Comincio a scrivere dopo aver letto, sul quotidiano la Repubblica, della dura presa di posizione del Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, contro la multinazionale Motorola. Chiamparino, uomo solitamente pacato, si dice “pronto ad incatenarsi di fronte all'ingresso della Motorola”.
Cos'è accaduto?
“In una località dell'Illinois, a Schaumburg, si è riunito il consiglio di amministrazione e ha semplicemente deciso di chiudere tutte le attività non commerciali in Europa”, spiega Chiamparino. Una decisione che sarebbe stata presa in soli due giorni. Il sindaco è furente: “la Motorola ha ingannato la città. Ha ottenuto, in via indiretta, 11 milioni di finanziamenti pubblici, ha goduto di una serie di vantaggi per insediarsi a Torino e nel giro di due giorni ha deciso di chiudere baracca e burattini”. Secondo Chiamparino, “fino alla scorsa settimana i dirigenti locali discutevano con il vicesindaco sulla possibilità di ampliare l'insediamento: chiedevano 2000 metri quadrati in più”.
La chiusura della Motorola, per Torino, significa veder sparire, da un giorno all'altro, 370 posti di lavoro altamente qualificati.
La produzione annua dello stabilimento di Monfalcone (che conta 340 dipendenti) è di 22/23 milioni di valvole. Eaton, proprio come la Motorola, è una multinazionale (con sede negli USA, a Cleveland). I suoi maggiori azionisti sono dei fondi pensionistici.
La Divisione europea della componentistica, fino al 2006, era composta da uno stabilimento a Montornès, in Catalogna, uno a Nordhausen, in Germania, e quattro in Italia: Bosconero, Rivarolo, Massa e Monfalcone. Tutti siti dimensionati sui 300/400 dipendenti.
Poi, in successione, hanno chiuso lo stabilimento catalano, quello di Rivarolo e (è cronaca dell'ultimo mese) quello di Massa, l’unico che produceva punterie. Secondo il quotidiano La Nazione, a margine delle iniziative sindacali a Massa, Eaton avrebbe dichiarato l'intenzione “di smantellare tutte le aziende che attualmente si trovano sul territorio italiano: oltre alla Eaton apuana, anche gli stabilimenti di Monfalcone (provincia di Gorizia) e di Bosconero (provincia di Torino)”. L’azienda vorrebbe chiudere la sua produzione in Italia: probabilmente per seguire, da un lato, una strategia di delocalizzazione nell'Europa Orientale e, dall'altro, per concentrarsi di più sugli Stati Uniti. Secondo il quotidiano fiorentino tutto questo lo si può leggere pure all’interno del suo sito internet, in uno dei tanti documenti prodotti dall’azienda: “si parla di un preciso piano chiusura per gli stabilimenti italiani”.
A Monfalcone, la mia città, si trema, ma secondo Luca Cuoghi, il responsabile del personale della Eaton in Italia, l'azienda, nel nostro Paese, starebbe chiudendo soltanto lo stabilimento di Massa: “per gli altri non esiste alcun piano di dismissione, non andiamo via dall'Italia, non abbiamo mai dichiarato una cosa del genere. E questo vale anche per la Eaton di Monfalcone. Al sindacato abbiamo detto che c'è uno stato di crisi e la cassa integrazione ordinaria. Ci auguriamo tutti che il mercato riprenda. A fine novembre, prima della chiusura, ci incontreremo nuovamente con i sindacati, faremo il punto su come stanno le cose. Poi vedremo. Non ci sono altre notizie, sono tutte illazioni”.
Non è un illazione, però, la recessione che sta mettendo in ginocchio, in tutto il mondo, il settore dell'automobile. I lavoratori della Eaton di Monfalcone hanno terminato da poco tre settimane di cassa integrazione ordinaria iniziata a settembre. Venerdì 14 novembre la cassa integrazione è ripresa per durare altri 23 giorni. Dal 12 dicembre l'azienda chiuderà fino alla fine dell'anno: niente cassa, solo permessi e ferie.
Fidarsi di quello che dice Cuoghi? A Monfalcone si teme che l'azienda pensi di simulare, fino al penultimo secondo, la massima normalità, per poi comunicare, un secondo dopo, la chiusura dello stabilimento. Un po' come ha fatto la Motorola a Torino. Ad aumentare le preoccupazioni, in queste ultime settimane, una circostanza: sembra che qualcuno si sia imbattuto, in internet, nel curriculum del direttore dello stabilimento. Un caso?
21 commenti:
Tic, apprezzo molto lo spirito e l'ironia del tuo blog, ma per una volta facciamo un discorso serio: cosa ti aspetti?
Voglio dire, cosa ti aspetti di qui a dieci, venti, trent'anni?
Quello che comincia ad accadere è scritto nell'ordine delle cose, abbiamo fatto festa per decenni con risorse che, centellinate, potevano durare secoli. Ora si comincia a rallentare, poi si frenerà bruscamente, più in là si comincerà a precipitare.
