venerdì 26 febbraio 2010

Un ragionamento semplice semplice (forse persino i papisti riusciranno a seguirmi)

Monsignor Elio Sgreccia - l'ex presidente della Pontificia Accademia per la Vita conosciuto anche come “il George Clooney in clergyman”, vista l'indubbia avvenenza – sostiene che «certe candidate alle elezioni regionali, che sostengono posizioni “alla Zapatero” su vita e famiglia, pongono ai cattolici una seria questione di coscienza».
Io dico che l'uscita di monsignor Clooney è solo una delle tante (troppe, ormai) indebite ingerenze nella vita politica della Repubblica Italiana da parte delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche.
Un'ingerenza, sì: come da vocabolario, “l'ingerirsi, l'intromettersi, spec. indebitamente, in ciò che è di altrui pertinenza”.
Dice: Santa Romana Chiesa deve potersi esprimere liberamente, chi vuole impedirglielo è un illiberale!
D'accordissimo.
Ma pensate che bella sarebbe stata una dichiarazione di Elio Clooney così concepita: «Desidero ricordare ai cattolici, a tutti i cattolici, che la Chiesa di Roma difende la vita fin dal suo concepimento: quindi è irriducibilmente contro l'aborto. Tengo inoltre a far presente che, per i cattolici, famiglia è solo l'unione, benedetta da Dio, di un uomo e una donna sotto uno stesso tetto: non l'unione di due uomini o di due donne. E adesso fatevi un po' di conti, cari fedeli. Sia lodato Gesù Cristo».
Avesse detto solo questo, monsignor Sgreccia, non avrei avuto proprio niente da eccepire. Si sarebbe trattato di affermazioni di principio: ovvero, esattamente ciò che uno dovrebbe aspettarsi dai rappresentanti di qualsiasi confessione religiosa.

Il punto è che Sgreccia è andato oltre. Ha parlato di elezioni regionali. E si è occupato di «certe candidate alle elezioni regionali»: non si riferiva a Renata Polverini, ma a Emma Bonino, è evidente, anche se non ha fatto il suo nome (forse per non essere accusato di indebita ingerenza da chicchessia: astuto, eh?).
In questo modo, Elio Sgreccia ha abbandonato il piano delle affermazioni di principio per accomodarsi nell'agone politico. Meglio: per accomodarsi a destra, nell'agone politico.
Chissà se si troverà qualcuno disposto a far presente a Sgreccia che Santa Romana Chiesa dovrebbe occuparsi esclusivamente della cura pastorale dei propri fedeli e lasciar perdere la politica...
Che so? Una cosa tipo: «Monsignore, la prego, cerchi di stare al suo posto».
Sarebbe molto significativa (e molto apprezzata) un'uscita in tal senso da parte del Presidente della Repubblica, il Supremo Garante (non si dice così?).
Ma mi rendo conto che forse è chiedere troppo.
Chissà se, azzardo, tra i politici italiani più importanti, qualcuno...
Uno...
Mah...

giovedì 25 febbraio 2010

666

Poi mi fermai sulla sabbia del mare. E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia.
E un nome era Fernando, e un altro Super Trouper, e poi Ciquitita,Voulez-Vous, The Winner Takes It All, Mamma Mia e da ultimo Dancing Queen.

E la bestia che io vidi era simile a un leopardo, i suoi piedi erano come quelli dell'orso e la sua bocca come quella del leone; e il dragone le diede la sua potenza, il suo trono e grande autorità.
E vidi una delle sue teste come ferita a morte; ma la sua piaga mortale fu sanata, e tutta la terra si meravigliò dietro alla bestia.
E adorarono il dragone che aveva dato l'autorità alla bestia e adorarono la bestia dicendo: Chi è simile alla bestia, e chi può combattere con lei?
E le fu data una bocca che proferiva cose grandi e bestemmie; e le fu data potestà di operare per quarantadue mesi.
Essa aperse la sua bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome, il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo.
E diceva:
Gimme gimme gimme a man after midnight
Won't somebody help me chase the shadows away
Gimme gimme gimme a man after midnight
Take me through the darkness to the break of the day.

