Domani, al Deutsches Historisches Museum di Berlino, verrà inaugurata una mostra dal titolo Hitler und die Deutschen. Volksgemeinschaft und Verbrechen. Traduzione: Hitler e i tedeschi. Comunità nazionale e crimine.
Secondo il quotidiano la Repubblica, “vale la pena di venire qui per vedere la mostra. E constatare come, in un'Europa dove riemergono ovunque i fantasmi del passato, il paese-leader si flagella in pubblico pur di tentare di esorcizzarli”.
Ecco allora “i primi manifesti del regime, le foto di folle che accolgono il Führer sedotte da un futuro radioso, ecco i busti di Hitler in ghisa prodotti a milioni per ogni devota famiglia, o i poster della Luftwaffe risorta che pochi anni dopo avrebbe raso al suolo Guernica e Varsavia, Rotterdam e Coventry". E ancora, e qui la cosa si fa interessantissima, i “documenti che provano il clima di delazione di massa, quell'atmosfera – spiegano i curatori della mostra – in cui la maggioranza della gente si adeguò passiva all'alternativa tra il consenso e la spirale di isolamento, denuncia, repressione. Così i tedeschi di allora – conclude il giornalista di Repubblica - marciarono alla guerra e alla catastrofe del 1945. I tedeschi di oggi non chiudono gli occhi, scelgono il monito della Memoria”.
E noi, in Italia?
Ma noi, in Italia, nella nostra notte fonda in cui tutte la vacche sono nere, abbiamo Giampaolo Pansa (nella foto).
Secondo il quotidiano la Repubblica, “vale la pena di venire qui per vedere la mostra. E constatare come, in un'Europa dove riemergono ovunque i fantasmi del passato, il paese-leader si flagella in pubblico pur di tentare di esorcizzarli”.
Ecco allora “i primi manifesti del regime, le foto di folle che accolgono il Führer sedotte da un futuro radioso, ecco i busti di Hitler in ghisa prodotti a milioni per ogni devota famiglia, o i poster della Luftwaffe risorta che pochi anni dopo avrebbe raso al suolo Guernica e Varsavia, Rotterdam e Coventry". E ancora, e qui la cosa si fa interessantissima, i “documenti che provano il clima di delazione di massa, quell'atmosfera – spiegano i curatori della mostra – in cui la maggioranza della gente si adeguò passiva all'alternativa tra il consenso e la spirale di isolamento, denuncia, repressione. Così i tedeschi di allora – conclude il giornalista di Repubblica - marciarono alla guerra e alla catastrofe del 1945. I tedeschi di oggi non chiudono gli occhi, scelgono il monito della Memoria”.
E noi, in Italia?
Ma noi, in Italia, nella nostra notte fonda in cui tutte la vacche sono nere, abbiamo Giampaolo Pansa (nella foto).
Cioè, abbiamo anche Angelo Del Boca, grandissimo storico che è una vita che ci ricorda di quale ferocia siamo stati capaci, noi italiani, tra la Libia, l'Etiopia e i Balcani. Ma Del Boca, dalle nostre parti, non se lo fila nessuno, o quasi.
Invece Pansa... Ah, Pansa!
Un uomo scomodo, un uomo ostracizzato dall'intero sistema culturale del nostro povero Paese comunista per aver osato violare il sancta sanctorum del Pensiero Unico di Sinistra purtroppo dominante qui in Italia (povera, povera Italia!), un uomo costretto a pubblicare i suoi libri – libri che immancabilmente e inesorabilmente infrangono tutti quei tabù gauchiste che da noi hanno prodotto una “storiografia dimezzata” - per un editore di nicchia come Rizzoli.
È uscita da poco la sua ultima fatica ('fatica' si fa per dire, naturalmente: a Pansa certe cose vengono facili), I vinti non dimenticano, in cui l'eroico combattente, autore di pagine “che gli storici faziosi, quelli rossi, si sono sempre rifiutati di scrivere”, ci racconta, al solito, gli scannamenti operati dai crudeli comunisti in giro per l'Italia (ma solo a Nord di Roma, naturalmente: e fortunatamente) tra il 1943 e il 1945, e lo fa senza omettere nulla, nessun particolare, anche il più scabroso e grandguignolesco.
È uscita da poco la sua ultima fatica ('fatica' si fa per dire, naturalmente: a Pansa certe cose vengono facili), I vinti non dimenticano, in cui l'eroico combattente, autore di pagine “che gli storici faziosi, quelli rossi, si sono sempre rifiutati di scrivere”, ci racconta, al solito, gli scannamenti operati dai crudeli comunisti in giro per l'Italia (ma solo a Nord di Roma, naturalmente: e fortunatamente) tra il 1943 e il 1945, e lo fa senza omettere nulla, nessun particolare, anche il più scabroso e grandguignolesco.
Come faccio a sapere tutto ciò, visto che il libro non l'ho letto né mai lo leggerò?
