Dovete sapere che Saluggia è conosciuta come "il paese dei fagioli": quelli prodotti nella zona, infatti, sono di una varietà particolare, conosciuta e particolarmente apprezzata dagli intenditori (poco da ridere: pare siano in parecchi), in Italia e all'estero.
Il sindaco di Saluggia si chiama Marco Pasteris e sentite un po' come si presenta sul sito internet del suo comune: “Mi chiamo Marco Pasteris e con i miei 39 anni sono il Sindaco più giovane della storia di Saluggia. Ovviamente ringrazio chi ha riposto in me fiducia e speranze. Ma al tempo stesso sono orgoglioso di essere anche il Sindaco di chi, nel segreto dell'urna elettorale, aveva espresso altre preferenze. La nostra è una terra di grandi tradizioni. E' una terra di gente che opera quotidianamente sul territorio. E' una terra dai solidi valori costituzionali. Valori che ispireranno le mie scelte così come quelle della mia Giunta. Sempre improntate alla difesa della libertà e della democrazia. Sarò un Sindaco a tutto campo. Il Sindaco della gente. Mi batterò sempre e comunque per il bene di Saluggia. Partendo proprio dalla questione delle scorie nucleari. Perché dopo quarant'anni di forzata ospitalità, per altro a titolo gratuito, credo sia doveroso e responsabile voltare pagina. Wolfgang Goethe diceva, "Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala". Seguirò alla lettera i suoi insegnamenti. Per il bene di Saluggia, per il bene della mia gente”. Il riferimento alle scorie nucleari, ve lo dico subito così poi non ci pensiamo più, si riferisce all'annosa vicenda dell'impianto Eurex, gestito da quella Sogin che dovrebbe occuparsi al meglio dei nostri impianti nucleari. In passato qualche genio della stirpe pensò bene che si potesse far sorgere un comprensorio nucleare in un'area immediatamente a ridosso della Dora Baltea, corso d'acqua ad altissimo rischio esondazioni (le ultime si sono verificate nel 1997 e nel 2000). E perciò il comprensorio di Saluggia racchiude ben tre attività incentrate sul nucleare: il citato deposito Eurex (prima gestito dall'Enea) destinato al ri-processamento di elementi di combustibile, poi l'Avogadro, che ospitava un piccolo reattore di ricerca (successivamente utilizzato dall'Enel come deposito temporaneo per il combustibile irraggiato) e infine l'installazione radiochimica del gruppo Sorin-Biomedica. Nel 2006 alcuni articoli de Il Manifesto denunciarono, per la prima volta, perdite di acqua radioattiva dalla piscina dell'impianto Eurex, contenente ben 52 barre di uranio. L'Arpa-Piemonte in seguito non solo confermò che l'intercapedine della piscina presentava delle perdite, ma rilevò che la contaminazione aveva interessato le falde acquifere.
E mi fermo qua: una delle tante (troppe) tristi storie italiane di ignoranza e criminale improvvisazione. Dicevo tanto per non lasciarvi davanti alla biografia del sindaco Pasteris con qualche dubbio...
Concentratevi ora sulle alate parole del primo cittadino di Saluggia: vuole essere “il sindaco della gente”, l'originalone. Eh, eh, eh... I sindaci che conosco io sono di centrosinistra - non come il Pasteris che è invece di destra (Alleanza Nazionale, per la precisione) - ma non sapete quanti, tra loro, se ne sono usciti (e continuano ad uscirsene, purtroppo) con la fantastica frase ad effetto (solo che io non riesco proprio a figurarmi il minus habens su cui tale uscita possa produrre un qualche effetto) “voglio essere il sindaco della gente”. Un altro contributo alla critica di Pasteris l'ho avuto da http://www.andreapancotti.com/: “A Saluggia ha vinto il “centro” destra. Ed alla notizia il nuovo sindaco Marco Pasteris ha allietato tutti con la canzone “We are the Champions” dei Queen, seguito da un corteo di macchine strombazzanti e festanti, e da fuochi d’artificio (tutto vero!!!)”.
Perché vi parlo di questo povero carneade? Ma perché ho recentemente sentito cantare le sue gesta. Precisamente giovedì 27 dicembre, su la Repubblica.
Ora, dovete sapere che a Saluggia, nel 1846, nacque Giovanni Faldella. Non molti sanno, me ne rendo conto, chi sia stato Faldella.
