martedì 15 novembre 2011

Dedicata agli ammiratori di Giulietto Chiesa e ai lettori del Fatto

Dopo aver sparato a Kennedy, Mario Monti sorrise a Lee Harvey Oswald, ritto accanto a lui.
«Bel colpo, vero?»
«Mira fantastica, Mario!», disse Oswald dopo aver emesso un fischio prolungato.
«Bene. Senti, Lee... Io scendo un attimo a bermi un caffè. Mi terresti il fucile? Solo un attimo, eh...».
«Ma certo, amico mio. Tranquillo. Vai e rilassati, non c'è problema. Intanto che torni, io mi leggo un libro: ce ne sono così tanti, qui!».
«Bravo, bravo. Beh, allora io vado, Lee. Ciao!».
«Ciao, Mario!»
Mario Monti uscì dalla stanza, si fece sei piani di scale e arrivò in strada. Poi cominciò a camminare, senza fretta, verso una Packard nera del '56 parcheggiata dall'altra parte di Dealey Plaza.
Dopo dieci minuti, non vedendolo tornare, Lee Harvey Oswald iniziò a subodorare qualcosa... Decise dunque di darsela a gambe levate dopo aver mollato il fucile, un vecchio moschetto italiano della Carcano sul quale furono successivamente trovate le sue impronte digitali.
La polizia lo beccò qualche ora dopo, all'interno di un cinema in cui era entrato senza pagare il biglietto.


La fuga di Mario Monti da Dallas fu organizzata da Lyndon Johnson in collaborazione col Mossad e col Rotary Club di Varese. Era il 23 novembre 1963.

5 commenti:

Zurota ha detto...

Ah, Chiesa... è di moda. modestamente mi cito:
http://zurota.blogspot.com/2011/11/giulietto-chiesa-bocciato.html

tic. ha detto...

Letto. Gran bel pezzo. Ed è stato fonte di ispirazione (anche se non pare).

Zurota ha detto...

Ostia, ne sono onorato!

yod yodosky ha detto...

Monti ha messo nel suo governo una donna con un braccio solo per poterle dare la colpa.

Zimisce ha detto...

Tic come Stephen King!

@yod.HAHAHAHAAHAH!