Nel 1965 Mario Vargas Llosa abitava a Parigi dove, dal 1951, viveva pure Julio Cortázar.
Nel 1963 lo scrittore argentino aveva pubblicato - a Buenos Aires - il romanzo che lo avrebbe consacrato in via definitiva come uno dei grandi maestri della letteratura - non solo latino-americana - del Novecento, e cioè Rayuela (Il gioco del mondo, Einaudi, 1969).
Vargas Llosa, non ancora famoso - ma aveva esordito col botto, nel 1962, con La città e i cani – scrisse per l'Expreso, un quotidiano di Lima, un reportage su Cortázar.
Ad un certo punto gli domandò: Se un ragazzo di quindici anni venisse a trovarla e le chiedesse: “Voglio diventare scrittore, mi dica cosa devo fare”, lei che risponderebbe? (Penso a un giovane sudamericano).
Cortázar disse così: A mo' dei maestri zen, cercherei di rompergli una sedia sulla testa. È possibile che il giovane sudamericano capisca cosa c'è oltre la sediata, ma se, nonostante tutto, la risposta non gli fosse chiara, gli direi che il solo fatto di chieder consigli ad altri in materia letteraria dimostra la mancanza di una vera vocazione. Potrebbe anche darsi che la sediata sia mortale e allora ci sarebbe un epigono in meno, e per i nostri paesi sarebbe pur sempre un vantaggio.
Nel 1963 lo scrittore argentino aveva pubblicato - a Buenos Aires - il romanzo che lo avrebbe consacrato in via definitiva come uno dei grandi maestri della letteratura - non solo latino-americana - del Novecento, e cioè Rayuela (Il gioco del mondo, Einaudi, 1969).
Vargas Llosa, non ancora famoso - ma aveva esordito col botto, nel 1962, con La città e i cani – scrisse per l'Expreso, un quotidiano di Lima, un reportage su Cortázar.
Ad un certo punto gli domandò: Se un ragazzo di quindici anni venisse a trovarla e le chiedesse: “Voglio diventare scrittore, mi dica cosa devo fare”, lei che risponderebbe? (Penso a un giovane sudamericano).
Cortázar disse così: A mo' dei maestri zen, cercherei di rompergli una sedia sulla testa. È possibile che il giovane sudamericano capisca cosa c'è oltre la sediata, ma se, nonostante tutto, la risposta non gli fosse chiara, gli direi che il solo fatto di chieder consigli ad altri in materia letteraria dimostra la mancanza di una vera vocazione. Potrebbe anche darsi che la sediata sia mortale e allora ci sarebbe un epigono in meno, e per i nostri paesi sarebbe pur sempre un vantaggio.
P.S.
Mai letto Cortázar? No? Beh, cominciate, su...
Da cosa? Ma da qualsiasi cosa.
4 commenti:
stai forse suggerendo un'interpretazione non politica alla duomata sulle gengive?
peyota
Berlusconi epigono di un minus habens? Uno scambio di ruoli teatrale
Comunque arriva tardi: Cortazar tempo fa mi fu consigliato per radio da Fabio Volo (!) che lesse, bene, da "Storie di Cronopios e di Famas", il "Preambolo alle istruzioni per caricare l'orologio":
"Pensa a questo: quando ti regalano un orologio, ti regalano un piccolo inferno fiorito, una catena di rose, una cella d'aria. Non ti danno soltanto l'orologio, tanti, tanti auguri e speriamo che duri perchè è di buona marca, svizzero con àncora di rubini; non ti regalano soltanto questo minuscolo scalpellino che ti legherai al polso e che andrà a spasso con te. Ti regalano - non lo sanno, il terribile è che non lo sanno -, ti regalano un altro frammento fragile e precario di te stesso, qualcosa che è tuo ma che non è il tuo corpo, che devi legare al tuo corpo con il suo cinghino simile a un braccetto disperatamente aggrappato al tuo polso. Ti regalano la necessità di continuare a caricarlo tutti i giorni, l'obbligo di caricarlo se vuoi che continui ad essere un orologio; ti regalano l'ossessione di controllare l'ora esatta nelle vetrine dei gioiellieri, alla radio, al telefono. Ti regalano la paura di perderlo, che te lo rubino, che ti cada per terra e che si rompa. Ti regalano la sua marca, e la certezza che è una marca migliore delle altre, ti regalano la tendenza a fare il confronto fra il tuo orologio e gli altri orologi. Non ti regalano un orologio, sei tu che sei regalato, sei il regalo per il compleanno dell'orologio."
Ho fatto copia incolla, non l'ho ancora comprato.
E poi, dopo aver aperto il pacco con l'orologio, lo metti da parte, prendi quello che è chiaramente un fumetto ed esclami "Oh, questo sì che xè un regalo!"
(da una famosa gaffe di Tic)
Cortazar è il mio scrittore di racconti preferito.
Alcuni li ho letti e riletti non so quante volte (e sempre scopro stanze nuove, che non sospettavo, sottofondi nascosti, creature che se ne stavano acquattata in attesa che io mi accorgessi della loro presenza, passaggi segreti che collegano una sequenza all'altra e un personaggio a un altro). Non ci si stanza mai, di conoscere le novelle di Julio Cortazar e il suo stile.
Provate a cominciare dal libro che io (all'inizio del mio amore per Cortazar) non compresi per nulla: Bestiario, che non mi convinse per nulla. Poi ci sono tornato più e più volte, con un piacere sempre crescente.
NON è vero che tutti gli amori nascono a prima vista.
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