lunedì 4 agosto 2008

Andrea si è perso e non sa tornare

Numero speciale di XL dedicato a Pazienza, in omaggio con la Repubblica (si vede che XL, solo soletto, vende pochino).

Torna fuori, qualche volta, la definizione di Andrea Pazienza come rockstar del fumetto. E' una suggestione che dobbiamo tutta a lui e non a qualche critico particolarmente immaginifico: una volta la mise in bocca a Colasanti (e adesso non sto a spiegarvi chi sia, 'sto Colasanti. Se lo sapete, bene. Sennò, arrangiatevi) che stava sfogliando un numero di Frigidèr davanti ad un'edicola.
Nell'aprile del 2005, nella mia città (vabbé, città... Insomma), si tenne una mostra dedicata a Pazienza. Il titolo, ça va sans dire, era il seguente: Andrea Pazienza - Segni e memorie per una Rockstar.
L'assessore alla cultura allora regnante era tal Stefano Piredda...
In concomitanza dell'evento (dovete sapere che 'evento' è una parola molto usata dagli assessori alla cultura, in Italia) venne edito un bel volume, impreziosito anche da alcuni inediti del Paz, ma concepito soprattutto come raccolta di omaggi da parte di un sacco e una sporta di autori contemporanei che risposero all'appello dell'incredibile associazione culturale di appassionati del fumetto denominata ARTeFUMETTO (sodalizio che - da qualche tempo - collaborava con l'Assessorato alla Cultura della città di M. Anzi, che pensava e realizzava una cifra di cose per l'Assessorato in questione, al quale poi non restava altro che metterci sopra qualche soldino. Cose che possono capitare, in effetti, alle incredibili associazioni culturali di appassionati del fumetto se appena appena un assessore alla cultura che ama leggere i fumetti attraversa loro la strada. Che culo, eh?), autori contemporanei risposero all'appello, dicevo, e contribuirono all'impresa con disegni o scritti originali, ispirati a ricordi personali (quelli che l'avevano conosciuto, Andrea) e ad impressioni personali, e più in generale a brividi e batticuori, a fuochi d'artificio e d'artiglieria pesante: testimonianze tutte di un amore implacabile per l'arte immensa del grandissimo disegnatore (e narratore, ostia. E narratore!).

Ci si misero in tre, sul volume - gli incredibili Fabio Doria, Roberto Franco e Mauro Paronitti - e il risultato fu eccellente: parteciparono, tra gli altri, Davide Toffolo, Roberto Baldazzini, Davide Fabbri, Mario Alberti, Vittorio Giardino, Luca Enoch, Giuseppe Palumbo, Sergio Staino, Jose Muñoz, Francesco Tullio-Altan, Giancarlo Alessandrini, Aleksandar Zograf, Bruno Brindisi, Nicola Mari, Miguel Angel Martin, Danijel Zezelj, Massimo Giacon, ecc... ecc.. ecc..., che produssero (brutto verbo, 'produssero': 'esplosero' va meglio. O magari 'baciarono') un disegno, e Renato Barone, Gianni Brunoro, Pablo Echaurren, Cinzia Leone, Daniele Brolli, Moreno Miorelli, che invece realizzarono (o concessero di ripubblicare, per l'occasione) degli scritti.

E insomma, all'inaugurazione della mostra vennero anche i fratelli di Andrea Pazienza, Michele e Mariella.
E la madre.
Le chiesi cosa le sembrasse, della mostra.
Mi rispose che la trovava molto bella, "ma sa, io non riesco a pensare ad Andrea come ad una rockstar. Andrea, per me, è il ragazzo che si addormentava sul treno e che poi telefonava a casa, da chissà quale stazione, perché lo venissimo a prendere".

5 commenti:

tic. ha detto...

P.S.
Non me lo scordo finché campo.

Unknown ha detto...

Adesso mi scapperà uno di quei discorsi da cinquantaquattrenni vecchietti rancorosi e rompicoglioni. Però io (e quelli come me) che rimasero folgorati da Paz nel 1977 e che lo seguirono affascinati per anni, ridendo e commuovendosi, sempre più rapiti dalla sua arte che cresceva di opera in opera, di vignetta in vignetta, di tavola in tavola, di fumettaccio in fumettaccio, di racconto in racconto, di libro in libro, di copertina in copertina, noi che ci mettemmo a piangere di rabbia e di dolore quella mattina che leggemmo su Repubblica che Andrea era morto (non te l'ho mai perdonata, Andreanza!!), noi che abbiamo in libreria fascicoli vecchi e ingialliti...beh, a noi questa moda del Pazienza rockstar comincia a spazientirci. Così come (per fare un altro esempio) a me che seguo Philip Dick da quand'ero ragazzino e mio papà mi passava Urania e Galassia e a P.K.D. (fuori dall'ambiente della fantascienza) non lo filava nessuno ma proprio nessuno...queste smielate lodi tributategli da tanti criticonzoli mi danno i nervi. E così (altro esempio) le sviolinate che certi ambienti rifilano allo Stephen King di adesso (dopo averlo ignorato quand'era una forza della natura). E intanto perfino IL SECOLO D'ITALIA cerca di impossessarsi di Paz! Del nostro Paz! Che nella prima tavola pubblicata (l'incipit di Penthotal) rievocava un'aggressione fascista a Bologna.
E purtroppo Andrea Pazienza non può sbeffeggiare tutti questi criticonzoli con qualche storia delle sue. E chissà che fine ha fatto anche il cane Astarte. E Zanardi? E adesso smetto se no mi viene su il magone. http://lucianoidefix.typepad.com/

tic. ha detto...

Astarte...
Una della cose (la cosa?) più belle che scrisse.
Come UNA QUESTIONE PRIVATA, di Fenoglio, una storia incompiuta.
Una rabbia.

Quando morì Andrea Pazienza fu mio padre a venirmelo a dire.
Piansi tutta la mattina.

Unknown ha detto...

C'avrei giurato che anche sulla QUESTIONE PRIVATA fenogliana siamo d'accordo.
Io invece seppi della morte di Andrea a casa della mia amica Gea: ero andato a trovarlo, avevo preso Repubblica per lei e per me e leggere la notizia fu come puoi immaginare.
(E uno dei rimpianti della mia vita resta questo: per il primo libro che ho pubblicato, con la Gammalibri nel 1984, un'antologia collettiva curata da me...racconti di fanta-rock...con alcune firme abbastanza note...Curtoni Cavazzano Arona...avevo pensato a un fumetto di Paz. Lui era disponibile ma per l'editore il prezzo era troppo alto e così l'ipotesi finì nel nulla. Peccato peccatissimo) http://lucianoidefix.typepad.com

Unknown ha detto...

Rettifica: Gea ero andato a trovarlA.