martedì 29 luglio 2008

Febbre da costi



Dopo che venerdì scorso il quotidiano Il Piccolo ha riportato i dati del rendiconto di gestione del Comune di M. (il mio paesello) per il 2007, dai quali risulta che la gestione del teatro comunale è in disavanzo (circa 450mila euro: a fronte di 964.787 euro di spese, le entrate si sono fermate a 533.929 euro, per una copertura pari al 55%. Di solito il disavanzo sarebbe molto più contenuto: quest'anno hanno inciso sul consueto “rosso” gli ammortamenti dei mutui accesi per effettuare certi lavori di ristrutturazione dell'edificio), quella della galleria espositiva pure (tutte le mostre sono ad ingresso libero) e quelle del servizio Informagiovani e degli impianti sportivi invece anche, l'assessore al bilancio ha dichiarato di aver messo in atto una verifica complessiva dei conti dell'ente per “tentare di effettuare maggiori economie”.
Com'era prevedibile, la destra locale (Forza Italia più Lega, essendo AN passata a miglior vita) non si è fatta sfuggire l'occasione per, come direbbero i giornalisti veri? Insorgere? Ecco...
Secondo il coordinatore comunale di Forza Italia, Giuseppe N., spendere in cultura è uno spreco: casa, sicurezza (anzi, maiuscolo 'Sicurezza': come vuole lo zeitgeist), offerta sanitaria (sic), manutenzione delle strade, dovrebbero costituire le “pietre miliari” della strategia amministrativa dell'ente locale. Altro che buttar via soldi in cultura!
Per il maschio Alfa della Lega Nord de noantri, invece, la cultura “seriamente gestita” è importante. Peccato, quindi, che chi governa (chi ha governato?) la città di M. faccia del clientelismo: “A incidere veramente sui bilanci è la cultura quale bacino di voti elettorali. Eliminati questi approcci e iniziative discutibili sul piano qualitativo, il comparto ne guadagnerebbe in termini di livello delle programmazioni e delle attività culturali, ma anche sotto il profilo dell'equilibrio finanziario”. Ovviamente non si dice chi siano (siano stati?) i vituperatissimi clientes, gli amici degli amici. Non si fanno nomi, manco uno. Il boss leghista – solitamente assai facondo, ma per l'occasione alquanto sibillino - dice che sta ancora attendendo una risposta dal vecchio assessore alla Cultura del comune di M., dimessosi nell'ottobre scorso (che poi sarei io...), “circa il rendiconto delle spese in ordine alle manifestazioni culturali”. E termina in gloria, sfolgorante in soglio: “Finora si spendevano soldi anche per iniziative dubbie e poi si batteva cassa. Ma ora la musica è cambiata” (in effetti s'ode, in sottofondo, La cavalcata delle Walkirie).
Eh... E' dura.
La Destra della mia città non conosce (o forse non sa riconoscere) quella legge economica che si chiama “febbre da costi” e che vuole che nella sanità ed in alcuni particolari settori dove non sono possibili, per ragioni strutturali, grandi incrementi di produttività, i costi siano destinati nel tempo a crescere più del PIL e dell'inflazione.
E' stato William Baumol, un grande economista americano, ad aver parlato per primo della febbre da costi (che per questo motivo viene chiamata anche “malattia di Baumol”).
La scoperta di Baumol partì casualmente (come spesso accade, per le grandi scoperte. Colombo doveva saperne qualcosa. Sto parlando naturalmente di Cristoforo, non del tenente: lo dico per quei leghisti che, eventualmente, potrebbero trovarsi a leggere quello che scrivo), partì casualmente, dicevo, da un'analisi sui costi delle prestazioni artistiche dal vivo con la ovvia constatazione che un quartetto di Mozart della durata di mezz'ora, eseguito nel XVIII secolo, richiedeva un tempo di arpeggio assolutamente uguale a quello odierno: e tutto ciò senza che si sia verificato neppure un minimo incremento di produttività mentre, in quasi tutti i settori, questa nel frattempo è cresciuta in maniera esponenziale.
D'altro canto, però, i salari degli orchestrali hanno seguito quelli del resto dell'economia e possono essere corrisposti se e solo se la società accetta di finanziare i concerti con un'aliquota della produttività accumulata in altri settori.
Questo stesso paradigma l'ingegnoso signor Baumol l'ha poi applicato a tutti quei settori dove il lavoro si identifica con la prestazione stessa e non può che parzialmente essere sostituito da macchine: in particolare, reggetevi forte, la sanità, la scuola, i servizi alla persona, il restauro. Tutte cose che dovrebbero (mi vien da ridere...) esser care alla Sinistra (vabbé: a quello che ne rimane, dai...)
Nella sanità, ad esempio, il progresso tecnico è volto NON a sostituire il lavoro, ma a supportarlo meglio (affinché possano essere conseguiti risultati terapeutici sempre più soddisfacenti, ça va sans dire) e implica per forza di cose un aumento dei costi del servizio (eh, già: un aumento dei costi. Pensate un po' che orrore) dovuto alla continua ricerca di tecniche di avanguardia e all'introduzione di nuove possibilità di cura.
Occorre, quindi, che la società sia disposta a riproporzionare la spesa collettiva a favore dei servizi sanitari.
Certo, non bisogna rinunciare a combattere sprechi ed inefficienza, ma rifiutarsi di seguire la Destra lungo la via del progressivo smantellamento della sanità pubblica, questo sì, questo bisogna farlo.
Però - ahi, ahi, ahi - si dà il caso che il Centrosinistra, in questo povero Paese, chissà perché, insegua spesso e volentieri la Destra in quelli che sono i suoi territori di caccia. E' avvenuto di recente anche nella città (città si fa per dire) di M., con la ormai leggendaria Questione Sicurezza. Si spera non avvenga ora con la Cultura, in nome delle altrettanto leggendarie compatibilità di bilancio.
Bisognerebbe rispondere qualcosa, a 'sti signori, in effetti: magari non tanto a Forza Italia, che dei servizi culturali farebbe a meno volentieri - questa cosa, in ogni caso, l'ho sentita dire di recente, nel corso di una riunione di partito, pure allo stravagante Presidente della nostra provincia, uno del Centrosinistra (oddio! Sto male, sto male, per il tanto ridere!), uno del PD: “Con l'aria che tira adesso cosa vuoi tagliare? La cultura, no?”. Anzi, non l'ha detto: l'ha asserito. Come al solito - magari non tanto a Forza Italia, dicevo, ma alla Lega sì.
Una cosa semplice. Che so?
Certi servizi non saranno MAI in equilibrio finanziario, perciò basta demagogia, basta cazzate. Basta, vero?
Facciano altri, comunque... Io quello che dovevo dire l'ho detto.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Facciamo un concorso in merito alla mitica "questione sicurezza".
Quanti reati si sono verificati a Monfalcone negli ultimi anni? Sono più o meno della media dei reati in Italia? C'è, dunque, un problema sicurezza in questa città?
Vediamo se qualcuno sa rispondere, con i numeri però, anche se in Italia le fredde cifre non piacciono.
Quanto al "percepito", l'unica inquietudine che percepisco è pensare di essere governato nel prossimo futuro da Bepi Nicoli e il maschio alfa (consigliere regionale) della Lega Nord.

