma di un'alleanza squilibrata, in cui l'Idv attacca a trecentosessanta gradi con la sua durezza giustizialista, e il Pd prende tutte le botte, anche quelle destinate più generalmente alla politica, all'illegalità, ai "corrotti".
Terribile, 'sta immagine del Pd che si prende tutte le botte. Terribile.
In effetti il Partito Democratico a me ricorda sempre di più Gianni Zullo.
Era quello dei Brutos che veniva eternamente preso a schiaffoni, avete presente?In effetti il Partito Democratico a me ricorda sempre di più Gianni Zullo.
7 commenti:
L'ho molto presente. E il PD si sta sempre più mettendo in una posizione dove scontenta tutti e tutte, oltre alle efferate lotte intestine. E ancora non abbiamo visto niente. Perchè i prossimi mesi saranno robe truculentissime.
http://lucianoidefix.typepad.com
E' la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo di "posizione", "lotte intestine", "robe truculentissime" e "PD": http://www.youtube.com/watch?v=uV8boXLV0ik
credevo che nessuno potesse portare più sfiga di occhetto, evidentemente mi sbagliavo. il PD è nuovamente una gioiosa macchina da guerra.
Ognuno fa po' che cazzo gli pare, là dentro. Evviva le aperture a Brunetta delle senatrici in fregola per il nano.
Complimenti.
Mi ricordo una vignetta di Disegni e Caviglia, mi pare sul Centrodx che vuole aprire a di Pietro.
"Che cosa gli vuole aprire".
nota:a chi è ancora iscritto al PD...BRUCIATE LA TESSERA e RIFONDATE un altro PARTITO (vicino alle istanze della gente, possibilmente)...ALTER EGO
VETRONI porta strasfiga....lo diceva PANSA un anno e mezzo fa: PORTA SFIGA! TICCATEVI LE BALLE QUANDO LO VEDETE, ANCHE IN TV!! ALTER EGO
Non esiste la sfiga. Esistono solo gli sfigati.
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