venerdì 11 dicembre 2009

Valori non negoziabili

Davvero immenso ieri, su Repubblica, il teologo Vito Mancuso: uno di quei papisti che da qualche tempo godono, e chissà mai perché, di un credito illimitato a sinistra.

Magari conoscete il tipo: uno disceso tra noi appositamente per dimostrare che il mondo cattolico è tante cose e anche Santa Romana Chiesa è tante cose e quindi errat, ma errat fortiter (e peccat, ma peccat fortissime) chi vede nel mondo cattolico un monolite e in Santa Romana Chiesa un monolite. Perché non lo sono, ma proprio no: il mondo cattolico, invece, è tante cose e pure Santa Romana Chiesa è tante cose, capito?
“La sfida della postmodernità alla fede in Dio non è più l'ateismo materialista. Tale era l'impresa della modernità, caratterizzata dal porre l'assoluto nello stato-partito o nel positivismo scientista, ma questi ideali sono crollati e oggi gli uomini sono sempre più lontani dall'ateismo teoreticamente impegnato. Gli odierni alfieri dell'ateismo vogliono distruggere la religione proprio mentre si connota il presente come “rivincita di Dio”, anzi la vogliono distruggere proprio perché ne percepiscono il ritorno, ma i loro stessi libri anti-religiosi, trattando a piene mani di religione, finiscono per alimentare la rivincita di Dio”.
E noi immaginiamo, a questo punto, il ghigno soddisfatto e compiaciuto di Mancuso il sofista, ragionatore di quei sottili: si inizia con una bella citazioncina per pochi (La Revanche de Dieu di Gilles Kepel: chrétiens, juifs et musulmans à la reconquête du monde, pensate un po'), tanto per riscaldare l'atmosfera, e poi ci si va giù pesante: “Parlate, parlate contro Dio: che tanto comunque parlate di Lui..." Sottinteso: "E allora, sciocchini, pensateci un po' su: ma che parlate a fare, eh?” e giù a riiiiidere, il Mancuso, ah ah ah ah!!! Che polemista magistrale!
Con chi ce l'ha? Con Richard Dawkins, probabilmente...

Ma considerate: dipendesse dal nostro sofista – che poi sarebbe un cattolico progressista (mi vien da ridere) – di cosa si potrebbe parlare, con un qualche costrutto, senza farsi ridere in faccia dal genio di turno?
La buttiamo in politica e proviamo un po' a parafrasare il Mancuso? Via!
“Gli odierni alfieri dell'antiberlusconismo vogliono distruggere Berlusconi proprio mentre il presente viene da loro connotato come il Tempo di Berlusconi, anzi lo vogliono distruggere proprio perché ne percepiscono la forza, ma il loro stesso antiberlusconismo, trattando a piene mani di Berlusconi, finisce per alimentare la vittoria di Berlusconi”.
E allora non è meglio se ce ne stiamo tutti quanti belli zittini, davanti a Silvio? Ma zittini zittini proprio, eh?
Come vi suona? Un po' come il Riformista, nevvero?
Oh, intendiamoci: lo scritto di Mancuso pubblicato ieri da Repubblica – si intitola La libertà di pensare Dio sfidando la Chiesa – è un testo moralmente e intellettualmente alto, e ciò sia detto senza ombra di ironia.
Dopo di che, Dio esiste? Ma nessuno lo sa, mes amis: e nessuno mai lo saprà, almeno non in questa vita. D'altra parte, non è proprio per questo motivo che così tante persone insistono a porsela ancora, la domanda se crederci o meno, in Dio?
Io, nel mio piccolo, so solo che se la religione è un diritto, lo è pure l'irreligione. Bisogna poi impedire a entrambe (a entrambe, sì) di imporsi con la forza.
Quindi sono convinto del fatto che lo Stato dovrebbe essere neutrale e non solo nei confronti delle varie religioni, ma anche tra religione e miscredenza: lo Stato non può sposare, né favorire in alcun modo, interpretazioni morali specifiche.
Infine so che il libero pensiero laico – ma qui scendiamo un pochino più in basso, nel fango della Storia – si è evoluto, in Europa, in opposizione alla Chiesa cattolica, che contro di esso ha combattuto by any means necessary (dalla spada ai roghi, per intenderci).
Ha scritto Aldo Schiavone che quella del neoguelfismo - “come attitudine nazionale, definitivamente fissata con la Controriforma negli infelici esordi della nostra dimezzata modernità - quando a noi toccò la parrocchia, mentre gli altri, in Europa, costruivano gli stati” - è un'antica tentazione della storia politica e intellettuale italiana. Bene: a me pare proprio che, come Stato, il neoguelfismo ce l'abbiamo da tempo all'ordine del giorno. Poi, se molto è folklore, molto altro preoccupa sinceramente e per quanto mi riguarda non dispone certo alla comprensione né al confronto con l'altro.
Anche se alla fine della fiera qualcuno mi dovrà pur spiegare come caspita ci si può confrontare (e quindi come si può convivere) con della gente che ti dice: “I miei valori non sono negoziabili”. Così Ratzinger sempre, così Ruini ancora ieri, così tantissimi cattolici a ruota.

