L'altra sera, dopo più di trent'anni, ho rivisto Rio Grande, un bellissimo film di John Ford.
Potreste trovarlo ancora in edicola, credo. Costa una miseria: 9,90 euro.
E se vi dicessi che è superiore al 90% delle cose che si vedono al cine di questi tempi, mi credereste?
Mi ha emozionato sul serio, rivederlo. Ci sono la Monument Valley - uno dei miei paesaggi dell'anima, grazie a Ford – e la cavalleria degli Stati Uniti, gli apaches e un John Wayne/Kirby Yorke veramente sontuoso: un attore davvero immenso, capace di recitare con uno sguardo (di dire tutto, ma proprio tutto quello che c'è da dire, con uno sguardo) in un cinema di azioni lunghe e dialoghi brevi com'era quello di Ford, grandissimo bardo della settima arte che ha saputo raccontare storie per immagini come forse nessun altro, prima e dopo di lui.
E va bene: amo il western come poche altre cose al mondo (grazie soprattutto a mio padre, un fan terminale del genere) e quindi potrei non essere un critico granché attendibile ma...
Ma in Rio Grande c'è pure Maureen O'Hara, sapete, e per me Maureen O'Hara è la signora Wayne e punto. Poi c'è il viso bellissimo Ben Johnson, un altro capace di parlare con gli occhi (e se non mi credete, recuperate un po' L'ultimo spettacolo, di Peter Bogdanovich, anno 1971, e mi saprete dire). E c'è anche il sergente Quincannon di Victor McLagen già sergente Quincannon ne I cavalieri del Nord Ovest, il secondo film della cosiddetta “trilogia della cavalleria” di Ford, mediano tra Il massacro di Fort Apache e, appunto, Rio Grande.
Tra l'altro, e non lo ricordavo, una scena del film – la fuga, favorita da Quincannon, di Ben Johnson/Travis Tyree dall'acquartieramento della cavalleria - è ripresa pari pari ne La donna di Cochito, una delle grandi storie del mio fumetto preferito di sempre, Ken Parker (così come il Nathan Brittles/John Wayne de I cavalieri del Nord Ovest lo si ritrova in Un uomo inutile, altra grande storia dell'eroe di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo).
Questo l'ho scritto innanzitutto a beneficio di alcuni fan di Ken Parker che passano spesso da queste parti (Luciano e Laura, in particolare) e poi anche per prendermi l'impegno - con me stesso, ovviamente - di scrivere qualcosa su Ken Parker, un giorno o l'altro.
Perché è un pezzo del mio cuore, Ken Parker: per fortuna del mio cuore.
Potreste trovarlo ancora in edicola, credo. Costa una miseria: 9,90 euro.
E se vi dicessi che è superiore al 90% delle cose che si vedono al cine di questi tempi, mi credereste?
Mi ha emozionato sul serio, rivederlo. Ci sono la Monument Valley - uno dei miei paesaggi dell'anima, grazie a Ford – e la cavalleria degli Stati Uniti, gli apaches e un John Wayne/Kirby Yorke veramente sontuoso: un attore davvero immenso, capace di recitare con uno sguardo (di dire tutto, ma proprio tutto quello che c'è da dire, con uno sguardo) in un cinema di azioni lunghe e dialoghi brevi com'era quello di Ford, grandissimo bardo della settima arte che ha saputo raccontare storie per immagini come forse nessun altro, prima e dopo di lui.
E va bene: amo il western come poche altre cose al mondo (grazie soprattutto a mio padre, un fan terminale del genere) e quindi potrei non essere un critico granché attendibile ma...
Ma in Rio Grande c'è pure Maureen O'Hara, sapete, e per me Maureen O'Hara è la signora Wayne e punto. Poi c'è il viso bellissimo Ben Johnson, un altro capace di parlare con gli occhi (e se non mi credete, recuperate un po' L'ultimo spettacolo, di Peter Bogdanovich, anno 1971, e mi saprete dire). E c'è anche il sergente Quincannon di Victor McLagen già sergente Quincannon ne I cavalieri del Nord Ovest, il secondo film della cosiddetta “trilogia della cavalleria” di Ford, mediano tra Il massacro di Fort Apache e, appunto, Rio Grande.
Tra l'altro, e non lo ricordavo, una scena del film – la fuga, favorita da Quincannon, di Ben Johnson/Travis Tyree dall'acquartieramento della cavalleria - è ripresa pari pari ne La donna di Cochito, una delle grandi storie del mio fumetto preferito di sempre, Ken Parker (così come il Nathan Brittles/John Wayne de I cavalieri del Nord Ovest lo si ritrova in Un uomo inutile, altra grande storia dell'eroe di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo).
Questo l'ho scritto innanzitutto a beneficio di alcuni fan di Ken Parker che passano spesso da queste parti (Luciano e Laura, in particolare) e poi anche per prendermi l'impegno - con me stesso, ovviamente - di scrivere qualcosa su Ken Parker, un giorno o l'altro.
Perché è un pezzo del mio cuore, Ken Parker: per fortuna del mio cuore.
13 commenti:
Un film che mi ha rivelato incredibili verità sull'esercito nordista: un gruppo di sensibilissimi giovinotti che passavan le serate cantando romanze alla moglie del loro colonnello. E io che pensavo che massacrassero indiani.
Anch'io non lo vedo da tantissimo tempo. E' quello dove c'è una delle battuta eche più m'hanno fatto ridere in tutta la mia vita?
Victor ferito al culo che dice: "No, spiedo"
Quella è in Sentieri selvaggi...
Sul serio?!
Con Ford mi capita di far una tremenda confusione, mescolando brandelli di sequenze e frammenti di scene, battute e immagini, in una specie di mega-film tutto mio.
Non male, come esperienza.
sarebbe bello leggere nuove avventure di Ken Parker scritte dal Berardi di oggi. Chissà cosa ne uscirebbe fuori.
Essendo io un estimatore di Berardi (per il ciclo di Ken Parker stravedo), una delle delusioni più cocenti della mia vita di appassionato di fumetti è stata la serie Julia.
mai letto Julia, quindi non saprei. Però sarebbe interessante leggere Ken Parker scritto oggi, in questo periodo storico. Berardi secondo me saprebbe interpretare molto bene - ancora una volta - la realtà che ci circonda usando il linguaggio del western
Confermo quanto dice il sig. Luciano: Giulia era noiosetta anzichenò....
Capisco Luciano quando dice che confonde i film di Ford e ne fa un unico mash.
Ma Ford era cosi'... tutti uguali e tutti di colore nero (bianco e nero)
Comunque bellissima la prima analisi di Yod. Sono scene che valgono quanto le scene di guerra in Operazione Sottoveste (il sommergibile rosa, ve lo ricordate?)
Vabbé...
De gustibus.
Tra l'altro, nemmeno l'orco Shreck è verosimile. Non massacra indiani, però.
Shreck è molto verosimile. Ti devi solo pitturare di verde.
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