Scoop de la Repubblica!
Gino Castaldo è riuscito ad ascoltare in anteprima Luca era gay, la canzone che tal Povia (?) presenterà al Festival di Sanremo.
Luca era gay ha fatto incazzare di molto quelli dell'Arcigay, che hanno accusato 'sto signor Povia (?) di presentare l'omosessualità come una malattia da cui si può guarire.
Non avevano in mano altro che un titolo con il verbo all'imperfetto, per prendersela con il Povia (?), quelli dell'Arcigay: Luca era gay. Solo un verbo all'imperfetto che però lasciava immaginare chissà cosa...
Adesso, grazie a Gino Castaldo, non c'è più niente da immaginare: l'Arcigay sa. E sa quello che tutti coloro che hanno letto oggi la Repubblica sanno: Povia (?) non è certo un omofobico.
Così Castaldo: “...la storia di Luca, praticamente un melò: l'infanzia, dominata da una madre iperaffettuosa, ovviamente gelosa di altre femmine che «mi parlava sempre male di papà mi diceva non ti sposare mai» e un padre che non regge il disagio, «non prendeva decisioni e stava fuori tutto il giorno», alla fine se ne va, comincia a bere, di fatto scompare dalla vita di Luca (è stato fortunato Luca, in ogni caso: si pensi solo a cosa toccò in sorte al povero Precossi del libro Cuore. Massì, Precossi, “il figliuolo del fabbro ferraio, quello piccolo, smorto, che ha gli occhi buoni e tristi, e un'aria di spaventato così timido, che dice a tutti: scusami; sempre malaticcio, e che pure studia tanto. Suo padre rientra in casa ubriaco d'acquavite, e lo batte senza un perché al mondo, gli butta in aria i libri e i quaderni con un rovescione; ed egli viene a scuola coi lividi sul viso, qualche volta col viso tutto gonfio e gli occhi infiammati dal gran piangere. Ma mai, mai che gli si possa far dire che suo padre l'ha battuto. - È tuo padre che t'ha battuto! - gli dicono i compagni. Ed egli grida subito: - Non è vero! Non è vero! - per non far disonore a suo padre. - Questo foglio non l'hai bruciato tu, - gli dice il maestro, mostrandogli il lavoro mezzo bruciato. - Sì, - risponde lui, con la voce tremante; - son io che l'ho lasciato cadere sul fuoco. - Eppure noi lo sappiamo bene che è suo padre briaco che ha rovesciato tavolo e lume con una pedata, mentr'egli faceva il suo lavoro”. Ecco, a Precossi andò decisamente peggio, povero Precossi! Il babbo ubriacone di Luca, invece, non lo batteva mai, parrebbe, n.d.r.) finché, seguendo un determinismo meccanico, da manuale di psicologia minore, arriva un uomo adulto (in zona di sospetta pedofilia, tanto che il ragazzo teme possa essere arrestato, ma pensa già a far sparire le prove così lo assolvono), un uomo che, neanche a dirlo, sostituisce il padre mancante e gli regala il tanto agognato amore. Poi si arriva alla rivelazione finale. Luca scopre che attraverso una lei può finalmente smettere di essere gay (“papà ti ho perdonato, mamma ti penso spesso ma adesso sono innamorato dell'unica donna che abbia davvero amato”)”. Luca alla fine se la sposerà, 'sta Florence Nightingale dei deviati, e ci farà pure dei figli.
E adesso ecco il ritornello della canzone di Povia (?): “Luca era gay e adesso sta con lei. Luca parla con il cuore in mano, Luca dice sono un altro uomo”.
Visto? Il signor Povia (?) non è certo un omofobico. Egli è, invece, un raffinato intellettuale cattolico: niente, ma proprio niente da invidiare, che so? A un Magdi Cristiano Allam, a una Paola Binetti, a un Giuliano Ferrara. Grande complessità di pensiero al servizio di valori forti, insomma, mica relativismo etico da mammalucchi!
E, già che ci siamo, non dimenticate mai, brutti zozzoni che non siete altro, che la particolare inclinazione della persona omosessuale “benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata” (Joseph Ratzinger, Cura pastorale delle persone omosessuali).
Gino Castaldo è riuscito ad ascoltare in anteprima Luca era gay, la canzone che tal Povia (?) presenterà al Festival di Sanremo.
