lunedì 5 maggio 2008

tic collabora con la Repubblica degli STAGISTI

Yodosky mi ha chiesto di pubblicare in talkischeap il seguente testo. Trattasi di un appello. Per una buona causa.
Io a yodosky non rifiuto mai nulla. Perciò...

All’Ordine dei Giornalisti – Sede nazionale, Roma
E alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Ogni anno circa 600 giovani praticanti giornalisti affollano, per periodi più o meno brevi, le redazioni di giornali, radio, televisioni e siti web, inquadrati come «stagisti».
Sono gli allievi delle venti scuole di giornalismo attive oggi in Italia, che durante i 18 mesi di praticantato giornalistico hanno l’obbligo di svolgere appunto due o più stage in testate giornalistiche «vere» per completare l’iter formativo.
Oltre a questi, vi sono ogni anno altre centinaia di ragazzi, per lo più provenienti dalle università, che a vario titolo svolgono stage all’interno delle redazioni.
Il fatto che nella maggior parte dei casi siano bravi e già preparati alla professione giornalistica e che possano lavorare a titolo gratuito (sebbene, nel caso delle scuole, obbligatorio: infatti un allievo praticante giornalista non può rifiutarsi di fare gli stage previsti dal percorso formativo, pena l’annullamento del praticantato), è ovviamente per tutte le testate giornalistiche un vantaggio. Specialmente nel periodo estivo.
Un «conflitto di interessi» che vede da una parte i praticanti allievi delle scuole e gli altri stagisti, e dall’altra i giornalisti disoccupati speranzosi di ottenere un contratto di sostituzione estiva e spesso rimpiazzati appunto dagli stagisti. Per risolverlo, l’Ordine ha recentemente pensato di vietare gli stage nelle redazioni nei mesi di luglio e agosto.
Ma gli stage sono il momento più importante delle scuole di giornalismo, l’unico legame tra gli allievi e il mondo del lavoro vero: ed è proprio in estate, quando le redazioni si svuotano, che più facilmente un praticante trova una scrivania libera nella quale sistemarsi, e un po’ di spazio per dimostrare le proprie capacità.
Vietare gli stage estivi ci sembra pertanto una soluzione che andrebbe completamente a scapito dei futuri giornalisti.
Proponiamo invece un’altra soluzione: rendere un po’ meno conveniente, per gli editori, prendere gli stagisti a lavorare nelle redazioni. Come? Prevedendo una retribuzione minima per le persone in stage nelle redazioni.
In questo modo si scoraggerebbe chi negli stagisti cerca solamente un escamotage per risparmiare, si metterebbe un po' in equilibrio la «concorrenza sleale» tra allievi delle scuole e giornalisti disoccupati, e si ripristinerebbe anche il fondamentale rapporto consequenziale tra impegno, lavoro e retribuzione, che negli stage (non solo nel mondo giornalistico) viene troppo spesso dimenticato.
Chiediamo all'Ordine e alla FNSI, che hanno il compito di tutelare la professionalità e il rispetto del giornalista (sia egli assunto o collaboratore, pubblicista, praticante o professionista), di intervenire in merito imponendo che i praticanti provenienti dalle scuole ricevano una retribuzione minima non inferiore al 50% di quella che verrebbe erogata a un praticante regolarmente assunto. E che comunque tutti gli stagisti, a qualsiasi titolo, ricevano un compenso non inferiore ai 600 euro netti al mese.
Per aderire, scrivere una mail a: appellostagistigiornalisti@gmail.com

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Tic. Quei poveri stagisti stanno peggio di me. Il che è all to say. (tutto dire). Think to eat, hurry up.

Zimisce ha detto...

ne so qualcosa...

Anonimo ha detto...

ne so qualcosa anch'io...