Incredibile: il Papa in tivvù nel Paese che discrimina ed emargina i cattolici!
In-cre-di-bi-le: il Papa in tivvù per quaranta minuti (segue, alle 16.30, La vita in diretta), come un'isola di speranza in quel mare di laicismo e miscredenza in cui il servizio pubblico radiotelevisivo pretende che tutti noi si vada, pian piano, alla deriva.
Mia moglie: «Ma che cosa ci sono andati a fare? Cosa avranno capito? Non fanno un cervello in tre...».
Io: «Maddài: era un grande evento, dopotutto! Echeccazzo!».
Confesso: quando facevo l'assessore alla Cultura capitava, talvolta, che io usassi la parola evento, accompagnata immancabilmente dall'aggettivo grande, a designare un qualche spettacolo di più o meno forte richiamo popolare. Sottinteso: dovete esserci a prescindere, è un must e, se solo potessi darvelo, sarebbe pure un ordine.
Bene, mi vergogno come un ladro per averlo fatto. Perdonatemi, vi prego. La Cultura è sempre una cosa discreta: è per questo che ai grandi eventi può partecipare pure uno come Matteo Salvini...
Sostiene Beppe Fioroni che al famoso Partito Democratico “occorre un'evoluzione culturale. Alle parole individuo, collettivo, partito del lavoro dobbiamo sostituire persona, famiglia, etica. E non pensare di lasciare ai centristi la rappresentanza dei moderati”.
Dunque, ricapitoliamo: a individuo sostituiamo persona, a collettivo famiglia, a partito del lavoro etica.
Restiamo per un po' sul primo binomio, vocabolario della lingua italiana alla mano: la parola individuo come sostantivo maschile significa “essere umano, singolarmente considerato”, come aggettivo, letteralmente, “che non si può dividere”; persona invece significa “ogni individuo della specie umana”. La differenza tra le due parole sembra un po' una questione di lana caprina, insomma... non fosse per l'etimologia di persona: parola che deriva dall'etrusco phersu e significa maschera. Suggestivo, nevvero? E tanto più avendo noi a che fare con un democristiano di purissima caratura come Beppe Fioroni. Perché lo sapete, no? I politici democristiani, di maschere, sono espertissimi: mai guardato un politico democristiano dritto negli occhi?
E adesso passiamo, sempre vocabolario alla mano, a collettivo da sostituirsi con famiglia: la prima parola significa “ciò che è comune a più individui” o “che appartiene a una determinata collettività”; la famiglia (italiana), invece, è quel morbo di cui scrisse, tra gli altri, Leo Longanesi: avete presente? Ma pure Totò Riina, questo va detto, se ne intendeva (e se ne intende) parecchio, di famiglia...
Infine a partito del lavoro bisognerebbe sostituire etica. E qui non so proprio cosa dire: che caspita significherà mai, 'sta cosa? Eh? Mistero... E al mistero certe volte bisogna arrendersi senza fare tante storie, come suggerisce un personaggio di A Serious Man, l'ultimo film dei fratelli Coen.
Proviamo a concludere, dai: un dirigente di spicco del famoso Partito democratico pensa che all'Italia – il Bel Paese in cui la difesa con le unghie e con i denti dei sacri cazzi propri si è fatta, nel corso del tempo, sistema di vita e di interpretazione della realtà a scapito di qualsiasi idea di cosa pubblica – pensa che all'Italia, dicevo, serva meno società e più famiglia. Che ne dite? Sarà forse che non gli è ben chiara, poverino, la differenza tra la parola società e la parola socialismo? Chissà...
Comunque - voglio essere generoso con me stesso e pure con Fioroni - si tratta, qui, di un'importante questione culturale, che si pone precisamente nei seguenti termini: posso starci, io, nello stesso partito politico di questo tizio? No, perché mi sa proprio che non condividiamo la stessa etica...
Un paio d'ore fa ho finito di leggere Cose trasparenti, di Vladimir Nabokov.
Dove si dice che bisogna imparare a sfiorarla soltanto, la superficie della materia: il solo fatto di concentrarci troppo attentamente su di essa, infatti, “può farci sprofondare involontariamente nella sua storia”. E la storia fa male, ostia se fa male.
“Bisogna andarci, vede figliolo, piano”.
3 commenti:
Tre piccole considerazioni sul post:
1) Nell'articolo di Repubblica sulla Carmen si riferiva che gli esponenti leghisti presenti (evidentamente qualcun altro oltre a Salvini) alla morte di Carmen hanno commentato: un rom in meno.
2) Mi immagino i tre citati nel servizio come Homer e Bart in un famoso episodio dei Simpson: andavano a vedere proprio la Carmen, e per tutto il tempo facevano pernacchie con l'ascella e concludevano cantando sull'aria più famosa: "Toreador/la scora per favor/ non farla ancor/ risparmiaci l'odor".
3) Ma come stanno sul naso gli occhiali di Fioroni?!?!?
credo davvero che la prima della scala sia peggio della prima del festival di sanremo. Ha ragione tua moglie: non fanno un cervello in tre
So attacato ar cesso: vomito. Liam
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