Luca era gay ha fatto incazzare di molto quelli dell'Arcigay, che hanno accusato 'sto signor Povia (?) di presentare l'omosessualità come una malattia da cui si può guarire.
Non avevano in mano altro che un titolo con il verbo all'imperfetto, per prendersela con il Povia (?), quelli dell'Arcigay: Luca era gay. Solo un verbo all'imperfetto che però lasciava immaginare chissà cosa...
Adesso, grazie a Gino Castaldo, non c'è più niente da immaginare: l'Arcigay sa. E sa quello che tutti coloro che hanno letto oggi la Repubblica sanno: Povia (?) non è certo un omofobico.
Così Castaldo: “...la storia di Luca, praticamente un melò: l'infanzia, dominata da una madre iperaffettuosa, ovviamente gelosa di altre femmine che «mi parlava sempre male di papà mi diceva non ti sposare mai» e un padre che non regge il disagio, «non prendeva decisioni e stava fuori tutto il giorno», alla fine se ne va, comincia a bere, di fatto scompare dalla vita di Luca (è stato fortunato Luca, in ogni caso: si pensi solo a cosa toccò in sorte al povero Precossi del libro Cuore. Massì, Precossi, “il figliuolo del fabbro ferraio, quello piccolo, smorto, che ha gli occhi buoni e tristi, e un'aria di spaventato così timido, che dice a tutti: scusami; sempre malaticcio, e che pure studia tanto. Suo padre rientra in casa ubriaco d'acquavite, e lo batte senza un perché al mondo, gli butta in aria i libri e i quaderni con un rovescione; ed egli viene a scuola coi lividi sul viso, qualche volta col viso tutto gonfio e gli occhi infiammati dal gran piangere. Ma mai, mai che gli si possa far dire che suo padre l'ha battuto. - È tuo padre che t'ha battuto! - gli dicono i compagni. Ed egli grida subito: - Non è vero! Non è vero! - per non far disonore a suo padre. - Questo foglio non l'hai bruciato tu, - gli dice il maestro, mostrandogli il lavoro mezzo bruciato. - Sì, - risponde lui, con la voce tremante; - son io che l'ho lasciato cadere sul fuoco. - Eppure noi lo sappiamo bene che è suo padre briaco che ha rovesciato tavolo e lume con una pedata, mentr'egli faceva il suo lavoro”. Ecco, a Precossi andò decisamente peggio, povero Precossi! Il babbo ubriacone di Luca, invece, non lo batteva mai, parrebbe, n.d.r.) finché, seguendo un determinismo meccanico, da manuale di psicologia minore, arriva un uomo adulto (in zona di sospetta pedofilia, tanto che il ragazzo teme possa essere arrestato, ma pensa già a far sparire le prove così lo assolvono), un uomo che, neanche a dirlo, sostituisce il padre mancante e gli regala il tanto agognato amore. Poi si arriva alla rivelazione finale. Luca scopre che attraverso una lei può finalmente smettere di essere gay (“papà ti ho perdonato, mamma ti penso spesso ma adesso sono innamorato dell'unica donna che abbia davvero amato”)”. Luca alla fine se la sposerà, 'sta Florence Nightingale dei deviati, e ci farà pure dei figli.
E adesso ecco il ritornello della canzone di Povia (?): “Luca era gay e adesso sta con lei. Luca parla con il cuore in mano, Luca dice sono un altro uomo”.
Visto? Il signor Povia (?) non è certo un omofobico. Egli è, invece, un raffinato intellettuale cattolico: niente, ma proprio niente da invidiare, che so? A un Magdi Cristiano Allam, a una Paola Binetti, a un Giuliano Ferrara. Grande complessità di pensiero al servizio di valori forti, insomma, mica relativismo etico da mammalucchi!
E, già che ci siamo, non dimenticate mai, brutti zozzoni che non siete altro, che la particolare inclinazione della persona omosessuale “benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata” (Joseph Ratzinger, Cura pastorale delle persone omosessuali).
29 commenti:
@ il Barone, avvertimento preventivo: non si faccia ironie, qui la cosa è seria. Oh sì.