E le fu dato di far guerra ai santi e di vincerli; e le fu dato autorità sopra ogni tribù, lingua e nazione.
E l'adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell'Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo.
Se uno ha orecchi, ascolti.
If you change your mind
I'm the first in line
Honey I'm still free
Take a chance on me
If you need me, let me know, gonna be around
If you've got no place to go, if you're feeling down
If you're all alone when the pretty birds have flown
Honey I'm still free
Take a chance on me
Eccetera eccetera eccetera...


P.S.
L'Apocalisse, se mai dovesse esserci, avrà la colonna sonora degli Abba.

mercoledì 24 febbraio 2010

Parole celebri dalle mie parti (n.80)


"L'ottimista pensa che questo sia il migliore dei mondi possibili. Il pessimista sa che è vero."

(Oscar Wilde)

lunedì 22 febbraio 2010

Back home

Cose belle a Londra

Alice.
Un negozio di scarpe pazzesche a Carnaby Street sonorizzato con la musica degli Who (e fosse pure quella mappazza di Tommy ma, ostia, erano gli Who, miga bae).

Il Churchill Museum e le Cabinet War Rooms. Perché “never was so much owed by so many to so few”.
Passeggiare la mattina presto ad Hyde Park, feeding the squirrels tra una cosa e l'altra.

I bassorilievi del palazzo di Assurbanipal a Ninive al British Museum. Quelli che illustrano delle scene di caccia al leone, per capirci. Stupefacenti.

La mostra delle foto di Irving Penn organizzata dalla National Portrait Gallery. Il ritratto migliore tra quelli esposti? Per me, quello di Saul Steinberg nella sua Nose Mask. E poi Woody Allen as Charlie Chaplin. E Duke Ellington. E Harold Pinter. E Carson McCullers. E Al Pacino. E Grace Kelly nel 1954: bella da stare male.

La vecchiaccia super racchia di Quinten Massys, i coniugi Arnolfini, il Richelieu ritratto da Philippe de Champaigne, la luce di Vermeer (eh, beh...), un cielo grigio di Monet (La Pointe de la Héve, Sainte-Adresse), il Lake Keitele di Akseli Gallen-Kallela, la National Gallery in generale.
Soho.

Il prezzo dei cd, generalmente molto più basso che da noi. Io me so' accattato un sacco di roba: il vecchio Fathers and Sons (conoscete? Muddy Waters, Otis Spann, Michael Bloomfield, Paul Butterfield, Donald 'Duck' Dunn, Sam Lay e Buddy Miles. E classici del rock blues come All Aboard, Mean Disposition, Blow Wind Blow, Forty Days and Forty Nights. Per dire), che non possedevo, Ride On di Christy Moore che avevo solo in cassetta, Mock Tudor del mio amatissimo Richard Thompson, Even Serpents Shine degli Only Ones (altra vecchia cassetta, perduta chissà dove troppi anni fa), Handful of Earth di Dick Gaughan (una cosa che mica mi aspettavo fosse ancora in circolazione, cazzarola), tre meravigliose raccolte di Elmore James, Blind Willie Johnson e Skip James e l'ultimo delle Unthanks (freschissimo d'uscita, a sole 5 sterline: ancora non ci credo!). Mia moglie, che ama molto i musical, s'è portata a casa la colonna sonora di Mamma mia! e non vi dico l'emozione, oggi, di sentire le purtroppo immortali melodie degli Abba uscirsene dalle casse del MIO stereo...
A proposito di musical, The Lion King al Lyceum: un regalo di Alice alla sorella che ha molto commosso un cognato (il sottoscritto, insomma) che i musical invece li detesta più o meno cordialmente (a parte il vecchio, sempre toccante, Brigadoon). Grande show, in ogni caso: very professional.
Infine, tutto l'alcool che si ingollano gli inglesi.


Cose brutte a Londra

Tutto l'alcool che si ingollano gli inglesi.
Il poco grato pensiero di Berlusconia lontana.

sabato 13 febbraio 2010

Tomorrow

Partiamo per Londra. Ci resteremo una settimana: il ritorno è programmato per domenica 21.
Faremo qualche giretto per la città, tranquilli tranquilli: magari ve ne parlerò.
Intanto vi lascio con la foto di due geni al lavoro.
Un forte abbraccio, miei cari.

giovedì 11 febbraio 2010

La comunella dei malvagi

Alberto Cavallari - gran giornalista, uomo di straordinaria tempra morale – fu chiamato nel 1981 a dirigere il Corriere della Sera per restituire al quotidiano di via Solferino un immagine distrutta dallo scandalo P2 e, come scrisse lui stesso, “per trarlo dal fallimento economico”. Il suo predecessore, Franco Di Bella, uomo di Licio Gelli, si era dimesso nel mese di giugno di quell'anno.

