Si sente dire sempre più spesso, nel Pd, che bisogna “ritornare ai territori”, “dare spazio ai territori”, “tornare a parlare di politica a partire dai territori”, “ritornare in sintonia con i territori”, “misurarsi di più e meglio con le esigenze dei territori”, “misurarsi con le domande di innovazione che emergono dai territori”, “tornare a essere il punto di riferimento delle vertenze territoriali e di settore e rilanciare proprio nei territori e nelle categorie una nuova immagine della nostra politica”, “inaugurare un percorso di ascolto e partecipazione dei territori”, “inaugurare un percorso di ascolto e partecipazione sui territori”, “coinvolgere i territori nelle scelte”, “mettere al centro i territori”, “ritornare a discutere con i territori”, “ritornare a discutere nei territori”, “ritornare a discutere sui territori”, “strutturarsi nei territori”, “strutturarsi sui territori”, “puntare ai territori per far crescere il Pd”, “puntare sui territori per far crescere il Pd”, “valorizzare i territori”, “realizzare il pieno coinvolgimento dei territori nella partecipazione alla governance del partito”, “ascoltare i territori”, “aprirsi ai territori”, “essere, come partito, vicini ai territori”, “organizzarsi per un Partito democratico dei territori”.
Sul vocabolario, immediatamente dopo territorio, vengono terrizione (che sarebbe la minaccia formale di tortura con cui gli inquisitori spaventavano l'imputato o il testimone), terrone (pop. spreg. Persona originaria dell'Italia meridionale, detta tèrra màtta o ballerina in quanto soggetta a terremoti) e terronia (pop. spreg. Italia meridionale). Poi c'è terrore, dal latino terrŏr, ōris, deriv. di terrēre, “atterrire”.
E il cerchio direi che si chiude perché, con ciò che atterrisce, siamo ritornati in qualche modo al Pd.
Sul vocabolario, immediatamente dopo territorio, vengono terrizione (che sarebbe la minaccia formale di tortura con cui gli inquisitori spaventavano l'imputato o il testimone), terrone (pop. spreg. Persona originaria dell'Italia meridionale, detta tèrra màtta o ballerina in quanto soggetta a terremoti) e terronia (pop. spreg. Italia meridionale). Poi c'è terrore, dal latino terrŏr, ōris, deriv. di terrēre, “atterrire”.
E il cerchio direi che si chiude perché, con ciò che atterrisce, siamo ritornati in qualche modo al Pd.
7 commenti:
ai dimenticato il top: "radicarsi sul/sui nel/nei territorio/i"
Con tutti i sinonimi di "radicare" (ed eventualmente di "radicamento")
Vuoi mettere?
vigi
col copia incolla mi è saltata la H iniziale. sorry
vigi
Un ritorno alla terra.
E' quello che suggerisco anch'io... nel senso di andare a zappare, però!
Il nuovo che "avanza".
Nel senso che, alla fine, nessuno lo prende, come certi orridi tramezzini che tutti lasciano sul tavolo delle festicciole aziendali.
E della figuraccia di Franceschini coi finiani ne vogliamo parlare?
Pangloss continua a ripetere a Candido che “questo è il migliore dei mondi possibili”, e Candido gli dice “E’ vero, però dobbiamo coltivare il nostro orto.”
Come diceva l'amico Zoro: "Fassino nun schioda, D'Alema nun schioda, Franceschini nun schioda,... piu' radicati sul territorio di cosi'..."
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