Io mi concentrerei, ad esempio, sul padre briaco.
dunque estrapolando, l'alcol provoca l'omosessualità?
e i preti che iniziano a bere già la domenica mattina?
non credo ci siano legami, ma credo sia uan domanda da porre a ratzy in qualità di esperto.
peyota
Sarebbe interessante vederla sotto una diversa prospettiva, ovvero: la lei è veramente una lei? Mi spiego meglio. Dopo una canzone simile non ci starebbe bene la ben nota canzone dei nostri lidi che credo si intitoli "Marisa"?(avete presente no? quella con la sorpresa finale..)
Firmato
Una sorella che sente nostalgia delle canzoni da privata..
Apprezzo l'intervento di una dannata sorella, e mi permetto di aggiungere anche "Giuseppe" di Charlie, quello che cantava "Una faccia da pirla".
Storia tragica di un tizio che rincontra dopo tanti anni il suo compagno di banco scoprendo che si fa chiamare Giusy. E l'amore sboccia con la frase "Me lo daresti un bel bacino?"
Sto già scrivendo: "Luca era cattolico", "Luca era di Forza Italia" e "Luca era interista", dove racconterò come i traumi dell'infanzia possano farti diventare cattolico, forzaitaliota o interista.
accolgo la proposta presentata altrove da yodo di provare dei versi alternativi per il ritornello:
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca ora è molto più umano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca ormai non è più un marziano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca beve un ottavo di terrano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca sfoggia il saluto romano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca ora pesta il padre anziano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
dirgli una cosa davvero vorrei
la sua bella di nome fa Tano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
era un ebreo ora è un marrano.
(medieval politically uncorrect)
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca su l'uselatta xe pien de pei.
(e qui cito Marongiu)
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca domani si incula un nano.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
Luca ha una torre dentro al suo Ma no questa è scontata.
Gustoso il post. Ma a me tutta 'sta fuffa mediatica su Povia, quello che cantava I bambini fanno ohhhh, la sua canzoncina (che ovviamente non ho sentito però non ne sento la mancanza), le reazioni indignatissimissime di Arcigay, l'articolo-rivelazione-scuppe di Castaldo che analizza i versi de povia come se fossero un inedito di Raymond Carver e pare abbia scoperto il sesto segreto di Fatima, è tutta roba che tira la volata ar succezzzzone annunciato.
Anzi: annunziato. E penso con sgomento orripilato ai dibbbbattiti dei prossimi mesi sul tema: omosessuali si nasce o si diventa? Il gay è un malato? E se sì come si guarisce? E comunque è stata colpa di mami o di papi? E le lesbiche? Che sso 'ste lesbiche? Sso anche loro gay? E a letto chi ffa' l'omo? E chi la donna? E che dice la Pivetti? E Sgrbi? Aho! Sentimo er parere de Sgarbi. Che bel dibattito che c'aspetta: povia a povia.
http://lucianoidefix.typepad.com
@ Zimisce: sei un grande. Punto.
Ps: io avevo pensato proprio a quella scontata...
E che mi dite del vezzoso cappellino di Ratzy? Eh? Che mi dite?
In genere, i cappelli mi fanno impressione.
E non avete notato che Ratzy sembra la controfigura di paolo Stoppa?
La riaffermazione del principio reazionario dell'omosessualità come disturbo psichico della condotta è molto diffusa in ambienti religiosi reazionari.
Interi corsi si svolgono su come imprimere un modello maschile nel pargolo per evitare che diventi "una checca" e alcuni soggetti con titolo di studio in ambito psicologico e psichiatrico non esitano a farsi co-protagonisti di una querelle che ha ben poco di medico e molto di discriminatorio.
Povia fa rieccheggiare, con toni che non dubito saranno pateticamente buonisti, l'assurdo "non detto" della tolleranza verso l'omosessuale, la cui diversità nella società moderna è tollerata, ma con compassione rassegnata; in questo senso vagheggiare un'idea di cambiamento, di "uscita" che riabbracci la normalità è un parallelo, nemmeno troppo complesso da cogliere, al ritorno delle pecorelle smarrite di biblica memoria. Un ritorno che è "festa" per la comunità e per i singoli.
In americano uno dei modi colloquiali per definire l'eterosessualità è dire "straight" che significa "diritto", ma anche "onesto" e "giusto", le parole sono come pietre.
Alla discriminazione palese si sostituisce questo atteggiamento di compatimento, ma non si abdica alla distinzione, mai sopita tra "giusto" e "sbagliato".
Un giorno ci faccio un excursus storico...
anche a me i cappelli fanno un certo effetto. lui in particolare mi mandò in visibilio con il cappellino natalizio.