Un compito da far tremar le vene e i polsi, quello assegnato a Cavallari: “Se non accetti sei un vigliacco”, gli aveva detto Sandro Pertini; due mesi dopo il suo commiato, nel giugno del 1984, Corrado Stajano gli chiese: “Hai avuto paura per la tua vita?”.
Nei suoi tre anni di direzione lo accusarono di tutto: di essere al soldo dei comunisti, di essere filocomunista, di essere troppo corrivo con i comunisti, di essere eccessivamente accomodante con i comunisti. Quindi di non essere fedele alla storica linea del Corriere (a buon intenditor...). Gli imputarono persino di prendere troppe lire per dirigere un quotidiano che, dopo lo scandalo (all'alba dei merdosissimi anni Ottanta, evidentemente, c'era ancora qualcuno, in Italia, disposto a scandalizzarsi per qualcosa), perdeva copie (ben 100.000 dal 1981 al 1983).
Il Grande Statista Bettino Craxi gli intentò persino un processo per un articolo sulla corruzione in cui Cavallari dichiarava di stare dalla parte dei carabinieri contro i ladri e si chiedeva come mai il PSI lo criticasse: problemi? E quali? Aveva forse un'opinione diversa dalla sua, il partito del Grande Statista?

E insomma Cavallari fu nocchiero in gran tempesta ma alla fine ci riuscì - scrisse Claudio Magris, che gli fu molto amico e molto caro - a condurre in porto, “come un capitano di Conrad, la sua nave sconquassata”: lasciò un Corriere libero e completamente risanato.
Sarà magari stato anche per il suo caratteraccio (dicono che fosse capace di incazzature omeriche), ma – è ancora Magris a raccontarlo – Cavallari “fu mal ripagato di quell'impresa ed ebbe la comprensibile ma sbagliata debolezza di soffrirne e di sentirsene quasi a disagio, come avrebbero invece dovuto sentirsi gli altri”.
Il poeta Biagio Marin, ringraziandolo per quello che aveva fatto per la libertà del giornalismo e dunque per l'Italia, ebbe a dirgli : «Come mai si meraviglia? Non ricorda quello che dice nostro cugino Platone? 'Là dove un uomo liberamente si pone, nasce spontanea la koinonìa kakòn, la comunella dei malvagi'».

P.S.
Di Cavallari da leggere assolutamente La fuga di Tolstoj. Io ce l'ho Garzanti (un vecchio elefante), credo l'abbia ristampato Einaudi.

martedì 9 febbraio 2010

Al calduccio sotto le mie copertine (n.18)

Sixteen Horsepower, Low Estate, 1997


Listen closely to me now my darlin' girl
There's one who's out to have you
an' jus' his breath will
burn your curls...

lunedì 8 febbraio 2010

Col cuore in mano


È tutto il giorno che ci penso: ho una tessera di partito in tasca dal gennaio 1994. Prima Partito democratico della sinistra, poi niente più partito, solo Democratici di sinistra (la battuta non l'avevo capita, al tempo, e continuo a non capirla), infine Partito democratico (questa invece l'ho capita quasi subito, per fortuna: e, ma ormai dovreste averlo intuìto, mi fa ridere assai).
Bene. È dai primi giorni del dicembre scorso che non partecipo ad una riunione del mio partito. Anzi, meglio: che non metto piede nella sede del mio partito (che per me, in questi sedici anni, è sempre rimasta la stessa: Monfalcone, via Verdi, 48). Fan due mesi secchi ad oggi, se non ho contato male. Due mesi. In tanto tempo non era mai capitato e credo significhi pur qualcosa.
Dice: ma forse non se ne fanno più, di riunioni di partito...
No, mi risulta che se ne facciano, altroché: ultimamente, ad esempio, ce n'è stata una sui regolamenti delle consulte rionali, “indispensabili strumenti di partecipazione dei cittadini alla vita democratica”.
Dice: hai cambiato gusti, può capitare... Sei diventato, che so, Italia dei Valori?
Ultimamente tira un casino, il Di Pietro, nevvero? Non avete visto come il quotidiano più letto da noi di centrosinistra ha coperto il suo congresso, eh? Ma che lusso, che lusso sfrenato! E quindi, magari... Ma non è nemmeno questo: dell'Italia dei Valori non m'importa una sega e per me Antonio Di Pietro è solo un povero questurino descamisado.