Sono pessimista, non posso farci niente, ma un conto è dire "le vacche grasse sono finite", un altro quello che diremo più in là: "le vacche sono finite" si mangia l'erba (chi ci riuscirà).
Di questa situazione, sia ben chiaro, non sono contento, anzi.
Ma come dice il detto: "chi è causa del suo mal pianga se stesso", ed in questa situazione non riguarda qualcuno in particolare, riguarda tutti.
Motorola produce telefoni cellulari, in che gradino li collocheresti in una scala di priorità? Per me bassissima, campavo felicemente anche prima che li inventassero.
Eaton lavora per il settore auto.
Abbiamo davvero necessità di tutte queste auto? Non vivremmo meglio se ci fossimo organizzati per farne a meno invece di infilare la testa in un cappio che con l'esaurimento del petrolio comincerà a stringersi fino a strangolarci?
L'energia fossile a basso costo ha alimentato un proliferare di mestieri inutili, oltre ad una crescita abnorme della popolazione ed alla progressiva distruzione del territorio. Ora il rubinetto comincia a chiudersi, e noi ci troviamo in una condizione molto peggiore di quanto non fosse prima che si aprisse.
Vorrei riuscire ad essere ottimista, ma non trovo appigli da nessuna parte.
Una volta una certa sorella mi disse, a proposito della possibilità che il petrolio non sia più la nostra sola risorsa: "L'età della pietra non è finita perchè sono finite le pietre".
"Si" le ho risposto io. "Ma non esistono i produttori di pietre".
La frase sull'età della pietra è di qualche studioso, non so chi. Forse il suo amato Rifkin, credo.
Non è male l'osservazione di yodosky.
Cosa mi aspetto da qui a dieci, venti, trent'anni, Marco?
Conflitti, mi aspetto. E violenti.
Vorrei tanto di sbagliarmi, però.
Sul fatto che viviamo da dementi, poco da aggiungere.
Più che alle automobili e ai telefonini, io la follia del nostro stare al mondo la metto in relazione al consumo del territorio.
Quello che si vede in giro per l'Italia (che non è il posto più brutto al mondo, vero?) è davvero terrificante: e intendo il consumo del territorio in nome del BRUTTO, oltre che del cemento.
Non sono ottimista, dunque, per il mondo in generale.
Ma lo sono ancora meno per l'Italia, in particolare.
Il nostro eterno fascismo non è che ci aiuti.
E poi l'Italia, come diceva Noventa, "è sempre tanto distratta"....
Sulla fine dell'età della pietra c'è questo appunto fresco fresco.
Sul resto siamo più o meno d'accordo.
Grande Tic, sono commosso, ma se adesso mi diventi anche operaista, rischio veramente di diventare obsoleto.
Quanto ha sostenuto Mammifero Bipede è vero, c'è un problema di modello di sviluppo che deve essere rivisto in profondità. D'altra parte il mercato delle automobili è un segmento commerciale più che maturo.
Il caso di Eaton, che conosco direttamente, non nasce per la mancanza di petrolio, né per le previsioni al ribasso sulla vendite di automobili, causata dall'attuale crisi economica internazionale.
Eaton ha deciso semplicemente di concentrare tutta la sua produzione europea in un unico stabilimento in Polonia, il quale ha una potenzialità pari a tre stabilimenti attualmente produttivi.
Eaton intende darci il ben servito, dopo che sta tentando di sfogliarci come si fa con le margherite; un petalo alla volta.
A Monfalcone stiamo tenendo duro, ma dove per paura e per ignavia sindacale hanno accettato tutto, cioè: flessibilità, riduzione dei diritti, moderazione salariale, si sono trovati chiusi in battibaleno, vedi i casi di Montornès e Rivarolo.
Di ciò se ne sono accorti anche i lavoratori di Nordhausen in Turingia ex RDT, che pur di lavorare avevano ricusato la IG Metal, la FIOM tedesca, ora però, si sono organizzati e stanno scioperando.
In altri casi Eaton approfitta della disattenzione della politica, o come è successo a Massa arriva a rimangiarsi accordi sottoscritti al ministero.
Eaton è un lupo travestito d'agnello, con una azienda così si deve trattare a muso duro, altrimenti si viene mangiati all'istante e credetemi, so quello che dico.
condivido appieno le osservazioni sul brutto. è uno dei sintomi principali del malore della società.
eccone un altro.
un mio professore, un grande uomo, era solito dirci 'sapete, viviamo un'epoca di decadenza'. e non è un testimone di geova né tanto meno un comunista in attesa del grande crollo, è un liberale vecchio stampo.
lui la motivava così: 'lo si capisce dai libri. prendetene uno appena stampato e osservatelo, guardate quanti refusi. una volta un numero tale di imprecisioni era impensabile. trasferite la stessa approssimazione nel lavoro agli altri settori della società come la medicina, l'ingegneria... ecco, è la decadenza.'
efficacissimo, secondo me. e se posso permettermi di essere ancora più cinico, direi che non basta passare all'era del rinnovabile. non c'è un bel niente da rinnovare, è l'intero sistema di produzione-consumo che è idiota. decrescere sarebbe una buona idea, senza aspettare la santa panacea della tecnologia, che ogni volta che copre un varco ne apre uno più ampio.