Io invece lo so, perché mi sono laureato in storia della letteratura italiana moderna e contemporanea. Ricordo in particolare, e son passati tanti anni, un corso del professor Elvio Guagnini sulla prosa odeporica (scritture di viaggio, dai...) in Italia. Alcuni dei testi proposti alla lettura erano proprio di Faldella. Li conservo ancora, nella mia libreria: A Vienna. Gita con il lapis e A Parigi. Viaggio di Geromino e Comp., usciti per l'editore Costa&Nolan nel 1983 nella collana Testi della cultura italiana, diretta da Edoardo Sanguineti. A Parigi era corredato da una divertente prefazione di Sebastiano Vassalli. Ne cito qualche passo: “Faldella è l'Omero di questa parte di Piemonte che confina a occidente con Gozzano, a sud con Camerana e Tarchetti, a nord con Cagna, a oriente con Dossi. Da qui, nelle giornate di vento, si vedono le guglie e i pinnacoli del Gadda talmente vicini che crederesti di toccarli con mano. E che respiro, che fiato c'è nelle pagine del Nostro!”. Ancora? Ancora: “Personalmente ritengo che se avesse avuto un vizio qualsiasi Faldella poteva diventare, come niente, il nostro maggior scrittore moderno. Ne aveva – direbbe l'enologo – il nerbo e la stoffa. Bastava solo che si ubriacasse; che fosse un poco omosessuale, come Gadda; che avesse amori furtivi; che fiutasse. Che fosse prodigo, o avaro. Che insidiasse i bambini per strada. Che guardasse dalle serrature dei cessi le signore mentre facevano la pipì”, e via cazzeggiando.
Fu molto apprezzato, nel Novecento, da Gianfranco Contini (che è questo signore qui sopra, ritratto da De Pisis) , da Cesare Segre e da Luigi Russo. Per usare le parole di Enrico Filippini, la prospettiva in cui lo scrittore si collocava “era quella della rottura dell''equilibrio linguistico', su una linea, per dirla grossolanamente, Dante-Folengo-Porta-Dossi-Gadda”. Faldella andrebbe insomma visto, scrisse proprio Contini, come un rappresentante, non minore, “di quella eterna 'funzione Gadda'” che va dal macaronico Folengo al (grandissimo) Carlo Dossi, scrittore di cui Carlo Emilio Gadda viene generalmente considerato lo straordinario discendente in linea diretta.
Una prosa lussureggiante, quella di Faldella. Sentite un po' come la descriveva lui stesso: “Vocaboli del trecento, del cinquecento, della parlata toscana e piemontesismi; sulle rive del patetico piantato uno sghignazzo da buffone: tormentato il dizionario come un cadavere, con la disperazione di dargli vita mediante il canto, il pianoforte, l'elettricità, il reobarbaro...”. Qualcosa di più che una semplice curiosità per specialisti, avrete inteso.
Ebbene, sapete che è accaduto di recente? L'amministrazione comunale di Saluggia ha tolto il patrocinio alla rappresentazione teatrale di un testo giovanile di Faldella, Un bacan spiritual, con la motivazione che, leggo su la Repubblica, “la commedia offenderebbe la memoria di un sacerdote saluggese dell'Ottocento”. E c'è pure dell'altro: il comune di Saluggia (di cui, tra l'altro, il babbo di Giovanni Faldella, Francesco, fu sindaco) ha negato l'autorizzazione, ad alcuni studiosi dell'Università del Piemonte Orientale, a poter consultare il fondo che contiene la corrispondenza dello scrittore, in particolare il carteggio con Achille Giovanni Cagna. Un fondo che è sì depositato a Saluggia, ma risulta di proprietà della Regione Piemonte.
Insomma, il sindaco Pasteris fa la guerra a Faldella, reo di aver sfotticchiato un religioso. E dire che il nostro non la pensava troppo male, dei preti: “Si dirà che la razza dei preti è una razza artifiziata, come quella dei buoi inglesi da macello allombati e ingrassati e ridotti a piccolissime ossa. - Ma è una razza necessaria che bisogna conservare per l'arte e la morale. Quel salsicciotto nero con il tovagliolo infisso nel collaretto, con la testa rossa ammattonata dalla castità (...) riesce una cosa cara, utile, artistica; a cui si possono fare delle confessioni, che non si oserebbero aprire ad altri, e che può dare dei consigli...”. Ma quanto sopra Pasteris non deve conoscerlo, e si capisce: egli è un esegeta di Goethe, mica di Faldella.
Che dire? Anni fa (non troppi) cercavo di tenere, in qualche modo, la contabilità dei luoghi in cui, in Italia (povera, povera Italia), si intitolavano vie e piazze a certe carogne che avevano ben meritato durante il Ventennio fascista. Adesso cerco di tenermi informato sulle tante vandee che spuntano come amanite nel nostro povero, cattolicissimo (anche se molto poco cristiano) Paese: che so, sindaci che affidano il paesello da loro amministrato alla protezione della Madonna del Petrolio, politici che organizzano veglie di preghiera in spregio all'Islam e al relativismo etico, cose così... Ed ecco spuntare Pasteris sulla mia strada. Impagabile: uno che toglie il patrocinio ad uno spettacolo teatrale perché altrimenti Gesù piange.
Conclusioni? Sarò un po' grossier, come direbbero i francesi.
10 commenti:
Certo che come la prende larga lei...! (e non mi censuri, non ho detto: come lo prende largo!)