@yod. grazie delle belle parole.
Luca era gay e adesso sta con lei.
Luca parla con il cuore in mano,
purtroppo lei è proprio la sua mano.
ps
le rime con la stessa parola non son rime, licenza d'idiota, via.
Dante insomma poeta, come direbbe Benigni. Eh, i nostri genitori saranno soddisfatti d'averci fatto studia'.
@ Adespoto: aspetto con ansia l'excursus storico, visto che mi sto da tempo interessando sull'altro fronte della "femminilizzazione" delle bambine, cosa che francamente mi manda in bestia. Esempio sul campo: mi sono messa a contare, quando sono nello spogliatoio della mia palestra, quante sono le bambine del corso di nuoto che non indossano niente di rosa. Per il momento, su almeno una quarantina ne ho contate solo due.
E in risposta alla "checcofobia" imperante nel panorama italiano musicale e non, alcune delle per me più belle battute della mia sitcom preferita, Will&Grace, dedicata all'omosessualità e che io trovo a volte assolutamente geniale.
"Jack, che bel grembiule, carina la frase Baciate il cuoco"
"Cosa? C'è scritto cuoco?!?"
(gioco di parole intraducibile tra "cook", "cuoco" e "cock", "uccello").
Un tizio si presenta a casa di Will per un appuntamento con una confezione di gelato che si scioglie.
"Guarda che il tuo pacco sta gocciolando"
"Lo credo bene, sono eccitato".
A pranzo.
"Karen, non stai bene? Non hai nemmeno toccato la tua tortina"
"Tesoro, ma che dici? se da quando sono sola non faccio altro che toccarmela".
"Vuoi dire che nostro figlio ha un padre gay e una madre lesbica? Ma è il sogno di qualsiasi bambino".
Noi però ci possiamo consolare con le fiction sui papi.
il blog di pikkolina, a proposito di femminilizzazzzzzzione:
http://blog.libero.it/SuperFighetta/
Dimenticavo:
(datto con certo disprezzo) "Voi gay... sempre così corretti... non mi stupisco che poi vi fate tutti preti".
Subito a vedermi Pikkiolina. La metto tra i preferiti. Con il post riportato da nenè m'ha fatto sognare.
mi spiace di aver visto tardi questo blog...di solito tic mi avvertiva, ora non più e credo che questa volta l'abbia fatto coscientemente. Zimisce ha brillantemente svolto la pars destruens e non mi permetto di aggiungere altro.
Anche se questa storia di povia non è del tutto originale mi ricorda una conversione fresca fresca...celebrata un anno e mezzo fa...lui si chiamava stefano mi pare...bè non aggiungo altro.
Ma non si parla poi della scarsa qualità musicale di povia e del fatto che sia presente a Sanremo solo perchè è paraculato da cielle?
Barone, ma l'avevo anche avvertita... suvvia...
L'ennesima canzone che non sentirò, dell'ennesimo Sanremo che non vedrò. Com'era quella frase? "A volte l'unica possibile difesa è la fuga". La questione merita un sano e proficuo utilizzo dell'approccio "'sti cazzi".
E anche lei, Tic, da Stan Ridgway a Povia, suvvia... gestisca meglio la superiorità intellettuale!
:-)
E' che mi sta montando un'intolleranza violentissima, per i cattolici romani.
Hanno rotto i coglioni!
Ci vorrebbe un imperatore come Diocleziano, ci vorrebbe.
Pensi a come devono sentirsi marginalizzati i ciellini per riporre le proprie aspettative in Povia...
:-)
(e comunque Ratzi con quel cappellone sembra pronto per Brokeback Mountain)
anche un robespierre tic non sarebbe male...o al limite il ripristino della cattività avignonese...
Quoto la ghigliottina.
Basta. Non se ne può più.
DIOCLEZIANO! DIOCLEZIANO! DIOCLEZIANO! Ah, il nostro Augusto Giove, dov'è? Dov'è? Sommo, Lui sì che sapeva come fare...
Mi permetto di riportare ciò che dice il nostro amico Francois ogni volta che gli diciamo che il papa potevano tenerselo ad Avignone:
"Se l'avossimo avuto noi, l'avremò sgià ghigliottinato".
Inutile: "morto un papa se ne fa un altro".
(pero, vuoi mettere la soddisfazione!)
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