lunedì 22 giugno 2009

Un poeta è un poeta è un poeta

Ci ho pensato e ripensato per un bel po', a cosa scrivere in questo post. L'ispirazione latitava, diobono se latitava! S'era nascosta in chissà quali plaghe de lo cielo, la maledetta... Ma ecco, in autostrada, di ritorno da una gitarella sui Colli Euganei - tra Arquà, dove visse i suoi ultimi anni il sommo Petrarca, ed Este, che tanto cara fu a Shelley e Byron – ecco giungermi, improvvisa, una folgorazione!!!
Vi parlerò del poeta triestino (proprio come Saba!) Igor Gherdol, cari lettori. Anzi, farò di più: lascerò che sia soprattutto lui a parlare di sé. D'altra parte, egli parla sempre molto volentieri di sé.
Dal suo sito internet (http://www.igorgherdol.com/) apprendiamo che l'uomo nasce a Trieste il 30 maggio 1979 (e diciamolo pure: data fatidica quant'altre mai, il 30 maggio! Giorno che vide Giovanna D'Arco morire bruciata sul rogo a Rouen, nel 1341, ma anche nascere - nel 1955, a Gainesville - Aurelian Smith, straordinario wrestler statunitense meglio conosciuto con lo pseudonimo di Jake 'The Snake' Roberts) e che si è diplomato in elettronica industriale come tecnico delle industrie elettroniche, specializzandosi poi nel campo delle automazioni e conseguendo l'attestato di qualifica come tecnico della sicurezza. La sua prima raccolta poetica esce nel 1996 e si intitola Poesie bizzarre.
Trattasi di componimenti ancora acerbi ma il talento proteiforme e la zampata imperiosa del grande poeta già si intuiscono. Si prendano come esempio i versi, straordinariamente profondi, de Il cane (Dicono; il miglior amico/ di noi, noi uomini./ Certo lui si,/ noi invece no.// Questo capita quando/ noi lo trattiamo male./ Quando lo abbandoniamo./ Dove? Per le strade.// Noi siamo troppo egoisti./ Ci fa piacere d'inverno,/ d'estate poi l'abbandoniamo./ E lui povero finisce male.// Le bestie ragionano, noi no./ Non ci piace questo?/ Allora trattiamolo bene/ e con lui tutti gli animali.) e quelli filosofici, stricto sensu, de Il tempo, meditazione scopertissima (e quanto dolente!) su Agostino di Ippona (Il tempo vola e va./ Le ore passano, / i giorni passano,/ i mesi passano,/ gli anni passano,/ e noi non ce ne rendiamo conto.// (...) Come vola il tempo?/ Mi sembra ieri, quand'ero ragazzino./ Così la vita continua./ E come continua, con noi?/ Si. Con noi o senza di noi.// Vi sembra giusto questo? Domanda difficile vero?/ Io non saprei rispondere.// Questo spetta a voi./ Voi dovete rispondere/ e poi riflettere,/ riflettere della propria vita.// Il tempo alla fine vola e va;/ e nessuno mai lo fermerà) e vi faccio solo notare, en passant, che alla fine dell'ultimo verso Gherdol NON mette il punto fermo: suprema finezza stilistica, questa, a significare l'assoluta impossibilità per gli uomini di placcare il tempo che vola, inesorabile, verso quella sporca, ultima meta...
Igor Gherdol smette d'essere un poeta implume per spiccare sicurissimo il volo dal nido già con la sua seconda raccolta di versi, Attimi...
Diciamolo con Croce, perché qui don Benedetto cade proprio a fagiuolo anziché no: “pura intuizione, rappresentazione ingenua della realtà, rappresentazione del sentimento, liricità e intonazione personale sono (...) tutte formole equivalenti e definizioni tutte dell'attività estetica e dell'arte”. Tutto ciò, ma proprio tutto tutto tutto, lo troviamo inverato in Attimi...
E se l'arte è intuizione allora la domanda che dobbiamo farci è: cosa intuisce, Igor Gherdol?
E, orpo di bacco, così ci rispondiamo: nel suo senso più profondo la creazione poetica è vertiginosa intuizione del nulla! Direbbe Giovanni Chimirri che “la creazione, qui, è il riconoscimento dell'esistenza di Dio che pone in essere (in esistenza) qualcosa dal nulla (da alcunché di preesistente), nonché il riconoscimento della dipendenza totale e conservazione del mondo da parte di Lui come Causa unica, prima ed assoluta”.
L'Igor Gherdol poeta cristiano (cattolico romano, of course) esce dalla poesia Stato miracoloso come un Cid Campeador lanciato alla carica, ventre a terra, contro gli infedeli: Cuore non prova dolore,/ occhio non vede,/ orecchio non sente,/ mente non riproduce.// Attimi atroci,/ gelidi scorci/ tra futuro e/ passato...// Il tutto ed/ il nulla assoluto.// Cerco il senso,/ rimiro il vuoto/ apparente...// Il vacum/ contiene una luce,/ lampo apparente.../ Risveglio improvviso./ Stato miracoloso.
E, sempre in tema di miracoli, eccolo rivolgersi accoratamente all'amatissima nonna defunta: Vengo a trovarti,/ posso parlarti,/ un po' rinfrescarti.../ Smettere d'amarti/ nonna però, non/ posso davvero!
Solo Dio salva, nella Weltanschauung gherdoliana: Adesso sono qui/ ma non so domani./ Devo pregare Dio/ e sperare di restare.// La vita è meravigliosa/ poveraccio chi non lo sa,/ dovrebbe apprezzarne/ i lati belli/ e quelli brutti,/ perché grazie a Lui,/ Lui, Dio che l'ha data,/ adesso siamo qua.
Il demonio è sempre in agguato, come in Massacro totale (Occhi di tigre/ incutono terrore./ Spaziano la savana), ma i puri di cuore, gli innocenti come il poeta, possono salvarsi perché sanno che breve è la vita, tutto un percorso/ di gioie e dolori, e che bisogna ringraziare il Signore d'ogni bellezza, di/ qualsiasi cosa successa,/ bella o brutta/ che sia.
Questi versi di altissimo, purissimo sentire fanno da battistrada al più alto componimento poetico di Gherdol, la lirica dedicata al buon Papa Giovanni Paolo II (santo subito!).
Come ha scritto S.E. il vescovo Eugenio Ravignani nella prefazione a Giovanni Paolo II e Trieste,