Ma come si fa a non negoziare, in uno spazio pubblico? È la stessa natura di ciò che è pubblico, io credo, ad imporre continue negoziazioni tra le persone o meglio, tra i cittadini. E dunque?
Come se ne esce, da questo cul-de-sac? Boh?!? Io la vedo molto ma molto dura.
E diciamo qualcosa pure del folklore, va...
In questi giorni, a Palazzo Madama, nove senatori del PdL hanno depositato un disegno di legge, primo firmatario Sergio De Gregorio: ve lo ricordate?

L'articolo 1 dice che il crocifisso è un emblema “di valore universale della civiltà e della cultura cristiana”, un simbolo quindi “irrinunciabile”.
L'articolo 2 dice che il crocifisso deve essere esposto “al fine di testimoniare il permanente richiamo della Repubblica italiana al proprio patrimonio storico-culturale radicato nella tradizione cristiana”. Ne deriva (articolo 3) che “in tutte le aule delle scuole, delle università, delle accademie” e poi “negli uffici della pubblica amministrazione e degli enti locali territoriali, in tutte le aule dei consigli regionali” (ma la Regione in cui vivo c'è arrivata ben prima di Sergio De Gregorio, n.d.r.) e poi in quelli “provinciali, comunali, circoscrizionali e delle comunità montane, in tutti i seggi elettorali” e in carceri, ospedali, aeroporti, porti, stazioni ferroviarie e pure in tutte le sedi diplomatiche, dovrà esserci il crocifisso appeso a un muro.
Chi lo rimuoverà o lo vilipenderà sarà punito con l'arresto fino a sei mesi o con un'ammenda da 500 a 1.000 euro. La stessa sanzione è prevista per “il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si rifiuterà di ottemperare all'obbligo”.
Secondo l'avvenente senatore De Gregorio, “c'è uno scontro di civiltà. E ognuno deve dire da che parte sta. Noi stiamo dalla parte della Chiesa, non ce ne vergogniamo”.
Tutto ciò è solo folklore, trattandosi qui di un bel tomo come De Gregorio?
Mah... a me sembra che il senatore abbia invece capito benissimo che cosa significa “valori non negoziabili”.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"Rational arguments don't usually work on religious people. Otherwise, there wouldn't be religious people"
Doris Egan

peyota

Anonimo ha detto...

Se uno crede di avere la Verita', continuera' a guardare e ad ascoltare gli altri con un'aria di condiscendenza, convinto che la sua risposta e' quella giusta. Non ci puo' essere discussione o accordo se ognuno resta ancorato alle proprie posizioni convinto di avere ragione. Per questo quando una persona fermamente religiosa ti dice "discutiamone" in realta' significa "io ho ragione e voglio convincerti che come la penso io e' il modo giusto di vedere le cose".
Provare per credere.

PS: vorrei fare una precisazione, quando parlo di fermamente religioso, intendo parte di una religione a vocazione universale. Per loro e' parte di "essere-un-buon-religioso" convertire e convincere gli altri della propria Verita'.

Firmato
una sorella che alla luce di come le cose vanno, pensa che Enrico VIII abbia fatto bene..

yodosky ha detto...

I cattolici sono un po' come i leghisti, impossibile convincerli ragionando in quanto il ragionare non è proprio cosa loro.

In più la faccenda di Berlusconi di cui è meglio non parlare etcc.., un piccolo indovinello: chi disse, ai tempi della famosa intervista di Luttazzi a Travaglio, che "Satirycon è un boomerang per la sinistra" proprio perchè, parlando delle malefatte di Berlusconi, lo avrebbe reso un martire?

tic. ha detto...

Ma quello coi baffi, ovviamente!

luciano.comida ha detto...

A De Gregorio vorrei dire: "Scusi...io che sono cristiano ma non cattolico bensì protestante valdese, cosa faccio? Sì, perchè la mia chiesa è laica e dunque contraria all'esibizione obbligatoria di simboli confessionali negli spazi pubblici. E poi il nostro simbolo, se proprio vogliamo parlar di simboli, è casomai la croce vuota e non il crocifisso. E allora, cosa farò? Obiezione di coscienza doppia? Da cristiano e da laico?"