giovedì 29 gennaio 2009

Gli assessori alla cultura e le soubrette

Ieri sera al Teatro comunale di M. (uno dei pochi luoghi che amo veramente, nella mia città. D'altra parte, l'ho fatto rimettere in sesto proprio io...) è approdata la Trilogia della Villeggiatura di Carlo Goldoni, spettacolo (freschissimo di Premio Ubu, l'Oscar del teatro italiano, come miglior spettacolo della stagione 2008) diretto e interpretato da Toni Servillo, attore mooolto popolare (e mooolto di moda) da un paio d'anni a questa parte ma vivaddio meritatamente.
Un testo fortissimo (tre commedie - Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura e Il ritorno dalla villeggiatura – concepite come un'unica opera) per una messa in scena sottilmente inquietante sul potere corruttore del denaro e sull'ipocrisia e lo squallore del decoro borghese: secondo Servillo, intervistato da Il Piccolo, sono temi “di schiacciante modernità (eh, sì: direi proprio di sì..., n.d.r.). L'impasto tra denaro e sentimenti, dove spesso la mancanza di soldi costringe a dei compromessi forti e a vivere con una prudenza fatta di accidia spirituale, è fortemente contemporaneo, così come l'impasse della borghesia”.
E io condivido, condivido: come potrei non? Povera, povera la borghesia, classe sociale che in Italia mai, o quasi mai, è stata all'altezza del suo compito storico (in compenso, la nostra piccola borghesia, sempre meschina, sempre impaurita, sempre ignorante e sempre trionfante, ha regalato al mondo il Fascismo...).
E insomma, Il Piccolo domanda a Servillo: “Com'è accolta la “Trilogia” dal pubblico dei teatri di provincia e delle grandi metropoli?”.
L'attore risponde così: “Le grandi città leggono lo spettacolo all'interno di una diversità di proposte culturali come mostre, eventi culturali, libri. A volte invece la provincia mi sembra anestetizzata da una proposta indifferenziata di carattere televisivo, che si rispecchia nei cartelloni dei teatri, anche a causa di assessori alla cultura che cercano solo consenso e mettono in programma la soubrette”.
Terribile, questa sugli assessori alla cultura che cercano solo consenso e mettono in un programma teatrale delle cagate televisive.
Terribile perché è vero, sapete? Quello di far passare in teatro la soubrette di cui parla Servillo è il pericolo che si corre maggiormente, da assessori alla cultura responsabili di un programma di prosa. Quando vengono da te e ti dicono “guardi, assessore, che noi veniamo qua per divertirci, sa?”, oppure “ma com'era pesante, 'sto spettacolo. Ma un po' più di leggerezza?”, o ancora “ma perché fate cose sempre così difficili?”, beh, la tentazione di dar loro la merda che vogliono è davvero forte. Se poi ci si mette pure il sindaco - “Eh, guarda che la nostra (nostra? Tua, forse, n.d.r.) gente certe cose non le capisce... Ma metti in programma qualche commedia dialettale, qualche cosa meno pesante, dai! Due ore e mezza seduti in teatro, per una cosa impegnativa? Valuta, no? Io sento lamentele, vedi tu...” oppure "guarda che dovrebbe essere l'assessorato alla cultura a produrre consenso..." - è parecchio difficile tener duro...
Molta gente, oggigiorno, va a teatro cercando la televisione; entra in sala, sempre più spesso, chiedendo “ma quanto dura?perché ormai assuefatta all'uso del telecomando; vuole leggerezza e musical, musical, musical!
Io, da assessore alla cultura, devo ammettere che qualche volta ho ceduto alla tivvù (per esempio, ho voluto in cartellone, dopo l'editto bulgaro e per due anni consecutivi, quella canaglia di Daniele Luttazzi). Ma non ho mai messo in programma le soubrette. Davvero.
Troppo il rispetto per il Teatro, troppo il rispetto per la Cultura.


22 commenti:

Zimisce ha detto...

io li odio i musical. li ODIO. tutti. tutti. tutti.

yodosky ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
yodosky ha detto...

Sì, vabbè. I soliti complessati. Esistono musical belli e musical brutti. Evita, Stomp, Chicago sono molto belli.
Quello di Tim Burton faceva cagare.

Comunque riprendendo il discorso del teatro, confermo: quando bazzicavo in quel di Trieste, mi capitava sotto il naso l'autobus che pubblicizza il teatro Rossetti: sulle fiancate portava i nomi degli attori, non degli spettacoli. Come se io andassi a vedere un tizio perchè è famoso, anche se resta fermo sul palco due ore a grattarsi le chiappe.

yodosky ha detto...