tic. ha detto...

Sarebbe fatica sprecata.
In Italia, ormai, della realtà non importa più un cazzo a nessuno.
E Monfalcone non fa eccezione.

Ma ha notato, caro il mio filosofo cinico, come anche dalle nostre parti ci sia chi parla più volentieri di 'sogni' piuttosto che di cose, di fatti, di cifre?
Per i nomi, faccia lei.

Anonimo ha detto...

Ah, quanto ai sogni...
Sa bene come la penso: per sognare bisogna dormire e in politica preferisco rimanere sveglio.

E poi, dal sogno si può passare velocemente all'incubo.

Anonimo ha detto...

Punto primo: attendevo da giorni un tuo post su questo - non fosse altro per il fatto che il giovine G. si è meritato in questi ultimi tempi più foto di te in tanti anni ;-)
Punto secondo: beh, penso che dopo aver deciso una delega alla sicurezza nella ridente città di M., ogni altra richiesta dell'opposizione non possa che trovare strade in discesa.
Punto terzo: ma come fai a spiegare certe cose ai leghisti e ai forzisti (o anche a "quelli che il pd")? Ho sentito personalmente Tondo dire "basta con le fiere dell'innovazione, le mega feste scientifiche, più spazio alle genuine sagre paesane". Occorre dire altro?
Punto quarto: Sì, dice bene quell'amministratore, la prima cosa che si può facilmente tagliare è la cultura, ne siamo convinti tutti. Infatti, la stiamo tagliando da almeno un paio di decenni in Italia. Da destra e da sinistra. E, ahimè, si vede. Per inciso: mi è capitato per caso di leggere l'ottima prefazione al "Dizionario Fraseologico del Bisiaco". Verifica e poi capisci cosa intendo...
Ach! Wir leben in finsteren Zeiten!

tic. ha detto...

Tondo dice "basta con le fiere dell'innovazione, le mega feste scientifiche, più spazio alle genuine sagre paesane"?
No, in effetti non c'è proprio niente da dire, Carla.

