sabato 19 dicembre 2009

Azionisti vil razza dannata


Sostiene D'Alema che “a volte l'inciucio serve” e che “per i comunisti italiani c'è sempre stato”.
Di più: “certi inciuci sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia”.
E al giorno d'oggi?
Eh, sapesse, contessa... al giorno d'oggi “è più complicato, invece sarebbero utili anche adesso. Ma questa cultura azionista radicale non ha mai fatto bene al Paese”.
Che c'entra adesso “la cultura azionista radicale”?
C'entra, c'entra... perché, secondo il Massimo dei minimi, “c'è sempre stato qualcuno più a sinistra, una cultura azionista che ha sempre contestato...”.
Cosa?
Ma per esempio l'articolo 7 della Costituzione repubblicana, definito dal nostro “il primo grande inciucio”.
Avete presente l'articolo 7, sì? Quello che recepiva nella legge fondamentale della Repubblica i Patti lateranensi firmati nel 1929 da santa romana chiesa e dal cav. Benito Mussolini. Quella roba lì, dai...

(“L'articolo sette, Togliatti ce lo dette, - disse il marito alla moglie, - e guai a chi ce lo toglie”, così Mino Maccari che, a scanso di equivoci, non era un azionista...)
Ora, non mi stupisce più di tanto il giudizio di D'Alema sulla “cultura azionista che non ha mai fatto bene al Paese”. D'Alema è un comunista tosto (brrrr! Baura!), e cosa vuoi che dica, un comunista tosto (brrr! Baura!), dell'azionismo?
Certo, fa un po' ridere quel “non ha mai fatto bene al Paese”, anche se è, paradossalmente, la verità: la cultura azionista, essendo stata ultraminoritaria, non ha mai fatto del bene al Paese. Non ha mai potuto fargliene. Come non gli ha mai fatto del male: e pure questo mi pare innegabile. Era roba da torri d'avorio, da intellettuali cagadubbi... roba da culturame, come disse Palmiro Togliatti... ah, no: era Mario Scelba, scusate.

Gli attacchi più feroci alla cultura azionista sono venuti, in questi ultimi vent'anni, dai cattolici, e particolarmente da quelli in salsa ciellina, tutti fede e opere (i ciellini li chiamano così, gli affari: opere), dai craxiani (ce ne sono ancora moltissimi, in giro, che credete?) e da comunisti (non ex: notata, la finezza?) come Giuliano Ferrara e Massimo D'Alema.
Cosa odieranno così tanto, degli azionisti?
Il fatto che, siccome erano tutti professori, facevano appunto i professori? Questo mi pare banale, suvvia... In fondo lo faceva pure Togliatti, il professore, anche se era un professore di nomina propria.
La scarsa attitudine al compromesso? L'intransigenza su alcune questioncine tipo l'articolo 7 della Costituzione repubblicana? Ma no, nemmeno: cultura ultraminoritaria, l'azionismo, si è detto, e de minimis non curat praetor. Traduzione, molto libera: il manovratore non se le gratta, le pulci, sennò mica potrebbe manovrare.
No, la risposta è più semplice.
I cattolici odiano gli azionisti perché i cattolici hanno la memoria lunga (altrimenti che cattolici sarebbero?): gli azionisti essendo stati per loro degli avversari irriducibili, implacabili, e con un deciso retrogusto di protestantesimo per soprammercato; i craxiani (ve lo rammentate, spero, il gagliardo Bettino che prorompe asperrimo, da par suo: “Intellettuali dei miei stivali!”) e i comunisti, invece, li odiano semplicemente perché a sinistra gli azionisti non si sono mai fatti dimenticare: insomma, qualche povero illuso riescono ancora, incredibilmente, a trascinarselo dietro, questi professori... queste "élite di merda", come direbbe Renato Brunetta.
Epperò, 'sto D'Alema...
Pensate per un attimo alla strategia della tensione, con tutto il suo carico di lutti, di disperazione, di morte.
Volendo, e proprio in nome di quella realpolitik sacra al Massimo dei minimi, pure le bombe dello stragismo potrebbero essere considerate, col senno di poi, come un contributo alla costruzione della convivenza in Italia: non si è sempre detto, infatti, che quelle bombe avevano una funzione stabilizzatrice, più che destabilizzatrice?
Pensiamoci un po': cosa sarebbe successo se l'Italia fosse finita in mano a quelli come D'Alema, cioè agli amici, ancorché un po' critici, dell'Unione Sovietica? Com'è che dice Silvio nostro? “Ovunque i comunisti sono andati al potere hanno portato miseria, terrore e morte”, giusto?

E allora piazzare una bombetta su un treno magari può aiutare, no? A tenerli lontani, dico...
Coraggio, su: che saranno mai, pochi morti oggi, se possono salvarci dal baratro di domani?
Come dite? Che gli inciuci dell'Assemblea costituente erano fatti alla luce del sole e non sono quindi in alcun modo paragonabili a dei sanguinosi attentati? Che il mio è un paradosso davvero molto rozzo? Senz'altro, senz'altro.
D'altra parte, questo è il blog di una persona dai mezzi intellettuali modestissimi.
Epperò, 'sto D'Alema...
Che tristezza pensare che in Italia abbiamo avuto lo stragismo per tenere lontano dal governo del Paese uno come lui.

6 commenti:

Zimisce ha detto...

e oggi si scopre che è candidato alla presidenza commissione servizi segreti. mi sentirò proprio più sicuro, mi sentirò.

yodosky ha detto...

Ricordo solo che due mesi fa, quando si parlava di elezione di D'Alema a Mr. Pesc (per cui peraltro era molto più giusto che fosse candidato il Barone, mi si riferisce...), in risposta all'ipotesi che Berlusconi in cambio del sostegno avrebbe potuto chiedere all'astuto baffetto un sostegno sulla giustizia, Egli proclamò: "Da parte mia otterrà solo un forte no".
S'è visto.
Nemmeno ha avuto bisogno di dare il sostegno, il buon Berlusconi...

La parola per accedere è viancu, che io leggo come una contrazione di "Va a da' via el cul".

Mammifero bipede ha detto...

Da azionista di minoranza opterò per una protesta dadaista: anziché una bombetta su un treno lascerò un cappello a cilindro su un autobus.

yodosky ha detto...

Magrittiana protesta, mi piace.

Mammifero bipede ha detto...

Vabbé, proverò a scrivere un commento sensato.
Il fatto è che le bombe e le stragi non avevano la funzione di tenere lontano dal Governo il D'Alema di oggi, ma quello di trent'anni fa.
Il "giovane Faust", prima del "contratto".
Oggi, a tener lontani dal Governo del paese quelli intenzionati a cambiare lo status quo (eventualmente in meglio) non servono nemmeno più le bombe, bastano le azioni dei trombati di allora, che un minuscolo (e ridicolo) posticino al sole, a prezzo di un modesto trambusto dietro le proprie chiappe, se lo sono negli anni guadagnato.

Unknown ha detto...

I miei riferimenti politici e culturali italiani (da Riccardo Lombardi a Bocca, Bobbio, Galante Garrone, Sylos Labini, Ongaro, Foa, Meneghello, Trentin, Ernesto Rossi, Spinelli, Lussu, Salvemini, fratelli Rosselli) arrivano quasi tutti dall'area azionista (laica, liberal-socialista, di derivazione gobettiana).
Perciò lontana mille miglia dalla deriva dalemiana del già a me estraneo togliattismo.