Boh? Potrei rispondervi che frequento parecchio le librerie e Il sangue dei vinti mi è capitato di sfogliarlo parecchie volte (si può ben dire che l'ho letto, via: prosa elementarissima, aggettivazione per anime semplici, retorica moooolto scolastica, diciamo da prima media e non se ne parli più). Ora, siccome Giampaolo Pansa
(nella foto) è un vecchio bacucco, e come tutti i vecchi bacucchi tende a ripetersi, I vinti non dimenticano non può essere altro che una copia carbone de Il sangue dei vinti.
L'ha intuìto benissimo mia moglie che ieri sera mi ha chiesto: “E dopo questo suo ultimo libro Pansa che farà? Scriverà Giardinaggio con i vinti? In cucina con i vinti?”.
Non è male, come giochino, se ci pensate. Io, di mio, ci metto Alpinismo con i vinti; Lo Zen e il sangue dei vinti; Ginnastica aerobica con Jane Fonda e i vinti; Il linguaggio del tuo migliore amico. Guida all'interpretazione del comportamento del Golden Retriever, a cura dei vinti.
Metteteci anche voi qualcosa, volete? Poi spediamo tutto a Pansa che magari ce ne sarà grato.
L'ha intuìto benissimo mia moglie che ieri sera mi ha chiesto: “E dopo questo suo ultimo libro Pansa che farà? Scriverà Giardinaggio con i vinti? In cucina con i vinti?”.
Non è male, come giochino, se ci pensate. Io, di mio, ci metto Alpinismo con i vinti; Lo Zen e il sangue dei vinti; Ginnastica aerobica con Jane Fonda e i vinti; Il linguaggio del tuo migliore amico. Guida all'interpretazione del comportamento del Golden Retriever, a cura dei vinti.
Metteteci anche voi qualcosa, volete? Poi spediamo tutto a Pansa che magari ce ne sarà grato.
P.S.
Avrei anche potuto buttarla sulla ciàcola culturale, sapete? Ricordando, per cominciare, quanto scrisse nel 1980 Arnaldo Momigliano: “ciò che è nuovo nel nostro tempo è che esistono importanti correnti di pensiero che relativizzano tutti gli storici e li considerano meri esponenti di ideologie o, in modo ancora più restrittivo, di centri di potere. La storiografia viene dunque privata di ogni valore nella ricerca della verità”. (Sui fondamenti, pagina 65). E da qui, poi, fare tutto un discorso su...
Avrei anche potuto, dicevo: ma perché avrei dovuto? Giampaolo Pansa non è mica uno storico, dopotutto, e il fatto che un sacco di gente (gente di destra, in genere) pensi che lo sia, non fa di lui uno storico. Probabilmente Pansa (per tacer dei suoi lettori) avrebbe bisogno di Wikipedia per sapere chi era e cosa ha scritto Arnaldo Momigliano.
Avrei anche potuto buttarla sulla ciàcola culturale, sapete? Ricordando, per cominciare, quanto scrisse nel 1980 Arnaldo Momigliano: “ciò che è nuovo nel nostro tempo è che esistono importanti correnti di pensiero che relativizzano tutti gli storici e li considerano meri esponenti di ideologie o, in modo ancora più restrittivo, di centri di potere. La storiografia viene dunque privata di ogni valore nella ricerca della verità”. (Sui fondamenti, pagina 65). E da qui, poi, fare tutto un discorso su...
Avrei anche potuto, dicevo: ma perché avrei dovuto? Giampaolo Pansa non è mica uno storico, dopotutto, e il fatto che un sacco di gente (gente di destra, in genere) pensi che lo sia, non fa di lui uno storico. Probabilmente Pansa (per tacer dei suoi lettori) avrebbe bisogno di Wikipedia per sapere chi era e cosa ha scritto Arnaldo Momigliano.
Dunque, buttiamola pure sul ridere.
4 commenti:
Prima di tutto mi sono innamorata del Pansa nella prima foto e ti lascerò per scappare con lui.
Poi vorrei aggiungere "Trekking con i vinti", di Gilderoy Allock.
Vinti brava gente!
"Asterix e i Vinti"
P.s.: bentornata Yod!
Io mi aggrego con "Scusa ma vi chiamo vinti"..quando un format tira perche' mai cambiarlo? E concludo con un "fascisti su marte, con un "mene frego" dentro al cuor!"
Firmato
una sorella che scopre gli inglesi sbalorditi nel sentire che in Italia c'e' ancora gente che non si vergogna del fascismo..
E' partita la mostra sui vinti a Trieste. L'unica cosa che mi viene in mente, che associ 'vinti' a 'Trieste', e' un giochino che mi faceva mio nonno quando avevo sete:
- 77 hai 22!
Se(t) tanta set(t)e hai vin ti do!
Perche' a Trieste 'vinti' significa 20, ma non se lo ricorda nessuno.
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