venerdì 5 settembre 2008

E se ce lo dice Shakespeare...




Allora. Un tizio parte da Alassio per raggiungere Montecassino, nella speranza di riconquistare il cuore della sua bella che ha deciso di monacarsi. Nella cittadina laziale giusto il tempo di ambientarsi e si mette a piantonare il convento dove la giovane ha trovato rifugio: vuole parlarle e affida i suoi desiderata a uno striscione che provvede ad affiggere dinanzi all'entrata dell'edificio: “Non volevo portarti via ma solo parlarti, perché ti amo”. Ma lei non si mostra – dicono sia stata mandata dalle consorelle in pellegrinaggio a Roma - e comunque pare che la sua decisione di maritarsi con ben altro ganzo (un gran fico, dicono...) sia ormai definitiva.
E adesso sentite come il quotidiano Il Giorno ha presentato, nell'edizione di oggi, la vicenda (debbo la segnalazione a mia moglie E., che doverosamente ringrazio).


CASSINO (Frosinone) – Cambiano i tempi e i costumi. Una volta era Amleto – ce lo dice Shakespeare – che costringeva Ofelia ad andarsene in convento pur di concludere la loro – platonica – storia d'amore. Ai giorni nostri Ofelia (...) in convento ci è andata per vocazione, lasciando il povero Amleto (...) con le pive nel sacco dopo sei anni di storia e chissà quante promesse.


Amleto costrinse Ofelia ad andarsene in convento? Non mi risulta.
Semmai, dopo averla in molti modi offesa, le consigliò di farlo. E comunque Ofelia, poverina, non seguì di certo il consiglio...
Dunque, cazzo c'entrano, con Amleto e Ofelia, l'innamorato di Alassio e la monaca di Montecassino?
E' forte il sospetto che l'anonimo articolista de Il Giorno abbia confuso la vicenda shakespeariana con quella manzoniana della Monaca di Monza, lei sì costretta al convento e non dal “pallido prence danese/ che parla solo, che veste a nero./ Che si diverte nelle contese,/ che per diporto va al cimitero”.
In ogni caso, o giornalista: se ti vuoi concedere una citazione colta, qua e là, ma che ti costa un controllino? E' un attimo, via... Per evitare certi strafalcioni, sempre possibili, basta un'occhiata rapida a un testo. Non ce l'hai sottomano, il testo? Una ricerca in rete veloce veloce e hai risolto: ti risparmi una figura di merda e la risparmi al tuo giornale.
E comunque, disse una volta quello, “così vanno le cose, così devono andare”.
Circa un anno fa mi capitò di assistere, nella sede dell'Ordine dei Giornalisti, a Roma, all'esame orale di un pubblicista. Il superamento della prova dava diritto all'iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti.
Domanda di un esaminatore: “Se io le dico Ali Agca, lei a che cosa pensa?”.
Risposta del candidato: “Ecco... Si... Si... Si! Ali Agca è un'agenzia di stampa, me pare...”.
Il candidato non fu invitato ad accomodarsi e a ripresentarsi dopo qualche mese, sapete?
Venne comunque promosso seduta stante.


(nella foto, l'agenzia di stampa turca)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi ricordo, sì io mi ricordo...

Anonimo ha detto...

Ali Agca, Alì Agca, mi dice qualcosa...
Che si il tizio del Kebab in fondo alla strada?
Comunque secondo me ofelia era brutta..
V.

Adespoto ha detto...

La Agca-color non era un tipo di pellicola fotografica?

Anonimo ha detto...

Persino nella versione di Amleto firmata da Franco Lo Cascio, in arte Luca Damiano, autore di film memorabili come "Piedino il questurino", "Alice nel paese delle pornomeraviglie" e "Biancaneve sotto i nani", la trama di Shakespeare veniva rispettata.

Signora Tic, continui a suonare in un bordello...

medonzo ha detto...

Buonasera Tic;
uno Shakespeare non si nega a nessuno, fa parte del concetto moderno di benessere...

tic. ha detto...

Buonasera a lei, mio caro.
Il Bardo è un tipo difficile.
Meglio non sfrucugliarlo troppo...

Anonimo ha detto...

Il bardo è colui che la definì cantiniere ubriaco, caro Tic...

tic. ha detto...

Pensava a un altro, non a me...
Cosa insinua?