- “Pronto, Giulio?”
- “Seee...”
- “Come stai?”
- “Un mal di capo tevvibile, Pievluigi. Tevvibile! Anzi, se adesso vuoi scusavmi...”
- “Non c'è problema, caro: ti richiamo fra un po'. Guarda che è importante!”
- “Come no, come no... Ci sentiamo, eh!”
- “Sì, sì... Vorrei...”
- “Pievluigi, non è il momento...”
- “Sì, scusami tanto, Giulio. Perdonami!”
- “Ecco.”
- “Allora, ciao, eh...”
- “Ciao.”
- “Ti richiamo, ok?”
- “Mmmm...”
- “Presto, va bene?”
- “Guavda, Pievluigi, io domani salgo in Cadove a favmi qualche giovno di passeggiate in alta quota. Pevciò, se non è pvopvio necessavio...”
- “Nonnò, ci mancherebbe. Posso aspettare. Con tuo comodo, con tuo comodo! Ripòsati, Giulio, ripòsati: sarai stanco.”
- “Eh, già. Son pavecchio stanco, infatti.”
- “Guarda, io adesso chiamo Umberto e magari parlo un po' con lui. Ma tu ripòsati, eh? Buone vacanze, caro. Ci sentiamo quando torni, va bene?”
- “Sissì, come no... Quando tovno son tutto tuo, sissì.”
- “Allora ciao, eh! Riguardati, Giulio. Oh, guarda che qui facciamo la Storia, eh!”
- “La che?”
- “La Storia!”
- “Mi sa che non ho capito...”
- “Massì, dai... Noi che siamo disposti ad appoggiarti come Presidente del Consiglio... Ti pare poco? No, dico: ti pare poco?”
- “Voi... Chi?”
- “Noi del Pd, naturalmente. Tu fai il Presidente del Consiglio, noi ti appoggiamo... Pensa che bello! Passeremo alla Storia!”
- “E tu, Pievluigi? Tu quando ci vai, in vacanza? Secondo me ne hai bisogno...”
- “Eh, no... Io non posso proprio, guarda! Io, quest'anno, nisba. Devo fare un sacco di telefonate, sai? Adesso chiamo Umberto, sperando che non mi risponda la badante, come al solito.”
- “La... Badante?”
- “Sì, la badante: quella che sta sempre con lui. La senatrice, dai... Rosy Mauro. Anzi, scusa se approfitto: siccome so che tu e lui siete molto in buona, ecco... Non potresti mettercela tu, una buona parola? Lo chiami e gli dici che lo sta cercando il segretario del Pd: così, quando telefono, non mi risponde quella! Ma cazzarola: e una volta Umberto sta facendo la fisioterapia, un'altra volta sta riposando, un'altra volta ancora c'è il dottore che lo sta visitando!!! Oh, non me lo passa mai, ostia! Mai!”
- “Seee...”
- “Come stai?”
- “Un mal di capo tevvibile, Pievluigi. Tevvibile! Anzi, se adesso vuoi scusavmi...”
- “Non c'è problema, caro: ti richiamo fra un po'. Guarda che è importante!”
- “Come no, come no... Ci sentiamo, eh!”
- “Sì, sì... Vorrei...”
- “Pievluigi, non è il momento...”
- “Sì, scusami tanto, Giulio. Perdonami!”
- “Ecco.”
- “Allora, ciao, eh...”
- “Ciao.”
- “Ti richiamo, ok?”
- “Mmmm...”
- “Presto, va bene?”
- “Guavda, Pievluigi, io domani salgo in Cadove a favmi qualche giovno di passeggiate in alta quota. Pevciò, se non è pvopvio necessavio...”
- “Nonnò, ci mancherebbe. Posso aspettare. Con tuo comodo, con tuo comodo! Ripòsati, Giulio, ripòsati: sarai stanco.”
- “Eh, già. Son pavecchio stanco, infatti.”
- “Guarda, io adesso chiamo Umberto e magari parlo un po' con lui. Ma tu ripòsati, eh? Buone vacanze, caro. Ci sentiamo quando torni, va bene?”
- “Sissì, come no... Quando tovno son tutto tuo, sissì.”
- “Allora ciao, eh! Riguardati, Giulio. Oh, guarda che qui facciamo la Storia, eh!”
- “La che?”
- “La Storia!”
- “Mi sa che non ho capito...”
- “Massì, dai... Noi che siamo disposti ad appoggiarti come Presidente del Consiglio... Ti pare poco? No, dico: ti pare poco?”
- “Voi... Chi?”
- “Noi del Pd, naturalmente. Tu fai il Presidente del Consiglio, noi ti appoggiamo... Pensa che bello! Passeremo alla Storia!”
- “E tu, Pievluigi? Tu quando ci vai, in vacanza? Secondo me ne hai bisogno...”
- “Eh, no... Io non posso proprio, guarda! Io, quest'anno, nisba. Devo fare un sacco di telefonate, sai? Adesso chiamo Umberto, sperando che non mi risponda la badante, come al solito.”