“"Perché un giovane di 26 anni ti scrive dopo la tua morte?" Igor Gherdol scrittore già noto ed affermato, così si rivolge a Giovanni Paolo II, e si dà risposta: "Tu lo sai il motivo. Gradirei che le mie umili parole girassero il mondo e tutti potessero ricordare chi eri, quanto eri buono, quanto hai fatti per la mia vita". Sceglie la forma filiale, affettuosa e confidenziale, per una lettera che vuol indirizzare "al suo papa". È, più che uno scritto, un colloquio, a cuore aperto, ricco di sincere espressioni di amore. Ed è proprio l'amore che traspare da ogni parola ad assumere spesso venatura di autentica poesia e a rendere comprensibile, e, se del caso, perdonabile, qualche eccesso di devozione, come quando nel Papa egli vede "Dio nostro Signore sceso in terra per purificare il mondo dall'oscurità dei nostri peccati" e confessa al Papa il desiderio e la sua attesa che "quella umile bara si aprisse e tu resuscitassi come Nostro Signore"”.

In-cre-di-bi-le Gherdol nei primi quattro versi del carme, confidenziale quasi come il miglior Fred Bongusto: Ciao Papa Giovanni/ Paolo II,/ ciao caro/ il mio Papa; letteralmente da brividi, poi, quando evoca per tutti noi lo spirito del buon Papa (santo subito!): Io lo so che ci sei, che sei qui/ con noi, che ci stai/ osservando, ascoltando, che/ stai parlando con Dio...
Perciò bene ha fatto il sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza (santo subito!), a conferire a Igor Gherdol il sigillo trecentesco della città di Trieste il 29 giugno del 2007: un riconoscimento (per quanto mi riguarda stra-me-ri-ta-to!) a un artista che, a soli ventotto anni, aveva già, pensate, ben quindici pubblicazioni al suo attivo (cioè un grande quantitativo, come direbbe l'avvocato Ghedini). E mica si è fermato al sigillo trecentesco, il sindaco Di Piazza: noooo... Egli ha voluto infatti consegnare a Gherdol, nel maggio di quest'anno, pure una ricca targa in occasione dei 15 anni trascorsi dagli inizi della sua prolifica attività letteraria, quale riconoscimento “per l'impegno e la passione profusi”.
Il modo migliore per avvicinarsi all'arte gherdoliana è, a tutt'oggi, Diamante, uscito per i tipi di THE BOOPEN EDITORE, Napoli, nel 2008.
Gherdol lo presenta così: “Un librone di ben 787 pagine che raccoglie più di mille pensieri, più di mille scritti, tra poesie, racconti, romanzi, pensieri e saggi. Tutto quello che ho scritto da quando avevo 16 anni, fino ad oggi che ne ho 29”.
Questo il testo che si trova in quarta di copertina, sempre a firma del poeta:
Cari amici, quante la mia penna ha inciso nero su bianco quello che il mio cuore le dettava. Sarei molto felice sapendo che voi avete apprezzato almeno una frase, un verso di un mio scritto. Spero ciò sia accaduto. Negli anni passati mi sono accorto che una prefazione non dev’essere troppo lunga, altrimenti vi stancherebbe cari amici, quindi sarò sintetico o quasi ermetico. Nella vita, durante il percorso di essa s’impara molto, si vengono a conoscere molte cose che magari il giorno prima s’ignorava l’esistenza. Ho capito molte cose, mi sono state insegnata altre e con umiltà ho deciso d’impararle. In questo mio scritto cercherò di trasmettervi qualche piccola emozione da me goduta in questo periodo. Spero sia di vostro gradimento.
Non vi tedierò ad oltranza, vi lascio tra l’odore della carta e dell’inchiostro, freschi entrambi di stampa. Buona lettura.
E qui vi lascio anch'io, cari lettori (non vorrei mai tediarvi ad oltranza), e dedico questo mio povero post a chi pensa che la vita letteraria triestina contemporanea sia solo Claudio Magris, Boris Pahor o, che so? Pino Roveredo. Errore! C'è anche Igor Gherdol.
Ho bisogno di successo/ d'esser desiderato// Voglio che il mio/ “io” sia apprezzato (da Abbisogno, in Attimi...).