L'altro giorno, parlando di Bossi nel blog di un amico, ho scritto che il rottame in questione, un buzzurro ignorantissimo (e la sua progenie gli va pure dietro, ostia) ASSOMIGLIA a qualcuno.
Mica è un marziano.
E allora la domanda, secondo me, è: ma come è potuto accadere?
Ovvero, perché 'sta barbarie non è stata contrastata, quando era il momento, con la determinazione che meritava?
Perché la politica (tutta, pure quella della Sinistra che alle manifestazioni pubbliche fa comiziare dei guitti) non contrasta il popolo quando il popolo dice cose che fanno CAGARE?
Forse perché i quattro dementi che stan sul ponte di comando dei partiti (o di quello che resta, dei partiti) son drogati di sondaggi e chiamare i buzzurri 'buzzurri' e gli ignoranti 'ignoranti' fa perdere voti?
Eppure non c'è altra soluzione, secondo me: sei volgare da far pietà? Bisogna fartelo presente, che sei volgare da far pietà.
Sei ignorante come una bestia? Bisogna farti vergognare, della tua ignoranza.
Perché essere ignorante NON E' un valore.
Sei ignorante e te lo dico, se posso (e facendotelo presente TI AIUTO), così un'altra volta ci pensi un pochino su, prima di aprire bocca e dare aria ai denti.
Essere ignorante significa essere povero: e io voglio combatterla, la povertà.

Se non si fa così - se non ci si prova, almeno - è inutile lamentarsi se la Cultura viene vissuta da molti nostri connazionali come un disvalore, se chi legge viene guardato con compatimento da molti (avviene, avviene... Anche dalle nostre parti politiche, come ben sai), se chi non urla e sgomita viene scambiato per un debole.
Inutile lamentarsi se la furbizia viene considerata una qualità e se uno come Funari, volgarissimo, viene considerato un esempio perché, come ho visto scritto da qualche parte, 'sempre vicino alla gente comune' (che poi qualcuno dovrà pure spiegarmelo, cosa caspita sia, 'sta 'gente comune').
Ma forse i buoi son già scappati tutti quanti, e di dichiarare guerra alla 'gente comune' (anzi, al popolo, come dice quello) non vale la pena.

Infine, non ho letto la prefazione al "Dizionario Fraseologico del Bisiaco".
Mi metterò in pari, però.
E magari ne scriverò su talkischeap.
A dirla tutta, sai, mi sono un po' rotto di tutto 'sto ciarlare a vanvera di identità e radici, di blut un boden.
Conosco un povero diavolo, consigliere comunale a Monfalcone e pure consigliere provinciale, che, pensa un po', vorrebbe pure che venisse fatta una legge, per la difesa del bisiac. Evidentemente non c'è bastata, la carnevalata illyana sulla difesa (notato il sostantivo, si? Difesa... Perché NOI ci dobbiamo difendere, e con ogni mezzo, dal MONDO CATTIVO) del friulano (anzi: della LINGUA friulana, chiedo scusa...).
E il consigliere in questione è pure un laureato in lettere: quindi devo presumere che non sia proprio del tutto a digiuno di linguistica...
Dunque è chiaramente in malafede, nel momento in cui giochicchia, per quattro voti del cazzo, con le varie conventicole che si preoccupano della difesa di un dialetto ormai morituro (se non già morto e stramorto).

Tempi duri, Carla.
Leggerò, comunque.
E magari scriverò.

Anonimo ha detto...

La cosa che, fra l'altro, mi ha colpito in quella prefazione è il fatto che contiene già tutto. E risale a vent'anni fa. Se il vate di turno, se qualcuno di questi prolifici poetucoli, se uno degli amministratori vari schierati a difesa/tutela/salvaguardia dell'idioma locale ogni tanto la rileggessero, non avrebbero bisogno di parlare tanto a vanvera.
Sull'altra questione: o sei politico vicino alla gente o sei intellettuale nella propria torre d'avorio. Mi sembra che la questione, oggi, venga affrontata in questi termini e per non rischiare di assomigliare ad uno degli estremi, meglio enfatizzare al massimo i comportamenti. Con ovvio decadimento di stile e di contenuti di molti poltici, ahimè.
Quando ancora la RAI poteva vantarsi di essere una dei maggiori artefici dell'alfabetizzazione degli Italiani, c'erano ancora politici che si esprimevano come letterati,intellettuali che incalzavano la politica, programmi che volevano educare, spettatori che volevano emanciparsi attraverso la propria acculturazione. Oggi? Si celelebra Funari. Appunto.

tic. ha detto...