(Chigaco vale la pena solo per una strofa di Cell block Tango, in cui una detenuta dice: "La nostra era una differenza di vedute. Lui vedeva se stesso vivo; io lo vedevo MORTO).

Anonimo ha detto...

Duole dirlo, ma è vero. Abbiamo perso anche l'idea di cosa sia il teatro. Me ne sono reso conto cercando di farlo... ci ho messo del tempo perfino per capire cosa fosse il teatro.
La televisione... bah!
Un po' di tempo fa rincasavo dopo il laboratorio teatrale, ho acceso la tv a mezzanotte per farmi compagnia mentre spazzolavo un kebab, e c'era uno spettacolo teatrale... o meglio: c'era Luca Barbareschi che istrioneggiava circondato da mezze calzette (che non facciano ombra al "maestro"!). Qualità della regia teatrale: infima. Qualità della ripresa televisiva: infame (il sonoro inascoltabile). No comment!

P.s.: "Video killed the teathre stars"

@ Zimisce
Io salvo solo "South Park - The Movie", come ebbe a dire un mio amico: l'ultimo grande musical.
:-)

Anonimo ha detto...

Oops! Theatre, non teathre.
Sorry!

Anonimo ha detto...

Mah, non ti seguo in questo tuo post. Secondo me la cultura è di tutti e non va bene chi si arroga il diritto di dire che questo e cultura e quello no. La cultura va senza dubbio portata alla gente ma non va imposta, va spiegata. Questo discorso equivale all'analisi politica che fa certa gente: non ho sbagliato io, sono gli elettori che si sono sbagliati! riflettere please

yodosky ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
yodosky ha detto...

Scusa, ma se "non va bene chi si arroga il diritto di dire che questo e cultura e quello no", Boldi e De Sica, per dirne una, son cultura?
E più di qualche volta a mio parere gli elettori si sono sbagliati. L'ultima, per esempio.

E la parola per accedere è hinecul.

Zimisce ha detto...

@mammifero. beh sì, south park si salva sempre, in effetti.

@anonimo. vabbé ma non è che si può buttar tutto in merda perché i gusti son gusti. cioè, la plebaglia può anche pensare che gerry calà sia arte, ma io rimango libero di pensare che son dei decerebrati per questo. si chiama critica, perdio. ma è talmente ovvio che manco dovrei stare a dirlo.

e la parola d'ordine è mitiod. mmh.

Anonimo ha detto...

Rifletto?
Ci provo?

MANGIATE MERDA!!! CENTOMILA MILIARDI DI MOSCHE NON POSSONO AVER TORTO!

Ma posso far di meglio.

In particolare...
Un assessore alla cultura degno della Cultura DEVE saper scegliere, per dire, tra la valorizzazione di un poetastro dialettale locale e la presentazione di uno scrittore serio nella sala conferenze della bilbioteca della sua città. E deve saperlo fare, se ha solo un minimo (un minimo...) di onestà intellettuale, SOPRATTUTTO prescindendo dal fatto che magari lo scrittore serio sicuramente viene da fuori città ma il poetastro dialettale vive in loco, vota in loco e magari ha pure una famiglia numerosa.
Capisci cosa intendo?

Ti cito una cosa di Franco Cordero su cui vale la pena, secondo me, di riflettere:
"Nell'Italia rieducata da Mediaset parola e pensiero sono drasticamente ridotti: circola un italiano 'basic', vocaboli combinati in sintagmi che l'utente trova prets-à-dire, senza fatica mentale: glieli forniscono speaker, giornali, politicanti: 'teorema' viene da questo fondo, come 'gogna mediatica', 'assalto allo stato democratico', 'cittadino crocifisso'".

Chi non sa questo, chi non ci ha mai riflettuto, non è ANTIberlusconiano... E', magari inconsapevolmente, a favore.
Io, da assessore, non ho mai orientato le mie antenne sull'immaginario televisivo.
Ho sempre cercato di andare CONTRO.

Quanto alla gente, la gente sbaglia volentieri. Si può aver torto in milioni di persone, e ragione in tre (e il contrario, ovviamente).
Mi vengono in mente i tedeschi: hanno saputo lavorare bene, dopo il 1945, sul loro senso di colpa (per errori e crimini commessi da milioni- MILIONI - di connazionali).
Noi italiani, invece, abbiamo sempre il confessionale pronto. Ego te absolvo e morta lì.
Mai torto al popolo, no? Perciò abbiamo il fascismo sdoganato, e al potere...

