martedì 20 gennaio 2009

Camouflage



Qualche giorno fa qualcuno è passato da queste parti cercando “camouflage stan ridgway traduzione”.
La cosa mi ha colpito molto: “Ma come cazzo è possibile?”, mi sono chiesto.
E mi sono risposto – che ci voleva? Era l'unica risposta logica - che probabilmente avevo parlato, in qualche modo, in qualche post, di Stan Ridgway e di una delle mie canzoni preferite, Camouflage appunto. Ma quando?
Ho ponzato parecchio, ve lo confesso. E alla fine, dai e dai, ci sono arrivato. Ecco qua.
http://tic-talkischeap.blogspot.com/2007/10/american-gothic.html
Era il 10 ottobre del 2007: avevo promesso a qualcuno (a me stesso, in realtà) che avrei parlato di una delle più belle (e commoventi) storie di fantasmi che sia mai stata raccontata.
Qualche parola sull'autore, un culto assoluto, per certi bei tomi (quorum ego, avrebbe detto Brera).
Ridgway cominciò con i Wall Of Voodoo, una delle cinque band definitive della new wave americana (si, lo so: new wave non vuol dire una cippa di niente. “Ho una grande notizia da dare al mondo: non c'è una cosa chiamata new wave. Non esiste. Non è che una fantasia da froci. Non è mai stata altro che una cosa gentile da dire quando stai cercando di spiegare che non ti piace il noioso, vecchio rock'n'roll ma non osi pronunciare la parola 'punk', perché hai paura che ti sbattano fuori dalla fottuta festa, che non ti diano più la coca. C'è musica nuova, c'è un nuovo underground, c'è il noise, c'è il punk, c'è il power-pop, c'è lo ska, c'è il rockabilly... ma new wave non vuol dire un cazzo”. Così sputazzava Claude Bessy – direttore, mi vien da ridere, del leggendario Slash - in The Decline Of Western Civilization, il film che Penelope Spheris volle dedicare alla scena punk di Los Angeles della fine dei seventies), una delle cinque band definitive della new wave (che, certamente, non vuol dire proprio una cippa di niente, come voleva il raffinato Bessy, ma insomma fatemela passare...) americana, in my opinion, essendo le altre quattro i Talking Heads, i Devo, i Pere Ubu e i Television e scusate se è poco.
Siccome mi piace abbastanza quello che qualcuno ha scritto di Call Of The West, a.D. 1982 - il capolavoro dei Wall Of Voodoo, (nonché uno dei più bei dischi di sempre, poche seghe) - su il Mucchio Extra numero 30, autunno 2008, lo riporto qui di seguito: “in quei primi '80 avari di sicurezze (...) Ridgway e sodali vagavano da novelli pionieri, sperduti tra un canyon polveroso e un cantiere abbandonato. Cercavano solo qualcosa cui aggrapparsi e si rivolsero al vecchio West, retroterra leggendario di una nazione che prendevano a smantellare e ricomporre omaggiando Ennio Morricone e Johnny Cash con riletture tanto iconoclaste quanto memorabili. Ci volle un meraviglioso apprendistato sotto forma di un mini e un lp (Dark Continent) al pari fulgidi affinché Ridgway (cantante, armonicista e cinefilo) cristallizzasse il proprio talento con l'apporto di Marc e Bruce Moreland a chitarra e basso, Chas T. Gray alle tastiere, Joe Nanini alla batteria.
Zenith esaltante e impareggiabile trasfigurazione delle radici, il secondo album – inciso senza più Bruce e con in squadra il nuovo tastierista Bill Noland - finirà per segnare un successo da Top 40 con la frenetica
Mexican Radio, entrando nel contempo negli annali con i crismi del Capolavoro unico e perennemente attuale nell'esatto mentre in cui cattura lo spirito di un'epoca. Compiuta la mescolanza di elettronica e country, fra atmosfere da colonna sonora e una galleria di personaggi degni di un Philip Dick o un Raymond Carver, i risultati sono fenomenali in toto. (...) Voleva una scappatoia da “un paese non per vecchi”, il Muro del Vudù, e preconizzò un'ampia fetta del nostro presente. Sabbia nei meccanismi del Sistema, crisi economiche e cowboy con laptop inclusi”.
Tutto vero, sapete?
(e sostenetelo, il Mucchio, se potete. Io, tra una cosa e l'altra, lo leggo dal dicembre del 1981)
Tutto vero e se non l'avete mai ascoltato, nella vostra vita, il richiamo del West, dovete farlo: trust in tic.
Stan Ridgway lasciò la band nell'ottantatré e, a parte una collaborazione con Stewart Copeland (Don't box me in, tema del Rumble Fish di Francis Ford Coppola), su di lui poche notizie fino al 1986: l'anno di The Big Heat, il suo primo lp solista.