ma non mi aspetto che l'umanità si dimostri così sveglia, per cui mi sa che il sistema finirà per regolarsi da sé, pian pianino ma crudelmente. forse quella mano invisibile di cui si parlava tempo fa esiste davvero, e ha appena iniziato a prenderci a pugni.
l'età della pietra: il paleolitico, ragazzi, quello sì che era una figata. già con il neolitico siamo diventati tutti stronzi.
dimenticavo la cosa più importante. al di là del petrolio, e della crisi mondiale, per gli operai della eaton è una situazione di autentica merda, adesso. e il signor eaton, se esiste, è un sacco della cosa di cui sopra.
Sui refusi, nel mio piccolo, anch'io...
Chieda un po' a yodosky.
Il suo insegnante, però, si riferiva all'Italia o al mondo intero?
SUlla crisi vi segnalo questo blog che da 2 anni dice che il sistema è insostenibile:
http://suddendebt.blogspot.com/
Una soluzione proposta è in questo post:
http://suddendebt.blogspot.com/2008/04/greenback-toward-new-currency-regime.html
viva!
Ivan
direi al mondo intero, o perlomeno alla società occidentale. essendo un prof di relazioni internazionali, spazia.
@ Zimisce
Diversi anni fa mi capitò di vedere lo storico Federico Zeri alle prese con una iscrizione collocata all'ingresso del Colosseo (l'avevo vista e fotografata parecchie volte, la puoi vedere qui.
Zeri spiegava che l'iscrizione è del V secolo, ed era un'iscrizione importante, quindi per realizzarla non si badò a spese. Eppure, nonostante questo, la scritta è storta, i caratteri irregolari. Questo ci racconta che nel V secolo, a Roma, non esisteva più un incisore in grado di fare le scritte dritte, e ciò è da ritenersi un segnale dell'avanzato stato di declino dell'impero romano.
Il fatto è che a noi appare evidente tutto ciò, ma non doveva apparire altrettanto evidente ai coevi, perché altrimenti avrebbero preteso che le scritte fossero dritte. Per loro era diventato normale.
Da quel giorno io mi domando quali segnali assolutamente macroscopici noi non siamo più in grado di leggere o interpretare. Quale declino nelle lettere, nelle arti, nella tecnologia, stiamo accettando senza rendercene conto.
Non dico che ci perdo il sonno (forse dovrei), ma certo è un tarlo abbastanza incessante.
Perdonate la mia intrusione in questa serie di post cosí di alto livello e citazioni dotte, ma nessuno ha pensato di vedere la cosa da un diverso punto di vista? ossia, noi siamo pronti a cambiare? (e con noi intendo quella minima parte della popolazione che sfrutta la maggior parte delle risorse)
Una certa sorella
Già che ci sei, di chi caspita era la citazione dell'età della pietra? Diccelo e renditi utile.
Comunque sono d'accordo stranamente con questa sorella che sono felice di non avere, perchè se abbiamo gente che pianta grane per l'eolico in quanto deturpa il paesaggio... Beh, difficilmente andremo da qualche parte.
@ sorella
Pronti o no, il cambiamento arriverà.
E sarà brutale.
Parafrasando Corrado Guzzanti (sempre in tema di citazioni "dotte"): "Trova il cambiamento, prima che il cambiamento trovi te!"
@mammifero bipede: in effetti, farsi un giro alla biennale di venezia e poi andare a palazzo ducale da un'idea della parabola discendente. o tempora, o mores!
@mammifero: geniale l'aneddoto dell'iscrizione.
Si. Lo penso anch'io.
i migliori anni della nostra vita stanno alle spalle. sintesi chiara?
ciao francesco
La crisi della zona tutt'attorno ad M. è tale da anni ormai, credo che non sia passato un anno senza una chiusura o una crisi di una sede industriale, negli ultimi anni.
Il dramma che attraversano oggi non è il primo e purtroppo non sarà l'ultimo. E le critiche al modello di sviluppo sono giustissime.
Però il cambiamento del modo di produzione non è semplice da declinare, finchè, come mi ha detto Morfeo qualche tempo or sono, non troveremo il coraggio di "spegnere la luce elettrica", in senso metaforico e non...
Ma prima del coraggio verranno il pianto e lo stridore di denti.
@ Zimisce: Ma perchè tanta cenere sulla Biennale? La Decadenza, tra l'altro, è spesso artisticamente gradevole.
sai che la penso così, ma la biennale fa proprio cagare.
quella epigrafe con le scritte storte, invece, ha un suo perché.
Vabbè, non tutta l'arte della Biennale fa schifo. Qualche anno fa ci vidi un'opera per me bellissima e commovente: un artista ammalato di sclerosi aveva fotografato, nel corso di un anno tutti i punti in cui era caduto. La cosa fa pensare, sì fa pensare.
Poi è vero, Jeff Koons fa veramente cagare.
Ma la Nona Ora mi fa sempre morire dal ridere.
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