P.S.
La dodicesima fatica di Igor Gherdol si intitola Tsunami (il sole risorgerà...). Il poeta tiene particolarmente a far sapere che il suo libro è stato “pubblicato prima del terribile evento accaduto nell'Est Asiatico”. Una profezia, quindi, quella di Gherdol? Non ci sarebbe davvero niente di cui stupirsi.

Come scrisse Apollinaire, “certi uomini sono colline/ che si levano tra gli altri uomini/ e vedono da lontano tutto l'avvenire/ meglio che se fosse presente/ più limpido che se fosse passato”.

39 commenti:

Mammifero Bipede ha detto...

Ma come, nemmeno una parola su Sandro Bondi? Andiamo!
L'uomo che, solo, dopo D'Annunzio può aspirare al titolo di "Sommo Vate(r)"...
:-P

Unknown ha detto...

Ho riso come poche volte negli ultimi tempi.
Il punto però è: mi sorge un dubbio, leggendo il tuo superlativo post. A tutti sarà chiaro che di ironia trattasi?

tic ha detto...

Ma non è ironia!
Io AMO quest'uomo!

Unknown ha detto...

Anche a me il corpus (inteso in senso letterario) gherdoliano piace moltissimo. Posso confermare che la declamazione ad alta voce delle sue pagine ha allietato serate già liete e ha vivacizzato serate che languivano. E devo confessare che oggi andrò a comprarmi il volumone con la sua opera omnia. Costa uno sproposito (sui trenta euri), però vuoi mettere la soddisfazione di collocare in libreria il Merdinianetto (garantisco che non l'ho fatto apposta: la "d" mi è proprio scappata) di Gherdol a fianco dei Meridiani di Montale Giudici Caproni Saba Bertolucci Dickinson?

Anonimo ha detto...

Bravo Tic. Anch’io non ho riso per niente leggendo questo splendido articolo sull’arte poetica. Condivido, ed ho sperato fino in fondo, la quasi assenza di ironia. Gherdol è una figura drammatica ed i suoi scritti andrebbero maggiormente diffusi. Andrebbe insegnato all’università. Se la portata delle cose scritte la si misura dagli effetti che produce, ebbene egli produce sgomento profondissimo e perdita di orientamento, la terrificante impressione che il linguaggio, mezzo principale per raggiungere la conoscenza, possa anche contenere il vuoto. Luciano delle volte spende troppi soldi in libri di cui non ha bisogno. Mi riferisco a Montale e gli altri ovviamente!

Ps. Erano anni che inutilmente attendevamo un articolo serio su Gherdol, oggi sto un po meglio.

Roberto

Unknown ha detto...

Bello, il witz di Anonimo su Montale.
L'opera di Gherdol (su cui si potrebbe organizzare un convegno per discutere della letteratura autoprodotta, del rapporto poesia/premi, dell'incompetenza degli amministratori pubblici) raggiunge vette (o pianure, o abissi) di banalità che anche mettendosi a tavolino sarebbe difficilissimo riprodurre. A volte l'assenza di talento è tale da suscitare stupore prima ed entusiasmo poi.

tic ha detto...

Per me è un genio. Indiscutibilmente.