- “La... Badante?”
- “Sì, la badante: quella che sta sempre con lui. La senatrice, dai... Rosy Mauro. Anzi, scusa se approfitto: siccome so che tu e lui siete molto in buona, ecco... Non potresti mettercela tu, una buona parola? Lo chiami e gli dici che lo sta cercando il segretario del Pd: così, quando telefono, non mi risponde quella! Ma cazzarola: e una volta Umberto sta facendo la fisioterapia, un'altra volta sta riposando, un'altra volta ancora c'è il dottore che lo sta visitando!!! Oh, non me lo passa mai, ostia! Mai!”
- “Guavda, Pievluigi, che il numevo per parlarci divettamente, con Umbevto, ce l'ha il tuo amico D'Alema. Pevché non lo chiedi a lui?”
- “Veramente Massimo mi ha assicurato che non ce l'ha...”
- “Ma davvevo?”
- “Sissì! Non ce l'ha!”
- “Ma non mi dive!”
- “Sissì... D'altra parte, se ce l'avesse, me lo darebbe... No?”
- “Te lo davebbe.”
- “Certo!”
- “Senti, Pievluigi, adesso devo pvopvio andave, sai? Ho un cevchio alla testa che non ti dico.”
- “Giusto, giusto... E insomma per Umberto?”
- “Per Umbevto... Cosa, per Umbevto?”
- “Che si faccia trovare. Oh, guarda che gli devo fare un offerta che non potrà rifiutare! Eh, eh, eh!!! Hai presente Il Padrino, no? Ah, ah, ah!!! L'hai visto, quel film, vero?”
- “Sì, sì... L'ho visto. Senti, Pievluigi...”
- “Va bene, va bene: tranquillo. Adesso metto giù. Ma gliela dici, quella cosina?”
- “A chi?”
- “Non so, a Umberto... O alla Rosy Mauro... Sai, la badante...”
- “Guavda che io non ce l'ho, il numevo della Vosy Mauvo: quello ce l'hai tu, l'hanno dato a te, io ho il numevo divetto di Umbevto. Quello che c'ha anche D'Alema...”
- “Ah! E non potresti... Cioè...”
- “No, non posso pvopvio, sai...”
- “No, no, aspetta, aspetta... Non hai capito... Magari tu potresti chiamare D'Alema...”
- “Pev...?”
- “Per dirgli se mi passa il numero di Umberto. Cioè, se è vero che Massimo ce l'ha e io no... Perché... Tu capisci... Non posso mica andare a chiederglielo io, a Massimo, il numero di Bossi. Non mi suona bene per niente: sono il segretario del partito, io. Ci parli tu?”
- “Veramente Massimo mi ha assicurato che non ce l'ha...”
- “Ma davvevo?”
- “Sissì! Non ce l'ha!”
- “Ma non mi dive!”
- “Sissì... D'altra parte, se ce l'avesse, me lo darebbe... No?”
- “Te lo davebbe.”
- “Certo!”
- “Senti, Pievluigi, adesso devo pvopvio andave, sai? Ho un cevchio alla testa che non ti dico.”
- “Giusto, giusto... E insomma per Umberto?”
- “Per Umbevto... Cosa, per Umbevto?”
- “Che si faccia trovare. Oh, guarda che gli devo fare un offerta che non potrà rifiutare! Eh, eh, eh!!! Hai presente Il Padrino, no? Ah, ah, ah!!! L'hai visto, quel film, vero?”
- “Sì, sì... L'ho visto. Senti, Pievluigi...”
- “Va bene, va bene: tranquillo. Adesso metto giù. Ma gliela dici, quella cosina?”
- “A chi?”
- “Non so, a Umberto... O alla Rosy Mauro... Sai, la badante...”
- “Guavda che io non ce l'ho, il numevo della Vosy Mauvo: quello ce l'hai tu, l'hanno dato a te, io ho il numevo divetto di Umbevto. Quello che c'ha anche D'Alema...”
- “Ah! E non potresti... Cioè...”
- “No, non posso pvopvio, sai...”
- “No, no, aspetta, aspetta... Non hai capito... Magari tu potresti chiamare D'Alema...”
- “Pev...?”
- “Per dirgli se mi passa il numero di Umberto. Cioè, se è vero che Massimo ce l'ha e io no... Perché... Tu capisci... Non posso mica andare a chiederglielo io, a Massimo, il numero di Bossi. Non mi suona bene per niente: sono il segretario del partito, io. Ci parli tu?”
- “Non ti pvometto niente, Pievluigi...”
- “Grazie, Giulio: sei un amico!”
- “Pievluigi, ti pvego!”
- “Io a Umberto ho da offrire moltissimo, Giulio... Il federalismo, innanzitutto. Ma un federalismo serio, una cosina per benino.”
- “Immagino, immagino...”
- “Poi una legge elettorale che consentirà alla Lega di crescere libera e forte!”
- “Pevbacco.”