Dice: embè? E allora?
Allora è che a me non importa più nulla di nulla della militanza politica, né della vita di partito: questo è. Ma proprio zero: nada de nada.
Magari è brutto da dire, ma tant'è: mi sono rotto le palle.
La tessera che ho in tasca, per quanto mi riguarda, vale come quella che mia moglie ha tirato fuori oggi all'Ikea (Ikea Family: trattasi di una specie di fidelity card, se ho ben capito), anzi persino di meno: la tessera del Partito democratico, ovviamente, non ti dà diritto a dei punti (e vorrei anche vedere).
Vado più volentieri a passeggiare sul Carso che a una riunione di partito: tanto gli amici (pochissimi) che mi sono fatto in politica li posso sempre vedere quando mi pare: si ciàcola, si ride, si scherza, si beve un bicchiere, magari si maledicono Veltroni e D'Alema. Non ho bisogno, insomma, di mettere piede in sezione per incontrare delle persone a cui ho voluto e voglio bene e che ho stimato e stimo.
La mia vita, insomma, è cambiata radicalmente da due anni e mezzo in qua. Tanto vale prenderne atto.
Che posso dire, per farvi capire?
A giugno conoscerò (conosceremo) Mila.
Ho molti amici a cui voglio bene e che mi vogliono bene. È una delle poche qualità che ho, d'altra parte: sono fedelissimo alle amicizie, io.

Fra una settimana, a quest'ora, sarò a Londra con mia moglie.
Se tutto va bene, tra un paio di mesi sarò (saremo) nella mia (nella nostra) nuova casa: i lavori in corso procedono bene e io non vedo (noi non vediamo) l'ora di traslocare.
Ieri sera ho finito Beltenebros di Antonio Muñoz Molina (più che un romanzo, un teatro delle ombre, o un gioco di specchi) e stasera inizierò a leggere Agente Zigzag, un saggio Ben Macintyre - opinionista e condirettore del Times - su una delle storie di spionaggio più incasinate e affascinanti della Seconda Guerra Mondiale.

Tra le nuvole di Jason Reitman è il terzo, bellissimo film di un regista ormai maturo, con un George Clooney sempre più bravo: mi permetto di consigliarvene la visione e già che ci siete buttate un occhio alle stelle, stasera...
Fox Crime, la domenica, sta ritrasmettendo tutte le serie di C.S.I. Las Vegas: tre ricchi episodi dalle 21 in poi e io per il vecchio Grissom ho un debole, lo sapete.

Luciano Comida scrive per Il Mucchio Selvaggio e io ho sempre sognato di essere amico di qualcuno che scrive per Il Mucchio Selvaggio.
Mi piace sempre tantissimo entrare in classe, la mattina.
E allora in verità, in verità vi dico: cazzo mi frega di esserci, in politica?
Non fraintendetemi, eh... La tessera la prenderò anche per l'anno in corso: sempre quella, ovviamente. E lo farò anche quando il partito cambierà nome, ché di sicuro lo cambierà di nuovo perché nulla cambi, come diceva quel famoso principe. Tanto, una tessera non la si nega a nessuno, ormai... No?
Ma da qui ad esserci (e cioè dire la mia, e sbattermi per convincere qualcuno a votare per noi, e la passione, e tutto), beh, da qui ad esserci ce ne corre...
Buona fortuna a chi ci crede ancora, in ogni caso.
Io passo. Anzi, io sono passato.

venerdì 5 febbraio 2010

Una buona causa


Dai una possibilità a Morgan.
Aderisci al PD.

giovedì 4 febbraio 2010

My only friend, the end...