Comunque complimenti, che lei approfondisse anche temi scientifici come le barre d'uranio delle valli piemontesi non me lo sarei aspettato. Saro' ignorante ma che invece trovasse interessante per una nicchia formata da piu' di due persone la storia dello scrittore che vedeva i monti fra tre paesini che probabilmente quando piove sono brutti come san zanut, questo non mi sorprende affatto.
Ma continui, continui, che ci stimola.
Nel frattempo, dopo una puntatina anche a Breslavia (Wroclaw, come e' stata ribattezzata questa citta' ora polacca che ricorda tanto le terre istriane per i cambi di bandiera) preparo le valigie e domani in dodici ore di auto si torna a casa. Basta zuppe di cetrioli e aringhe sott'aceto con la panna. Si torna a magna'. Fagioli magari.
Posso dire per Saluggia: Barone sindaco!...?
Con un sindaco come il barone Von Furz a Saluggia ci sarebbe senz'altro aria nuova. Di certo tantissima aria nuova.
Quanto a Faldella, è vero: roba per pochi. Studiosi di italianistica davvero specialisti.
I papisti ignoranti e intolleranti, invece, possono diventare un problema per molti...
C'è un'aria brutta, in Italia, di questi tempi. Non trova?
C'è tanfo di nostalgia del Sillabo, non lo sente?
Io si...
...a parte il fatto che secondo me lo prende anche largo, caro montale(sul suo nome non faremo doppi sensi)...devo dire che la notizia non mi sorprende purtroppo, mi lascia con la stessa espressione della mucca che guarda il treno. A parlar male della Chiesa, di questi tempi, si rischia di venir additati a nemici dell'Occidente, alleati degl'infedeli maomettani o peggio ancora bollati di relativismo. A tutti questi novelli difensori dei valori cristiani io faccio un bel peto utilizzando come carburante i fagioli di Saluggia, magari radioattivi per aumentarne gli effetti!!!
Ah, barone... Quanto è charmant, lei!
Il mio nome, Barone? Un cambio d'accento imperativo! Di classe!
(solo per Tic: Montale con l'accento sulla 'a' o sulla 'o'. Sa, la matematica...)
ah, l'esame sulla letteratura di viaggio del 700 col guagnini..
ma quante volte l'avrà ripetuto quel corso che io l'ho fatto nel 82?
Ma chi sarà mai lalligatore?
Non so chi sia ma se nell'82 seguiva Guagnini ed io ho iniziato il liceo nell'81 non penso fosse tra quelli che volevano farmi la matricola. Vi ricordate la matricola? Io ho fatto cose per le quali avrei potuto andare in galera, tipo sequestrare collanine d'oro a garanzia che il giorno dopo avrebbero portato i soldi. Non riesco neanche a credere che l'ho fatto. Dei maturandi '82 ricordo Marco Cannone, un braccio rotto ("Seppellimolo sotto la neve, i lo *it*ove*a' al disgelo"), l'autore della frase precedente che e' lo stesso de "dove xe fini' Cannone? el sa*a' anda' a mo*i* da solo nei boschi come i elefanti" (avete capito che l'* e' un r moscia?) e poi ricordo Mauro Miniussi, che mi fece ascoltare Heroin per la prima volta, e che fu la causa scatenante della frattura di Cannone perche' era cosi' sbronzo da non reggere la corda di lenzuola che serviva a fuggire dall'hotel. Ma lalligatore magari ha fatto l'ITI e allora tutto questo non gli dice niente.
per il BARONE von FURZ si apra un procedimento disciplinare canonico. E' stata una vera sorpresa!
Il sindaco è di destra? Allora minimo lo si interpella come "carneade". Ma cosa gli si rimprovera? Un po di rettorica "campagnola new age" tipo "I care, so I fly", o "d'ies, Uit canne, ci possiamo fare". Insomma emula o.u.a.ter, che come tutti sanno fa acqua da tutte le parti.
Questo è un certo pensiero sinistro: se uno di destra dice "voglio mettere a posto una robaccia fatta con il placet dei compagni ex et simili, è tanto per iniziare etichettiamolo fascista, poi populista, poi figlio del nano, poi ogni fandonia che gli viene in mente.
Le spiego una cosa carissimo "ex-68ino", in Piemonte, a Chivasso, poi a Rivarolo abbiamo sindaci di "destra" e magari anche un pelino "fascisti" che hanno sistemato in 2 anni (Rivarolo) e poco più -un mandato- Chivasso. Altrove la "sinistra" (TUTTA) in 35 anni ha distrutto: Ivrea (conosce?!) e la stessa Torino!
Riprovi! un altra chance per il compitino, tino. Questa volta non copi! Tanto l'uno in pagella lo prende lo stesso.
Firmato : un parigino, ho visto il '68. "Ricordo le stronzate dell'amphiteatre Richelieu e le bancarelle delle offerte ideologiche del cortile della Sorbonne!
Esiste due sagome di 68ini, i fuorviati e la loro immagine nello specchio.
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