- “Credo che lui così potrà starci. Non credi anche tu? Eh? Cosa ne pensi, Giulio?”
- “Io non penso niente, Pievluigi. Io ho un mal di capo che lèvati!”
- “Sì, lo so: scusa. Ma capisci, qui si fa la Storia, Giulio...”
- “Pievluigi, abbi pietà! Io capisco tutto, evo mavxista anch'io, tanti anni fa, figuviamoci: ma lascia stave la stovia. Lasciala stave, ti pvego!”
- “Mandiamo a casa Berlusconi, Giulio. Mandiamolo a casa! Poi tu fai il Presidente in un governo di decantazione per un tot di tempo. Ti sosteniamo in Parlamento noi, la Lega, Casini, Rutelli, Fini, Lombardo...”
- “Cevto, cevto. Pevò ci devono stave anche La Malfa e Guzzanti, altvimenti non posso accettave l'incavico.”
- “Va bene, va bene: adesso telefono anche a loro!”
- “Pievluigi. Pievluigi. Eva una battuta.”
- “Ah, ah, ah!!! Buona, Giulio! Arguto come al solito! Ah, ah, ah!!! Mi viene in mente il barattolo di pomodori Cirio che tenevi sulla tua scrivania per ricordarti di Prodi...”
- “Sì, sì, cevto, il bavattolo della Civio... Ti devo pvopvio salutave, adesso...”
- “Allora ci parli tu...”
- “Con chi? Con Umbevto? Con la sua badante? Con D'Alema? Con La Malfa? Con chi devo pavlave, Pievluigi?”
- “Ma con chi vuoi, Giulio. Tu parli con chi vuoi. Poi ci sentiamo, no?”
- “Sì, sì, ecco, Pievluigi, ci sentiamo...”
- “Allora ciao, eh?”
- “Ciao, Pievluigi. Ciao.”
- “Grazie e scusa! Anzi: scusa, PRESIDENTE!”
- “Pievluigi...”
- “E dai, Giulio bello, che facciamo la Storia, facciamo!!!”
- “Come no, come no... La stovia...”
- “Grazie, Giulio: sei un amico!”
- “Pievluigi, ti pvego!”
- “Io a Umberto ho da offrire moltissimo, Giulio... Il federalismo, innanzitutto. Ma un federalismo serio, una cosina per benino.”
- “Immagino, immagino...”
- “Poi una legge elettorale che consentirà alla Lega di crescere libera e forte!”
- “Pevbacco.”
- “Credo che lui così potrà starci. Non credi anche tu? Eh? Cosa ne pensi, Giulio?”
- “Io non penso niente, Pievluigi. Io ho un mal di capo che lèvati!”
- “Sì, lo so: scusa. Ma capisci, qui si fa la Storia, Giulio...”
- “Pievluigi, abbi pietà! Io capisco tutto, evo mavxista anch'io, tanti anni fa, figuviamoci: ma lascia stave la stovia. Lasciala stave, ti pvego!”
- “Mandiamo a casa Berlusconi, Giulio. Mandiamolo a casa! Poi tu fai il Presidente in un governo di decantazione per un tot di tempo. Ti sosteniamo in Parlamento noi, la Lega, Casini, Rutelli, Fini, Lombardo...”
- “Cevto, cevto. Pevò ci devono stave anche La Malfa e Guzzanti, altvimenti non posso accettave l'incavico.”
- “Va bene, va bene: adesso telefono anche a loro!”
- “Pievluigi. Pievluigi. Eva una battuta.”
- “Ah, ah, ah!!! Buona, Giulio! Arguto come al solito! Ah, ah, ah!!! Mi viene in mente il barattolo di pomodori Cirio che tenevi sulla tua scrivania per ricordarti di Prodi...”
- “Sì, sì, cevto, il bavattolo della Civio... Ti devo pvopvio salutave, adesso...”
- “Allora ci parli tu...”
- “Con chi? Con Umbevto? Con la sua badante? Con D'Alema? Con La Malfa? Con chi devo pavlave, Pievluigi?”
- “Ma con chi vuoi, Giulio. Tu parli con chi vuoi. Poi ci sentiamo, no?”
- “Sì, sì, ecco, Pievluigi, ci sentiamo...”
- “Allora ciao, eh?”
- “Ciao, Pievluigi. Ciao.”
- “Grazie e scusa! Anzi: scusa, PRESIDENTE!”
- “Pievluigi...”
- “E dai, Giulio bello, che facciamo la Storia, facciamo!!!”
- “Come no, come no... La stovia...”
3 commenti:
Tragicamente plausibile.
Mi ricorda un vecchio cartone animato col cagnetto piccolo che saltellava intorno al cane grosso ripetendo in continuazione "E' vero che siamo amici? Sì? E' vero che siamo amici? Siamo amici! Si'..."
Ah, guarda: io ormai rido e basta...
Peraltro Tremonti è di un'antipatia unica. Me lo immagino a scuola, che copre il suo compito in classe con il gomito sibilando al suo compagno di banco: "Non copiave! Non copiave!"
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