E allora siamo quasi al punto. La musica è quella dei migliori Wall Of Voodoo (con giusto qualche morbidezza jazzy in più, vedi Walkin' Home Alone) e si capisce, visto che Ridgway era i Wall Of Voodoo (ci sarebbe stata una band con quel nome, dopo il 1983. Si chiamavano, certo, Wall Of Voodoo, ma siccome Stan Ridgway con loro non c'era più, pochi scherzi: quelli non erano più i Wall Of Voodoo): meravigliosamente in bilico tra passato e futuro, banjo e drum programming, armoniche a bocca assieme ai synth, i cieli del deserto e quelli della metropoli. E poi ci sono i testi, che assomigliano a delle sceneggiature cinematografiche, con personaggi che sembrano usciti da un racconto di Cattedrale (si, è proprio così) o dalla penna di un Raymond Chandler, o di un Jim Thompson: parole cantate da una voce bellissima, calda, dal timbro un po' metallico e un po' nasale, la voce di uno straordinario storyteller.
Camouflage (e ci siamo arrivati, alla fine), beh, Camouflage è...
Significa 'mimetizzazione', in linguaggio militare. E anche 'travestimento', 'camuffamento', 'finzione' (il ritornello dice che “things are never quite the way they seem”). Ma nella canzone (che sembra un country and western scritto da Ennio Morricone e invece è puro Stan Ridgway a 24 carati) Camouflage è un soprannome...
Il racconto è in prima persona: un marine ricorda (I was a pfc on a search patrol huntin' Charlie down) una notte di perlustrazione nella giungla vietnamita (It was in the jungle wars of '65).
My weapon jammed (un'arma che non serve a un cazzo) and I got stuck way out and all alone (un soldato che perde il contatto con i suoi compagni) and I could hear the enemy movin' in close outside (è Charlie... E' Charlie!). A un tratto il marine sente un ramoscello spezzarsi e allora stringe il suo fucile inservibile, lo stringe forte perché ha paura. And then a big marine, a giant with a pair of friendly eyes, appare alle sue spalle e gli sussurra aspetta! E poi gli si avvicina e gli dice:”Non preoccuparti, figliolo, sono qui... Adesso, se Charlie vuole farsi sotto, ne avrà due, a cui pensare”. E ora, in prima persona: I said, “well thanks alot”, I told him my name and asked him his e il gigante rispose: “I ragazzi mi chiamano Camouflage”. E poi furono pallottole, pallottole che uscivano dalla boscaglia e fischiavano intorno a noi, ma Camouflage sembrava avere un fuoco negli occhi and it was strange but suddenly I forgot my fears.
Combattemmo tutta la notte, l'uno accanto all'altro, e io mi chiedevo come facessero le pallottole a mancare quell'uomo: sembravano attraversarlo, come se lui non fosse lì. Fino a quando, in the mornin', we both took a chance and ran.
E allora ci mettemmo a correre e corremmo, corremmo, corremmo a perdifiato fino alla riva di un fiume, dove finimmo in un imboscata: e sembrava proprio che la morte mi fosse piombata addosso quando a bullet with my name on it (una pallottola che aveva il mio nome scritto sopra) uscì ronzando da un cespuglio e il gigante la scacciò con la mano, proprio come si scaccia una mosca.
Fu così che Camouflage mi tirò fuori dal pericolo; poi mi accompagnò fino al nostro campo, ma non vi entrò. Lo vidi che mi faceva l'occhiolino dal limitare della giungla e in un attimo era scomparso. Quando giunsi al quartier generale, raccontai della notte che avevo passato nella giungla e della battaglia che avevamo combattuto, io e un marine che si chiamava Camouflage. Come pronunciai quel nome vidi un soldato sobbalzare e poi un ufficiale medico, dopo avermi preso per il braccio, mi guidò a una tenda verde, lì vicino, dove mi disse così: "Forse stai dicendo la verità, ragazzo, ma questo è Camouflage, ed è rimasto disteso qui dentro da quando è spirato, la notte scorsa. Prima di andarsene ci ha detto che il suo unico desiderio era quello di poter salvare la vita a un giovane marine che fosse finito in mezzo al fuoco nemico. Questa è la sua piastrina di riconoscimento. Prendila, figliolo: so che lui avrebbe voluto che la avessi tu, adesso". And we both said a prayer for a big marine named Camouflage.
So next time you're in a jungle fight, and feel a presence near, or hear a voice that in your mind will lodge – just be thankful that you're not alone and you've got some company from a big marine the boys call Camouflage.
Per me, una cosa da brividi.
Provate ad ascoltarla, vi prego: con il testo sottomano (la mia traduzione, vi avverto, è parecchio libera. Anche se, tutto sommato, molto rispettosa. Almeno lo spero...).
Chiudo qui consigliandovi, di Stan Ridgway, almeno Mosquitos, del 1989 – contiene la bellissima A Mission In Life – e Snakebite. Blacktop Ballads Fugitive Songs, del 2004, davvero grande.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Credici o no, la canticchiavo a mia moglie domenica pomeriggio, al ritorno da un giro in bici.
Sinchronicity?
E le ho anche copiato nell'iPod "Mexican Radio", l'LP.
Ha commentato: Questa è la tipica musica "da maschi".
:-)