A Morgan – avete presente? Quel disgraziato che, anni fa, era sposato con la figlia di Dario Argento - scappa detto che pippa di coca. Egli rischia perciò seriamente di essere estromesso dall'incombente Festival della Canzone italiana di Sanremo.
Bene. Secondo Pierluigi Bersani, leader (?) del Pd (??), il principale (???) partito (????) d'opposizione (?????) in Italia (??????), i guai del povero Morgan sono un problema politico.
Non si spiega altrimenti, infatti, questa sua dichiarazione di oggi: “Morgan ha dato un cattivo insegnamento. Ha sbagliato, ma non possiamo massacrarlo. Dobbiamo dargli una possibilità”.
Quando si dice "stare sul pezzo", eh?

lunedì 1 febbraio 2010

Non sono uno snob, ma odio la gente

Sabato scorso, su La Stampa, è comparsa un'intervista di Massimo Gramellini a un vecchio partigiano di Giustizia e Libertà, Giorgio Bocca.
Ne riporto volentieri alcuni passaggi perché ho sempre voluto bene a questo signore, grande giornalista e grande scrittore (come ho sempre voluto bene a Giustizia e Libertà e al Partito d'Azione).

Gianfranco Fini, l'ex missino “adottato dalla sinistra”? «È il tipico carrierista che difende le forme della democrazia, ma nella sostanza permette al sultano di continuare a governare».
L'avvocato Ghedini? «Ogni volta che lo vedo mi contorco sulla sedia dalla rabbia. Potessi, lo strozzerei. Ti portano via la parola come delle jene. La tv è una rovina per la democrazia. Non insegna ad ascoltare, ma a urlare».
Di Berlusconi racconta: «Ricordo quando intervistai Craxi per le sue tv. Arriva Bettino e mi saluta con tono minaccioso: “Professore, come va?” Berlusconi sparì subito in regia. E guardando l'intervista capii poi il perché. Io ero ripreso sempre di nuca (cominciavo a essere un po' calvo) e Craxi in primo piano, ridente e sfottente».
Non so voi, ma io Craxi me lo ricordo proprio così, in effetti: un arrogantissimo bastardo. Bocca lo definisce «il Machiavelli della corruzione mentale degli italiani. Il suo celebre discorso alla Camera: siccome rubiamo tutti, non ruba nessuno (...) Conoscevo dei socialisti, a Cuneo, che facevano campagna elettorale in bicicletta. Dopo è arrivato Craxi e ho iniziato a vederli girare in automobile. Prima ai comizi bevevano vino acido. Poi davano banchetti».
Gli ex comunisti – fa notare Gramellini – sembrano essersi adeguati. E il vecchio: «La fedeltà è una delle virtù civili. Sono un partigiano e resto fedele alla sinistra anche quando fa delle coglionerie. Perché ne fa... Il capolavoro è stata la Puglia. Quel D'Alema... Uno odioso a tutti, un piccolo gerarca. Questa sua fama di intelligenza che consiste nel fare sempre le mosse sbagliate».
I cosiddetti “terzisti” (quelli di troppe prime pagine del Corriere della Sera, per intenderci)? «Fanno i finti tonti. Chi non sta né di qua né di là finisce inevitabilmente per andare di là. Perché non c'è mediazione possibile: i ladri sono ladri». E i pazzi sono pazzi: «Berlusconi (...) è un fondatore di imperi, la forza bruta del capitalismo che distruggerà il capitalismo. Dal punto di vista clinico, un megalomane. Quando lavoravo per lui ricordo le telefonate alle otto del mattino, la segretaria che prima di entrare nel suo ufficio mi obbligava a mettere la cravatta che teneva nel cassetto. (...) I megalomani vogliono essere amati anche dalle persone che atterriscono... Aveva una tale smania di ottimizzare tutto che un ex giocatore di basket lo seguiva con un cronometro manuale e prendeva il tempo delle sue conversazioni. Per cui tu eri lì che parlavi con Berlusconi e quello ogni trenta secondi ci interrompeva: Dottore, sono passati trenta secondi... Dottore, è passato un minuto...».
Gli italiani, infine: «Il popolo sovrano è pronto a tutti i delitti. La storia d'Italia l'hanno fatta le minoranze. I Mille di Garibaldi e della Resistenza, minoranze estreme che muovono un popolo egoista, grigio. È stata la Chiesa a diseducarlo con confessioni e giubilei. Della religione cattolica mi piace la pietas, non il perdono generalizzato».
Titolo dell'intervista: Non sono uno snob, ma odio la gente.