C'entra tutto questo con la Cultura? Secondo me, sì. C'entra eccome.

Concludo: l'idea che, per parlare, la politica abbia prima bisogno di sapere da quale parte sta l'opinione della maggioranza, per seguirla o non scontentarla, è aberrante.
La politica dovrebbe essere creazione di opinione, non adesione all'opinione corrente; dovrebbe essere capacità di influire sul giudizio politico dei cittadini e di operare affinché si determinino dei cambiamenti nell'opinione pubblica.
Altrimenti, che dignità ha la politica?

Ernesto Rossi, Emilio Lussu, Carlo Roselli, per dire, non si preoccuparono molto, ai loro tempi, della cultura della maggioranza dei loro concittadini.

Io sono una povera cacca, ma viva il loro esempio.

Ciau, Andrea...

barone von furz ha detto...

peccato che non ha portato Bolle a Monfalcone...so che le sarebbe piaciuto dal momento che ha un debole per la danza...
peccato...peccato...che non sono assessore alla cultura...diomio quante nefandezze avrei proposto deliberatamente...

tic. ha detto...

Barone, suvvia...
Sia serio!

Anonimo ha detto...

soubrette no, ma un comico di zelig io al comunale l'ho visto

Unknown ha detto...

Non valutiamo mai appieno i mostruosi danni causati da Mediaset sugli italiani: devastazione morale, lobotomia degli intelletti, disintegrazione del senso civico, paranoie istillate nelle viscere dei telespettatori, esaltazione del denaro e dell'apparenza, sistematico disprezzo verso la cultura, progressiva balbuzie mentale, glorificazione della volgarità, guardonismo, riabilitazione del fascismo del razzismo dell'omofobia del maschilismo della prepotenza dell'interrompersi, appiattimento dei gusti, banalizzazione di ogni argomento, superficialità sparsa a piene mani, inaridimento del senso alto della politica e dell'impegno, uccisione (tramite l'orgia degli spot pubblicitari) dei tempi filmici, cricetizzazione dell'attenzione.
Maledette siano dunque le reti commerciali berlusconiane e la loro nefanda invasione.
(Dopo ci faccio un post)
Luciano / Idefix

Anonimo ha detto...

Quale comico di Zelig? Gherghetta?

tic. ha detto...

Il nome, il nome!!! Fuori il nome del comico di Zelig!

Bisio? Mica nasce come comico di Zelig...

E, occhio: in teatro entra (purtroppo) tanta roba.
Se qualche associazione locale(vedi la ma-gni-fi-ca Proloco che ci ritroviamo) l'ha chiesto e ci ha portato un coglione a stronzeggiare, beh, non son scelte dell'assessore, ma scelte della ma-gni-fi-ca Proloco, custode delle tradizioni locali e del genio monfalconese.

Anonimo ha detto...

goiele dix.
Il titolo non lo ricordo.
era una rivisitazione di edipo ambientata in una beauty farm.
però ha ragione, gioele dix nasce al maurizio costanzo show

Anonimo ha detto...

trovato:"edipo.com"
spettacolo d'apertura della stagione 2004-2005

yodosky ha detto...

Sì, vabbè, Gioele Dix ha fatto qualcos'altro, oltre a Zelig. Altrimenti di questo passo al governo c'abbiamo un pianista da crociera. E al ministero delle pari opportunità una ops

Anonimo ha detto...

Gioele Dix?
Ma mica nasce con Zelig...

Ed è uno che campa la vita con altro che non siano i cinque/dieci minuti dello sketch di Zelig.

Comunque, davvero: non sapevo che Dix partecipasse a Zelig.
Di Gioele Dix posso dire che ero al Liceo che già lavorava in tivvù. E pure a teatro.
Facendo cose leggerine, ma non volgari.

Ad ogni modo, è vero: alla tivvù bisogna pagarlo, qualche tributo.
L'importante è che non sia troppo esoso...
Io non mi sono mai vergognato di nulla di quello che è passato in teatro nei sei anni e mezzo che son stato assessore alla cultura.

E non rimpiango nulla.
Soprattutto di aver mollato.

Adespoto ha detto...

Mmm quello un po' lo rimpiango io.
Evvabbè.