"So if you're a loser in life and your gun's out of ammo,
just remember this story about Bert and the piano.
'Cause if you can't string the bow and you're clean out of resin,
someone may have planned for you a music lesson."

yodosky ha detto...

Ecco, che dire? Quando Tic posta 'sta roba mi tarpa le ali. Comunque basta che non parli dei Tall Dwarfs o di Brian Eno and the Gang of Four.
E soprattutto che non li ascolti.

Unknown ha detto...

Che bel post, che bravo traduttore.
http://lucianoidefix.typepad.com/

tic. ha detto...

Musica da maschi pensavo fosse l'heavy metal...

Quanto allo spirito di patata di yodosky, guardo dall'alto in basso.
Dall'alto in basso...

yodosky ha detto...

E vatti a vedere che cosa ho scritto nel post precedente.
Inoltre che ci fai a casa a sta ora? Vergogna.

barone von furz ha detto...

...infatti che ci fa a casa?...brunetta sorveglia non lo sa?

tic. ha detto...

Brunetta?
Vatti a leggere la lettera che ha scritto oggi a Edmondo Berselli di Repubblica.
Dice tutto quello che c'è da dire su Brunetta.

barone von furz ha detto...

brunetta in questo periodo mi ricorda i bulli, i menon, i d'agostino e via dicendo locali...

Anonimo ha detto...

Riascoltando "Mosquitos", poco fa:
"I work for the newspapers
Any news is good news, I always say
But I don’t write no daily column
Talk is cheap, and so’s my pay"

נחום ha detto...

Ottimamente scritto. Se proprio devo dissentire, mi permettero' di ricordare che dopo la dipartita di Ridgway, ci fu Seven Days in Sammystown, forse non completamente riuscito, ma con almeno un brano che, hey, sono i Wall of Voodoo. E mi riferisco a Far Side od Crazy.
A parte questo dettaglio, grazie per il bellissimo post. Ci sono almeno tre momenti importanti della mia vita in cui ho preso decisioni davvero impegnative. E da un angolo della memoria e' sbucata la voce di Stan Ridgway a dire Things are not quite what they seem. Questo e' uno di quei momenti, ed ecco perche' google mi ha portato sul tuo blog. Camouflage e' uno dei pochissimi brani che ha la capacita' di commuovermi. Dalla prima volta che lo ho sentito, si e' depositato sotto pile di altri suoni, new wave, punk, dark, world ecc, ecc., per sbucare fuori inaspettato. Uno dei brani che centra il bersaglio, come si dice. E pazienza per me, che negli anni Ottanta leggevo Carver e Richard Ford. Voglio dire, e' comprensible, la migliore new wave e' letteratura o non e' (qui leggici Cure = Camus). Ma Camouflage, Things are never etc. e' anche la citazione che mia moglie mi ha canticchiato una mattina, nel pieno di una di quelle svolte importanti di cui sopra. E lei non legge Carver, ed e' cresciuta con i REM, che in quel periodo erano ancora i fratelli minori dei Wall of Voodoo (fall on mee, oh, fall on meee).
Grazie per il bellissimo post. Felice di averti riletto, oggi.