Unknown ha detto...

Parole forti.

Anonimo ha detto...

Il suo libro “Viaggiare dentro se stessi” mi fa venire in mente il grande Jules Verne.

Roberto

Unknown ha detto...

Se mi permetti lo sbracamento:
"Ventimila seghe sotto la mare".
TIC!!! Se è troppo osceno, censura pure.

yodosky ha detto...

Come diceva Picasso: se non è oscena, non è arte.

Cosa che si può dir anche dell'opera del nostro, mi pare...

tic ha detto...

L'opera del Nostro è qualcosa di sublime. Ho detto!

Unknown ha detto...

Non ho dubbi che, lanciato adeguatamente dai media, Gherdol diventerebbe una star, oltre che il poeta (poeta...diciamo "pubblicatore di parole in rima") più venduto in Italia. D'altro canto, se si guarda al numero dei coperti e degli scontrini fiscali emessi, Mac Donald sarebbe il ristorante di gran lunga più apprezzato.

diogene ha detto...

Ma come? Fiumi d'inchiostro su questo modestissimo Gherdol!
Mentre, colpevolmente, il nostro Tic ci ha nascosto la grandezza di un vero vate, un vero poeta: Giorgio Qualizza.

Vergogna!

Adespoto ha detto...

Non ho ancora letto il post, lo leggerò con calma stanotte, credo...
Però posso già dire che sei un uomo crudele... ;-)

Zimisce ha detto...

A me "viaggiare dentro sé stessi" riporta alla mente proprio le poesie dell'immenso Qualizza, citato dal puntuale Diogene. Penso in particolare a "verme nella pancia".

E poi scusate l'ardire, ma mi cimento e provo a gherdoleggiare un po'. Senza ambire alle vette del Maestro, ovviamente.

io, sono
sento nel fondo,
dell'anima,
che,
il giorno
la notte
solo nel cuore,
trovano il senso
dell'amore



di Dio.

yodosky ha detto...

Per favore! Non si pensi nemmeno a paragonare il Sommo ad altri compositori che pur avendo dalla loro un certo quid poetico non possono certo ambire alle vette gherdoliane. Lo dimostra il fatto che, mentre in loro la vis poetica solo sporadicamente!, si affaccia tra i versi, in Gherdol essa è la costante e l'architrave dell'intera sua produzione. Per creare un "verme nella pancia" o "un rutto" ci vuole talento, sì, ma son solo bagliori nella penombra, mentre la vera poesia si può riconoscere solamente nel Tutto.

E peraltro, su Faccialibro Gherdol ci ha ringraziato delle nostre modeste lodi. Ora la mia vita ha un senso.

Unknown ha detto...

Ieri ho cercato in quattro librerie il volumone (quasi settecento pagine) con l'opera omnia (finora) di Gherdol. Purtroppo nessuno l'aveva. E non è nemmeno chiaro se il titolo sia "Diamante" oppure "The writer of sweet sweet heart".
Comunque non demordo.

Anonimo ha detto...

Ho riempito una botte di pipì: CHE MINZIONE & CHE RISATE, RAGAZZI. Grande TIC con la T maiuscola:un poeta nel poeta, direi.Liam

Unknown ha detto...

Il pezzo di Tic mi ricorda (complimentone!) un saggio di Umberto Eco su "Tre civette sul comò". Sfoggiando filologia e bibliografia, attraverso analisi dotte e multidisciplinari, con stile accademico e comicamente impassibile, studiava a fondo quei versi. L'effetto era irresistibile.
Ecco perchè penso che, a Eco, piacerebbe il pezzo di Tic su Gherdol.

diogene ha detto...

Scherzate, scherzate, continuando così Gherdol diventerà segretario del PD...

Per fortuna solo io e il bizantino sappiamo riconoscere la vera poesia.
"Verme nella pancia"... Si, quella è introspezione. Pubblicala, caro Tic.

Mammifero Bipede ha detto...

Ammetto (mea culpa) che nello scrivere frettolosamente il primo commento non avevo letto il post nella sua interezza, ma ora che l'ho fatto... non so davvero se ridere o piangere.
O meglio, più che piangere, rimpiangere... la sonora arte del "pernacchio", che sola avrebbe consentito al Gherdol di non sprecar tempo a vergare 700 e passa pagine!

Però è sconfortante... sono convinto che un secolo fa perfino i popolani più beceri avrebbero facilmente saputo distinguere cosa fosse poesia e cosa no. Il declino avanza al galoppo.

Anonimo ha detto...