Quando c'era il PCI, Carla, molti operai, molto popolo, era stato educato a cercare di migliorarsi.
L'altro giorno Michele Serra scriveva, più o meno, che in certe sezioni di partito ebbe la fortuna di incontrare popolani che si comportavano, si esprimevano e soprattutto pensavano come signori.
Una volta non si ignorava che l'emancipazione, il riscatto, passavano anche, se non soprattutto, per la Cultura.
Com'era, quella di Dario Fo?
"L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone".
Noi, invece, abbiamo dirigenti politici (vedi i due che ho citato, per non andar troppo lontani)che fan la lode dell'ignoranza. Direttamente, il leggendario Presidente, o indirettamente, il consigliere (indirettamente, perché non ci si dovrebbe mai approfittare dell'ignoranza di qualcuno per far voti. Lo trovo di un cinismo repellente).

Unknown ha detto...

Mì pensi che duvemu far una legina pe' difende al me' diritt del popolo suvrano de sparà cazzète en libertè sansa che i sapientoni tipo quelo lì del Tic e del Talk possi meterse a farme la lesiuncina. Che zà me le fasevano a squola quano che c'annavo ma io furbo come una volpe mica che ascoltavo li prufessori meridionali invasori de la Padania Bisiacca del Libero Friuli del Nord. E così, grassie al fatto che non ho studiat, ho almenomanco il diritt de sparà cazzète. Però a casa c'avemo l'abbonamento a Scai.

Anonimo ha detto...

Basta con la cultura teatrale marxista leninista che provoga Vomito e Disavanzi:propongo Razzini direttore artistico.....Mark Lanegan

tic. ha detto...

Mark Lanegan, eh?

Anonimo ha detto...

ciò che Baumol non prende in considerazione è se oggi il pubblico, assodato che i costi di esecuzione sono aumentati a parità di produttività, è disposto a pagare la stessa cifra, sia che l'esecuzione sia condotta da Von Karajan, sia che venga fatta da Piero Poclen.
Lo spunto, come spero si capisca, merita una riflessione ed un approfondimento che va a toccare parecchi temi, tra cui il mercato come luogo di determinazione del valore, a prescindere che l'oggetto sia somministrato da un soggetto privato o pubblico.
conto di tornarci su quando avrò tempo.
L'uomo Tigre deve guadagnarsi da vivere, anche.
Voi sapete come.

Anonimo ha detto...

Scusate.
Avrei voluto approfondire, ma purtroppo stasera tutta la mia attenzione è stata presa dalla visione di "hazzard"; il film.
Una solenne cazzata.
Non lo avrei degnato di uno sguardo se non fosse se non fosse per la colonna sonora che qui vado ad elencare:

# One Way Out - [[The Allman Brothers Band]]
# Pride And Joy - [[Stevie Ray Vaughan]]
# Call Me The Breeze - [[Lynyrd Skynyrd]]
# The South's Gonna Do It Again - [[The Charlie Daniels Band]]
# Flirtin' With Disaster - [[Molly Hatchet]]
# Hillbilly Shoes - [[Montgomery Gentry]]
# Black Betty - [[Ram Jam]]
# Soul City - [[Southern Culture On The Skids]]
# Change My Mind - [[The Blueskins]]
# Burn It Off - [[Blues Explosion]]
# Funk No.49 - [[James Gang]]
# Good Ol' Boys - [[Willie Nelson]]
# If You Want Blood (You've Got It) - [[AC/DC]]
# Shoot To Thrill - [[AC/DC]]
# LA Grange- [[ZZ Top]]

Tanto mi basta per considerarlo tra i primi dieci film della storia del cinema..

Unknown ha detto...

La dimostrazione che un'ottima colonna sonora NON significa ipso facto (traduco per Borghezio: "de seguro") un ottimo film.

Anonimo ha detto...

Meriterebbe, a questo punto, un ragionamento sui confini della cultura. Musicalmente dove finisce Mozart e dove comincia Stevie Ray Vaughan? Perché il primo si trova solo nei teatri ed il secondo prevalentemente nei filmacci? Quanto sforzo occorre per veicolare la conoscenza musicale (che riguarda entrambi) e salvare i salvabili dal "ballo dell'estate"?
Tic, da assessore alla cultura sicuramente ci hai già ragionato su... dammi un link! :-)

p.s.: per quanto mi riguarda un "pezzettino di ragionamento" l'ho svolto qui.

tic. ha detto...

Ex assessore.
Ed ex senza rimpianti.
Come diceva Chuck Berry?
Roll over Beethoven?
Io appartengo a quella scuola di pensiero...