"Amici miei" iè fa na sega al Tic....Liam

Anonimo ha detto...

bravo il TIc: è uno scopritore di TALENTI! Liam

tic. ha detto...

Gherdol è lassù. In alto.

Unknown ha detto...

Tic usurpa il merito? Gherdol gliel'ho fatto scoprire io. In compenso (Tic che è persona generosa) mi ha fatto conoscere i versi di Giorgio Qualizza.

Anonimo ha detto...

Si è vero, confermo. Luciano ha contagiato centinaia di persone con la passione per Gherdol, ha comprato e regalato non so quanti libri contribuendo alla sua fama (di Gherdol) anche grazie a un intenso passaparola, e probabilmente causando perplessità nell’autore “pseudo sconosciuto” quando avrà esaminato il report delle vendite con inauditi picchi verso l’alto. Credo che egli (il vate) sia l’autore maggiormente acquistato dal pazzo Luciano.

Roberto

Unknown ha detto...

Roberto (sospetto la sua identità completa) ha ragione solo in parte. E' vero che io, da anni, diffondo la poetica gherdoliana con ottimi risultati (mai conosciuto nessuno che riesca a non ridere entro la fine della prima poesia scelta a caso). Però è falso e calunnioso che io abbia acquistato grandi quantitativi delle sue opere. Infatti sono perfettamente consapevole che un aumento delle vendite sarebbe causa di un aumento dell'ego dell'autore. oltre che la conferma (per lui) della bontà dei suoi testi. Suggerisco perciò di passarsi i testi in questione in modo orale, come all'epoca degli antichi greci (o dei leghisti).

Anonimo ha detto...

Infatti Luciano credo sia combattuto tra il piacere di diffonderlo ed il timore che egli possa diventare troppo famoso. Non credo tuttavia che il buon Igor si renda conto di quali aspetti della sua poetica troviamo così incantevoli ...

roberto

yodosky ha detto...

No. Vi assicuro che non lo capisce. Su Faccialibro lo abbiamo sbeffeggiato sul suo profilo, dicendogli che Dio aveebbe scritto la sua poesia sul papa, che leggendola ci sono "arrampicate le lacrime agli occhi", e lui ci ha risposto "Grazie a voi".

Unknown ha detto...

Roberto coglie perfettamente nel segno: io sono combattuto tra il perverso piacere di diffondere tra amici l'ilarità, il timore di alimentare nell'autore l'insana idea che lui sia dotato di talento, un vago senso di pietas nei confronti di chi non si rende conto di scriver male, la curiosità di vedere fin dove arriveranno i riconoscimenti ufficiali, una certa qual vergogna a sghignazzare sull'assenza di talento, l'impulso (illuminista? Presuntuoso?) di telefonargli per dirgli la verità sulla sua opera.

tic ha detto...

La cosa bellissima, per me, sono i riconoscimenti ufficiali.
Le targhe. I sigilli.

Ricordo con nostalgia quando, da assessore alla Cultura della città di MOnfalcone, venivo avvicinato da gente che mi proponeva la sua candidatura a una serata di letture: "Io scrivo poesie, sa? Le potrei presentare alla cittadinanza?".
Una volta mi capitò una signora che, seria seria, mi sottopose un suo carme su Irene Pivetti in rima alternata.
Son cose. Son soddisfazioni.
Purtroppo, non fui mai avvicinato da Igor Gherdol.

Tra parentesi: secondo me voi siete solo gelosi del suo incredibile talento.
Vi ha premiato, qualche volta, il vostro sindaco? No?
E allora, circolare! Circolare!

Anonimo ha detto...

Yodosky sei perfida ... di Luciano già sapevo

roberto

Unknown ha detto...

Roberto, ti devi rassegnare 8o adeguare): questo blog è frequentato da persone culturalmente cattive. Uomini e donne che magari rischierebbero la vita per salvare un gattino o per aiutare una vecchietta ad attraversare la strada, ma che non hanno alcuna pietas verso le spocchie e le presunzioni "artistiche".

yodosky ha detto...

Parole sante.

Ehehehehhe.

Fabio Montale ha detto...

Come direbbe "Dante":

un insomma poeta

tic. ha detto...

Immane, Gherdol! Immane!

Anonimo ha detto...

Il mio appunto sulla vostra perfidia, non era un appunto ma bensì un riconoscimento … come per dire: incantato dalla vostra perfidia. Appunto. Non sia mai. E che diamine. Viva Gherdol.

roberto

Unknown ha detto...

Comunque, gira e volta, il volumone con l'opera omnia non si trova in libreria. Bisogna ordinarlo (mi sa) direttamente nel sito della casa editrice (anzi "della casa stampante")